Ray Harryhausen 3 – Sinbad e Gulliver


Sul finire degli anni Ottanta sono diventato un appassionato e scrupoloso lettore di “CIAK”, l’unica rivista interamente dedicata al cinema per tutti i gusti: in libreria c’erano anche delle testate di cinema ma parlavano solo di quello “d’autore”. Grazie ai servizi di “CIAK” ho potuto conoscere l’esistenza di film che non potevo raggiungere e spesso ci sono voluti anni per recuperare in qualche modo.

Un giorno un trafiletto mi mostrò alcuni fotogrammi ghiottissimi da un film sulle avventure di Sinbad, in cui l’eroe affrontava ciclopi e scheletri viventi: come si può resistere? Si può, perché siamo in Italia e la distribuzione è una barzelletta, così quel film è rimasto praticamente inedito prima dell’avvento del supporto digitale, a meno di non essere così fortunati da beccare qualcuno dei suoi rari, misteriosi ed ectoplasmatici passaggi in piccole TV locali.

È un mistero come in Italia possiamo amare così tanto Ray Harryhausen, visto la “mostruosa” distribuzione che hanno ricevuto i suoi lavori.


Indice:


Il 7° viaggio di Sinbad

Nell’intervista del 1973 che presenterò a fine ciclo, Harryhausen racconta che insieme al fido produttore Charles H. Schneer volevano girare a colori già A 30 milioni di Km dalla Terra (1957) in quanto la tecnica che permetteva di fondere attori veri con mostri animati era ormai stata perfezionata anche per la nuova invenzione del colore. Però poi tutto si ferma, perché proprio prima di iniziare a girare si rendono conto che la nuova pellicola cinematografica messa in commercio ha una granatura fine che fa sballare tutta la tecnica di Ray. Quindi l’alieno che distrugge Roma viene girato in bianco e nero mentre Ray deve trovare il modo di superare i problemi della nuova pellicola, perché Schneer vuole fare assolutamente a colori The 7th Voyage of Sinbad, uscito poi negli Stati Uniti a Natale del 1958.

Ricevuto il visto italiano il 12 dicembre 1958 arriva nelle nostre sale solo il 5 marzo 1959, con il titolo Il 7° viaggio di Sinbad. Nel 1983 inizia la sua brevissima vita su piccoli canali televisivi. Appare a pagamento sul neonato Tele+1 il 15 agosto 1991, quando forse ancora non ero abbonato al canale, e l’unica messa in onda in chiaro su un canale nazionale di cui ho trovato notizia certa è nella notte fonda fra il 31 dicembre 1993 e il 1° gennaio 1994 su Rete4, quando forse potrei averlo registrato.

Ignoto all’home video, la Columbia TriStar/Sony Pictures lo riesuma in DVD nel 2000 ridoppiandolo, con una ristampa nel 2005, mentre le schermate di questo post sono tratte dalla bella edizione A&R Productions 2017, con primo doppiaggio d’annata e titoli di testa italiani fra gli extra!

Quando un acquisto compulsivo di regala Ray Harryhausen in persona!

Siccome io sono pazzo, ho comprato due edizioni di questo film, in omaggio ai tanti anni in cui da ragazzo non ho potuto averlo, ma la fortuna arride ai pazzi e così non solo scopro di aver messo le mani su due doppiaggi diversi, ma che l’edizione più economica (€ 4,98) ha un ghiottissimo documentario di 12 minuti sul “dietro le quinte” e una delizia di un’ora intitolata “The Harryhausen Chronicles” (1997).

Uno degli schizzi iniziali del settimo viaggio di Sinbad

Nell’edizione DVD Sony del 2005 dunque c’è un delizioso documentario datato 1995 (che probabilmente era presente già nella prima edizione DVD del 2000) in cui Charles H. Schneer – il produttore statunitense che da Il mostro dei mari (1955) dedicherà la propria intera carriera ad Harryhausen – racconta che Ray da anni girava per case hollywoodiane con bozzetti sotto il braccio per un progetto filmico che però nessuno voleva produrre: appena mostrati questi disegni a Schreer, il produttore piazza il progetto alla Columbia, che all’epoca aveva sotto contratto alcuni attori baldanzosi come Kerwin Mathews. Racconta quest’ultimo nel documentario.

