To the Death (1992) Fino alla morte


La videoteca sulla via Tuscolana che frequentavo da ragazzo, nella Roma dei primissimi anni Novanta, sciabordava di marzialità ovunque, e per un certo periodo proprio davanti all’entrata campeggiava un grande cartonato con la splendida locandina di Fino alla morte: con mio grande rammarico non l’ho mai noleggiato, quel film, perché la paghetta era poca e i film marziali tantissimi. Poi non avevo alcuna premura: questi film saranno disponibili per sempre, no? Chi l’avrebbe mai immaginato che sarebbe tutto scomparso per sempre?

Il nostro Michel Qissi continua la sua carriera marziale “in solitaria”, non più compagno di merende del suo amico d’infanzia Van Damme, e torna a lavorare per la Cannon, anche se ormai all’epoca è solo il fantasma di ciò che era stata un tempo, pronta a fallire di lì a poco.

Intanto però nel 1992 (in Sud Africa, mi dice l’IMDb) ma soprattutto il 13 ottobre 1993 nelle videoteche americane esce il piccolo To the Death, diretto dal sudafricano Darrell Roodt che recentemente ha dato il peggio di sé con Lake Placid: Legacy (2018).

Prima di quella uscita americana, nel giugno del 1993 la Cannon – insieme alla consueta Warner Home Video – presentano la VHS italiana dal titolo Fino alla fine, che mi mangio ancora le mani per non aver noleggiato trent’anni fa.

Italia1 lo manda in onda in prima visione il 19 gennaio 1994: il precedente 16 gennaio aveva trasmesso Lady Dragon (1992) e il 17 Progettato per uccidere (1992), giusto per ricordare la Italia1 dei tempi d’oro.

Un anticipo del destino che subirà l’intero cinema marziale di un’epoca

All’epoca John Barrett faceva capolino nel cinema marziale probabilmente perché spinto da Chuck Norris, suo maestro marziale – che l’ha mascherato da ninja sul set di The Octagon (1980) – ma è chiaro che l’atleta fosse più interessato alla carriera marziale che a quella filmica, così dopo un po’ di apparizioni qua e là con la fine del genere è scomparso anche lui: è comunque uno dei pochi fortunati che aveva un lavoro vero, tra una ripresa e l’altra.

Il divo marziale di cui nessuno si è accorto che è scomparso nel nulla

Qui Barrett interpreta Rick Quinn, campione di «boxe thailandese» che decide di ritirarsi dalle competizioni, il che fa parecchio infuriare l’irruento lottatore Denard (Michel Qissi), che se la prende a male: ora infatti non ha più la possibilità di incontrare l’odiato Quinn sul ring per poterlo battere e diventare lui il campione.

Diciamo che il passaggio dai personaggi muti a quelli parlati non è stato accompagnato da uno studio recitativo, così Qissi qui è talmente sopra le righe che non le vede neanche da lontano, le righe.

Un po’ Robert De Niro, un po’ Bombolo

Intanto Quinn riceve l’invito del ricco Dominique Le Braque (Robert Whitehead) a partecipare ad un proprio torneo privato, dietro generoso compenso, ma a Quinn i soldi fanno schifo e rifiuta in maniera abbastanza maleducata: lui vuole stare a casa con la moglie, e basta così.

Il giorno dopo la moglie salta in aria con l’auto di famiglia: chi sarà stato? Ammazza che giallo, chiamate Poirot! Quinn si convince sia stato Denard e dopo mesi in cui si deprime alla fine accetta l’invito del pittoresco La Brague.

Un lottatore con ormai più nulla da perdere

Questi è solito raccogliere derelitti in giro per ripulirli e rimetterli a nuovo, come ha fatto con la moglie Angelica (Michelle Bestbier), e come fa con Quinn, ricordando da vicino le stesse scene viste in Lionheart (1990), quando il protagonista era rimesso a nuovo dalla ricca Cynthia.

Accettato l’invito a partecipare al torneo privato, quattro incontri in cui, se vincerà, si metterà in tasca una barca di soldi, Quinn solo alla fine del primo incontro scopre le regole che vigono negli incontri clandestini organizzati da Le Braque: l’eliminazione diretta è letterale, si combatte fino alla morte… to the death, come grida il pubblico.

Ora si capisce perché i lottatori sono scortati da sgherri armati

Impuntarsi serve solo a velocizzare la dipartita, così Quinn procede ai quattro combattimenti pattuiti e li vince tutti, senza neanche qualche minuto di riposo fra uno e l’altro. Mi sembra un po’ ingiusto, che un lottatore stanco debba affrontare avversari freschi, ma lo farà anche Boyka in Undisputed IV (2017) quindi tocca starci.

