Mad Max 3 (1985) Oltre la sfera del sonno


Solamente un pazzo può confessare nel 2024 di non aver mai visto i primi film di una saga che gode di una sorprendente (e sconfortante) fama: un pazzo… o una Leggenda.

Con l’uscita nelle sale italiane di Furiosa (2024), è il momento che l’Etrusco leggendario salga a bordo della sua Interceptor rombante e cominci sfrecciare per la desertica Victoria australiana del futuro, a caccia di un motivo valido per definire questa saga anche solo vagamente sufficiente. (Allerta spoiler: non ce ne sono!)

Tutti al mondo amano alla follia la saga di Mad Max, tutti si trancerebbero le dita per dimostrare il proprio eterno amore verso questi film: eccovi le recensioni dell’unico essere umano al mondo che trova inutile e fastidiosa questa saga. Perché io sono Leggenda.


L’Italia scopre Mad Gibson

Il 26 settembre 1985 riceve il visto della censura italiana, stavolta senza alcun divieto ai minori,

«È soltanto uno che cerca di sopravvivere: sono le circostanze e il destino a farne un eroe. Avendo certe capacità, lui fa la sua parte: il suo problema principale sarebbe evitare la necessità dell’eroismo, ma ha sfortuna.»

Così il giovane Mel Gibson, ancora relativamente sconosciuto in Italia, quel 31 agosto 1985 descrive il suo Mad Protagonista alla nostra Lietta Tornabuoni, storica giornalista cinematografica de “La Stampa”, in occasione della proiezione del terzo Mad al Festival del Cinema di Venezia. Dove Mel va in giro a dire che per essere un australiano beve molto poco: altri tempi.

Quando Mel Gibson beveva poco!

La Tornabuoni ci tiene a ricordare che la saga di Interceptor non ha avuto alcuna fortuna in Italia (ma è un suo sentore o ha dei dati per affermarlo?), comunque dopo aver visto il film a Venezia su “La Stampa” del 1° settembre 1985 ne scrive una recensione entusiasta. «Divertente? Altroché»: questo è il succo, dopo averci spiegato quanto sia visivamente impattante il futuro post-atomico: mi sa che era il primo film che vedeva, di questo genere.

da “La Stampa” del 3 ottobre 1985

Il 2 ottobre 1985 la consueta PIC (cioè Warner Bros) lo porta nelle nostre sale con il titolo Mad Max. Oltre la sfera del tuono e il 5 ottobre sulle pagine de “La Stampa” Stefano Reggiani si sbrodola in una recensione osannante.

«No, non cercate troppe spiegazioni nella trama mistico-rovinologica, biblica e predicatoria come ogni buona fantascienza cinematografica. Neppure fissatevi sugli scarti di stile tra il drammatico e il grottesco. Tutta la visività (e dunque la ragione) del film si raccoglie nelle scene maggiori.»

Sembra stia parlando proprio a me! In effetti sono così Mad Lux da cercare spiegazioni e trama in Mad Max, sbagliando quindi approccio, e invece dal passato il nostro critico mi conferma che è un’esperienza visiva. Ma una volta questo tipo di esperienza non era considerata superficiale? Dipende: per Mad Max si fa eccezione.

dal “Radiocorriere TV” n. 41 (13-19 ottobre 1985)

Quell’ottobre 1985 l’Italia impazzisce per Mel Gibson e Mad Max, addirittura il “Radiocorriere TV” – cioè Mamma RAI – nel n. 41 (13-19 ottobre) gli dedica un lungo articolo con intervista. «Un buon film d’azione è sempre una gioia per gli occhi», mi spiega Mel in persona, confermandomi quindi che devo smettere di cercare una trama che in Mad Max non c’è. Negli altri autori dev’esserci, ma George Miller ha una dispensa papale speciale: tipo quando a scuola ti fai fare il certificato medico per non fare ginnastica, uguale.

