Dracula (1931) 35 anni in Italia di un film semi-inedito

Il 12 febbraio 1931 esordisce a New York Dracula di Tod Browning, ma non è questa la data che voglio festeggiare, perché il film rimarrà completamente inedito in Italia per i successivi cinquant’anni: solamente il 20 aprile 1986 il Conte vampiro conoscerà l’onore di un doppiaggio italiano. Mi diverte pensare che l’elemento scatenante sia stata l’uscita nei nostri cinema di Fracchia contro Dracula (1985).

Per la recensione del film vi rimando a La Bara Volante e a Vengono fuori dalle fottute pareti. Io mi limito a raccontarvi la travagliata vita italiana del Conte che non beve mai vino.

Come di consueto il testo è venuto lungo, ma potete usare l’indice per saltare alle sezioni che vi interessano di più.


Indice:


Prologo
In memoria di Lon Chaney

«Anche un uomo puro di cuore, che dice le preghiere ogni sera,
può essere colto dalla febbre dei mostri

Lon Chaney jr.
alla rivista “Famous Monsters of Filmland” n. 102 (1966)

Il 26 agosto 1930 muore Leonidas Frank Chaney, quel Lon Chaney che ha votato la propria vita alla dolorosa creazione di ciò che noi chiamiamo cinema horror: da allora ogni attore famoso che reciti con del trucco sul volto si limita a salire sulle spalle del gigante. Infinita è la carrellata di mostri e creature orribili rappresentate da Lon su grande schermo, sfidando i limiti del proprio corpo per assumere aspetti che di umano non avevano molto. Poi quel mondo di cui Lon Chaney era il re ha cominciato a scomparire, perché l’avvento del sonoro era destinato a spazzare via tutti gli eroi del muto, pionieri coraggiosi che si ritrovarono senza più una terra. «I film parlano! Il suono è arrivato. Il silenzio è morto. La confusione regna», con questa sorta di poesia dal sapore di onoranza funebre il più grande esperto e appassionato di cinema horror della storia, Forrest J. Ackerman, racconterà nel 1966 quel momento topico della cultura popolare.

da The Road to Mandalay (1926)

Lon Chaney fa in tempo a parlare una volta sola in un film sonoro, in The Unholy Three (1930), prima che un Fato beffardo gli ricordi che quello non è il suo mondo, che quella non è la sua vita: per un crudele contrappasso gli viene diagnosticato un cancro alla gola, segno palese che saranno immortali le sue immagini, non la sua voce. Quello stesso 1930 muore all’età di 47 anni, con un volto che ne dimostra il doppio e una carriera che raramente i suoi successori eguaglieranno. Una carriera il cui passo successivo era già scritto e per cui Lon Chaney si stava già preparando: al suo infinito repertorio di mostri stava per aggiungersi un vampiro dal nero mantello.

Alla notizia della malattia di Chaney la Universal rimane orfana di uno dei più grandi caratteristi della storia del cinema, ed ora il progetto di Dracula è in pericolo: il regista Tod Browning ha tutto pronto, gli sceneggiatori hanno già in mano l’adattamento di uno spettacolo teatrale di Garrett Fort che da anni fa faville a Broadway, ma come si fa ora che manca proprio la star protagonista? Il 9 settembre 1930, meno di due settimane dopo la morte di Chaney, si inizia a girare Dracula con un attore che rappresenta la scelta migliore in quel momento: un apprezzato uomo di teatro di provenienza ungherese, con un accento esotico mitteleuropeo che al pubblico piace, con un talento indiscutibile e con i giornali che da almeno due anni lo elogiano per i suoi ruoli a teatro. Ruoli come quello del Conte Dracula, in uno spettacolo che ha riscosso successo in vari Stati americani.

