Kickboxer 2 (1991) Quando Qissi mollò Van Damme


Finalmente mi decido ad affrontare un viaggio che già dall’anno scorso volevo iniziare: la carriera di Mohammed “Michel” Qissi. Sono sicuro che tutti voi conosciate benissimo questo nome e vi evochi caldi ricordi di quando nei primissimi Novanta il cinema marziale americano era una cosa seria, e già vi scalda il cuore ripensare ai venerdì d’azione di Italia1, ma in realtà credo che solo a pochi malati fan marziali questo nome faccia suonare dei campanelli.

Se sapete chi è Michel Qissi, siete già miei amici!

Visto che recentemente (settembre 2023) Scott Adkins ha condotto una lunghissima intervista a Qissi, divisa in tre parti per il suo “Art of Action” su YouTube, abbiamo qualche ghiotta notizia di prima mano sui mitici film a cui Qissi ha partecipato insieme al suo amico, un certo Jean-Claude Van Damme, di cui potreste aver sentito parlare.

Non è detto che le dichiarazioni di Qissi a più di trent’anni dagli eventi siano tutte vere, alcune onestamente suonano parecchio inverosimili, ma rimangono notizie di prima mano e quindi meritano di essere citate.

Il divo marziale di oggi va a chiacchierare con uno dei grandi del passato

Mi piacerebbe iniziare il ciclo dedicando un post a ognuno dei suoi primi film, ma il problema è che quei titoli con Van Damme sono parte di me, li ho amati con la violenza di un adolescente e non riesco a recensirli in maniera oggettiva: per me sono capisaldi del genere marziale e perciò intoccabili. Preferisco raccontare brevemente gli aneddoti rivelati da Qissi.


Dal Marocco a Menahem Golan

Fra gli anni Settanta e i primi Ottanta in quel di Bruxelles due ragazzini fanno amicizia e crescono insieme: il marocchino Qissi e l’“autoctono” Jean-Claude van Varenberg, che in seguito prenderà il nome d’arte di Van Damme.

Le loro toste giornate passavano così, tra un allenamento in palestra e un film con Bruce Lee.

Mohammed e Jean-Claude giovani e capelluti

Qissi e J.C. sono amiconi veri, e visto che entrambi sono divorati dalla voglia di entrare nel muscolare cinema d’azione anni Ottanta, il signor Van Varenberg dà loro il consiglio giusto: perché non si fanno un viaggetto al MIFED? A Milano infatti si tiene il Mercato Internazionale del Film e del Documentario dove si affollano produttori e distributori da tutto il mondo, e qui i due hanno il loro primo fuggevole incontro con un tizio strano di nome Menahem Golan.

Fomentati dall’esperienza e decisi a cavalcare il sogno, Qissi e J.C. partono alla volta dell’America dove fanno mille lavoretti mentre sfogliano le riviste di casting e ottengono piccoli ruoli qua e là. Gli aneddoti di Qissi non ci permettono di ricostruire bene la cronologia degli eventi: non è chiaro come mai siano finiti fra le comparse di Breakdance (1984) e a ballare come stoccafissi in costume, ma ci fa capire il genere di ingaggi che racimolavano.

Due tronchi umani che fingono di saper ballare sullo sfondo

Il racconto che Qissi fa ad Adkins lascia capire che i due abbiano firmato un contratto con Golan solo nel 1986, che ci facevano in una produzione Cannon anni prima? Va be’, come detto questa non può essere un’accurata ricostruzione storica.

La ninja-ballerina Lucinda Dickey coi due kickboxer alle spalle!

Al di là di leggende che già nel 1990 giravano anche in Italia – cioè che Van Damme ha visto Golan in un ristorante e l’ha impressionato facendo una spaccata sul suo tavolo – Qissi racconta che era lui a spingere l’amico belga a fare la faccia tosta e a piombare negli studi di Golan, dove piazzano una bugia bella grossa: Qissi dice infatti a Golan che l’amico Van Damme sta lavorando come antagonista di Schwarzenegger nel film che stanno girando, un certo Hunter, al che il produttore decide subito di mettere sotto contratto questo tizio, che sicuramente sta per esplodere al cinema.