«Mi ritrovai su un aereo, atterrai a Parigi la domenica di Pasqua, cambiai aereo e ne presi un altro per Granada, in Spagna. Arrivai nel mezzo della notte, uscii dall’aereo e mi portarono in carrozza fino al palazzo di Granada. Mi presentarono a Ray Harryhausen, mi misero in un abito con tanto di gioielli e turbante e in piena notte mi portarono in una camera da letto del palazzo, tutta decorata con tessuti e seta e cose del genere. Al che io dissi: “Cosa giriamo?” E lui fece: “Be’, lì sul cuscino c’è questa ragazza minuscola”. E così passai il resto del film cercando la piccola Cathy Crosby.»

L’attore usa quel nome perché all’epoca Kathryn Grant era la moglie di Bing Crosby (e “nonnastra” di Denise Crosby!).

L’attore appena sbarcato a Granada e la “nonnastra” di Tasha Yar!

Kerwin Mathews interpreta dunque Sinbad che troviamo in pratica a fine missione, quando sta tornando a casa con la principessa Parisa (Kathryn Grant), figlia del sultano di Chandra, fidanzata e «simbolo dell’eterna amicizia fra i nostri popoli». Per fare scorte di acqua e cibo Sinbad e i suoi sbarcano sull’isola di Colossa non pensando al fatto che ci sarà un motivo se si chiama in quel modo.

L’attinenza della storia con le Mille e una notte è davvero pochina, diciamo che sono stati presi personaggi a caso – come Sinbad e il Genio della lampada (Richard Eyer) – ed è stato tutto mischiato con l’Odissea omerica, perciò abbiamo un ciclope da accecare con l’astuzia e più avanti anche sirene urlanti da cui proteggersi turandosi le orecchie.

La foto che per anni ho potuto solo guardare su “CIAK”

Sinbad torna in salvo e porta con sé il mellifluo mago Sokurah (Torin Thatcher) che si lamenta d’aver perso la lampada del Genio – che non è “di Aladino” ma ci siamo capiti – e compirà mille intrighi perché Sinbad guidi una spedizione a Colossa per recuperarla, strappandola ai ciclopi.

Sembra un vaso da notte, invece è la lampada di Aladino

Come sempre tre quarti di film se ne vanno in cose varie, e i mostri arrivano finalmente nella parte finale, in gran quantità. E se si continuano a usare i ciclopi omerici…

Occhio al ciclope!

… ci si ricorda per pochi secondi dei racconti persiani e appare pure il Roc, il grande volatile che però qui ha due teste.

Non fai in tempo a chiederti perché abbia due teste che la scena è finita

In questa “mostra di mostri” il posto d’onore dopo il ciclope spetta al primo esperimento di Harryhausen con un’entità che avrà enorme successo: lo scheletro vivente.

Racconta l’attore che insieme al maestro d’armi avevano creato una coreografia con le spade che Mathews riusciva a ripetere anche senza alcun avversario, eseguendola talmente alla perfezione che sembra sul serio stia facendo scherma con uno scheletro posseduto dalla magia nera.

Il primo scheletro vivente non si scorda mai

Finite le riprese in economiche località spagnole, Ray Harryhausen si prende le pizze sotto braccio e si chiude nei suoi laboratori: ci vediamo tra un anno. Dopo circa quindici mesi di lavoro Ray esce dalla sua grotta con le animazioni a passo uno perfettamente fuse con le sequenze girate dal vivo, tanto che Mathews racconta di quando ha visto per la prima volta questo film al cinema e non poteva credere che fosse lo stesso delle riprese a cui aveva partecipato.

