Corvin Castle: dall’orrore all’ammmòre


Ai romeni del Castello piace molto fare quello… cioè noleggiarlo per produzioni americane!

Dovrò parlare quanto prima di The Nun II (2023) ricordando come il primo film sia tutto ambientato nel Castello di Santa Carta, nome balzano con cui si mascherano le riprese esterne al celebre Corvin Castle, il Castello dei Corvino che si trova niente e popò di meno che… in Transilvania!

Vale la pena ricordare un paio di titoli parimenti ambientati nel celebre castello romeno.


Indice:


Perché è famoso il Corvin Castle?
Un pizzico di storia

Il saggio Transylvania (2015) di Ethan Weingarten, praticamente un volantino illustrato per stuzzicare i turisti a visitare la Transilvania, mi spiega che una leggenda vorrebbe questo castello quattrocentesco nella città di Hunedoara (Unaiduara) sia stato usato da Vlad Dracul – «il padre di Dracula», è specificato – per tenerci prigioniero John Hunyadi: e chi sarebbe? Tranquilli, Ghostly Prisons (2017) di Alix Wood dice che invece ad essere stato imprigionato è stato proprio Vlad Dracul, che non era il padre ma proprio Dracula nostro, quindi le leggende sono abbastanza fumose.

Per fare chiarezza mi affido al saggio A history of Hungary (1968) di Imre Lukinich, che mi spiega come Hunyadi sia diventato famoso in Ungheria e in tutta Europa per la sua lotta contro i Turchi, in un periodo in cui questi ultimi provavano sempre più a penetrare nel continente europeo. A un certo punto Hunyadi viene fatto anche voivoda (governatore, detto anche principe) di Transilvania. Nel 1444, malgrado un accordo di pace in cui sotto sotto non credeva nessuno, i Turchi attaccano in forze e stavolta Hunyadi soccombe, sfuggendo alla morte per un pelo ma finendo prigioniero del voivoda di Valacchia, che per ingraziarsi i Turchi si offre di consegnarlo al Sultano, prima che le pressanti richieste degli ungheresi lo convincano a liberarlo.

Il saggio non lo dice, ma il voivoda di Valacchia dal 1443 al 1447 era proprio Vlad II Dracul, in effetti padre di quel Vlad Tepes usato da Stoker come modello per Dracula, quindi che Vlad II di Valacchia abbia tenuto prigioniero Hunyadi d’Ungheria pare storicamente accertato: dove l’abbia tenuto prigioniero rimane alla nostra immaginazione. Sicuramente quello che ancora oggi in Romania è chiamato Castelul Huniazilor o Hunyadi Castle è un’ottima ipotesi.

Le date invece cominciano a non corrispondere se diamo retta alla Wikipedia inglese, secondo cui Hunyadi stesso avrebbe iniziato la costruzione del castello nel 1446, cioè due anni dopo esserci stato teoricamente tenuto prigioniero, ampliando un torrione lì costruito da Carlo I d’Ungheria. Sempre la Wiki mi spiega che la presenza al suo interno di un dipinto d’un corvo indica il nome dei discendenti di Hunyadi, che già a partire dal figlio fanno “Corvino” di cognome, perché millantano di essere discendenti della gens romana dei Corvini: da questa finta nobiltà nasce il nome Corvin Castle, il Castello dei Corvino.


Il cinema americano
scopre il Corvin Castle

Usato da film e documentari romeni ed europei sin dagli anni Settanta, il Corvin Castle viene notato dagli americani solo con il nuovo millennio, quando cioè il cinema muore e quel poco che resta ha bisogno di esterni economici: è davvero raro che un qualsiasi film statunitense del nuovo millennio sia girato su suolo americano. Dalla A alla Z, il cinema fa per lo più la spola fra Canada e Romania, quindi il Corvin Castle pian piano finisce inquadrato. Per esempio il location manager Razvan Comeaga ha lavorato per produzioni americane come BloodRayne (2005) e Ghost Rider 2. Spirito di vendetta (2011), e indovinate un po? In entrambi si intravede il Corvin Castle.

L’inizio di Ghost Rider 2

L’ambientazione di BloodRayne

La presenza del castello è attestata anche in Vlad (2003), l’orripilante filmaccio impreziosito solo dalla presenza di Eroi della Z come Billy Zane e Brad Dourif, ma in realtà non ne ho scorto traccia. Preferisco film dove le inquadrature non lascino dubbi sull’ambientazione… come la vicenda del film The Nun (2018).

Veduta aerea del fantomatico Castello di Santa Carta da The Nun

Per fortuna in tempi recenti ben due film sono stati interamente girati nel castello e dintorni, così da fare un viaggio cine-turistico in Transilvania.


