Seagal 9. – L’ultimo killing point della notte

Continua la rassegna del cinema di Steven Seagal, lo Spingitore che tortura e uccide i deboli e gli inermi, e se gli obietti qualcosa ti risponde… M’importa ’na Seagal!

Sarcasm Alert

Questa recensione contiene sarcasmo: lo specifico perché i fan di Seagal raramente capiscono quando si scherza.
Inoltre si tratta di opinioni personali raccontate con fare umoristico: non prendetele troppo sul serio.


Pistol Whipped: il pistola montato

Possiamo pensare quel che vogliamo sul nuovo “cinema di cassetta”, cioè sulla Z profonda veicolata esclusivamente nelle peggiori videoteche dei bassifondi, ma negli anni Dieci del Duemila la tecnica funziona, e funziona tanto. Ipotizzo perché sono filmucoli girati con due spicci che poi vengono venduti a poco ma in proporzione incassano tantissimo, essendo replicati a getto continuo da tutte le TV del mondo e venduti in tutte le videoteche. (Lo so, oggi gli italiani l’hanno dimenticato, ma ci sono tanti Paesi in cui i DVD si vendono, e pure tanto!)

Per approfittare di questa Z spernacchiona la Sony Pictures crea un’altra sotto-casa, la famigerata Stage 6 Films, che se poco poco seguivate gli Eroi della Z all’epoca vedevate scritta dappertutto: la casa inizia l’attività con il Dolph Lundgren irresistibile di Missionary Man (2007) e prosegue con il resistibilissimo Seagal di Pistol Whipped. L’ultima partita (2008) di Roel Reiné, regista olandese di tanta serie Z.

Matt Conlin (Seagal nostro) è un gran peccatore, che prima apre il cuore al buon padre confessore e poi va nella bisca a giocarsi pure le mutande. Ora che ha vinto il premio di perdente più indebitato della città, viene raggiunto dal misterioso Vecchio (Lance Henriksen, in una comparsata di forse trenta secondi in totale) il quale gli impone di saldare il debito “in morte”. Ogni volta che il Vecchio dovrà far fuori qualcuno, Matt dovrà eseguire, che essendo un ex poliziotto saprà come muoversi.

La prima vittima a finire nel mirino è lo sceneggiatore del film, J.D. Zeik, uno che ha lavorato pochissimo ma è riuscito a firmare Ronin (1998) con De Niro, “Witchblade” (2000) e questo Pistol Whipped: non ci dispiacerà vederlo spiaccicare da Seagal.

Sei un pessimo sceneggiatore: ecco, così ti impari!

Man mano il Vecchio fa uccidere a Seagal tutti gli autori di questo film, e non possiamo che ringraziarlo: sto scherzando, ovviamente, ma fino a un certo punto. Fate caso all’ultima foto di un uomo da uccidere, a fine film, e riconoscerete il regista Roel Reiné! Purtroppo continua ad essere in vita l’orripilante personaggio di Blue (Paul Calderon), sgradevole co-protaognista che riesce ad essere persino più fastidioso del protagonista, lasciandosi andare in continuazione a frasi spiacevoli che fanno il paio con quelle che gli rivolgiamo noi spettatori, al di qua dello schermo.

Per sbaglio ci scappa pure una scena che vista ad occhi chiusi potrebbe sembrare marziale, il nostro eroe affronta tre guardie del corpo asiatiche che hanno vinto il concorso “atleti più minuscoli d’Asia”: è noto che per affrontare Seagal nei film bisogna essere più bassi del metro e 60, in quanto la nobile arte marziale dell’«A ki le do?» impone di picchiare solo chi è più piccolo di noi, quindi tutto torna. Gli attori scelti sono bravi e si vede che ci sformano a fingere di cadere davanti alle Manine Farfalline di Seagal, ma sono costretti a farlo per contratto.

Più manine! Più farfalline!

Torturati e menomati i suoi avversari, dopo averli resi inermi e quindi agendo con la vigliaccheria richiesta dal nobile «A ki le do?», il nostro eroe può tornare a fare il personaggio travagliato da storia noir.

