La Mosca (1986) Trent’anni di ronzio in Italia

fly_posterPersonalmente trovo davvero fastidiose le mosche, ma ce n’è una che ronza da trent’anni in Italia e ogni volta che la guardo la considero spettacolare: è la Mosca di Cronenberg, il cui anniversario merita di essere festeggiato con un blogtour:

  • Il Cumbrugliume” ci parla del film a modo suo
  • IPMP” presenta la locandina italiana dell’epoca

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Uscito in patria il 15 agosto 1986, The Fly arriva il 22 gennaio 1987 nelle sale italiane con il titolo La mosca. Già forse in quel 1987 esce nella VHS CBS-Fox che affittai in videoteca e duplicai rivedendola fino allo sfinimento.
Sempre la Fox Video lo porta in una bella edizione da 2 DVD dal 10 aprile 2006, in Blu-ray dall’8 aprile 2008 e infine lo ristampa in DVD semplice dal 1° gennaio 2015.

Pulito, conciso, essenziale: non c'è bisogno d'altro...

Pulito, conciso, essenziale: non c’è bisogno d’altro…

«Sono un insetto che ha sognato di essere un uomo» (I am an insect who dreamt he was a man): basta, la recensione può anche finire qui: come prendere Kafka, rivoltarlo e dire “ora me la comando io”.
David Cronenberg nel 1987 era un nome da poco esploso sulla bocca dei fan italiani dell’horror. Rabid (1977) o Brood (1979) ancora erano film sconosciuti o comunque irreperibili, ma erano bastati due scherzetti come Scanners (1981) e Videodrome (1983) trasmessi in TV per imporre il regista canadese nel panorama dei “big”, e proprio mentre tutti impazzivamo per Stephen King esce fuori che aveva diretto La zona morta (1983). Ricordo che nel 1990, quando ero schiavo dell’horror, la mia classifica personale dei registi iniziava con 3 C: Cameron, Carpenter e Cronenberg. C’era pure Craven che girava nei paraggi ma lo conoscevo troppo poco per apprezzarlo.

Jeff "Occhi da Pazzo" Goldblum, il più grande attore del mondo (secondo lui)

Jeff “Occhi da Pazzo” Goldblum, il più grande attore del mondo (secondo lui)

Il saggio The Artist as Monster (2006) di William Beard ci racconta che dopo l’insuccesso al botteghino de La zona morta Cronenberg era apprezzato ma non riusciva a trovare il progetto giusto a cui lavorare.
Per Dino De Laurentiis continuava a riscrivere la sceneggiatura di un film a cui alla fine avrebbe rinunciato – un certo Total Recall! – e addirittura ha snocciolato “no” a raffica alla regia di alcuni film che gli sono stati proposti: Flashdance, Witness, Top Gun e Beverly Hills Cop. Ora per favore chiudete gli occhi… e immaginate questi grandi successi dell’epoca con la regia di Cronenberg… Ora ditemi che non avete i brividi…

Carino, 'sto matto Goldblum: quasi quasi me lo sposo...

Carino, ‘sto matto Goldblum: quasi quasi me lo sposo…

David vuole cantare il corpo che cambia, nella forma e nel colore, vuole cantare la trasformazione che non porta necessariamente alla mutazione migliore. Così preferisce ripetere la stessa operazione de La zona morta – storia non originale, grandi attori nel cast, grande major a controllare tutto – ma che almeno si parli di corpi che mutano.
Non dimentichiamoci che siamo nella metà degli anni Ottanta, quando il grande spettro dell’AIDS incombe sulla lasciva Hollywood Babilonia: nel 1985 il mondo del cinema rimane scioccato alla notizia della morte del divo Rock Hudson per complicazioni dovute alla sindrome di immunodeficienza acquisita. Il suo corpo perfetto, protagonista di film che hanno sciolto il cuore di tante donne (e uomini!), si è sgretolato sotto i colpi di una malattia implacabile e umiliante.
Non stupisca che la trasformazione del protagonista de La Mosca segue passo passo la sintomatologia media del procedere dell’AIDS…

Mi sa che ho frequentato troppo Hollywood...

