Un giorno di inverno entro in un angusto e polveroso negozietto di provincia dall’insegna ardimentosa: “Portobello Road”. Vende paccottiglia che la gente cerca disperatamente di dar via, e ci trovo ghiotti DVD che valgono meno della plastica utilizzata per il case che li avvolge. Vedo Jack Palance che brandisce un’ascia con occhi da matto e non leggo neanche il titolo: infilo il disco nella pila traballante degli acquisti di quel giorno. Due euro è un prezzo altino per quella roba ma sono disposto a pagarlo.
Solo oggi ritrovo nel fondo di una busta quel disco – avendo arretrati da fare per almeno dieci vite – solo oggi vedo questo film uscito in patria lo stesso anno in cui sono nato, solo oggi scopro che in questo film ambientato a Londra Jack Palance cita Portobello Road, il vero Portobello Road, il mercato dell’usato nella via omonima, solo oggi… che il negozietto in cui ho comprato il disco non esiste più. È mai esistito? O come in un horror britannico quel negozietto è apparso solo per darmi l’occasione di dannarmi l’anima con questo filmaccio? Che Peter Cushing mi aiuti…
Uscito il 16 maggio 1974 a Londra (distribuito negli Stati Uniti addirittura dalla Warner Bros!), Craze arriva nelle sale italiane l’8 agosto 1975 con il titolo fantasioso ed immotivato di Il buio macchiato di rosso.
Dal 1982 inizia la sua vita nei piccoli canali televisivi regionali, finché il 16 giugno 1983 sbarca sulla neonata Italia1. Esiste una rarissima VHS Playtime di data ignota, mentre la Digivision lo porta in DVD dal 28 agosto 2007. Esiste anche un DVD Cult Media (Passworld) di cui non ho trovato altre notizie.
Sapevate che il mitico Jack Palance è nato a Londra? Infatti non è vero, viene dalla Pennsylvania, ma qui è il vostro amichevole antiquario di fiducia nella giallognola Londra anni Settanta.
Neal Mottram (il grande Jack) gestisce il tipico negozio di antiquario londinese che si può trovare nei film dell’epoca, ma il problema è che gli affari vanno male e sia lui che il suo collega, o forse socio o forse dipendente o non si sa chi è, se la passano maluccio.
Per fortuna Neal svolge in cantina l’hobby più tipico degli anni Settanta: una bella messa nera! (Chiedetelo a H.T.F. Rhodes, che ha scritto il primo saggio sull’argomento nel 1972!)
Il nostro amichevole antiquario di quartiere infatti si è auto-nominato gran sacerdote del dio Ciumo, divinità africana dei nomi brutti. Recitando buffonesche formule più somiglianti a prescrizioni mediche («Gaviscon, gaviscon, prostemol compresse»), gli adepti di Ciumo ne approfittano pure per organizzare un bel sacrificio umano, che chiude sempre bene lo spettacolo.
Così il film si apre con una tipica ballerina dell’epoca – una mingherlina marroncina che si contorce – che si sbudella davanti all’idolo del dio Ciumo.
Ci viene suggerito che Mottram non creda in realtà a questi riti – il che renderebbe davvero curioso organizzare sacrifici umani “a sciupo” – ma in realtà sin da subito è chiaro che l’antiquario ripone ogni speranza di salvezza nell’intervento divino, recitando il suo mantra:
Ok Molòk
Quale dio africano può resistere a questa formula magica?
La citata ballerina sbudellata non sembra servire a nulla, invece la morte involontaria di una donna e relativo spargimento di sangue sulla statua del dio sembrano sortire il primo effetto tangibile: Neal apre per caso un cassetto della sua antica scrivania, che non aveva mai aperto, e lo trova pieno di monete d’oro. Chi è che non ha una scrivania in casa i cui cassetti non ha mai aperto? Può capitare a tutti…
In un attimo Neal decide che l’intervento di Ciumo ha bisogno di sangue fresco, così decide di sterminare la popolazione femminile britannica senza che ce ne sia assolutamente bisogno.
La parte curiosa della trama è che già al secondo omicidio l’antiquariato diventa ricchissimo e ha più soldi di quanto potrebbe spenderne, eppure non cambia una virgola della sua vita, che trascorre in costante organizzazione di nuovi delitti, convinto forse che se si allontanasse da questa pratica poi Ciumo lo castigherebbe.
Intanto un duro detective di Scotland Yard per motivi ignoti si è convinto che sia Neal il colpevole, malgrado non esistano prove, tracce o anche solo sospetti, e farà di tutto per coglierlo in fallo.
Difficile dire quanto il film conservi la trama del romanzo originale, il raro Infernal Idol (1969) di Henry Seymour (inedito in Italia), più facile invece che Herman Cohen abbia calcato la mano nella sceneggiatura, visto che una volta iniziata la carriera con cult assoluti come I Was a Teenage Werewolf (1957) e La strage di Frankenstein (1957) – firmandosi rispettivamente Ralph Thornton e Kenneth Langtry – si è trovato in breve tempo a scrivere e produrre produzioni decisamente minori, fino al suo capolavoro totale: Konga. Terrore su Londra (1961), che devo assolutamente schedare per la rubrica su Kong e i suoi fratelli.
