Serial Mom (1994) La signora ammazzatutti


Ciclo sui parenti assassini in TV: tu m’hai provocato… e io me te magno!

Come potevo resistere alla messa in onda sabato 20 agosto 2022 su 27 (Mediaset) del più noto film di mamme assassine? Grazie al misterioso impiegato del Biscione che agevola le iniziative zinefile, posso lanciare il sotto-ciclo sulle “genitrici ammazzatrici“.

Quando da ragazzino vedi Brivido caldo (1981), è chiaro che Kathleen Turner ti entri dentro, quindi ho sempre seguito da vicino la sua carriera: l’attesa di una commedia nera in cui interpreta una “mamma seriale” è stata ovviamente ghiotta, seguita purtroppo da una cocente delusione. Almeno è stata meno dolorosa la successiva scomparsa dell’attrice dagli schermi.
Sono stato forse l’unico ad apprezzare il suo Detective coi tacchi a spillo (1991) e le ho perdonato l’imperdonabile fallimento di Coppia d’azione (1993), ma Serial Mom è assolutamente impossibile da perdonare, anche se ovviamente l’attrice è incolpevole della demente sceneggiatura.

Defecato nei cinema americani il 13 aprile 1994, il film afferma di riportare fedelmente eventi avvenuti meno di un anno prima: com’è possibile questa velocità nella produzione? Infatti non è vero, è solo un esempio di umorismo inefficace dell’autore John Waters, che riesce a mostrarsi più odioso di quelli che spiegano le barzellette che non hanno fatto ridere.

Mentre ancora si sta mettendo d’accordo con la censura italiana sui tagli da effettuare nelle scene più cruente, Cecchi Gori e Penta Film ribattezzano la pellicola La signora ammazzatutti e la portano nelle sale italiane il 25 novembre 1994, destinata a una ben misera vita su grande schermo.
Italia1 lo presenta nella prima serata del 29 aprile 1997, quando probabilmente risale all’anno precedente l’edizione VHS Cecchi Gori.

Come capita spesso con la Penta Film, la pellicola italiana è conservata

Il fumettista Leo Ortolani ha spiegato la grande regola alla base della narrativa umoristica: quando un personaggio grida “Cacca!”, tutti ridono. Non importa il motivo di quell’esclamazione, fa ridere e basta. John Waters fa un rapido calcolo e arriva alla conclusione che se allora un personaggio grida “Merda!” tutti ridono ancora di più. E se un personaggio defeca in primo piano allora sì che il pubblico esplode.
No, non funziona così, caro John. e l’aveva già spiegato alla perfezione il “cattivo” Alan Alda in Crimini e misfatti (1989) di Woody Allen: se piega fa ridere, se spezza non fa ridere. “Cacca” piega, “Merda” spezza.

Come nel brano Portami via con te (1997) di Latte e Suoi Derivati, in cui si racconta la tragedia di un uomo innamorato di una donna che non coglie le metafore, e se quindi lui esorta a volare via lei lo getta dalla finestra, John Waters non coglie la satira e crede che ritrarre identico un malcostume significhi irriderlo, solo perché gli attori fanno le facce stupide. Waters vuole dunque farsi mattatore del malcostume dell’America contemporanea ritraendolo identico, ma in modo stupido e cialtrone perché è convinto che così la gente sicuramente dirà “ah, che malcostume abbiamo, cambiamolo e diventiamo tutti saggi come John Waters”. No, John, di nuovo, non funziona così.

Con questa immonda cialtronata de La signora ammazzatutti si va oltre l’uomo che spiega le barzellette che non fanno ridere: John Waters spiega le barzellette mentre le racconta, e non esiste buco dell’inferno abbastanza profondo che possa accoglierlo.

«Un uomo entra in un caffè… Ah, aspetta, tieni a mente l’espressione onomatopeica “splash” per indicare un corpo immerso in un liquido. Hai capito? Ce l’hai presente? Ecco, allora. Un uomo entra in un caffè. Splash

Così mi immagino una barzelletta raccontata da John Waters, che non mi sembrava affetto da questo male in produzioni precedenti: per quanto folle, Cry Baby (1990) con Johnny Depp non era un film spiacevole né concettualmente volgare come La signora ammazzatutti. Addirittura A morte Hollywood (2000) con Melanie Griffith e Stephen Dorff lo considero un film splendido, quindi è chiaro che John Waters abbia tenuto il Male assoluto solo per questo film con la Turner.