Dragonheart 4
ovvero
Mio è il regno, se mi impegno

La famigerata Universal 1440 Entertainment è in piena attività di “seguiti pezzenti di saghe nate decenti”. così fra i suoi marchi storici – da Scorpion King a Tremors – continua a raccontare avventure nel fatato mondo romeno dei regnanti dal cuore di drago.

Dragonheart 4. Battle for the Heartfire (2017) di Patrik Syversen ha un tipico trattamento italiano: esce in DVD con il titolo La battaglia per l’Heartfire, Mediaset lo trasmette come Battaglia per il Cuore di Fuoco e IMDb lo riporta come L’eredità del drago. Scegliete voi il titolo che vi piace di più.

La vicenda è quasi completamente ambientata nel Corvin Castle e nei suoi immediati dintorni, pura gioia per gli occhi, e per recensirvi il film mi affido ad un’antica pergamena che riporta i versi di un ignoto trovatore.

Siamo sicuri che la didascalia sia giusta?

Siamo in Romania, ma fingiam d’essere in Britagna,
ad affrontare un problema che da tempo lì ristagna.

Di prendere il posto del re morente nessuno è degno,
e il morituro si cruccia: “e mo’ il potere a chi lo assegno?”

C’è un’unica regola per chi voglia ottenere il regno:
del Potere del Drago bigna ch’abbia il cuore pregno.

Al giovane Edric l’eredità del sangue la corona consegna:
lui più di tanto non si entusiasma, ma neanche la disdegna.

La brama molto invece Rhonu, sua sorella arcigna,
poiché rivendica anch’ella un’eredità sanguigna.

La ragazza è portentosa e in ogni momento il fuoco spigne,
ma il problema è che quasi mai sa come quel foco si spegne.

Chi dei due erediterà il governo della cuccagna,
e chi invece se ne andrà a pascolar per la campagna?

A scioglier la questione ci penserà una pugna,
da cui lui è battuto e lei la corona impugna.

Il Potere del Drago in entrambi i fratelli alligna,
ma Edric se ne va per fratte e solo Rhonu regna.

La regina si affianca un bel vichingo dall’eterna lagna:
non gli sta bene niente perché il realtà il potere agogna.

Edric intanto il suo gran ritorno al potere sogna,
e la Sorte propizia una serie di fortune gli assegna.

Aiutato dal Drago, sì malato ma tenace come tigna,
Edric alfin aiuta la sorella a grattarsi la vichinga rogna.

La pace e l’amor fraterno tornano a governar la romena Britagna,
e tutti bevono al motto di “Viva la vigna! Che ’l Drago la benedigna!”

Potete non crederci, ma è esattamente questa la storia del film.



Il trono di cuori
ovvero
Ammmòre al Castello

Il canale satellitare dedicato all’ammmòre, SKY Cinema Romance, l’8 giugno 2019 manda in onda una colata di melassa dozzinale da scappare gridando nella notte: Il trono di cuori (Royal Hearts, 2018), non a caso targato Hallmark, la Casa che Spigne l’Ammòre!

Potete non crederci, ma regista e co-protagonista è James Brolin, che non è un omonimo: è proprio lui, lo storico attore d’annata, papà di Josh e marito di Barbra Streisand. Sulla soglia degli ottant’anni decide che è il momento di spignere l’ammmòre.

Il Corvin Castle diventa covo d’ammmòre

Kelly Pavlik (Cindy Busby) è un’insegnante di Jane Austen, che tanto non esistono altre materie scolastiche nella narrativa americana, e addirittura ci viene spiegato che dall’Inghilterra hanno chiamato Kelly per tenere conferenze a Oxford su Jane Austen, che proprio in tutta la Gran Bretagna non esiste nessun altro in grado di parlare dell’unica autrice nota alle americane.

Ma Kelly cova un dolore nell’anima, perché è cresciuta con i libri come unici amici – in pratica solo le opere di Austen, quindi praticamente è un’illetterata! – e lei sogna l’amor cortese, ottocentesco, quando l’educazione era il valore supremo. Invece ogni volta che esce con un uomo becca solo decerebrati mentecatti, come in fondo sono tutti gli uomini nella narrativa femminile.

Infatti mentre è al ristorante con un tizio a inondarlo di storie su Jane Austen, quello se ne esce fuori che lui legge solo fumetti (cioè un’usanza abietta, nella narrativa televisiva per donne) e intanto sta guardando il football sul cellulare, com’è noto facciano tutti gli uomini.

Sconsolata dal fatto che gli uomini d’oggi non sono come quelli dell’Ottocento, intanto in famiglia arriva una notizia incredibile: papà Hank (James Brolin) ha appena ereditato il titolo di Re di Merania! Ma perché? Ma com’è possibile? Basta domande: è l’ammmòre!

Il rude allevatore del Montana si ritrova catapultato nel solito regno europeo inventato dagli americani, che ignorano completamente qualsiasi nozione geografica dell’Europa e quindi da sempre nei film si inventano Stati e Regni, tanto quale americano medio sa che sono falsi? Ah, e ovviamente Re Hank si presenta col cappello da cowboy e il modo di fare da campagnolo: matte risate in questo film!