Nel 1986 neanche un cacciatore spaziale avrebbe scommesso sul giovane Jean-Claude

Ovviamente la bugia è bella grossa, Qissi infatti si è dimenticato di dire al produttore che Van Damme è solo un tizio che sta sotto il costume di Predator – peraltro quello sbagliato, quello poi sostituito in corso d’opera –  ma il trucco funziona. Seguendo un consiglio di Carl Weathers, Van Damme si fa licenziare per essere arrivato tardi sul set, perché – secondo la ricostruzione di Qissi – è meglio che andarsene di propria volontà, che delinea un carattere inaffidabile. Ora J.C. è pronto per Senza esclusione di colpi! (Bloodsport).

Van Damme: Qual è la mia parte?
Menahem Golan: Il protagonista, imbecille!
(dialogo ricostruito da Qissi)

Qissi racconta che il film in pratica è tutto suo: il vecchio regista Newt Arnold, in effetti quasi settantenne e con un occhio solo, non ha fatto gran che. Qissi ha scelto i lottatori, ha creato tutte le coreografie e ha girato tutte le scene di combattimento, anche se non è riuscito ad ottenere altro credito se non quello di comparsa, nel ruolo di Parades.

Di nuovo, non so quanto possiamo credergli, ma non è certo il primo caso in cui un regista poco avvezzo al genere lascia mano libera a chi dimostra di saperne di più, tanto verrà pagato uguale.

Così ho conosciuto Qissi, quella mitica estate del 1990

Golan ha fatto firmare a Qissi e Van Damme un contratto per tre film, e Bloodsport è il primo: come giudica il produttore quello che a tutti gli effetti è il primo grande film marziale girato dagli occidentali? «Ma che è ’sta merda?» pare aver esclamato Golan, mentre con agile mossa calciava la pellicola per andare a seppellirla negli archivi della Cannon. Per fortuna Qissi e Van Damme avevano girato Kixkboxers (No Retreat, No Surrender, 1985) e questo li rendeva noti in Asia. Dei produttori malesi propongono di prendere la loro pellicola a gratis e proiettarla in Malesia: se l’operazione va bene, ci saranno soldi per tutti.

Un po’ di campagna pubblicitaria, Qissi e Van Damme che girano la Malesia a presentare il film nei cinema, e Bloodsport spacca tutto: visti i risultati, Golan capisce che (come al solito) non c’ha capito niente e si sbriga a distribuire la pellicola anche in America. (E poi anche in Italia, dove arriva nell’estate del 1990 in cui la scopro in un piccolo cinema di Ostia, mentre ero in vacanza.)

Il mito di Van Damme sarebbe tutta opera di Qissi, a sua detta

Qissi (dice lui) ha l’idea di girare un Bloodsport 2 ma J.C. non vuole, perché ha paura di tutto e non ha voglia di fare niente, o così lo descrive oggi il suo migliore amico. Van Damme ha sempre da lamentarsi, frigna tutto il tempo, è difficile lavorare con lui… e meno male che è il suo miglior amico!

Comunque arriva Mark DiSalle con un copione dal titolo Kickboxer: interessa? Qissi lo legge, non gli piace, lo riscrive completamente, disegna i costumi (in particolare i gonnellini nel combattimento finale) e come sempre fa tutto lui. Ma stavolta non si limita a fare la comparsa: fa il super-cattivissimo che fa malissimo!

Con una scelta di trucco particolarmente ispirata, nasce uno dei più celebri cattivi del cinema marziale dell’epoca, Tong Po. Indovinate? Il nome era diverso (Tom Po), ma Qissi l’ha migliorato! Ma quante ne sa ’sto Qissi?

Sua Maestà Tong Po!!!