Così Quinn mette a tacere gli avversari: con le piedate in bocca!

Invece di ringraziare d’essere riuscito a superare il torneo continuando a respirare, Quinn si ostina a voler combattere il ricco Le Braque, innamorato com’è di sua moglie, e così alla fine si ritrova di nuovo a combattere “fino alla morte”, ma stavolta contro il suo arci-nemico Denard.

L’inevitabile scontro finale fra i due nomi importanti del film

Il film è scritto da Greg Latter, che si ritaglia anche la parte di fratello del cattivo, sebbene non si capisca chi sia più cattivo fra i due. Latter è un attore di lunga data che però per un periodo è riuscito a piazzare un po’ di sceneggiature d’azione, da Delta Force 3 (1991) ad American Ninja 5 (1993), da Cyborg Cop (1993) a Il ponte del dragone (1999).

Sembra uno giusto per scrivere un film d’azione marziale, ma è anche vero che sono i suoi primi lavori ed è grezzo… fino alla morte!

La faccia schifata di Greg Latter quando rilegge le proprie sceneggiature

Tutti i personaggi sono sopra le righe, esagerati, ripetono le cose giusto per riempire gli spazi morti fra le due grandi scene di combattimento, l’agire dei protagonisti è ridicolo e quel che esce dalle loro bocche è pure peggio.

Però erano i primi Novanta e ai malati marziali come me andava bene lo stesso, l’importante era che poi i combattimenti fossero ghiotti, e qui il nostro Qissi si impegna, nella sua mansione di coreografo.

Questa sembra tanto una vendetta contro Van Damme

Guarda a volte la coincidenza, il primo avversario di Quinn – un lottatore nero di cui non sono riuscito a capire il nome – sfoggia parecchie tecniche in quel momento famose perché le faceva Van Damme: visto che poi il lottatore viene mazzolato a dovere, che il nostro Qissi si sia divertito a spernacchiare il suo ex amico?

John Barrett in generale e questo film in particolare non hanno lasciato alcuna traccia nella storia del cinema marziale, parliamo di prodotti invisibili ad occhio nudo che solo noi nostalgici possiamo rivedere e rivalutare: ho ancora negli occhi il grande cartonato di questo film che mi salutava quando entravo nella mia adorata videoteca, quindi malgrado tutti i più che evidenti difetti è un film del cuore.

Per il nostro Qissi è il momento di spiccare il volo e diventare addirittura regista: ma di Terminator Woman (1993) ho già parlato, quindi la settimana prossima andremo avanti nella carriera del nostro marocchino preferito.

L.

P.S.
Vi ricordo la recensione zintage di Willy l’Orbo.

– Ultimi film con Michel Qissi:

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9 risposte a To the Death (1992) Fino alla morte

  1. Cassidy ha detto:

    Però hai chiuso il cerchio alla grande, non lo avrai noleggiato ai tempi, ma hai ben due recensioni Zinefile, quindi ci sta tutto. Bombolo De Niro mi ha fatto molto ridere 😉 Cheers

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  2. Sam Simon ha detto:

    La recitazione così sopra le righe che non le vedono nemmeno da lontano, le righe, mi ha fatto schiantare. X–D

    Praticamente è un film da vedere col volume sullo zero per guardare solo le mosse marziali! :–)

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  3. Giuseppe ha detto:

    Credo proprio che Qissi l’abbia spernacchiato di proposito, il suo ex-amico Van Damme: Latter, da solo, sarebbe forse stato meno attento ai dettagli tecnici se non gli fosse arrivata la dritta giustavda Michel… 😉 Peccato per il mancato noleggio ma, si sa, ai tempi eravamo convinti in buona fede che ci sarebbe stato sempre tempo per recuperare tutti questi (scomparsi) titoli 😤

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      L’offerta marziale era talmente vasta e costante che nessuno avrebbe mai potuto pensare ad un’estinzione di massa così devastante, per noi non c’era fretta: piano piano avremmo noleggiato e visto tutto, tanto dove scappa? E invece da lì a qualche anno è rimasto solo il vuoto totale…

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Grazie per la citazione 🙂

    E concordo: questi sono film del cuore indipendentemente da tutto, ergo leggo post come questo, scorro gli attori, noto gli altri film nominati e…sono felice, strafelice! 🙂

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  5. loscalzo1979 ha detto:

    Forse l’ho intravisto su qualche rete locale

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