L’attore nel documentario del 1995

Non ricordo se sono mai riuscito a vedere questo film in TV, forse l’ho recuperato in digitale con il nuovo millennio ma nel caso non mi ha lasciato alcun ricordo. Avrei amato vederlo da ragazzo, ma in realtà ho avuto la fortuna di vedere prodotti successivi e superiori, quindi è andata bene così.

Qui infatti Ray per la prima volta affronta il colore e alcuni personaggi che riprenderà in seguito: se lo scheletro è già eccezionale, la “donna-serpente” è talmente rozza che onestamente non fa una bella figura. Ma è tutta palestra per la futura Gorgone serpentata…

Primi esperimenti di mostri decisamente migliori

Un’opera avventurosa che mischia vari temi e fa la prova generale per film successivi decisamente migliori.


I viaggi di Gulliver

Certo che passare da un film così ambizioso e spettacolare a uno così… lillipuziano è davvero una bella botta, ma sta di fatto che a natale del 1960 esce The 3 Worlds of Gulliver.

Ricevuto il visto italiano il 30 agosto 1960, esce nelle nostre sale almeno dal 2 gennaio 1961 con il titolo I viaggi di Gulliver. Dopo qualche apparizione in canali locali nel 1983, sbarca su Rete4 nella prima serata del 23 dicembre 1986, in seguito abbondantemente replicato, anche se non ricordo di averlo mai visto.
Ignoto all’home video, Columbia TriStar/Sony Pictures lo riesuma in DVD nel 2002, ristampato nel 2006. Non mi sembrava un titolo degno di spenderci soldi su eBay.

Stavolta la storia ha un riferimento più stretto a un’opera letteraria, ovviamente il romanzo omonimo del 1726 di Jonathan Swift, con la sua carica satirica e la denuncia delle follie del potere.

Be’ certo… preferivo il ciclope!

Cambia il regista – dal consueto Nathan Juran si passa a Jack Sher – ma rimane Kerwin Mathews nel ruolo da protagonista, che piaceva a Ray perché era bravo nello shadowboxing (termine con cui Harryhausen indicava un attore che reciti guardando il vuoto immaginando ci sia un mostro) ma certo che come carisma siamo parecchio bassini. E qui purtroppo non ci sono i mostri a farla da padrone, Mathews è protagonista assoluto di ogni sequenza, sia “in grande” che “in piccolo” – come vuole la trama swiftiana – e non mi sembra in grado di reggere l’intera vicenda sulle proprie spalle.

Nel citato documentario il produttore Schneer dice che Ray adorava giocare con le proporzioni, ma farci un intero film mi sembra un po’ troppo: l’unica creatura animata è una sorta di coccodrillo che Gulliver dovrà affrontare nella seconda parte del film, quando cioè è in forma ridotta. Una scena di pochissimi secondi che non può salvare il film: magari ci sono altri mostri, ma ero troppo addormentato per accorgermene.

Un po’ pochino per il Re dei Mostri

Diciamo che Gulliver non viene ricordato fra gli eroi di Ray Harryhausen, e presentare questo film subito dopo Sinbad è una bella battuta d’arresto: ma Ray è pronto a tornare in pista.

Una curiosità. Nella citata intervista del 1973 Harryhausen racconta che un giorno ha portato la figlia al cinema per vedere un doppio spettacolo, visto che programmavano sia Sinbad che Gulliver, titoli che Ray aveva accuratamente evitato di vedere nella versione britannica, perché sapeva che quel Paese ci andava già pesante con le forbici della censura. E non sbagliava, perché quel giorno con la figlia è stato doloroso, in quanto i film erano così pieno di tagli che Ray a un certo punto si chiese se il pubblico stesse capendo la trama. Addirittura la sequenza di Sinbad contro lo scheletro era sparita senza che nessuno se ne accorgesse: «A volte ci si chiede se qualcuno stia davvero guardando lo schermo»

L.