L’entusiasmo italiano è così enorme… che il film rimane giusto qualche mese in sala: nel 1986 la Warner Home Video ha presentato la VHS quindi basta pellicola. Malgrado l’edizione italiana riporti solo la data originale, il “Radiocorriere TV” cita la videocassetta nel 1987, possibile data di uscita italiana.

La prima visione di Italia1 del 18 ottobre 1988

L’11 ottobre 1988 Italia1 presenta in prima visione Mad Max 2 come antipasto per il terzo film, in prima visione il 18 ottobre successivo: e il primo film? Eh, come visto Reteitalia ci metterà tempo a mettersi d’accordo con la commissione di censura quindi andrà solo qualche anno dopo.

La Warner Bros lo presenta in VHS e DVD nel 2000: dal 2015 è raccolto nel cofanetto Mad Max Anthology.


Il ricordo di Tina

Oggi la povera Tina Turner è nota solo per due o tre canzoni e qualche apparizione cinematografica: il fatto che una di quelle canzoni sia ossessivamente e fastidiosamente replicata a quarant’anni dalla sua uscita – e continui a dirci che non abbiamo bisogno di eroi, quando invece non abbiamo bisogno di sentire quella canzone per la miliardesima volta – la dice lunga su quanto il film di Miller abbia influito sulla sua carriera.

Nel suo autobiografico I, Tina (1987) la cantante ricorda come sia arrivata a Mad Max.

«Non dimenticherò mai quel giorno. Io e Roger [Davies] eravamo di nuovo a New York, a suonare al Ritz, e lui entrò nella mia camera d’albergo per dirmi che c’era una telefonata di George Miller, il regista australiano. Mi disse che George voleva darmi una parte nel suo nuovo film di Mad Max, e io feci “Owww!“, iniziando a gridare. Perché proprio il giorno prima stavo dicendo a Roger quanto volessi fare un altro film, qualcosa di grande, come la parte di Grace Jones in Conan il distruttore: era proprio quello che volevo. E amavo la saga di Mad Max, il secondo è il mio film preferito di sempre.

George Miller voleva che io interpretassi una guerriera di nome Entity, a guida di una cittadina chiamata Bartertown: era perfetto. Che bel modo di iniziare una giornata: il mio primo ruolo in un film dopo dieci anni [dopo Tommy nel 1975, dove è The Acid Queen. Nota etrusca] e interpreto di nuovo una regina! Quando siamo usciti per andare alla Tower Records, nel Village, per una sessione di autografi stavo volando a un metro da terra.»

Poi Roger Davies ci racconta che di ritorno dall’Australia, dopo le riprese di Mad Max 3, l’attrice non dimostra lo stesso entusiasmo quando un certo Steven Spielberg la contatta per offrirle il ruolo protagonista in una robina chiamata Il colore viola, offerta che la cantante declina immediatamente. «Io ho vissuto quella storia», spiega. Whoopi Goldberg ringrazia.


Chiamala, se vuoi, mitologia

Il giornalista Michael Stein di “Fantastic Films” all’inizio del 1985 si fa una bella chiacchierata con George Miller che poi appare sul numero 45 (agosto 1985) della rivista, e ciò che ne esce mi spiazza parecchio.

Finora tutti – Mel Gibson compreso – mi hanno detto che non devo cercare trame o spiegazioni in Mad Max bensì gustarmi l’esperienza visiva, poi però Miller in questa intervista parte per un volo pindarico di segno totalmente opposto. «Nel primo film non ci avevo pensato [a Max come archetipo dell’eroe], volevamo semplicemente fare un film di grande azione e non siamo stati troppo a pensare alla mitologia. Invece l’abbiamo fatto per il secondo film: quella è stata la genesi».

La genesi di cosa?