È bello essere re… hippy-yayé

Seguendo la rigida e inviolabile struttura di TUTTI i romantichelli televisivi, l’unica donna che Kelly incontra diventa subito sua best friend forever mentre l’unico uomo presente a Merania è un allevatore gentile e dal cuore d’oro. Poi arriva il principe del regno vicino, e lui è ricco e spregiudicato. Indovinate un po’? La protagonista dovrà scegliere fra due uomini, uno pratico e uno intellettuale. Cioè la trama di tutte le storie romantichelle mai scritte da duecento anni a questa parte, Twilight compreso. Viva la creatività!

Kelly si fa guidare dall’ammmòre che si versa melassoso su tutto il castello, e alla fine tutti sono contenti, felici e dementi. Ma tanto non è per la storia che va vista questa stupidata copia-incollata, ma solo perché l’intera vicenda si svolge al Corvin Castle – altro che Merania! – e il filmaccio ci permette di gustarci varie sezioni del castello.

Salutiamo il Corvin Castle, sperando che sia sempre più presente nel cinema americano, dall’orrore all’ammòre.



L.

P.S.
Per le voci italiane de Il trono di cuori, rimando al mio “Dizionario del Doppiaggio“.

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20 risposte a Corvin Castle: dall’orrore all’ammmòre

  1. coulelavie ha detto:

    Nota a margine: attenzione con le rime in “gna”…

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  2. Cassidy ha detto:

    Quello che i miei colleghi in loco esaltano sempre, chissà se sanno di tali trascorsi cinematografici per il loro amato castello 😉 Cheers

    Piace a 2 people

  3. Conte Gracula ha detto:

    Il poemetto era molto gustoso 😂
    Riguardo al regno di Merania, aspetto che salti fuori il principato di Mignatta, che a cambiare una vocale si fa sempre in tempo…
    Credo che le protagoniste dei romantichelli abbiano problemi a trovarsi il fidanzato perché sono troppo snobbine: la futura principessa laureata in Jane Austen avrebbe dovuto mandare a quel paese il suo appuntamento non perché legge fumetti o apprezza il football, ma perché il cafone stava sempre dietro al furbofono, durante l’uscita.
    E comunque, lui ha manifestato ben due aree di interesse, contro una sola ossessione di lei: questo fa del tizio il personaggio più profondo tra i due XD
    Magari, tra 40 anni, alla Hallmark si accorgeranno che fantascienza, fumetti e videogiochi tirano un po’, così la smetteranno di fare questa discriminazione ai danni della cultura pop: a una persona può piacere sia il mondo dei fumetti che l’unica scrittrice esistente nelle antologie statunitensi dei film 😛

    La cosa buona di questa minestra sciapa di film è che per lo meno esiste un bel castello, abbastanza versatile da stare sia negli horroracci che nei romantichelli. Aspettiamo che venga valorizzato da artisti degni ^^

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Storia, orrore, poesia e ammmore…
    questo post mi fa battere il cuore!
    🙂

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  5. Giuseppe ha detto:

    Col Castello dei Corvino
    ogni film, pur se è cretino
    piace a tutti, anche alle suore
    basta sia pieno d’ammore!
    Se lo yankee immantinente
    deve andar nel Continente
    lui non sa la geografia
    Ah, che cosa vuoi che sia:
    ci si inventa un posto e via!
    Qui è Merania, col suo regno
    Mo’ ‘sto nome me lo segno
    Ma conoscer le nazioni
    per sembrar meno coglioni?
    Dove credono di andare
    senza prima un po’ studiare?
    Chiedi: e la letteratura?
    Conoscenze da paura!
    Grande autrice ce n’è una
    dopo quella, più nessuna
    Kelly e Hank non sanno un cazzo
    ma fan parte dell’arazzo
    di una storia melassosa
    colma di vaccate a iosa
    per cascar sui sentimenti
    che fan presa sui dementi
    Oltre non voglio indugiare
    su di un film che fa cagare,
    dove ciò che c’è di bello
    son le mura del castello
    Ho finito, vostro onore
    più da dire qui non resta:
    con ‘sto carico d’ammore
    mi è venuto il mal di testa! 😄

    P.S.
    Quell’antica pergamena, come tosto lei mi insegna
    della pergamena mia è compare più che degna 😉 😀

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  6. Moreno Pavanello ha detto:

    No vabbé non solo hai poetizzato un film che non lo meritava minimamente ma hai anche spinto altri a seguire le tue orme! Sei un untore di poetanze!

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  7. Anonimo ha detto:

    Il Corvin Castle come la villa dell’ Olgiata?
    CB

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  8. Pingback: Death Race 2050 (2017) Frankenstein is Back | Il Zinefilo

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