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35 risposte a Ray Harryhausen 3 – Sinbad e Gulliver

  1. Sam Simon ha detto:

    Che tristezza la censura… E che “bel” miscuglione hanno fatto per Sindbad! Sembra quasi fatto apposta per far sbizzarrire Ray!

    Comunque mi fa ridere la dicitura “il palazzo di Granada”: devo desumere che si parla dell’Alhambra? Perché di palazzi a Granada ce ne sono parecchi! X–D

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  2. Fabio ha detto:

    Questo film l’ho visto la prima volta,solamente quando ho acquistato l’edizione in blu-ray,per qui non ho mai fatto un confronto tra il vecchio ed il nuovo doppiaggio,di certo non lo includerei nella santa trinità qualitativa del vecchio Ray,ma di certo avendo sempre associato il suo nome al genere fantastico piuttosto che ha quello fantascientifico,reputo questo suo primo film a colori un pezzo fondamentale nella sua filmografia,poi figurati,il suo ciclope cornuto resta probabilmente una delle sue creature più famose,è poi ho sempre apprezzato la sequenza del suo primo “scontro di titani” tra il ciclope è il gigantesco drago privo di ali,con quel suo verde accesissimo,un gran bel tripudio di colori sgargianti,pian piano la leggenda di Harryhausen cresce in attesa di diventare mito!.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Le immagini di questo film le ho ammirate sin dal finire degli anni Ottanta, quando le ho trovate su “CIAK” e sognavo il giorno in cui sarei riuscito a vedere il film, purtroppo fra i peggio distribuiti di Ray, quindi il ciclope cornuto è paradossalmente fra i mostri che più amo di Ray pur avendolo visto pochissimo. Però appunto Ray è il Re dei Mostri e i suoi personaggi fanno breccia anche al di là dei loro film 😉

      A parte qualche “strusciatina” ad inizio carriera è chiaro che Ray sia legato al genere fantastico, e qui dimostra che anche con il colore sa fare meraviglie.

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  3. Cassidy ha detto:

    Siccome siamo gemelli nati in luoghi e tempi diversi, se tu scrivi: «Avrei amato vederlo da ragazzo, ma in realtà ho avuto la fortuna di vedere prodotti successivi e superiori, quindi è andata bene così.» io faccio si con la testa perché è anche la mia storia personale. Sono due film che ho recuperato dopo aver già scoperto il Maestro, sono molto amati e mi piacciono, ma la tua frase riassume tutto 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo è la pessima distribuzione italiana a renderci fratelli, avendo questa prediletto pochi titoli (ma ottimi) di Ray e penalizzato tanti altri, scoperti solo in epoche digitali.
      Oggi con la sterminata scelta siamo tutti figli unici, ma negli anni Ottanta e Novanta siamo stati tutti fratelli ^_^

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  4. Il Moro ha detto:

    Tagliare interamente la sequenza degli scheletri? Ma perché? Troppo Horror? A volte la censura fa cose strane.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Magari negli anni Sessanta in Gran Bretagna uno scheletro minaccioso era considerato troppo per il cuoricino dei bambini: le regole della censura sono sempre miisteriose, e tutte nascono dalle lamentele dei genitori apprensivi 😛

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    Roc, scheletri viventi, ciclopi, Gorgone, coccodrilloni…ne voglio ancora…e ancora! 🙂

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  7. Andrea87 ha detto:

    “Sinbad” lo vidi su Sky non troppi anni fa e ne rimasi estasiato! Ricordo che controllavo continuamente la guida perché non credevo che simili effetti speciali potessero essere degli anni ’50… io cresciuto con “L’armata delle tenebre” che omaggiava “Harryahausen” (nome mitologico, più citato che visto, dato che non avevo mai visto alcunché in maniera diretta), appena vidi quelle creature collegai immediatamente, ma non così “vecchio”