«Quando ero all’università ho dovuto studiare Carl [Gustav] Jung e ho letto l’espressione “inconscio collettivo”, senza mai davvero capirne molto. Questo finché non ho girato il primo film, che è diventato popolare in altri Paesi: al che ho capito che dovunque la gente empatizza con il personaggio. In Giappone hanno detto che ricorda un samurai delle loro leggende, in Scandinavia che sembra un vichingo del folklore locale. A quel punto iniziai a credere che i narratori di storie in qualche modo servono l’inconscio collettivo.»

A me tutto questo sembra l’esatto opposto di un’esperienza visiva, senza trama né spiegazioni.

«Joseph Campbell ne scrive in maniera splendida nel suo libro sulla mitologia, sembra essere uno dei pochi storici della letteratura in grado di capire il perché noi raccontiamo storie. L’eroe epico, stando a Campbell, fa parte di un mondo statico, poi viene chiamato ad affrontare una qualche avventura per la quale si dimostra spesso riluttante: cerca di evitarla ma inevitabilmente ne rimane coinvolto. Il risultato di quell’avventura è che affronta cose oscure, supera alcune prove e tutto questo lo porta a distruggere quel mondo statico, dalle cui ceneri nascerà un nuovo ordine.»

Tutto bello, eh?, però sarebbe bastato aver letto un qualsiasi libro o visto un qualsiasi film per arrivare alle stesse conclusioni: la narrativa dell’eroe esiste dai tempi omerici, una paccata di millenni fa, semplicemente in tempi recenti è nata la voglia di spiegare qualcosa che esiste e funziona da sempre: che sia un cartone animato Disney o un fanta-horror, la base della narrazione è parte del genoma umano.

Ciò che mi colpisce è che Miller non ci stia a risolvere la sua saga come “non cercare spiegazioni, è un’esperienza visiva”, tutt’altro: pur dicendo cose che non eccellono per originalità, è chiaro che vuole far sapere ai lettori della rivista che non sta lì a fare brum brum con le macchinine, anche se su grande scala, ma è convinto di star raccontando una storia che affondi le radici nell’essenza della mitologia. (Cioè la banalità delle banalità, visto che tutti i film fanno lo stesso, ma è l’intenzione che conta.)

Quindi a chi devo dare retta? A chi mi dice che Mad Max è un’esperienza sensoriale o al suo autore che mi dice essere un’esperienza mitologica da “inconscio collettivo”? Temo che ai miei occhi siano due interpretazioni parimenti screditanti – superficiale la prima, banale la seconda – perciò alzo le mani e mi arrendo. Non ho strumenti per capire Mad Max, posso solo affidarmi al mio gusto personale… e non è un bene per la saga!


Non abbiamo bisogno di eroi
(E allora perché continuate a darcene?)

Ritroviamo Max (Mel Gibson) che teoricamente avrebbe dovuto scomparire dopo il secondo film, invece è ancora a vagare nel deserto della nullafacenza, fino ad arrivare a Bartertown.

Eh, qui una volta erano tutte terre morte…

La città è stata costruita da Auntie Entity (Tina Turner) per portare la civiltà dove prima c’era la barbarie, ma l’intero nucleo urbano – cioè cento metri quadrati, al massimo – si poggia su un’economia a metano: l’Underground, una fabbrica sotterranea, gestisce escrementi di maiale per “distillare” il metano che fa andare la vita civile.

Ah, che sottile sottigliezza: la civiltà che se la tira da superiore alla barbarie ma è basata sulla merda. E Jung muto!

La regina con letteralmente la puzza sotto il naso

Come la vogliamo chiamare la regina di una società basata sugli escrementi? Per usare un’espressione colorita e intraducibile di un altro eroe, in un altro “terzo film”, Entity è la regina del Jack and Shit… e Jack se n’è andato!

Come Ash descriverebbe chi regna a Bartertown

Mad “Groovy” Max approva!

Perché il paradosso di Bartertown sia più chiaro, Miller decide che il suo stile così australiano e alternativo possa essere contaminato da un po’ di cara vecchia Hollywood, che se no sembra che se la tiri troppo, quindi il suo eroe archetipico Mad Max rifà la celebre scena di Indiana Jones, che guarda caso è un altro eroe archetipico, come lo sono tutti gli eroi della narrativa umana dai tempi di Ulisse e Gilgameš.

