Belva di guerra (1988) guest post


Lo scorso gennaio, parlando dell’episodio 1×11 di “Venerdì 13”, avevno lanciato una sfida, o forse più una trappola: quell’episodio era andato in onda dopo un film di guerra che avrei tanto voluto veder recensito da Lorenzo, il ninja del Zinefilo, così l’ho sfidato pubblicamente. Sarebbe caduto nella trappola?

Lascio dunque la parola a Lorenzo.


Belva di guerra

di Lorenzo

Non capita tutti i giorni che il Zinefilo in persona bussi alla porta per assegnarti una missione. Dopo numerose incursioni in Afghanistan, tra casette e steppe rocciose, mi ero ritirato come un moderno anacoreta in Oriente quando, improvvisamente, colui che si fa chiamare l’Etrusco comparve con un fagotto tra le mani.

Lo aprì, e ne estrasse una videocassetta.

«È la registrazione di un film di guerra di circa quarant’anni fa» disse.

Dovunque Lorenzo vada a nascondersi, io lo troverò!!!

Istintivamente, avendo familiarità con le bizzarrie del Zinefilo, mi venne da chiedergli se il formato dell’immagine fosse più o meno ampio della controparte cinematografica, se la registrazione contenesse scene tagliate… o forse aveva il logo di qualche remota emittente televisiva in sovraimpressione? Magari era addirittura una prima visione (“assoluta” sarebbe stato il top), documentata dopo estenuanti ricerche su banche dati dimenticate dal mondo, una delle sfide che più lo appassionava.

«Ormai ho chiuso con questa roba», risposi invece. «Ho visto cose che non puoi nemmeno immaginare: imitazioni italiane al limite del pezzente, ninja variopinti sfidarsi nei giardinetti di Hong Kong, surrogati filippini di ogni tipo.»

Eppure lui conosceva il mio punto debole: sono uno spettatore semplice, toglietemi tutto ma non il cocktail irresistibile di anni Ottanta e gente che si spara. E, infatti, dopo il tentennamento iniziale, accettai.

Sapevo che con il bazooka ti avrei convinto!

Il Zinefilo introdusse la VHS nel videoregistratore d’emergenza che portava sempre con sé, dopo averlo opportunamente collegato al televisore che fortunatamente conservavo ancora.

Il film in questione si intitolava Belva di guerra, ed era ambientato durante l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica.

Diretto dal giovane Kevin Reynolds, prima del successo di Robin Hood. Principe dei ladri (1991) che lo lancerà in serie A – da cui cadrà dopo Waterworld (1995) – questo The Beast (1988) riceve il visto della censura italiana il 13 ottobre 1988 e arriva nelle nostre sale dal 1° dicembre successivo, lanciato dalla presenza di Kabir Bedi. Esce in VHS RCA-Columbia e, come anticipato, va in onda in prima visione su Italia1 mercoledì 19 febbraio 1992. (Nota etrusca)

Iniziai a guardarlo. Dopo i titoli di testa seguirono immagini di carri armati che assalivano un villaggio, alla ricerca di guerriglieri mujaheddin. Uno dei carri veniva colpito da una molotov e, rimasto isolato, finiva per perdersi nella vallata afgana. L’equipaggio era composto da cinque persone, con a capo un tipo fanatico e mezzo paranoico. Sicuramente ci sarebbero stati attriti a bordo.

Misi in pausa il nastro.

«Mi spiace, ma questo film è troppo serio per gente come me» dissi. «Ho bisogno di vedere l’eroe che si annoda la fascia rossa intorno al capo, che carica le armi con i muscoli oliati, che risolve la questione a suon di spari e vaffanculo. Voglio vedere le torrette di guardia saltare in aria, voglio vedere i soldati correre fuori dalle baracche per essere abbattuti come birilli. I russi non possono essere i protagonisti, devono essere tutti infami e al massimo dire “ti spiezzo in due”».

«Non puoi arrenderti così», rispose il Zinefilo. «Immagina che l’equipaggio del carro armato sia composto da Ron Kristoff e dai peggiori attori di Manila… Immagina che sia tipo Warbus (1986)».

Aveva ragione. Non potevo abbandonare la missione.

Fate tutti la faccia da Kristoff, per convincere Lorenzo

Premetti di nuovo “Play”. La vicenda proseguiva raccontando il tentativo del carro armato di riunirsi col proprio esercito, e tutto sommato l’Etrusco aveva ragione: il film era godibile, pur essendo anni luce distante dai filmacci a cui ero avvezzo.

In seguito, da qualche parte, mi capitò di leggere una citazione di non si sa quale critico che a proposito di Belva di guerra diceva: «… mette in scena la storia di una presa di coscienza senza cadere nelle trappole del pacifismo o del didascalico. Teso e sofferto.»

Vero, pensai. Però, la prossima volta, mi rivedo Warbus.

Lorenzo


P.S.
Ringrazio Lorenzo della disponibilità e rimaniamo in attesa di sempre nuove recensioni.

L.

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14 risposte a Belva di guerra (1988) guest post

  1. Cassidy ha detto:

    C’è chi ha letto il post immaginano Lorenzo in versione John Rambo e Lucius come Samuel Trautman, il tutto con “It’s a Long Road” nella testa. Gli altri mentono 😉 Cheers

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  2. Lorenzo ha detto:

    Credo che dopo Fracchia la belva umana l’uso del termine “belva” sia dilagato nella lingua italiana, in particolare negli anni ottanta 😛

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Applausi per il ritorno di Lorenzo (post “sceneggiato” alla grande!) e per il coraggio nell’aver accettato la sfida etrusca 🙂
    Anche io sono uno zinefilo semplice e mi accontento di poco, godo nel vedere prodotti infimi, ho il cuore a forma di Z, voglio schiaffoni e pugnacci immotivati in ogni film. Detto ciò, avendolo visto non poco tempo fa, devo dire che ho trovato Belva di guerra molto valido, una bella sorpresa, ergo un bel film. Poi gli altri 6 giorni su 7 della settimana torno anche io ai lungometraggi Warbus-style! 🙂

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  4. loscalzo1979 ha detto:

    Insomma, alla fine della fiera, merita una visione?

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  5. redbavon ha detto:

    Alla ricerca di uno dei rari film di carri-armati, mi sono imbattuto in questo film diversi anni fa. Non un capolavoro ma ho apprezzato l’approccio non retorico. Confrontato con Fury, molto più noto e con una produzione assai più ricca, non sfigura affatto anzi tendo a preferire The Beast. Vista penuria di film di carri-armati è da consigliare all’appassionato di film di guerra.

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