Riutilizzando tutte le tecniche che da anni avevano reso il Conte un successo di pubblico a teatro, Bela Lugosi si appresta a fissare su pellicola il più celebre Dracula della storia. E sebbene in un’intervista del 1929 abbia confessato di non nutrire fiducia nel cinema, tanto meno in quello sonoro, e di credere che solo il teatro possa far brillare un attore, sarà proprio il cinema sonoro a rendere immortale l’attore, la sua parlata, il suo accento e la sua pronuncia di Dràccccula.


Il mito della censura fascista

«Ma perché Dracula non apparve in Italia come Frankenstein?» si chiede Ugo Casiraghi sul quotidiano “l’Unità” del 20 aprile 1986, dimostrando di non avere alcuna risposta informata da offrire, dato che si limita a dire: «Con quelli che c’erano in giro nel paese, la censura fascista deve aver pensato che un solo mostro sugli schermi poteva bastare».

Da metà del Novecento tutti citano la terribile censura fascista, mai nessuno che però presenti una qualsiasi prova di questa entità mitologica. Che un regime totalitario imponga la censura è cosa nota, oltre che ovvia, ma le modalità di questa applicazione rimangono nell’empireo del “sentito dire”. Perché Dracula non è stato proiettato nei cinema italiani all’epoca della sua uscita americana? Sicuramente è stato censurato dai fascisti, potete leggerlo ovunque: peccato non esista uno straccio di prova, o se esiste nessuno la fornisce. Come abbiamo visto, una volta fatta mente locale e scoperto che il coetaneo Frankenstein è uscito nelle sale, anche se in ritardo (come ho raccontato), può nascere la squisita fantasia per cui “c’erano troppi mostri, e quindi uno di loro doveva essere censurato”. Guarda caso, però, è stato censurato solo un mostro, non tutti gli altri.

Tod Browning, il regista di Dracula (1931), ha girato un numero infinito di film e l’Italia fascista è sempre stata più che interessata ai suoi prodotti: la feroce censura, che “bloccava qualsiasi prodotto americano” (come vuole il moderno mito senza fondamento), fra il 1921 e il 1944 ha rilasciato tranquillamente il visto per la proiezione in sala a ben venti film dei ventinove diretti da Browning in quel periodo. Non mi sembra un trattamento da censura oscurantista. Questo non vuol dire che la censura non esistesse, per esempio il suo The Virgin of Stamboul (1920) è pesantemente “manomesso” perché, come sappiamo grazie all’archivio di ItaliaTaglia, il visto censura viene rilasciato solo se dalla pellicola saranno cancellate «le vedute del Bosforo e di Costantinopoli e tutte le didascalie che si riferiscono alla Turchia», e il titolo diventi Vergine d’Oriente. L’imposizione non doveva essere così ferma, visto che “La Stampa” del 18 ottobre 1921 ci informa del gran successo di pubblico del film La Vergine di Stambul.

da Il fantasma del castello (1927)

Malgrado oggi siano in pratica film perduti in lingua italiana (come ci racconta Nick Parisi su Nocturnia), quei venti film di Browning ricevono tranquillamente l’approvazione della censura fascista, anche se quelli a tinte più forti – come Il Corvo (1926), Capitano Singapore (1926) o Il fantasma del castello (1927), tutti con Lon Chaney – ricevono un divieto ai minori, appellandosi all’articolo 22 della legge 10 dicembre 1925, n. 2277 (in seguito del tutto abrogata), che inizia con: «La Commissione a cui spetta di autorizzare gli spettacoli cinematografici deciderà a quali di essi possano assistere i fanciulli e adolescenti dell’uno e dell’altro sesso». Non c’è alcuna indicazione su quali parametri dovrà usare la commissione di censura, semplicemente dovrà giudicare cosa sia adatto o non adatto al giovane pubblico, esattamente come succede oggi con altre modalità.

Arriviamo all’anno 1931, in cui il 28 febbraio riceve il visto di censura italiano Tredicesima sedia (1929)… e poi per trovare un altro film di Tod Browning distribuito in lingua italiana dobbiamo aspettare il 19 aprile 1937, quando riceve il visto La bambola del diavolo (1936). E basta. Cos’è successo? perché negli anni Trenta il regista in pratica non è più distribuito nel nostro Paese? Forse un inasprimento dei rapporti con il cinema americano? Allora perché far uscire quei due suoi film? L’ultimo peraltro è un horror, genere che tutti danno per inviso ai fascisti, sempre senza prove.

