Star Trek – La nascita dei Borg

Uno va tranquillo per la sua strada e si organizza l’attività del proprio blog… poi Sam Simon del blog VengonoFuoriDalleFottutePareti ti pubblica questo post sui Borg e tutto salta!
Da anni infatti ho la curiosità di scoprire come sia nato questo personaggio, informazione assente ovunque perché – come purtroppo accade con gli universi narrativi – si confonde la biografia con la genesi: si parla cioè di cosa siano i Borg all’interno della narrativa di Star Trek, non di come sia nato il personaggio o di chi l’abbia concepito.

Così mi sono rivolto al manuale Star Trek: Aliens & Artifacts (2000) in cui c’è un capitolo dove il truccatore (make up artist) Michael Westmore racconta di come è arrivato alla produzione televisiva “Star Trek: The Next Generation” e di come sono nati i Borg, alla cui creazione ha partecipato attivamente. (Da The Star Trek Encyclopedia di Michael e Denise Okuda invece ho scoperto il segreto meglio custodito dell’universo: chi ha ideato l’astronave-cubo dei Borg! «Model concept by Maurice Hurley, design by Rick Sternbach, built by Kim Bailey». Mi riprometto di indagare meglio in futuro.)

Traduco questo passaggio di un capitolo molto più lungo, ma credo che già solo questo testo sia più che illuminante sulla nascita del personaggio.


La nascita dei Borg

di Michael Westmore

© 2000 Pocket Books

Nell’ottobre 1986, vent’anni dopo la messa in onda della serie originale sulla NBC, la Paramount ha annunciato il lancio di “Star Trek: The Next Generation”. La saga aveva accumulato molta storia e i suoi “alieni e manufatti” erano diventati icone popolari. Attraverso quattro film cinematografici l’aspetto di Star Trek si era evoluto, trasformato dal piccolo al grande schermo. Ora la sfida dei truccatori era creare nuovi aspetti e trasformare i personaggi di nuovo per il piccolo schermo, senza perdere nulla del fascino dei film di Star Trek.

Sono arrivato a “Star Trek: The Next Generation” dopo una lunga schiera di truccatori. Mio nonno, George Westmore, ha fondato il primo makeup studio nel 1917 e ha fatto entrare nell’azienda tutti i suoi figli. Negli anni Trenta tutti e sei i fratelli Westmore erano diventati truccatori di successo, con mio padre Mont che ha lavorato al classico Via col vento (1939) di David O. Selznick. Ma è stato mio zio Bud, famoso per il suo lavoro nel film Universal Il mostro della laguna nera (1954), ad avermi portato definitivamente nel mestiere di famiglia, dove sono stato istruito da John Chambers.

La mia carriera cinematografica mi ha dato la possibilità di sviluppare capacità che in seguito sono state cruciali per la creazione di alieni per TNG. Quando ho lavorato a Rocky (1976), per esempio, ho dovuto usare i miei attrezzi durante le sequenze di combattimento, correndo avanti e indietro fra Sylvester Stallone e Carl Weathers per rinfrescare il loro trucco e renderlo sempre più sanguinolento: “ferire” sempre di più Rocky Balboa è stato un ottimo allenamento per il mio lavoro in Toro scatenato (1980) di Martin Scorsese, dov’ero responsabile per i cambi di trucco sulla faccia di Robert De Niro.

Oltre alla mia nomination all’Oscar per 2010: l’anno del contatto (1984), dove ho ricreato il trucco di Keir Dullea visto alla fine di 2001: odissea nello spazio (1968), l’altra mia nomination di successo è stato Cro Magnon. Odissea nella preistoria (1986) e Dietro la maschera (1985), che finalmente mi è valsa la vittoria dell’Oscar.