    L’unica pecca è che il film era nella versione ridoppiata… ed era pure un PESSIMO ridoppiaggio!
    Il protagonista aveva la voce di Fabrizio Manfredi e tutti i comprimari erano soci della CDC-SEFIT, in pratica era straniante vedere un film con le voci di Futurama (o di Starship Soldiers) che nemmeno ci provavano a ricreare l’effetto di un doppiaggio d’epoca… stesso problema del ridoppiaggio de “La moglie di Frankenstein”, con interpretazioni troppo moderne per il genere di film…

    PS: mischiare Sinbad a Ulisse è un classico degli americani, visto che quasi mezzo secolo dopo questo film, la Dreamworks produsse un film animato in tecnica tradizionale su Sinbad, traslato però totalmente nel mondo greco… fu un flop assoluto, nonostante la tecnica ineguagliata (l’animazione di Eris, la dea cattiva, la scena delle sirene…) e sull’animazione tradizionale si intonò il “de profundis”

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Avendo i DVD di entrambe le versioni ti capisco benissimo, il ridoppiaggio è al limite della denuncia penale! Ho appena pubblicato su YouTube un video-confronto 😛
      Ti consiglio perciò caldamente il DVD A&R Productions con l’ottimo doppiaggio originale.

      Harryhaysen sviluppò tecniche meravigliose che erano parecchio avanti per i suoi tempi, ma poi anche l’animazione a passo uno ha dovuto cedere davanti al digitale, infinitamente più veloce ed economico.

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  8. loscalzo1979 ha detto:

    L’apparizione dello scheletro, quasi il marchio di fabbrica di harryhausen che riprenderà in altri film.
    Quanto dobbiamo a questo gigante dell’animazione e degli effetti speciali.

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  9. Giuseppe ha detto:

    Sì, il documentario del 1995 era presente pure sulla prima edizione del DVD (che poi sarebbe quella che ho io), così come “The Harryhausen Chronicles” presente su tutte le prime edizioni Sony dei film di Ray 😉
    Quanto al ridoppiaggio, immagino che l’edizione speciale del 2008 non abbia fatto altro che peggiorare le cose con il remix multicanale, non risultandomi nessun tipo di recupero dell’audio originale (ascoltato in ogni passaggio tv) prima dell’edizione A&R Productions…
    Comunque sì, da Sinbad a Gulliver non lo definirei proprio un passo avanti: un buon film, tutto sommato, e il “gioco” delle proporzioni può dirsi riuscito ma… mancano le creature a cui Ray ci aveva già abituato nella manciata di film precedenti, e un piccolo coccodrilletto certo non basta a compensare 😉
    P.S. Tagliare la sequenza dello scheletro? Ma tu pensa, il Moige era già attivo in UK negli anni ’60 e io non lo sapevo 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Per fortuna la A&R e Sinister recuperano materiale ormai perduto, con la differenza che la Sinister si adopera per farlo perdere di nuovo, visto che stampa tipo dieci copie dei propri DVD e quindi è più facile recuperare le pellicole! Che senso ha recuperare qualcosa solo per murarla in un’altra prigione?

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      • Giuseppe ha detto:

        Non ha nessun senso, appunto, tanto più tenendo conto che da noi il recupero di titoli inediti avviene ancora per mezzo del DVD (non possiamo contare su di una versione del film in blu ray, se questo non viene prima fatto uscire nel precedente formato). E poi c’è sempre la questione delle riedizioni non indispensabili di titoli già usciti sotto un marchio differente, come ad esempio nei casi de “Il mostro dei mari” e “A 30 milioni di chilometri dalla Terra”: quale senso ha riproporre tali titoli nel solo bianco e nero, esistendo già le ottime edizioni a doppio disco Sony (senza nemmeno il problema dell’audio originale italiano, a quanto mi ricordo), quando altri classici meritevoli di recupero aspettano ancora il loro turno?