Stiamo al gioco, accettiamo (senza prove) che la censura fascista degli anni Trenta abbia deciso di bloccare l’importazione dei film di Tod Browning, quindi va da sé che dopo il 1945 in cui si cambia totalmente registro finalmente il nostro regista potrà conoscere un novello interesse da parte dell’Italia… e invece no. Non esiste alcuna traccia di visti censura rilasciati ai film di Tod Browning dopo il 1937. Quindi, paradossalmente, solo il regime fascista ha permesso al regista americano di giungere in Italia: caduto il regime, il regista semplicemente è scomparso nel nulla, e tutti i suoi film diventano materiale raro, quando non addirittura perso. Alla faccia della censura fascista spietata!

La serpe di Zanzibar (1928)

Nel 1999 solo due suoi film del Ventennio sono disponibili in VHS, Serpe di Zanzibar (1928) e La bambola del diavolo (1936), entrambi per Pantmedia. E i venti film del regista usciti sotto la “spietata censura fascista”? Persi per sempre. Il celebre Freaks, l’opera più citata del regista insieme a Dracula, arriva in Italia solo nel 1976, proiettata in piccoli cine-club.

La censura fascista degli anni Trenta non aveva alcun problema nei confronti dei prodotti americani, nei confronti della Universal, degli horror o di qualsiasi altra categoria. I film di James Whale ottengono tranquillamente il visto della censura (ben dodici titoli solo in quel decennio), compresi i suoi horror con mostri, così come La Mummia (1932) di Karl Freund (regista meno distribuito ma in effetti ben poco prolifico). William Wyler e John Ford arrivano in Italia senza problemi, anche se in rari casi quei film sopravviveranno nel dopo-guerra, quindi rimane il mistero: perché tutti i film Universal hanno avuto possibilità di uscire in italiano, ma non Dracula?

Qualunque sia il motivo che ha impedito al film di ricevere una distribuzione italiana, perché nel dopo-guerra è continuato l’ostracismo nei confronti del cinema di Browning? La risposta è sepolta in chissà quale castello transilvano…


La “pista” politica

Nell’ottimo saggio Dracula: The Novel & The Legend (1985) Clive Leatherdale dedica un capitolo finale ad un argomento che di solito non viene mai trattato: l’interpretazione politica di Dracula. «Il capitale è lavoro morto che si rianima, a guisa di vampiro, solo assorbendo lavoro vivo; e tanto più esso vive, quanto più ne succhia»: così scrive Karl Marx ne Il Capitale (Libro I, capitolo VIII, 1), esattamente trent’anni prima che Bram Stoker pubblichi il suo vampiro.

Per il marxismo europeo di fine Ottocento Dracula è il perfetto simbolo del capitalista: «persegue il possesso totale delle vite delle sue vittime», spiega Leatherdale, «senza essere interessato ad alcun accordo contrattuale: esige la totale schiavitù lavorativa per l’eternità». Però poi l’inizio del Novecento, il crollo dell’èra vittoriana britannica e la nascita delle multinazionali sono tutti elementi che cambiano l’interpretazione, ed ora sono quei seccanti liberisti di Van Helsing e gli altri ad ostacolare i giusti piani di crescita economica di padron Dracula.