Una parodia che non fa ridere della famiglia tradizionale americana

La povera attrice a fine carriera, destinata a piccoli ruoli ben lontani dai suoi splendidi lavori anni Ottanta, interpreta Beverly Sutphin, una tipica mamma da spettacolo televisivo leggero dell’America anni Cinquanta: siamo nell’America anni Cinquanta? No, siamo dichiaratamente nel 1993, quindi che c’entra la critica alla TV degli anni Cinquanta con cui è cresciuto Waters? Non si sa.
Con un decerebrato come marito (povero Sam Waterston, quanto è caduto in basso) e circondata da personaggi estremi scritti con lo sfintere, un giorno Beverly comincia a massacrare la gente. Perché? No, non ci siamo: non si chiede mai “perché” ai matti, li si asseconda e basta. Sì, John Waters, hai ragione, davvero un bel film hai scritto…

Un giorno Beverly iniziò ad ammazzare la gente. Fine della sceneggiatura

Come ci racconta Redbavon nel suo splendido ciclo sulla violenza videoludica, quel 1993 l’America è scossa da polemiche (e anche da veri processi) sulla violenza che videogiochi come Night Trap e Mortal Kombat inciterebbero nella fertile mente dei giovani giocatori. John Waters, re dei matti, non può rimanere impassibile mentre opinionisti matti di tutto il Paese si scagliano contro i videogiochi violenti, i film violenti, i libri violenti, i fumetti violenti, la musica violenta e l’elenco può andare avanti a lungo: decide di scrivere un’opera parossistica che prenda in giro tutti i ben pensanti.
Se l’avesse fatto, avrebbe piegato, facendo ridere e riflettere: lui invece spezza, non facendo ridere e facendo riflettere solo sulla sua salute mentale. Perché scrive un film su una donna plagiata da film e libri violenti. Sarebbe questa la critica, John? Dare ragione ai benpensanti sarebbe un modo per prenderli in giro? ahahah, senti come rido, John? I film spingono la gente a uccidere: ahahah capita la satira tagliente? Sì, ora però John segui quei signori vestiti di bianco.

Ora ti ammazzo a forbiciate così ci facciamo un sacco di risate

Mediante l’impresa atletica da medaglia d’oro di scrivere in modo escrementizio tutti i vari personaggi della vicenda, impegnati in azioni assurde, espressioni facciali ridicole e farsesche, con dialoghi che meriterebbero la sedia elettrica e un livello di stupida ciarlataneria che non ricordo eguagliata negli anni Novanta – al confronto il coetaneo Scemo & più scemo (1994) è un film d’autore da Premio Nobel! – Waters spala letame su tutto convinto che essendo più “cacca” della “cacca” faccia molto più ridere, caricando ogni scena a mille, riempiendola dell’estremo più estremo convinto che così funzioni. Cioè spezzando tutto ciò che può spezzare, convinto che così faccia ridere di più che se si fosse limitato a piegare. No, John, non funziona così.

Nelle edizioni italiane molte scene sono state tagliate, ma in originale l’immagine zuccherosa di un’America da cartolina anni Cinquanta è inframmezzata da scene truculente da splatter anni Ottanta: cosa ci sarebbe di divertente o anche solo dissacrante in questo? Inquadrare un escremento per terra non è uguale a dire “cacca”, è solo cattivo gusto.

In soli 90 minuti Waters butta a casaccio almeno un migliaio di argomenti scottanti nell’America del 1993, tutte questioni affrontate dalle peggiori trasmissioni televisive e riviste scandalistiche in circolazione, dalla musica dei gggiovani alla violenza nei film, dall’amore per i serial killer alla pornografia che fa diventare ciechi, dalla gente educata che in realtà so’ tutti infami alla scomparsa delle mezze stagioni, signora mia, che qui una volta era tutta campagna.
Un cumulo fumante di luoghi comuni che Waters vorrebbe prendere in giro ma di fatto prende sul serio, dando loro grandissima importanza, quindi non solo fallendo miseramente nel suo intento ma dimostrando una lucidità temo traballante.

La parte finale si svolge in tribunale e forse – ma la mia è solo un’ipotesi – vorrebbe prendere in giro l’enfasi mediatica dei processi ai grandi assassini, ma in realtà è solo altro letame che Waters tira in giro come una scimmia impazzita.
Visto che un bravo attore come Sam Waterston si presta in modo vergognoso a questo scempio, e quell’aprile 1994 si presta a fare il coglione in tribunale e a umiliare il nobile genere legal thriller, cinque mesi dopo, all’inizio della quinta stagione di “Law & Order”, Sam entra in scena per iniziare le sue più di trecento puntate nel ruolo del procuratore McCoy: un giusto modo di ripagare il volgare dileggio di Waters a cui ha partecipato.

Povera Kathleen…

Disprezzato alla prima visione, mi ero sempre rifiutato di rivedere questo vergognoso filmaccio, ma una volta iniziato questo ciclo sui “parenti uccidenti” – la cui immagine simbolo è proprio la Turner con le forbici – sapevo che prima o poi mi sarebbe toccato, e Mediaset ha provveduto.

Viva TV8 e i thrillerini dozzinali per famiglie, che almeno evitano di tentare di “moralizzare”, non sapendolo fare, e si limitano a intrattenere, che già di per sé sarebbe un risultato più che auspicabile.

L.