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        La distribuzione italiana è un labirinto inestricabile di misteri avvolti nel’inspiegabile: voglio essere positivo e sperare che esistano procedimenti logici a noi ignoti, ma la sensazione che siano semplicemente dei cialtroni è molto forte…

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  10. Bilbo ha detto:

    Sono l’unico qui che lo ha visto in tv nel 1983 ?
    Mi ricordo che lo replicavano ogni mattina per una settimana intera o più e mi piaceva sempre vedere il ciclope che si mangiava i compagni di Sinbad. 😉
    La tecnica di Ray era superba ( lui come persona meno, come sa chi ha letto l’Intervista su un numero di Comic Art ) ma il film che vedete in dvd NON è quello che vedevamo in tv ai tempi : è una versione dove gli effetti speciali sono stati corretti e migliorati in digitale, cosa che fanno con tutti i film prodotti fino a fine anni 90.
    Nello specifico, hanno eliminato il contorno nero che si vedeva nelle creature in plastilina sovrapposte allo schermo , migliorando , di molto, l’effetto visivo . Basta guardarsi una vecchia registrazione tv di Robocop e confrontare l’ Ed 209 di allora con la versione digitale in dvd e BD per capire cosa dico .

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Invidio la tua visione del 1983, purtroppo l’ho mancata. Se è per questo invidio anche il fatto che hai una registrazione televisiva dei tempi d’oro di Robocop, altrettanto introvabile: temo che l’effetto che descrivi sia noto solo a quei pochi collezionisti che abbiano conservato quelle preziosità introvabili. Se ti andasse di catturare schermate per testimoniare qualcosa di ormai perduto te ne saremmo grati, che qui siamo in parecchi ad essere appassionati alle edizioni italiane d’annata ormai perdute 😉

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      • Bilbo ha detto:

        Purtroppo non ho più nessuna vhs di Robocop, e mi sembra incredibile che non ricordi lo scontornamento nero tipico di qualsiasi film del fantastico
        un cui appariva un qualsivoglia pupazzo animato in stop motion.
        Mi ricordo pure quelli dei robot camminatori ne “L’impero colpisce ancora ” o lo scheletro del Terminator del primo film, o i tizi smontabili di labyrinth . Tutti difetti eliminati con le revisioni digitali. E incredibile, non c’è traccia di ome erano prima e dopo su internet. Ora, io sono contento che abbiano corretto quel difetto di contorno nero che rovinava il lavoro degli effettisti speciali, solo che le nuove generazioni, ( ma pure le vecchie) stanno dimenticando come erano davvero quei film all’ epoca. A vederli nelle versioni corrette, sembra che già negli anni 80 avessimo raggiunto la perfezione o quasi con gli effetti analogici . Ho trovato un video su YT, che ora sono pure riusciti a eliminare il movimento scattoso e tremolante tipico della stop motion

        Almeno di questo, forse rimarrà traccia nella memoria storica

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Io sono cresciuto negli anni Ottanta e ho visto in TV i film che citi (tranne Sinbad, purtroppo) e onestamente non ricordo alcun contorno nero. Di sicuro erano edizioni non ripulite come quelle digitali, e di certo i nostri TV a tubo catodico erano più che carenti a definizione, ma proprio non ricordo alcun contorno. Ho Terminator nell’edizione italiana trasmessa da Rai2 nei Novanta e non c’è alcun contorno nero (ecco una schermata) mentre invece si nota di più la sovrapposizione di riprese in Labyrinth, sempre da Rai2, ma paradossalmente è la Connelly ad avere le righe nere! (ecco una schermata)
        Ray Harryhausen aveva molto migliorato la sua tecnica, ne “Il mostro dei mari” anche nel DVD rimaneggiato si vede tantissimo la differenza fra umani e mostri mentre in seguito – lo dice lui nelle interviste – ha capito come ridurre la minimo la differenza di qualità visiva.
        Vedo se trovo altri film con effetti speciali da sovrapposizione che siamo riusciti a salvare in copia televisiva.