Qui Adkins, che è uno di noi, cresciuto con i film marziali dei primi Novanta, chiede per forza da chi nasca l’idea delle tecniche marziali ripetute tre volte, e la risposta è ovvia: è un’idea di Qissi! In sala di montaggio è stato inizialmente un errore, poi la cosa gli piaceva e l’ha usata. Scusa, Michel, ma qui non riesco a crederti: nei tuoi film non l’hai più usata, quella tecnica, mentre David Worth (co-regista di Kickboxer) l’ha usata identica in Lady Dragon (1992). Di nuovo, le dichiarazioni del nostro eroe vanno prese con le pinze.

Due amici che passano il tempo a pestarsi!

Qissi continua a costruire il mito di Van Damme mattone su mattone, ritagliando per sé solo piccoli ruoli di contorno, poi però dopo Lionheart (1990) qualcosa cambia: cos’è successo? E perché l’attore non ne parla?

Risponde Shelon Lettich, autore dei primi e migliori film di Van Damme, intervistato su YouTube da Viking Samurai. Durante le riprese di Lionheart (1990) Qissi conosce un’assistente, i due si innamorano e pare si sposino (non ho trovato conferme), ed è la donna – novella Yoko Ono – a dividere i due amici d’infanzia, limitandosi a far notare a Qissi come lui stia ricevendo briciole dal successo di Van Damme pur essendone l’artefice: come minimo il belga dovrebbe spartire con lui quanto guadagna, cosa che ovviamente J.C. all’apice del successo non ha alcuna intenzione di fare.

Qissi (col cappello) non guarda più l’amico belga come una volta

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’auto, che Van Damme ha fatto comprare a Qissi per sé, e che questi – su consiglio della moglie – ha deciso di non consegnare all’amico: con tutti i soldi che gli deve, l’auto è giusto un acconto. Stando alla ricostruzione di Lettich, Van Damme ha detto all’amico di tenersi pure l’auto, ma fra loro era finita.

Mai confondere amicizia e soldi, perché si perdono i soldi e l’amicizia

Cosa rimane a Qissi, una volta separatosi da Van Damme? All’epoca nessuno lo conosce, se non noi fan malati, che però lo crediamo una semplice comparsa: cosa può fare da solo, senza J.C.? Be’… potrebbe rispolverare Tong Po!


Kickboxer 2: la vendetta di Tong Po

Metto brevemente in chiaro il problema del titolo: quando il giovane Etrusco scoprì in videoteca che la Fox Video aveva portato in Italia Kickboxer 2: The Road Back (1991) l’emozione è stata potente, mentre quando Italai1 l’ha mandato in onda il 22 giugno 1993 con il titolo Kickboxers: vendetta per un angelo la rabbia è stata tanta: ma perché il Biscione deve cambiare tutti i titoli?

Già dalla replica del 4 agosto 1994 il titolo italiano del film è Kickboxer 2. Vendetta per un angelo ma SOLO a livello televisivo: quando in data ignota la Eagle Pictures sforna il DVD italiano del film va a leggere su IMDb e ricopia il titolo televisivo. Visto che quel titolo l’ho inserito io in IMDb agli inizi del Duemila, mi sento colpevole dell’equivoco.

L’unico vero titolo del film in cui non c’è alcun “angelo”

Il giovane sceneggiatore David S. Goyer, che aveva appena esordito proprio con Van Damme in Colpi proibiti (1990) – e che poi firmerà Il Corvo 2 (1996) ma soprattutto gestirà la trilogia di Blade al cinema, prima di passare al Batman di Nolan – stermina i protagonisti del precedente film. Furioso di rabbia per aver perso ed essere stato umiliato, Tong Po fa un massacro: uccide i fratelli Eric e Kurt Sloane e pure Mylee. Non viene specificato il destino del nero Taylor ma mi sa che pure lui ha stirato le zampe.

Quindi la disgraziata famiglia Sloane ora è composta solo dal terzo fratello, il più giovane, David Sloan – ma… non era Sloane, con la “e”? – interpretato da Sasha Mitchell, attore belloccio che infatti proveniva da ben 45 episodi della celebre soap opera “Dallas”.