Quando decisi di smettere di seguire film in giro per il mondo e rimanere a casa, scoprii che il mio lavoro in pratica non esisteva in televisione. Quindi mi concentrai per sviluppare nel mio studio una tecnica che potesse essere usata da altri truccatori e che andasse bene per qualsiasi tipo di personaggio. E così il mio nome finì davanti ai produttori Bob Justman e Rick Berman di TNG, che stavano contattando truccatori per la nuova serie in via di programmazione. Anche se non ero fra i primi candidati presi in considerazione, sono stato contatato in seguito dai produttori. Quando infatti Bob e Rick chiedevano ai truccatori a quale studio o laboratorio si sarebbero appoggiati per il loro lavoro, scoprii in seguito, molti di loro nominarono il mio studio. I produttori pensarono che se la maggior parte dei loro candidati avrebbero usato i miei servizi, allora a questo punto tanto valeva ingaggaire me.

[…]

L’idea originale per i Borg li descriveva come una razza di insetti. Ma prima ancora che il copione fosse scritto l’idea era stata modificata in una razza di esseri cibernetici, ibridi metà uomini e metà macchina dalla cultura sociale insettoide, una mentalità da nido in cui i droni eseguono incessantemente gli ordini della collettività. L’aspetto e l’intensità dei Borg, l’orrore della loro inesorabilità e il loro adattamento ad ogni sorta di attacco o difesa contro le loro armi li rende antagonisti formidabili. Appaiono per la prima volta in “Chi è Q?” [2×16, 8 maggio 1989] Gran parte del successo dei Borg va accreditato agli ideatori del loro aspetto.

La prima idea per i Borg è venuta dalla costumista Durinda Wood, che ha disegnato dei bozzetti di un uomo in una tuta con dei tubi: questi disegni rendevano chiari come dovessero essere i personaggi, e richiedevano un trucco mai visto prima.

Gli elmetti originali per i primi Borg in “Chi è Q?” vennero fabbricati nello studio dei truccatori mentre la gente del guardaroba stava assemblando le tute in uretano metallico di colore scurissimo, quasi nero. I due dipartimenti lavoravano inizialmente insieme per assicurarsi che l’elmetto e la tuta fossero bene integrati.

L’elmetto era realizzati in schiuma di gomma estratta da stampi in argilla. La gommapiuma era il materiale scelto perché gli elmetti fossero comodi da indossare per gli attori, specialmente durante riprese che duravano anche più di dieci ore al giorno, ed erano colorati per corrispondere al costume. Un importante elemento riguardo agli elmetti era che non dovevano coprire l’intera testa: dovevano sembrare parti aliene attaccate al cervello, non seplici copricapo. Ecco perché sin dall’inizio gli elmetti coprivano solo una parte della testa, lasciando il resto esposto.

Una volta completati e posizionati gli elmetti, vennero attaccati dei morsetti uniti alla tuta perché girassero intorno al corpo dell’attore e finissero nell’elmetto. Una volta installato tutto, il truccatore faceva il resto, curando ogni singolo elemento perché differenziasse i vari droni. In origine gli elementi erano costruiti con uretano, ma poi i truccatori cominciarono a fare esperimenti con altri materiali, come vecchie apparecchiature elettriche e pezzi di motori, che una volta inserite nel costume sembravano di alta tecnologia, mantenendo però l’idea di una creatura fatta di parti riciclate in giro. Allo stesso tempo aggiungeva un aspetto distintivo ad ogni drone così che non ne esistessero due uguali.

Per rendere ancora più perfetto il personaggio, ogni vlta che un costume lasciava esposta una parte del corpo, magari mezza testa o una parte del braccio, il truccatore ci attaccava un tubo, e per rendere realistico l’attacco si creava un’applicazione di lattice che imitasse un buco di proiettile e si attaccava direttamente alla pelle dell’attore. Quando invece ad essere esposta era un’ampia parte di corpo, si attaccavano più tubi così da rendere il personaggio ancora più meccanico. L’effetto di avere tubi che fuoriuscivano dalla pelle, soprattutto dalla testa, era così d’effetto che i costumisti lasciavano sempre più parti di corpo esposte così che i truccatori potessero aggiungere tubi e connessioni.