Mi sa che ho frequentato troppo Hollywood…

Cronenberg è l’uomo giusto al momento giusto: quando il cinema è all’apice nell’esaltazione del corpo dei suoi eroi, David è lì a distruggerlo. Prende così un giovane (34 anni) e aitante Jeff Goldblum – diventato da poco attore protagonista con Tutto in una notte (1985) – e lo rende scienziato pazzo solo per poter iniziare a mostrare il disfacimento del suo corpo.
Siamo lontani da L’esperimento del dottor K. (The Fly, 1958), più simile al racconto originale di George Langelaan – apparso su “Playboy” nel gennaio 1957 – dove l’esperimento fallisce e lo scienziato si ritrova subito con la testa e la mano di una mosca. Cronenberg non è così misericordioso: Goldblum esce dalla cabina del teletrasporto in splendida forma… e servirà l’intero film per maciullare il suo corpo pezzo per pezzo.

A David... ma che t'ho fatto per ridurmi così?

A David… ma che t’ho fatto per ridurmi così?

La prima delle tante volte che ho visto il film mi ha colpito nel profondo, perché quel maledetto di Cronenberg è un maestro nell’infastidire lo spettatore: sa esattamente quale piccolo gesto fare per creare il massimo del raccapriccio.
Questo film mostra scene splatter, ma quelle fanno tenerezza. La parte sgradevole è quando Geena cerca di tagliare i duri peli di mosca sulla schiena di Jeff: quel primo piano di duri peli neri che fuoriescono da carni spaccate, con una fredda forbice che cerca di tagliarli è davvero qualcosa che colpisce, pur nella sua assoluta semplicità.
Denti che cadono, unghie che si sfilano, saliva acida… David si diverte come un bambino nell’umiliare il corpo umano in ogni modo, creando con pochissimi strumenti un capolavoro di orrore profondo.

Vieni, cara: andiamo a "creare" una famiglia...

Vieni, cara: andiamo a “creare” una famiglia…

Straziante fino all’ultima scena, La Mosca è un capolavoro senza se e senza ma. Costato poco, è un enorme successo del regista e sembrano tutti concordi nel definirlo il miglior successo di botteghino per il povero David, che in seguito è stato molto meno fortunato. Negli anni Novanta Cronenberg farà molto parlare di sé ma con film dal successo poco eclatante, sebbene siano entrati di prepotenza nella storia del cinema. (O dovrebbero esserlo!)

Cosa uscirà fuori dalla cabina?

Cosa uscirà fuori dalla cabina?

In questi anni Duemila troppo schiavi della superficialità e quindi dell’aspetto fisico servirebbe proprio una buona dose di Cronenberg a ricordarci che non c’è alcuna differenza tra noi e una mosca: siamo entrambi mera carne che marcisce.
La Mosca è un film che non è invecchiato un solo giorno, splendido e sfolgorante anche a trent’anni dalla sua uscita italiana e la sua sceneggiatura d’acciaio è intoccata dal tempo. La prossima volta che nel traffico invocate l’invenzione di un teletrasporto… pensate a che fine ha fatto l’ultimo che l’ha inventato…

L.

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18 risposte a La Mosca (1986) Trent’anni di ronzio in Italia

  1. Denis ha detto:

    Sarebbe stato nelle sue corde Atto di Forza,ho visto anche l’originale del ’58,ma questo La Mosca e uno dei pochi horror che mi ha fatto davvero paura:la mano e la caviglia disciolta nell’acido,hanno tagliato la scena del gatto mischiato al babbuino ma la trovi su Youtube e un’altra mai girata che scioglieva la testa a una barbona (messa nel seguito ma è un soldato),merito va anche all’effetista Chris Walas colui che ha creato i Gremlins e regista della Mosca 2 più spielberganiano perchè la sceneggiatura e di Frank Darabont.

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  2. Cassidy ha detto:

    Più fastidioso del ronzio di mosca, solo il mio bruxismo, per essermi perso questo trentennale, ma “La Mosca” è uno dei film della mia vita, proprio in virtù di quella sacra trilogia di lettere “C” da te citata.