Anche stavolta la moglie di Seagal è viva, ma divorziata: è curioso che il nostro eroe continui a partecipare attivamente ai propri film, sia come co-sceneggiatore che come co-produttore, eppure non riesca mai ad avere una moglie. Al massimo qui c’è una donna che si innamora subito e perdutamente di lui, ma è solo un buco di sceneggiatura e non ci perderei tempo.

Seagal non ha tempo per l’amore: solo per le botte!

Affrontato l’intero corpo di polizia corrotta della città con una pistoletta scaccia-cani, sparati diecimila colpi al secondo e schivato l’oceano di pallottole a lui indirizzate, il nostro eroe è soddisfatto: la sua quota giornaliera di cadaveri l’ha raggiunta quindi può cavalcare verso il tramonto, per nuove avventure all’insegna del M’importa ’na Seagal!


Intermezzo

Bisogna dare atto a Seagal di aver mostrato grande autoironia partecipando al film comico News Movie (2008), uno di quei titoli fatti al volo per sfruttare mode del momento: oggi ci si limiterebbe a sfornare meme sui social, all’epoca si sfornavano filmettini a ruota libera, e stupisce come mai questo non sia arrivato anche in Italia.

A un certo punto parte il finto trailer di un film che in realtà non stonerebbe affatto nella filmografia del nostro eroe, Cock Puncher, in cui Seagal mette la nobile arte dell’«A ki le do?» al servizio di una tecnica letale: il pugno inguinale! È davvero curioso trovare una partecipazione così divertita in un momento non certo luminoso della sua carriera.


La vergogna schifosa

Dopo un momento divertente e frizzante, che mette in dubbio la pessima opinione che ho di Seagal sospettando che invece sia un tipo divertente a cui la carriera non sia andata come sperava, arriva questo che finora è il più abominevole, vergognoso e schifoso dei suoi film, che mette a dura prova il mio liberismo: perché la censura non è intervenuta per bloccare la distribuzione di questa mostruosità? Perché nessuno pensa ai bambini?

Mi piange il cuore scoprire lo sforzo congiunto di due case care a questo blog – Millennium Films e CineTelFilms – nello sfornare questo montarozzo di escrementi fumanti dal titolo Killing Point (Kill Switch, 2008), diretto da un passante di nome Jeff King. E che non sia un errore di percorso lo dimostra il fatto che stavolta è il solo Seagal a risultare sceneggiatore, non è più un co-autore come per gran parte della sua carriera, ma è proprio una roba che voleva fare tutta sua. Quindi dovrà prendersi la responsabilità di aver prodotto la schifezza più biasimevole mai apparsa a firma delle due citate case.

Volendoci prendere in giro possiamo dire che la trama del film verte sulla caccia del solito agente FBI-CIA-DEA-CGIL-CISL-UIL a un assassino seriale amante di robe zodiaco-astrologiche di stupidità abbacinante, interpretato da un ragazzino di bottega totalmente implausibile per il ruolo. Capisco che gli attori vengano scelti in base a precise proporzioni – devono essere sempre la metà di Seagal, perché il Maestro può picchiare solo chi gli è inferiore – ma qui si è decisamente esagerato.

Accantonata la trama, che è una stupidata indegna di attenzione – e la vicenda stessa non le dedica che pochi minuti – il film si basa unicamente su tre immondamente lunghe scene d’azione, della durata di circa venti minuti l’una: 60 minuti sui 90 totali sono dedicati a scene che non c’entrano niente con la trama ma solo con la lurida perversione di Seagal per la violenza volgare e triviale, totalmente fine a se stessa. Qualcosa che onestamente finora non aveva mai mostrato, se non in minima parte.

Questa è la scena più pulita e dignitosa del film…

Nella prima scena il nostro baldo eroe passa venti minuti a massacrare di botte tre tizi in un bar, spingendoli addosso alla scenografia, spezzando ossa e passando un tempo infinito a mostrarci nei minimi particolari come spacca tutti i denti a uno di loro. Finita questa volgare e triviale scena di torture porn, si passa alla seconda sequenza, venti minuti di sparatoria inutile, con Seagal che esplode almeno un milione e mezzo di proiettili con la stessa pistola, senza mai ricaricare, a dei tizi che ne sparano altrettanto: venti minuti di spari molesti che non hanno alcun senso se non allungare il brodo di un film che non esiste.

