Qualcuno dev’essersi accorto che National Lampoon’s Vacation (1983) aveva un sottotesto troppo denso, era troppo smaccatamente critico sotto la patina da commedia, e dev’essersi lamentato. Oppure semplicemente la mediocrità ha preso il sopravvento con la nascita del prodotto seriale.
Non so quale sia il motivo del tracollo totale e verticale, ma due anni dopo – e subito dopo Fletch (1985) – Chevy Chase si ritrova incastrato in un personaggio da macchietta per l’insopportabile primo titolo di una serie di sequel che lui stesso disse di non amare, nella sua biografia: National Lampoon’s European Vacation.
Girato con l’incredibile budget di 17 milioni di dollari nell’autunno-inverno 1984, esce in patria americana il 26 luglio 1985 con un buon risultato al botteghino, anche se siamo lontani dall’esplosione del primo titolo.
Ricevuto il visto italiano il 20 febbraio 1986, esce nelle nostre sale il 14 agosto successivo con il titolo Ma guarda un po’ ’sti americani, giusto sberleffo nostrano.
Esce in VHS Warner Home Video nel 1987.
L’arrivo in TV fa capire quanto sia stato apprezzato questo filmucolo: Italia1 lo trasmette venerdì 13 settembre 1991… alle 13.45!
Dopo qualche replica il film giustamente scompare nel nulla.
Vinta una vacanza-premio partecipando al quiz televisivo “Grufolo e Gruzzolo” (A Pig in a Poke), i Griswold – scritto erroneamente “Griswalds” sul cartello del quiz – partono alla volta dell’Europa: dopo il loro viaggio attraverso gli Stati Uniti, è il momento di affrontare gli Stati del Vecchio Continente.
Sarebbe bello trovare una qualche critica al potere dei giochi televisivi, una specie di capitalismo ludico, ma proprio non ci riesco…
Sebbene ci sia sempre John Hughes alla sceneggiatura, stavolta il film si scrive da solo: basta inserire i personaggi del precedente titolo nei più stantii e asfittici luoghi comuni beceri, tanto cari alla pancia dell’America.
E non c’è neanche la scusante che erano gli anni Ottanta, perché sono gli stessi identici stereotipi odiosi che gli americani credono veri dalla nascita dei tempi fino… a per sempre! La parte triste è che sono gli stessi nostri stereotipi, visto che in fondo siamo eredi spirituali dell’America…
Si arriva in Inghilterra dove tutti sono o gentili in modo ridicolo – come il ciclista interpretato da Eric Idle (ma perché, Eric, perché?) – o buzzurri e lerci. Le camere d’albergo non hanno i numeri perché gli inglesi sono stupidi e via dicendo.
La TV ha solo quattro canali e trasmettono solo documentari sul camembert: perché una televisione britannica dovrebbe interessarsi così tanto ad un formaggio francese? E perché mai tutti i britannici fischiettano l’inno nazionale?
Poi si passa in Francia, cioè Parigi, la città più citata della storia della cultura americana – non esiste un solo prodotto cine-televisivo che non la nomini! – e ovviamente la più schifata: come sia possibile amare così tanto una città che si detesta e su cui si sputa ogni minuto rimarrà per sempre un mistero.
I francesi, ça va sans dire, sono tutti stronzi e ladri, e portano il basco. Strano non vengano citati i mimi, le magliette a righe nere e la baguette…
Questo triste e indecoroso spettacolo di quart’ordine finisce a Roma, ah, allora sì che possiamo sbracare e spernacchiare ovunque. Essendo io di Roma, abituato cioè agli stupidi film americani girati a piazza di Spagna e piazza Navona, ho saltato l’intera parte: non è che posso ingoiare tutta la spazzatura che gira.
Ovviamente il film finisce con la Statua della Libertà: che bello tornare in America. E perché allora non ci siete rimasti?
L’abisso di mediocrità in cui è finito tutto già al secondo episodio fa male al cuore, dopo un inizio così ispirato. È come se la critica alla società contemporanea del primo film avesse per ripiego fatto scegliere una trama buffonesca che parlasse alla pancia della Nazione: scusate se vi abbiamo turbato, punzecchiando il sogno americano, ora vi diciamo cose che già sapete e scorreggiamo insieme a voi così ci scaldiamo.