– Ultimi parenti uccidenti:

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21 risposte a Serial Mom (1994) La signora ammazzatutti

  1. Fabio ha detto:

    Mai visto questo film,purtroppo per me di John Waters vidi “Pink Flamingos”,e da allora giurai che di questo individuo abominevole ne avrei fatto volentieri a meno,si John parlo a te,a me la carne di pollo piace,soprattutto a mò di scaloppine al limone,ma quella scena proprio non l’ho digerita,gli animali si abbattono per mangiarli,se invece muoiono sul set di un film,la cosa è tollerabile se sia stato un incidente non voluto,riprendere volutamente quello schifo a favore di cinepresa è da malati di mente,non è da creativi!

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  2. Cassidy ha detto:

    John Waters è un genietto, ma ci sarà un motivo se questo è il suo unico film che ancora oggi passa in tv, una stupidata innocua che non ha niente della satira pungente vera degli altri suoi lavori, perfetto per la tua rubrica, famosissimo, ma dimenticabile. Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non ho visto molto di suo ma di sicuro non roba così sgradevole. Magari era un periodaccio per lui, ma mi spiace per la Turner: aveva bisogno di un buon film per rimanere a galla e invece le ha detto male di brutto.

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  3. Evit ha detto:

    La signora ammazzatutti o lo si ama alla follia o lo si odia alla follia. Lucius purtroppo ha scelto la via dell’odio. 😄

    In TV passa una versione ibrida, tengono solo i titoli di apertura e di chiusura, il resto è quasi tutto da versione americana. In più gli tagliano la scena del fegato ma credo che in VHS fosse integra. Mi pare ridicolo nel 2022 praticare ancora questi tagli.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La ghiottoneria è che finiti i titoli di testa italiani… continuano quelli americani! Hai mai visto un film in cui dopo “Diretto da…” appare “Directed by…”? 😀

      La scena sbudellosa viene citata dalla commissione di censura come da tagliare per avere il visto, e non risultano successivi visti “liberali” per l’home video come invece capita molto spesso. quindi forse in TV erano costretti a mandare la versione edulcorata, al di là se oggi abbia ancora senso. Sarebbe da confrontare la VHS, ma essendo un film così odioso e mefitico non ho intenzione di spendere anche solo un euro 😛

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  4. Conte Gracula ha detto:

    Non pensavo fosse un film con ambizioni satiriche, ho sempre pensato che fosse una commediaccia divertente (diverse gag mi hanno fatto ridere).
    Al limite ci ho visto un po’ di satira di costume nella scena dell’ultimo omicidio, con la giurata colpevole di aver indossato le scarpe bianche a settembre (è un tabù repubblicano? Mi mancano i riferimenti culturali, temo) o Suzanne Sommers che dichiara la protagonista un’eroina femminista, anticipando di circa 20/30 anni deliri da internet in cui una donna è forte e beneficia di “empowerment” se è capace di uccidere qualcuno, poi se non ha motivo razionale di farlo al limite ha qualità antieroiche.
    Comunque, non il film della vita, ma il livello di cazzate mi ha divertito, a suo tempo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ovviamente le mie sono supposizioni, non sto nella mente di Waters e non voglio starci, ma i richiami alla cultura dell’epoca sono troppi per pensare a una semplice operazione alla “commedia della parolaccia”.
      La bambola di Pee-Wee Herman, i film horror che spingono alla violenza, il perbenismo, il buon padre di famiglia che scava “buchi penali” nei bagni pubblici, le trasmissioni spazzatura in TV (che però piacciono tanto, quindi tanto spazzatura non sono), e via dicendo: tutti richiami non certo velati, ma messi ben in vista, compreso il processo mediatico, che peraltro anticipa di pochissimo quello di O.J. Simpson. E’ troppa roba per essere casuale: perché inquadrare per ben due volte, citandola anche nei dialoghi, la bambola di Pee-Wee Herman proprio mente Hollywood lo stava crocifiggendo per le sue abitudini sessuali? (Un mucchio di tossicodipendenti predatori sessuali che non dovrebbero aprire mai bocca, figurarsi moralizzare contro chicchessia!)
      Perché ritrarre la serial mom intenta a fomentarsi coi film splatter se non per prendere in giro (malamente) chi li accusa di fomentare la violenza?
      Magari invece non è vero niente e questo è solo un film che dice “merda” e tutti ridono, allora mi fa mille volte più schifo 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Non è solo un film che dice “merda” e tutti ridono, questo no, semmai è un film che sembra chiedere a Waters di sbeffeggiare la merda in un modo un tantino più moraleggiante del solito (e i moralismi certo non appartengono alla sua crudele satira), come se avessero voluto imporgli di tenere il freno a mano tirato rispetto ai suoi soliti standard… All’epoca, comunque, ricordo di averlo trovato divertente. Lo rivedessi oggi chissà, forse potrei avere anch’io un drastico cambio d’opinione 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        L’assenza totale e tombale di trama certo non aiuta.

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Direi che disprezzi abbastanza questo film, no? 🙂
    Comunque, dopo averlo visto “anta” anni fa, già avevo poca voglia di rivederlo prima di leggere il post, figurati dopo!
    Mi associo con tutto me stesso alla conclusione: “Viva TV8 e i thrillerini dozzinali per famiglie”, applausi! 🙂

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