Sarebbe questo il nuovo eroe marziale della saga? Andiamo bene…

Per qualche anno la febbre marziale occidentale è stata così potente che persino un “imbucato” come Mitchell ha potuto spacciarsi per eroe marziale, così qui gestisce una palestra che insegna principalmente ai giovani del quartiere per tenerli lontani dalla droga, ma per ragioni non chiare una cenciosa palestra di quartiere attira l’attenzione di un lupo del giro grosso, il perfido Maciah (Peter Boyle), che vuole spingere David a lasciar stare i ragazzini e a entrare nel giro dei pugili che guadagnano un sacco di soldi.

David è un puro, pensa solo all’elevazione spirituale, ma i soldi so’ soldi e potrebbe aiutare tanti suoi amici, così accetta un solo incontro di Maciah, il quale lo mette sul ring contro il bieco Vargas (il super-biondo Matthias Hues), il che mi sembra strano: Vargas ha almeno venti chili di muscoli in più rispetto a David, come funzionano ’ste categorie di peso?

Caratteristi che potevi trovare in videoteca nei primi Novanta

Malgrado Vargas sia una montagna di muscoli, David è puro e quindi vince lui, sgrumando di sangue l’avversario senza alcun motivo: sarà puro, ma David mena pure duro. Maciah è rovinato perché è stato umiliato, ma niente paura: arriva il mellifluo Sanga (Cary-Hiroyuki Tagawa) a dargli la soluzione perfetta: deve mandare dei teppisti a distruggere la palestra e ad ammazzargli un ragazzino, così da spingere David ad accettare di tornare sul ring.

All’epoca non c’era film senza Tagawa a spuntare da qualche parte

Dall’ospedale David torna ad allenarsi grazie all’arrivo Xian (Dennis Chan), salvatosi dall’eccidio del precedente film, e stavolta il saggio maestro non crea allenamenti “bucolici”, bensì roba più “urbana”.

Si vede che non c’erano soldi per ambientazioni migliori, eh?

Finalmente David torna sul ring ma scopre il vero piano del thailandese Sanga (ma l’hanno mai visti i thailandesi, questi?): vuole riscattare la propria nazione e per questo ha fatto venire dalla sua patria un grande amico della famiglia Sloane: Tong Po.

Torna Tong Po… e ti rompe un po’!

Sarò onesto, già all’epoca della mia prima visione da videoteca sono rimasto alquanto perplesso: è lo stesso attore, va bene, ma sembra diverso dal Tong Po visto in Kickboxer (1989). Ipotizzo un trucco meno accurato e soprattutto una fotografia molto “smarmellata”, firma del regista di questo film: il mitico Albert Pyun.

Questo film in VHS è come vederlo tra la nebbia

Pyun veniva da tutt’altro tipo di film, non aveva alcuna esperienza marziale e infatti Qissi racconta di aver dovuto premere parecchio per inserire quelle brevissime scene marziali in Cyborg (1989): visto che in Kickboxer 2 c’è molta più marzialità che in quel film, sarà stato Pyun che nel frattempo ha capito che doveva allargare le proprie professionalità o di nuovo le scene sul ring sono frutto di Qissi?

Un cattivo muto che però dà papagne sonore

L’attore marocchino non riesce a rendere di nuovo carismatico il suo Tong Po, poi gli fa dare colpi di gamba – assenti nel precedente film – decisamente poco efficaci, ma comunque è tornato Tong Po e come prima impresa massacra l’amico di David, così che l’eroe sia giustificato nel suo going berserk nel combattimento finale. Il problema è che Mitchell non sa fare molto, quindi nel momento in cui dovrebbe dare il meglio… non ha nulla da dare!

Mi spiegate da quale stile marziale sarebbe presa ’sta roba?

Era una vita che non rivedevo il film e l’ho trovato decisamente scarsino, ma onestamente lo consideravo tale già all’epoca, però erano anni di ubriacatura marziale e ogni titolo di menare era una festa. Diciamo che più che i combattimenti qui sono da apprezzare i tanti volti noti che vengono a fare una comparsata, tipo Vincent Klyn, attore feticcio di Pyun.