E meno male che il marchio “National Lampoon” dovrebbe assicurare satira sociale contro il sistema: non credo esista un film più “lecca-sistema” come questo: non basterà una doccia a togliere di dosso la puzza di questa pellicola.
L.
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Non mi ricordo mai perché ad esclusione del primo, tendo a confonderli tra loro questo film (il che dice già molto), ma direi che è questo quello con la scena di papà Chevy Chase nella rotonda inglese, che alle prese con le brezza della guida a destra non riesce a svoltare e passa la giornata a girare nella rotonda? Unica scena che mi faceva ridere, anche se basata su un becero cliché. Eric Idle me lo ricordo sopra le righe il giusto, bravo e sprecatissimo, del tipo facciamogli fare qualcosa di stupido oppure le persone capiranno che ‘sto inglese é più bravo del nostro protagonista 😉 Cheers
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Chiedo scusa sir, ho dimenticato di compilare il campo “nome” (commento da leggere con finto accento inglese per r state in tema). Cheers!
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Sì, è proprio questo il film. Mi sa che le grandi strade d’America non conoscono rotonde quindi era una cosa relativamente nuova per loro.
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Lo vidi in VHS (non credo al cinema…) e da ragazzino mi fece parecchio ridere. Rivisto anni dopo lo trovai una boiata pazzesca che NON faceva ridere manco per il caz…volo! Zeppo di stereotipi della più bassa lega, come fai giustamente notare tu, ma non è quello che mi disturba. E’ proprio il film in sè che risulta insopportabile! Una serie di scenette ambientate in varie località europee dove Chase fa il buffone con la sua famiglia.
Quello che mi preoccupa è che il film me lo ricordo parecchio bene pure nei dettagli (il figlio col cappellino con scritto “Rusty” che viene perculato, Chase vestito da tirolese che scatena una rissa alla Bud&Terence, il francese che gli frega la macchina fotografica,…).
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Esatto, è proprio la mancanza di una struttura ad essere più fastidioso: non ha una trama, è un elenco di stereotipi in cui ogni tanto Chase fa una stupidata, peraltro scontatissima.
Rimane un mistero come possa essere costato 17 milioni di dollari…
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Viaggi della troupe e dei macchinari, autorizzazioni a girare… immagino.
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Eh sì, mi sa che si sono tutti fatti una bella vacanza a spese della Warner Bros 😛
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Viaggio in tre stati, mica poco!
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“che bello tornare in America. E perché allora non ci siete rimasti?” era sicuramente il titolo alternativo. Dai che ti rifai con Christmas Vacation. Però non vale saltare Roma, non vale!
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Basta prendere un qualsiasi film americano ambientato a Roma, è sempre la stessa storia 😛
Onestamente la parentesi natalizia del Lampoon non mi piacque all’epoca né rivista in tempi recenti, quindi temo che la delusione rimarrà legata al marchio…
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Ma noi volevamo sentirla da te! 😄
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Confesso, devo averlo visto una volta in TV e neanche per intero. Lo ricordo molto scemo. Sembra che la memoria non mi tradisca.
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Non ne ho nemmeno un ricordo, l’avrò mancato. Oppure ho beccato dei riciclaggi di gag nei Simpson (la scena della rotonda, per esempio).
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Se il primo mi aveva fatto venire l’acquolina in bocca questo mi fa venire la ca**iola (a leggere) 🤣
Meglio, ne dovrò recuperare solo uno! 😉
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Sì sì, questo puoi saltarlo a piè pari 😛
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Eh, magari l’avessi saltato io ai tempi (e invece… maledette repliche di troppo) 😛
Su Eric Idle qui cosa dire, probabilmente ha partecipato più che altro per dare una mano a questo suo collega d’oltreoceano MENO comico di lui 😉
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Davvero inspiegabile il luogo comune per cui gli inglesi se coinvolti in un incidente stradale non si arrabbiano anzi sono tutti cortesi: ma chi mai si comporterebbe così, in qualsiasi parte del mondo?
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Nessuno, compresi i britannici vittime di luoghi comuni e “miti” circa il loro presunto self-control (inappuntabile pure in caso di incidente stradale, a quanto sembra si voglia far credere)…
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