    Sono felice che tu ne abbia parlato così bene oggi, perché hai centrato il punto, la distruzione del corpo, e l’empatia che si creata per il protagonista, malgrado Cronenberg, senza pietà lo trasforma davanti ai nostri occhi in un mostro orribile. Un film che da trent’anni mi prende a calci sui denti con la sua dolorosa bellezza.

    Era un po’ che i miei geni mi suggerivano “Cronenberg, Cronenberg, Cronenberg” grazie per la spinta finale, i miei geni ringraziano 😉 Cheers!

    P.S. A Cronenberg era stato proposto anche “Il ritorno dello Jedi”, anche se un suo “Atto di Forza” boom! La mente vola! 😉 “La Mosca 2” è un’altra bombetta mica da ridere!

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Grazie per l’omaggio, mi hai fatto venire voglia di rivederlo…adesso!

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  4. Giuseppe ha detto:

    Un remake di tale livello da non far assolutamente rimpiangere l’originale (con un seguito -pur se Walas non è un “poeta della carne mutata e mutante” come Cronenberg- senz’altro più che dignitoso), ciascuno dal finale assolutamente agghiacciante per la rispettiva epoca… decisamente, quel teletrasporto non ha poi avuto grossi miglioramenti in trent’anni 😉
    Sicuramente tutta la pentalogia (che non potevo non avere completa: i tre originali -compreso quello di Don Sharp, rimasto per anni sconosciuto da noi- e i due remake) merita di essere vista: diciamo pure che è un pugno di mosche di cui andare fieri 😉

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sapevo che eri un Signore delle Mosche ^_^ Ricordo con piacere quando trovai i vari sequel dell’originale e mi feci una mangiata di mosche, ritrovando anche nei titoli meno riusciti idee che sarebbero state sfruttate in seguito.
      Sono tutti ottimi film, ognuno a modo suo. In mezzo a remake-sequel-prequel inguardabili, pensare a “La mosca 2” (sequel d’un remake) scalda al cuore: come fare un piccolo film splendido che non ha nulla da invidiare a chi l’ha preceduto.

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  5. gioacchino di maio ha detto:

    Davvero inquietante, con la locandina che ricorda vagamente quella di Alien. Ultimamente mi è capitato di vedere il sequel del 1959 e nonostante i pochi effetti speciali, la sostanza cambia poco, hanno tutti con un certo fascino. Chi volesse leggere il racconto si trova nella raccolta “Al cinema con il mostro” a cura di Peter Haining un vecchio oscar del 1989, ormai fuori catalogo, nella raccolta c’è anche Freaks di Tod Robbins.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Fai battere il mio cuoricino bibliofilo citando quella fondamentale antologia, che conservo come un cimelio dopo averla letta e vissuta parola per parola. Sono di parte, ma credo ci siano i migliori racconti horror di sempre, da Freaks al Diavolo in convento, dal devastante Incidente ad Owl Creek di Bierce al Mostro dalle cinque dita: mirabile esempio di “narrativa della mano monca” che omaggio col mio romanzo “Le mani di Madian”.
      È un volumetto di quelli che cambiano la vita di un lettore e sono felicissimo che anche tu lo conosca! ^_^

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  6. Elfoscuro ha detto:

    Amore e mutazione…probabilmente, anzi sicuramente, questo è il mio film preferito di Cronenberg. Neanche mi viene voglia di chiamarlo “remake” una parola volgare, visti i tempi e produzioni in cui ci troviamo, preferisco definirlo rivisitazione personale come La Cosa o Scarface. Un film nuovo che non finirà mai di stupire ed emozionare, mancate le altre altre statuette solo perché quelli della Academy non digerirono quel Body Horror rivoluzionario che piazzarono al di sopra dei contenuti della trama e del film stesso.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Gli Oscar non si interessano di horror, quindi non è un difetto non vincere statuette. (Anzi, viste certe scelte dell’Academy è molto da rivalutare, come premio.)
      D’accordissimo su tutto, è un film titanico che migliora ad ogni visione 😉

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