Quando c’è un nemico che fa il coatto con le lame…

… tira fuori l’artiglieria e fallo fuori: e Jung… muto!

Auntie, che è una regina dall’occhio lungo, ha capito che Max è uno in gamba e così lo ingaggia per una missione segretissima da cui dipende il destino della città: uccidere chi gestisce l’industria del metano così da detronizzarlo e stabilire il dominio di Auntie Entity. E questo nemico interno è “doppio”, visto che si tratta di Master Blaster: un omaccione fortissimo guidato da un nano sulle sue spalle. Cioè l’archetipico “nano sulle spalle del gigante”, espressione usata da secoli nell’immaginario collettivo.

Max affronta il gigante nel Thunderdome e lo vince con l’inganno (ammazza che eroe archetipico!) ma poi si impunta e la situazione va tutta in metano, e viene scacciato dalla città come massima punizione. Poco male, può iniziare la seconda parte del film, ambientata in una comunità di bambini.

Certo che nell’èra post-atomica ci dànno sotto parecchio, eh?

Sono tutti passeggeri di un aereo crollato nelle Terre Morte il giorno in cui è successa quella cosa che ha portato tutti nel post-atomico, e credono che prima o poi arriverà un “capitano Walker” a salvarli.

In realtà è tutta una scusa, Miller si è fatto prendere dalla frenesia che in futuro affliggerà i suoi eredi della saga di Fast & Furious: ad ogni film, va mostrato un veicolo più grande. Nel primo Mad Max c’erano solo auto, nel secondo un tir e in questo terzo… buttaci un aereo!

Vai Max, che nel quarto film ti tocca l’astronave!

Il popolo dei ragazzini vuole un eroe che li guidi alla terra promessa, Tina Turner canta che non abbiamo bisogno di un altro eroe, un anno prima Bonnie Tyler canta invece che ha bisogno di un eroe, che «deve essere forte e deve essere veloce», ma insomma: questo eroe lo volete oppure no?

Dopo un inseguimento finale che è solo il fantasma di quello del secondo film e che sembra messo lì apposta solo per far contenti i fan, Entity saluta Max e quindi no, non vuole un nuovo eroe. Perché inseguirlo per tutte le terre morte solo per poi lasciarlo andare? Ovvio, per fare il quarto film, che per fortuna poi non c’è stato, o almeno non con Max.

L’inizio di questo film devo averlo visto in quei primi anni Novanta in cui Tele+1 si comprò la trilogia, ma non ricordando altro dopo il Thunderdrome temo di non aver completato la visione, e onestamente ho fatto bene, non essendoci gran che da vedere. Splendide scenografie elaborate, splendide idee per i costumi, splendidi paesaggi, tutto splendido: se poi ci fosse stata una trama e una sceneggiatura sarebbe stato bello, ma Miller chiaramente non era interessato.

A Miller interessa l’eroe archetipico, ma io sposo il messaggio di Tina Turner nella sua canzone più replicata nella storia della radio: non abbiamo bisogno di un altro eroe. Abbiamo bisogno di una sceneggiatura, aggiungo io.

L.

P.S.
Per una recensione positiva vi mando da Mad Cassidy!