Dalla prima apparizione dei Borg i truccatori si sono resi conto che il colore della pelle della creatura doveva sottolineare l’idea di un morto che cammina. Venne scelto un prodotto della William Tuttle’s Custom Color Cosmetics in una sfumatura chiamata Shibui. I truccatori volevano un bianco cadavero che annullasse ogni sfumature di colore dei vari attori: i Borg dovevano apparire simili a zombie, agli occhi dell’obiettivo, così che il pubblico capisse, sia a livello intellettuale che viscerale, che quelle erano creature prive di individualità e pensiero, che rispondevano solo a programazioni che non avrebbero mai trasgredito. Il trucco bianco li rendeva ancora più privi di vita e di sangue, come se la stessa individualità fosse stata estirpata da loro. Prima di applicare lo strato di base, il truccatore passava la colla per i tubi, e dopo aver applicato lo strato di Shibui la faccia dell’attore veniva gestita perché assomigliasse ad un teschio.

Infine, dopo aver incontrato vari problemi si preferì passare a tecniche di aerografo, usate per la prima volta in “Io, Borg” [5×23, 11 maggio 1992] e diventate in breve tempo lo standard. Questo permetteva ai truccatori non solo di finire velocemente il lavoro, ma anche di creare più razze assimilate all’interno dei Borg.

[…]

Una delle più grandi sfida dell’episodio “L’attacco dei Borg” [3×26, 18 giugno 1990] è stata trasformare Patrick Stewart in Locutus dei Borg. Nel copione vediamo che i Borg stanno operando su di lui per trasformarlo, quindi la nostra sfida era di mostrare come la sua umanità fosse gradualmente portata via, in quelle scene. Invece che iniziare ad infilargli addosso strumenti Borg, abbiamo iniziato lentamente ad inbiancare il suo intero corpo, mostrando che l’umanità era stata drenata via così come il colore della sua pelle. Quando vediamo Picart alla fine del primo episodio, è stato già trasformato in Locutus ed è diventato un membro effettivo della collettività Borg.

Per la piena trasformazione Borg di Patrick Stewart volevano lasciare abbastanza del personaggio originario così che fosse chiaro il contrasto. Il pubblico doveva sapere, attraverso gli occhi di Ryker e Worf, che stavano guardando il ben noto capitano Picard ora però trasformato in Locutus. Non si trattava solo di effetti speciali, era il cuore e l’anima del personaggio, perché Locutus aveva tutti i ricordi di Picard. Per Riker sconfiggere quel Borg significava battere il suo proprio capitano, nel pieno di tutte le sue capacità. In altre parole, Riker doveva battere le proprie strategie per sconfiggere qualcuno che conosceva tutto ciò che conosceva lui. Inoltre, per avverare la frase finale pronunciata da Worf – «Lui è un Borg!#» – il pubblico doveva capire che Locutus e Picard erano la stessa cosa.

Applicammo su Patrick Stewart un trucco completo da Borg per la scena finale del primo episodio: un elmetto parziale da cui partiva un tubo che facesse capire come lui fosse collegato. C’erano anche altri tubi, per tutto il corpo, e abbiamo montato una luce laser accanto al suo occhio destro che risultò essere l’effetto più drammatico di tutti.

Il laser era il risultato di una conversazione che ho avuto con mio figlio riguardo a ciò che avremmo potuto fare di eccitante alla testa di Patrick. Per prima cosa immaginammo come potesse apparire con una serie di luci intermittenti, ma poi Mike jr. disse: «Vediamo cosa possiamo fare con un mini laser, se ne troviamo uno che vada bene». Così lo cercammo in giro e ne trovammo uno lungo solo tre centimetri. Mio figlio costruì un piccolo interruttore e creammo l’apparecchio alla destra della testa di Patrick.

Poi affrontammo la sfida successiva: il fumo. Visto che i laser non sono visibili, perché si vedano si deve gettare loro addosso una sostanza, di solito fumo: se non c’era fumo sul set, era impossibile per l’obiettivo catturare il raggio laser, che era l’effetto che volevamo per chiudere la stagione. È qui che entra in gioco Marvin Rush, il nostro direttore della fotografia, a salvare la situazione. Trovò un modo per riempire il set di fumo così che si vedesse il raggio laser.

La sfida finale era direzionare il laser verso l’obiettivo, cosa che non era mai stata fatta prima, quindi non sapevamo come fotografare la scena. Per andare sul sicuro dicemmo all’operatore di non guardare direttamente in camera, poi coreografammo la scena a laser spento: una volta preparato tutto, la filmammo, sperando per il meglio ed incrociando le dita, in attesa di vedere i giornalieri.