Con la Prima guerra mondiale la Germania subisce un crollo non solo politico ed economico ma anche culturale, e andando alla ricerca di eroi teutonici ecco che Dracula diventa d’un ratto simbolo del “superuomo” (o “oltreuomo”, Übermensch), la cui potenza è focalizzata sul sangue, simbolo di lignaggio. Nel 1921 Hanns Heinz Ewers con il suo Vampyr racconta di un vampiro che succhia sangue da un’ebrea, l’appartenente cioè ad una razza che nell’immaginario dell’epoca stava “infettando” l’Europa. Il nazismo ama la metafora del vampirismo e non passa molto che arrivi su schermo l’adattamento (apocrifo) del Dracula di Stoker, con il celebre Nosferatu (1922) di Murnau, subito denunciato dalla vedova del romanziere per violazione del copyright, visto che il trucco di cambiare titolo non ha funzionato.

da Nosferatu (1922)

La passione tedesca per il nobile Dracula, di antica stirpe guerriera e giustamente ghiotto del sangue di quegli inetti che infestano la società, viene sfruttato dalla propaganda statunitense con l’inizio della Seconda guerra mondiale. Agli occhi degli alleati Dracula era il perfetto simbolo del nazista, e non a caso viene combattuto da un’alleanza di persone di diversa provenienza ed estrazione che agiscono insieme. Gabriel Ronay racconta, nel suo saggio The Dracula Myth (1972):

«I poster che chiamavano gli americani a combattere contro i nazisti mostravano dei soldati unni con i canini di Dracula bagnati del sangue di innocenti. Non era un’immagine sofisticata, ma la sua immediatezza faceva capire alle masse il motivo dell’urgenza di Roosevelt nel combattere il nazismo. La penetrazione che Dracula aveva nell’immaginario collettivo venne sfruttata dall’esercito americano, che alle truppe dirette oltre oceano regalava copie del romanzo di Bram Stoker.»

Ci sarà tempo nella Guerra fredda perché Dracula diventi simbolo della minaccia comunista, che arriva a casa nostra in modo mellifluo e sorridente per poi succhiarci il sangue e renderci schiavi, intanto possiamo già avanzare un’ipotesi alternativa al misterioso silenzio italiano su questo film: che le voci sul Conte nazista cattivo siano arrivate alla censura italiana?

Magari in negli anni Trenta i distributori italiani non avevano voglia di impelagarsi con un personaggio controverso che poteva essere scambiato come simbolo negativo del nazismo alleato. Visto poi che Dracula non aveva alcun contatto con le tradizioni italiane, ben lontane da quelle teutoniche e disinteressate ai riti pre-cristiani (da tempo il vino era perfetto sostituto del sangue da bere durante i riti), probabilmente si è pensato di evitare un film che avrebbe portato più problemi che spettatori in sala.


Il mito del primo doppiaggio

Per dovere di cronaca segnalo come nel 2013 l’utente Anacleto nel forum del sito DVDEssential.com affermi:

«Il film arrivò negli anni ’30, in Italia, con un doppiaggio eseguito direttamente negli USA, che fu soppiantato nel 1936 da un primissimo ridoppiaggio (introvabile), in cui Corrado Racca era la voce del conte.»

Interrogato su come sia l’unico in Italia a sapere queste cose, l’utente presenta dei link a siti che non dicono nulla di tutto questo, né sono riuscito a trovare alcuna conferma, se non le solite pagine di AntonioGenna.net e l’Enciclopedia del Doppiaggio, che parlano di un fantomatico doppiaggio del 1936 ad opera della CVC con Corrado Racca che dà la voce a Dracula: ovviamente, com’è politica di questi e tanti altri siti, non c’è alcuna fonte che provi la veridicità di quanto affermato. Però c’è un però.

Il quotidiano “La Stampa” del 27 luglio 1934 (XII anno dell’èra fascista) a pagina quattro ci informa sul mondo dello spettacolo, e l’ultima notizia della rubrica “Il mondo e lo schermo” riguarda un doppiaggio in corso.

«S’è iniziato di recente, negli studii delle Industrie Cinematografiche Italiane, il doppiaggio di un film Universal, tratto da una novella di Edgar Allen Poe: “Il gorilla del dottor Miracolo”. Fra gli interpreti figura uno specialista del genere orrido Bela Lugosi, l’efficace attore di “Dracula”. […] “Il gorilla del dottor Miracolo” che è annunciato come un ottimo lavoro del genere spaventoso, superiore quanto a potenza emotiva, anche al famoso “Frankenstein”, contiene, a quel che si assicura, vari squarci di pura cinematografia.»