– Ultime avventure nel post-atomico:

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31 risposte a Mad Max 3 (1985) Oltre la sfera del sonno

  1. Cassidy ha detto:

    Tanto iconico, anche a giudicare da quanti è quali pezzi di Tina Turner passano ancora in radio oggi, quello strambo della Trilogia, la trovata su una società basata sulla cacca la trovo ancora un tocco anarchico brillante 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La società di oggi non è molto diversa da quella di Entity 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Detto in soldoni: la società di oggi è una vera e propria società di metano, frequentata da certi pezzi e certe facce di metano che levati. invece il terzo ” Mad Max” non lo considero proprio all’altezza dei precedenti ma, lo stesso, non mi sembra un film di metano (e quindi mi allineo a Cassidy) 😀

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        La metaforona ci stava tutta, così come tanti altri particolari molto belli: il problema è che non riesco a sommarli insieme in un film unico 😉

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  2. The Butcher ha detto:

    Della vecchia trilogia è il più debole ma comunque rimane un film stupendo e fatto con grande stile. Lo scontro nel Thunderdome imarrà qualcosa di iconico per me.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo non ho strumenti per capire la bellezza di questo come degli altri Max, e la scena del Thunderdrome mi deluse profondamente da ragazzo e oggi, a trent’anni di distanza, confermo di non aver provato nulla. E’ una grande messa in scena, le scenografie sono splendide, ma non riescono a farmele bastare 😛

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  3. Moreno Pavanello ha detto:

    Non lo rivedo da una quantità di anni che è meglio non contare per evitare di pensare alla mia età, ma ne serbo comunque un buon ricordo. All’epoca ero un ragazzino affamato di qualsiasi cosa che fosse anche solo vagamente fantascientifico, e l’offerta non era di certo variegata come oggi, e con la sua merda di maiale e il suo iconico Master Blaster mi aveva colpito a sufficienza per scavarsi un posto nella mia memoria.
    Anche cercando di ripensarci con obbiettività, comunque lo ricordo niente male, anche se il secondo era migliore. La scena del Thunderdome era stupida ma divertente, e l’estetica postapocalittica rimane affascinante, essendo poi anche più curata che nei predecessori.
    Nel dubbio, non lo rivedrò: certe volte è meglio serbare un bel ricordo piuttosto che inquinarlo con la dura realtà!

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Ancora una volta siamo sulla stessa lunghezza d’onda leggendaria, mi pare di non averlo visto (o forse l’ho cancellato)…e non ci tengo a colmare la lacuna! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      A proposito, Chris Hemsworth in questi giorni si è lasciato sfuggire che si sta parlando di un film sulla vita di Hulk Hogan con lui protagonista: come ce lo vedi Thor nel ruolo di Hulk???? 😛

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Ne avevo sentito parlare, un film su Hulk Hogan sarebbe graditissimo, metteteci chi volete a interpretarlo, va benissimo Chris…ma fatelo! Approfitto dello zinefilo per lanciare i miei appelli appassionati! 🙂

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  5. Vasquez ha detto:

    Lo ricordavo quasi nella sua interezza. L’unica cosa che avevo completamente rimosso è che pure qui fanno avanti e indre’ (della serie “non ci posso credere!”), una delle cose che più mi ha esasperato in Fury Road. Evidentemente non ci sono altri modi di raccontare queste storie, che per te non sono storie 😛
    Per il resto ci sono affezionatissima, meno che al secondo, ma pur rivedendolo oggi mi sento di poter dire che ha conservato la sua magia.

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  6. Lorenzo ha detto:

    Io spero solo che finita la Mad Saga tu possa continuare con i “nuovi barbari” dei Maestri italiani, dopo che hai già trattato i barbari “tradizionali”. Anche solo per vedere cosa hanno scopiazzato da Miller e cosa hanno inventato di nuovo 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      I problemi gastrointestinali che mi hanno provocato gli Sbabbari non so se ce la faccio ad affrontarli coi barbari motorizzati, che peraltro iniziano anche prima di Miller (noi italiani arriviamo sempre prima, anche se poi non sappiamo farci niente con i primati) ma certo ci starebbe tutto come ciclo 😉

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  7. Anonimo ha detto:

    Zio Portillo

    Film del quale non si contano le repliche sulla vecchia Italia1 e che non conto le volte che me lo sono (ri)guardato. Molto più patinato e pettinato dei precedenti e soprattutto molto più buono e zuccheroso. Tiene l’estetica post-atomica (quella vincente, quella di Kenshiro) del 2° capitolo ma ci aggiunge i tocchi che piacciono al pubblico come i bambini sfortunati e la hit che ti si pianta in testa. Per me, anche da ragazzino, fu un passo indietro rispetto al secondo capitolo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non a caso è uscito al blasonato Festival di Venezia: guarda caso – ma sicuramente è una coincidenza – gli stessi giornali che hanno criticato la barbarie del secondo esaltano e lodano quella del terzo!
      I barbari del futuro sono niente in confronto ai giornalisti italiani! 😀

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  8. loscalzo1979 ha detto:

    E’ comunque interessante vederti calato nel Thunderdome del Bianconiglio, a questo punto vediamo che dici degli ultimi due, son curioso

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  9. Iuri Vit ha detto:

    Credo siamo in tanti a non ricordarci nulla dopo il Thunderdome. Del resto quei momenti con i ragazzini sono forse i peggiori di tutta la saga

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  10. Jena Plisskin ha detto:

    Lo avrò visto una settantina di volte o forse più. Mi era piaciuto ? Non proprio direi, lavoravo nei cinema e beccai il Thunderdome in pieno. La prima visione e l’ultima non cambiarono la mia idea, un fumettone o graphic novel come si diceva in quegli anni, ben presentata ma rispetto agli episodi precedenti, molto laccata. E’ uno di quei film che considero non nocivi, ma in effetti a parte questo io i primi due li ho un pò schifati. Bhò pure per me manca di qualcosa ( a parte la sceneggiatura ), sarà che il post apocalittico con le creste punk mi fanno perdere la sospensione dell’incredulità.

    Pora Tina, ricordata da molti per quella canzone. Cioè come se James Brown fosse ricordato solo per Living in America in Rocky 4… Oh wait…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahhahh ottimo esempio! 😀
      La laccatura del film gli è valsa la passerella di Venezia e l’ovazione italiana a riviste unificate, direi che Miller ha avuto l’occhio lungo 😛
      Scherzi a parte, certi vestiti sembrano obbligatori nel post-atomico, c’è una sorta di dress code che non puoi mancare. Casca una bomba? Corri a farti la cresta e soprattutto a recuperare spalline da rugby, che in Mad Max vanno sempre di moda 😛

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  11. Fabio ha detto:

    Pensa che il primo minuto di questo film mi stava facendo sobbalzare,vedere Max seduto su una carcassa d’auto, senza motore,e trainata da dei dromedari come se fosse un vecchio carro,mi aveva per un momento illuso che Miller avesse cominciato a prendere sul serio,l’idea del futuro post-atomico regredito al medioevo,illusione cessata subito dopo,con un bell’aereo quasi nuovo di pacca,poi per non farsi mancare niente…..pure un treno,insomma una pacchia sto mondo apocalittico,fai il pieno e’ non devi manco pagare,al massimo spalare un po’ di merda!.PS-10 e lode per il look capellone impolverato di Max,peccato che poi i bimbi sperduti glieli tagliano!.😜

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Per ragioni misteriose e inspiegabili, il post-atomico degli anglofoni è sempre visto così: elettricità, acqua potabile, benzina, mezzi di locomozione, TUTTO GRATIS! Che ci facciamo ancora in questa arida epoca pre-atomica??? Andiamo subito al post che c’è libertà per tutti e non si paga mai per tutti i servizi! 😀

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  12. Sam Simon ha detto:

    Il terzo è quello che ricocome peggiore, e lessi che problemi produttivi portarono alla fusione di due trame (Bartertown e i bimbi non ci incastrano niente l’una con gli altri)…

    Ma Tina che dice di no a Spielberg mibha fatto saltare sulla sedia!

    (e “le cose che vanno in metano” mi ha fatto schiantare!)

    Devo recuperarlo al più presto! Speciale Mad Max in azione! :–)

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  13. Pingback: Stryker (1983) Il vero “Mad Max 3”!!! | Il Zinefilo

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