Venti minuti così: roba da denuncia penale!

Arriva poi l’ultima terribile scena, venti minuti in cui il nobile maestro Seagal prende il tappetto scelto per fare l’assassino e passa lunghi minuti a mostrarci come gli spezza ogni osso, dopo il consueto spingimento addosso alle scenografie: con la minuziosa perversione di un malato di mente, come Seagal appare in questo film, con la folle bramosia per incutere dolore propria dei sociopatici il nostro nobile maestro passa venti minuti a prendere a bastonate ogni singolo osso dell’assassino, il quale risulta essere l’eroe tragico della vicenda: un assassino seriale è un angioletto, di fronte alla perversa follia sadica di Seagal, che non pago del dolore inferto prende pure in giro la sua vittima.

La peggior vagonata di diarrea visto da tanto tempo a questa parte

La rabbia che questa merda di film fa nascere nello spettatore fa invocare la cancellazione di Seagal, apologeta della violenza fine a se stessa, della prevaricazione e dell’assassinio come forma d’espressione, ma tanto nessuno ha mai visto il 95% della sua filmografia, quindi nessuno sa gli abissi di indecenza che può raggiungere. Ora però ho un motivo per perdonare i poveri fan più sfegatati del “maestro”, perché è chiaro che non abbiano la minima idea di chi stanno stimando, quindi sono come gli ingenui seguaci di un culto, pecorelle ignare a casa del lupo.


Mortacci nella notte

Per riposarsi dal suo spregevole torture porn il nostro eroe torna alla Castel Film Romania, distribuita dalla Sony, la quale ha solo il meglio per lui: nella sede della casa c’è uno scantinato abbandonato, perché non gira lì un intero film a costo zero? Nasce così Last Night. Morte nella notte (Against the Dark, 2009) di Richard Crudo, altro sconosciuto regista che subito dopo smetterà di dirigere. Lo capisco.

Quando a fine 2010 dicevo in giro entusiasta che stava per uscire una serie TV dedicata ai morti viventi, qualcosa dal titolo “The Walking Dead”, tutti mi ridevano in faccia: ancora con gli zombie? Ebbasta! In effetti quando ho visto la prima puntata era chiaro fosse un prodotto di banalità suprema, malgrado fosse tratto da un ottimo fumetto: infatti subito dopo è piaciuto a tutto il mondo, compresi quelli che mi prendevano in giro prima dell’uscita. Ecco, questo film di Seagal è uguale, è un conglomerato di asfittici luoghi comuni sulle “pandemie zombie” ma temo che non abbia avuto lo stesso successo di “The Walking Dead”, perché la distribuzione è stata uno zinzinino inferiore.

La popolazione mondiale è tutta zombificata, anche se in realtà noi vediamo solo della gente che vive in un sottoscala, ma tranquilli: i corridoi del seminterrato della Castel Film Romania sono “sanificati” da tre tizi che camminano al rallentatore, con al centro Tao (Seagal) che prende gli zombie a spadate. Quindi l’idea è di vaccinare la popolazione una sciabolata alla volta?

Il nostro eroe si limita a fare l’eminenza grigia, cioè appare solo ogni tanto mentre si aggira per i corridoi bui del seminterrato con la spadona ammazza-zombie, tutta la trama è retta da personaggi imbarazzanti interpretati da persone chiaramente create nei laboratori romeni, perché nessun essere umano può recitare così male. Pensate alla banalità più banale in una storia zombie: ecco, qui la troverete.

«Seagal, vuoi del buon gusto?» «No grazie, sto a posto così.»

Da segnalare la presenza fra gli ammazza-zombie dell’hawaiiano Tanoai Reed, cugino di Dwayne Johnson e sua personale controfigura sin dall’inizio della carriera cinematografica: infatti qui è l’unico che sappia muoversi ed è un peccato che le sue scene siano pochissime.