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      • Giuseppe ha detto:

        Se non ricordo male, le versioni in laserdisc beneficiavano già di questo tipo di interventi, ai quali seguivano poi ulteriori restauri per le successive edizioni in DVD (negli extra di “Un milione di anni fa” ce n’è giusto un esempio)…
        P.S. In quel lontano 1983 c’ero anch’io 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        I Laserdisc erano mitici e hanno fatto un sacco di buona roba, ma è tutta roba per collezionisti e non conoscerà alcuna distribuzione prima dell’arrivo del DVD dieci anni dopo, e ancora per qualche anno le TV manderanno le vecchie edizioni italiane non ritoccate, e onestamente questo contorno nero non ricordo di averci mai fatto caso. Forse dipendeva dalla TV, magari la mia “sfocava” e quindi paradossalmente migliorava l’immagine 😛

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  11. Bilbo ha detto:

    Sei sicuro che la versione che hai registrato fosse la versione originale italiana e non già una versione rimasterizzata e ritoccata ( è in widescreen, quando le pellicole per la tv erano spesso il 4 :3) ? Labyrinth lo scontornamento si nota tantisissimo ( vabbè, non è nero ma rosso) ed era così praticamente ovunque, quando si trattava si sovrapporre personaggi girati sul schermo blu/verde con altro girato .Ripeto, è una cosa buona che svecchia i film classici , solo che crea un “falso storico” che nessuno ricorderà più.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Labyrinth sicuramente si vede il “ritocchino” ma è proprio leggero. E sì, sono edizioni italiane quando ancora non erano ritoccate.
      Sono andato a scavare nei miei archivi su nastro e miracolosamente ho trovato la scena finale di Robocop contro Ed 209 che ho registrato da Canale5 nel 1990 della prima messa in onda: allego schermata da cui non mi sembra di vedere alcun contorno nero!
      Di sicuro produzioni minori curavano meno la sovrapposizione e quindi gli effetti speciali erano più carenti e si vedevano le magagne, mentre questi prodotti più ricchi potevano permettersi maggior cura.

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      • Giuseppe ha detto:

        Oppure, altra ipotesi, non avendo ovviamente la possibilità di visionare degli ancora inesistenti effetti in versione “migliorata” prestavamo poca attenzione a quei difettucci che forse, ai tempi, consideravamo essere inevitabili anche nelle produzioni ricche: ricordo ancora quando vidi la primissima versione restaurata della trilogia originale di “Star Wars”, cioè quella distribuita in occasione del ventennale del primo film, e mi sembrò quasi impossibile aver notato così poco negli anni precedenti i contorni neri (per via dell’effetto di sovrapposizione) ben visibili ai bordi dei visori nei caccia ribelli in volo sul pianeta ghiacciato Hoth, giusto per fare un esempio…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Sicuramente un difetto non si nota molto finché non lo si vede corretto: per dieci anni ho visto, registrato ed amato film da Tele+1 prima di accorgermi che la qualità era spazzatura, una volta visto il mio primo film in DVD: ah, ma così sono i film????? 😀
        Sono cresciuto con televisori che prendevano il segnale dalle classiche antenne dell’epoca, quindi spesso il segnale era rovinato, a volte si vedeva l’ombra di un altro canale che disturbava la frequenza, spesso c’era la “grana” o la nebbia: in mezzo a questo disastro distinguere dei contorni neri temo che per me sarebbe stato impossibile 😀 Anche perché ignoravo le alternative quindi per me quella era la qualità standard dei film. Per non parlare dell’invenzione del colore: solo nel 1983 è entrato in casa nostra un televisore a colori, e ho scoperto che Hulk era verde! 😀

        Va bene ripulire e sistemare per le nuove edizioni, ma sarebbe bello conservare anche le versioni “fallate” che per anni sono state la qualità standard: se fossimo in un universo parallelo uscirebbero cofanetti con varie versioni di uno stesso film. La Midnight Factory ci è andata vicino, con lo splendido cofanetto di Army of Darkness con tre versioni del film (internazionale, cinematografica e Director’s Cut): se avessero messo quella italiana e quella da TV sarebbe stato perfetto, ma ci ho pensato io ad aggiungere DVD al mio cofanetto 😛

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