Questo Il buio macchiato di rosso è il suo ultimo film, scritto insieme al collaboratore di sempre, il romeno Aben Kandel: per i successivi trent’anni Cohen ha deciso che il cinema non faceva più per lui. Avrebbe dovuto seguire la sua scelta Freddie Francis, storico regista londinese che ha firmato ottimi film negli anni Sessanta ma non ha saputo riconvertirsi ai Settanta.
Avete presente un qualsiasi film britannico anni Settanta, con i suoi colori sporchi, le scenografie squallide, i vestiti inguardabili, acconciature ridicole e attori lividi? Ecco, questo titolo non fa eccezione.
Si può apprezzare il gioco di sceneggiatura per cui in realtà non c’è alcun intervento “divino” quindi potrebbe essere la semplice storia di un pazzo convinto di star uccidendo per ottenere i favori di un antico dio, ma in realtà è solo un filmetto furbetto che sfrutta la moda imperante dell’epoca per le messe nere e gli assassini nella Londra fumosa. Fallendo in entrambi i temi.
Non mi resta che salutarvi con la formula completa per ingraziarsi Ciumo:
Ok Masòk
Prezzemol e finòk
L.
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Ah, i bei film di una volta! Due zinne, due sbudellamenti, un paio di attori famosi portati a casa con la promessa di alcool e donne e via a far furore nei cinema per anni.
La sceneggiatura zeppa di buchi e di “maccosa” serve giusto per tenere assieme alla buona tutto quanto.
Comunque il Dio Ciumo è veramente brutto… Manco con le mani di un altro lo pregherei! (semi cit.)
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Uno zinzinino di impegno in più forse avrebbero creato un idolo un po’ più decente 😛
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L’idea di un pazzo che uccide pensando di essere in missione per conto di Dio Ciumo non è nemmeno male, Jack Palance avrà pagato qualche bolletta con questa roba, solo una cosa non ho capito, la ballerina del primo sacrificio si è offerta volontaria? Oppure il personaggio di Palance ha messo tipo un annuncio sul giornale: AAA Cercasi ballerina esotica per sacrificio umano nello scantinato? Avrà avuto la fila di volontarie 😉 Cheers
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ahhahah domanda lecita che lo sceneggiatore non si è sentito in dovere di chiarire 😀
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Per un momento, il Ciumo nella locandina mi è sembrato il robodiavolo di Futurama ^^
Lo spunto è carino, ma gli spunti non sono tutto…
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Non immaginavo che il vecchio Jack avesse fatto film di cotanta levatura…
Comunque ora devi andare nella vera Portobello Road a vedere se trovi qualche traccia di tutto questo…o forse almeno solo del tuo Portobello negozietto!
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No, no, ora ho paura di ciò che potrei trovare: magari c’è il dio Ciumo che mi aspetta! 😀
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Beh non essendo tu donna non devi temere…a meno che non vieni reclutato come gran sacerdote e come prima cosa ti devi metterti un vestito trash anni 70.
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E ti pare poco? La moda anni Settanta è una maledizione da non prendere sotto gamba 😀
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ahahaha! Non voglio togliere nulla alla recensione, tra l’altro degnissima di interesse, ma le immagini e relaticve didascalie rubano l’occhio e non te lo rendono più! 🙂
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Le metto apposta 😛
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Ah, che post da nostalgia canaglia… sì, perché io lo vidi proprio in quel lontanissimo 16 giugno del 1983 su Italia 1 (gli stessi anni in cui trasmettevano -e replicavano- pure la mitica Hammer House of Horror, senza che nessun censore rompesse i coglioni) 🙂
Ronnie: “Ma quando finirà?”
Mottram: “Mai, Ronnie, MAI!”
Mottram: “Chuku*… l’ultimo sacrificio!” (quando si dice essere capace di dare tutto sé stesso) 😉
P.S. *E’ passato molto tempo, ma giurerei che il doppiaggio italiano di allora avesse mantenuto l’originale “Chuku” riferendosi all’idolo. Può essere che nel DVD Digivision -di cui, onestamente, manco ricordavo l’esistenza- ci sia un doppiaggio differente (come, probabilmente, pure nell’edizione Cult Media)…
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Solamente un rito dedicato ad un dio oscuro potrebbe aver generato più di un doppiaggio italiano per questo film!!!!!!
Per quanto lo “stimolo di base” sia lo stesso, mi sembra siamo un po’ lontanucci dalla qualità Hammer. Diciamo che nei peggiori Hammer c’era Cushing che salvava la situazione, e qui c’è Palance che tiene sulle proprie spalle l’intero film 😉
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