Seagal torna dunque nel fanta-horror, dopo Attack Force (2006) e di nuovo è uno spettacolo indecoroso, ma almeno si vede poco e questo è sempre un bene. Peccato che non possa fare le Manine Farfalline in faccia agli zombie, perché c’è il rischio di morso, ma aggirarsi al rallentatore in corridoi bui è il perfetto simbolo della carriera del nostro eroe, all’insegna del più profondo e viscerale M’importa ’na Seagal!

L.

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16 risposte a Seagal 9. – L’ultimo killing point della notte

  1. Cassidy ha detto:

    Da qui in poi penso che distinguere il resto dei film di Steven Seagal uno dall’altro sarà sempre più impossibile, non ti invidio per l’impresa, ma tanto il nostro ci ha forniti dell’unico grido di guerra che conta, quello con cui questi film lui stesso li realizza 😉 Cheers!

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  2. Sam Simon ha detto:

    Seagal nel fanta horror non ce lo facevo! E nemmeno nell’autoironia, data la sua nota antipatia, quante cose si scoprono con la rubrica M’importa una seagal! :–D

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  3. Madame Verdurin ha detto:

    Ma quante altre puntate di Seagal ci saranno? No perchè hai già scritto più tu di tutti gli sceneggiatori di tutti i suoi film messi assieme!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Già ora ho scritto più io di Seagal che tutti i suoi fan e tutti i saggisti messi assieme, anche perché nessuno conosce i suoi film dopo i primi cinque, quelli citati sempre da chi non ha la minima idea di chi sia Seagal.
      E siamo solo al 2009, mancano più di dieci anni di produzione frenetica! Per questo accorpo tre film a post, altrimenti sarebbe stata una rubrica fissa della durata annuale 😀

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  4. loscalzo1979 ha detto:

    Io un film sullo Spaccapalle l’avrei visto, comunque

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Post piacevolissimo, come sempre, che passa da un film abbastanza tremendo (Killing Point, che ho ben presente essendo l’ultimo film del nostro che ho visto e ancora ho gli incubi notturni!) a un intermezzo delizioso, qualcuno realizzi quel film! 🙂

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  6. Giuseppe ha detto:

    Per un attimo mi è quasi preso un colpo: uno Steven Seagal che sa ridersi addosso? Ma da quando? Poi ho letto il resto e ho dovuto inquadrare la cosa per com’era davvero: una tenuissima fiammella di speranza subito spenta dal solito mare di violenza gratuita…

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  7. Anonimo ha detto:

    Ciao Lucius,
    scopro con gioia che stai facendo una rigorosa analisi dei capolavori del sommo Seagal !!! io faccio parte delle fan sfegatate, nel senso che ho avuto il fegato di vederli quasi tutti, questi “eccelsi prodotti cinematografici” , ormai non li conto più, ma grazie alla tua carrellata sto ricordando anche quelli che avevo rimosso 😉
    Non riesco a smettere di ridere per colpa del “solito agente FBI-CIA-DEA-CGIL-CISL-UIL” , spero tanto che proseguirai la serie, attendo con ansia il tuo responso sull’ultimissimo (credo) General Commander , non voglio fare spoiler, ma ti avviso che qui “lo spingitore” fa davvero “sul serio” e se la vede con un camorrista con tanto di accento napoletano, non ti svelo chi è l’altissimo villain, ti lascio solo immaginare i dialoghi x)

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ciao, Someone ^_^
      Mi spiace conoscerti in circostanze tristi come un ciclo su Seagal, ma questo mi aiuta a empatizzare: seguendo mio malgrado il maestro marziale da tanti anni fa piacere conoscere altri accomunati dallo stesso destino 😛
      Scherzi a parte, visto che tutti a parole adorano Seagal ma poi non ne parla mai nessuno mi sono preso il gravoso incarico di lasciare traccia scritta e cronologica della sua sterminata filmografia.
      Quando nel blog ho ripercorso le intere carriere di Jackie Chan, Jet Li e Chuck Norris sono stato più approfondito, mi perdonerà il Maestro se invece per lui sono più sommario, sebbene io – che lo detesto da 35 anni! – rimanga quello che in assoluto ha parlato di più del suo lavoro 😛

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