Non importa quale film sia, Pyun ci ficca sempre Klyn!

Nel giro di pochissimi anni la carriera di Michel Qissi è passata dall’esplosione in avanti al brusco arresto, ma la “febbre marziale” dei Novanta è appena iniziata quindi ci saranno altre occasioni per lui di brillare, come vedremo.

L.

P.S.
Per la scena del maestro Xian che legge “Spider-Man”, vi rimando al mio “Non quel Marlowe“.

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17 risposte a Kickboxer 2 (1991) Quando Qissi mollò Van Damme

  1. Cassidy ha detto:

    fantastico inizio per la rubrica “Tong Po è uscito dal gruppo” 😉 Una spremuta di storie e di anni ’90 di menare che scalda il cuore, Art of Action patrimonio di tutti noi fanatici! Cheers

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  2. Claudio D'Armini ha detto:

    Tutta quella gente al parchetto pubblico più che allenarsi mi fa pensare che stiano cantando ‘leeet the sunshine, leeet the sunshine in’. 😆

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  3. Jena Plisskin ha detto:

    Non sapremo mai dove finisce la fregnaccia ed inizia la verità. Cmq la maggioranza degli artisti marziali soffre di super ego. Non arrivano al livello di manine fatate, ma sembra essere una conditio sine qua non.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Forse è parte integrante di una mentalità da star marziale 😛
      Ma in fondo capisco il povero Michel, ignorato per decenni dal grande pubblico può sfogarsi un po’ con noi fan marziali della prima ora, che lo adoriamo, e così si diverte a raccontarci un po’ di “verità frizzanti” 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Diciamo che le sue ricostruzioni/testimonianze possono apparirci un tantino Qissi-centriche, tra il verosimile anche se forse non del tutto vero e un pizzico di comprensibile “revisionismo” dovuto alla rottura con J.C.V.D.: non fosse successo fra di loro quel che invece purtroppo è successo, lo avrebbe ricordato ancora allo stesso modo il suo amico Jean-Claude come frignone, fannullone, timoroso di tutto nonché debitore del nostro Michel riguardo a quasi ogni sua tecnica marziale? Ad ogni modo, rimane cosa buona e giusta sentire anche la campana di Tong Po 😉

        P.S. Eh, Pure il MIFED ci siamo giocati (bei tempi che non torneranno più)…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Le dichiarazioni di Van Damme non sono da meno, diciamo che fra i due poli opposti possiamo fare una media per avere un’idea di come siano andate le cose 😉
        E sì, il MIFED era una bomba, con gente che veniva da tutto il mondo quando l’Italia aveva ancora una parvenza di Paese serio…

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  4. Marco Vecchini ha detto:

    Secondo le mode attuali avrebbe fatto meglio a proporre un prequel di Kickboxer, dove racconta le origini di Tong Po.

    Svolgimento? identico a Kickboxer, plain and simple. Peccato, ma probabilmente al tempo sarebbe stato un progetto improponibile.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ogni epoca ha le sue mode, all’epoca tiravano parecchio i numerali mentre oggi sarebbe obbligatoria una serie di prequel indietro nel tempo. Il problema è che Qissi poteva tornare come Tong Po solo in un seguito, non in una storia delle origini 😉

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Spettacolo! Questo ciclo promette scintille, mi scalda il cuore e già il primo post è stato un concentrato di aneddoti, eroi marziali (a partitre dal protagonista del ciclo suddetto), botte da orbi, citazioni varie, titoli che ho visto, compreso il film in questione (che ricordo con affetto nonostante i palesi difetti), e che ci emozionano sempre…cosa volere di più? Presto detto: la prossima puntata! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sapevo che ti avrebbe scaldato il cuore, questo tuffo nei ricordi della marzialità più marziale dei mitici Novanta: che tempi ^_^
      Meno male che Adkins è andato a stanare tutti gli eroi di quel periodo, così da regalarci un po’ di chicche ghiotte.

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