Il giorno successivo, alla proiezione dei giornalieri, scoprimmo che aveva funzionato. Quando Patrick gira la testa per guardare l’obiettivo, guardando direttamente in camera, il laser rosso punta direttamente allo spettatore. Era un effetto grandioso e nel giro di qualche settimana scoprimmo che tutti quelli che guardarono l’episodio avevano provato la stessa emozione, fissando il laser quando Picard annuncia che ora si chiama Locutus dei Borg e che ogni resistenza è inutile.

«Io sono Locutus dei Borg…

… ogni resistenza è inutile!»


L.

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19 risposte a Star Trek – La nascita dei Borg

  1. Austin Dove ha detto:

    LOL
    pensavo infatti fossi Sam Simon XDxDxD

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  2. Anonimo ha detto:

    Eccellente chicca sulla nascita del make-up Borg che ho assimilato all’istante (del resto, visto l’argomento, lo sapevo benissimo che resistere era inutile) 😉
    Certo che i Westmore sono davvero uno degli storici pilastri “prostetici” di Hollywood (ovviamente senza per questo voler sminuire l’importanza di William Tuttle, John Chambers, Ben Nye e illustre compagnia)…

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  3. Sam Simon ha detto:

    Bellissimo post, e grazie per la menzione!

    Io parti di queste informazioni le sapevo grazie agli speciali dei DVD di The Next Generation (ogni settimo DVD ne contiene a bizzeffe, insieme agli ultimi due episodi di ogni stagione), ma non ricordavo tutto e ovviamente non avevo mai ricevuto così tanta informazione sulla creazione dei Borg tutta insieme! Sono molto begli gli speciali, zeppi di interviste super interessanti e su mille argomenti, i migliori speciali delle quattro grandi serie di Star Trek. Nei Bluray di TOS ci sono speciali ma non sono quasi mai al livello di quelli di TNG, gli speciali nei DVD di DS9 sono belli ma troppo pieni di spoiler sulle stagioni a venire, e gli speciali di Voyager ancora non li ho esplorati a fondo ma non promettono benissimo…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ovviamente sono anch’io amante degli speciali, backstage, making of e via dicendo, ma il loro problema è che ascolti un sacco di informazioni che non puoi ricordare, e non puoi rinfrescarti perché… vattellappesca dove l’hai sentito! (Per questo nel mio blog alieno man mano sto presentando in versione testuale i principali commenti audio della saga, introvabili altrove!)
      Non avendo alcun DVD o Blu-ray di Star Trek sono tutte informazioni che mi sono precluse, ma per fortuna la saga è “leggermente” famosa e molti vanno ad intervistare chiunque ci abbia lavorato, così da trovare dichiarazioni scritte da “fissare” 😉

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  4. Pingback: Star Trek: Voyager – S03E16, La febbre nel sangue

  5. Il Moro ha detto:

    molto interessante come tutto ciò che riguarda i Borg, uno dei villain migliori della fantascienza tutta! Mi sarebbe sempre piaciuto provare a capire quali potessero essere state le fonti di ispirazione per la creazione dei borg ma per il momento non mi sono ancora messo a fare ricerche e l’unica a cui sono riuscito a pensare così di mio sono i Cybermen del Doctor Who.
    Viceversa, anche i cattivi più interessanti di Nathan Never, che è senza dubbio il più importante prodotto fantascientifico (non solo fumetto) italiano, i tecnodroidi, sono palesemente ispirati ai borg, resi però con un aspetto più “gigeriano”.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Siamo sulla stessa lunghezza d’onda! Anche se non seguo TNG, è innegabile che i Borg siano un’idea di grande impatto e sarebbe bello trovare qualche intervista agli autori, che magari raccontino quali altre idee hanno “frullato insieme” per arrivare a quella. Invece incontro solo “biografie dei Borg” scritte palesemente da fan, a riempire il silenzio assordante delle “fonti ufficiali”.
      Nella giungla di romanzi dell’universo di Star Trek sarebbe divertente trovare il primo che racconti dei Borg per vedere come l’autore riesca a descriverli al lettore 😉

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