Questa breve notizia ci fornisce informazioni molto ghiotte. Per esempio che il regime fascista non ha alcun problema con il “genere spaventoso”, visto che il testo promette forti emozioni e quel film horror – il celebre Il dottor Miracolo (1932) di cui ho già parlato – sembra essere molto atteso. Poi la notizia ci conferma che Frankenstein (1931) era noto in Italia già prima che venisse effettivamente distribuito in sala – come già raccontato – ma almeno il film di Whale aveva il vantaggio di essere stato presentato al Festival di Venezia: come fa invece il giornalista a citare tranquillamente Dracula, che nessuno vedrà in lingua italiana ancora per decenni?

Va sempre ricordato come gli italiani del passato non fossero tutti pecorai ignoranti come ai “moderni” piace pensare, quindi conoscevano il mondo americano esattamente come lo conoscono oggi: il fatto che non esistesse Internet non rendeva i nostri antenati dei buzzurri campagnoli. L’inglese era perfettamente conosciuto, da chi ovviamente aveva possibilità di studiare, così come erano note le “novità dall’America”: dunque il giornalista cita a cuor leggero Dracula perché si sa che è un film che esiste o perché ha davvero girato per cinema italiani, pur senza lasciare alcuna traccia? Tendo ad optare per la prima ipotesi, visto che in Italia nessuno parla di Dracula prima del 1958.


Dracula nel dopo-guerra

Grazie a Simone Berni, il mitico Cacciatore di libri, sappiamo che la prima edizione del romanzo Dracula (1897) di Bram Stoker è stata venduta per tremila euro, tanto è rara.

È l’unica edizione nota del romanzo uscita in epoca fascista, in quel 1922 in cui la Sonzogno ha inserito Dracula. L’uomo della notte come numero 12 della sua collana “I racconti misteriosi”, con traduzione di Angelo Nessi. Parliamo però di un’edizione ridotta, quindi di solito la vera prima edizione italiana è considerata quella dei Fratelli Bocca del 1945, con traduzione di Remo Fedi. Ristampato nel 1952, il romanzo passa alla Longanesi nel 1959 diventando Dracula il vampiro sull’onda del successo del titolo omonimo giunto nelle sale italiane con visto 7 novembre 1958, cioè il celebre e colorato film di Terence Fisher con Christopher Lee che si distrugge la carriera interpretando il celebre conte. Quando il romanzo viene ristampato nel 1966, in occasione cioè del ritorno di Lee nei panni del Conte, sul quotidiano “La Stampa” la giornalista Rossana Ombres parla approfonditamente del romanzo come se non fosse così noto come si pensi – o probabilmente era noto solo agli amanti della narrativa del mistero, genere mal visto dall’intelligenzia – e lo definisce ingenuo ma leggibile.

«Per colpa di Dracula, un buon attore ungherese, Bela Lugosi, che interpretò il personaggio del conte vampiro nella regia di Tod Browning, morì in manicomio credendo di essere Dracula.»

Alla giornalista non interessa il film, piuttosto le piace dare eco e una delle tante leggende che avvolgono Lugosi come un nero mantello.

Di sicuro dal 1959 l’Italia apre le porte a Dracula. Le case editrici ristampano il romanzo di Stoker perché comunque non è robaccia horror come quella che si trova in edicola (secondo il pensiero dell’epoca), ed è proprio in edicola che la casa editrice romana ERP nel 1959 lancia la collana “I racconti di Dracula” (romanzetti dell’orrore scritti velocemente sotto fittizi nomi anglofoni), mentre nelle sale fioccano film di qualità sempre più scadente… e quelli vecchi, di film? Semplice: tutto ciò che riguarda Dracula prima del 1958 è completamente ignorato.

Eppure una curiosa fonte inaspettata potrebbe testimoniare che comunque il film con Lugosi era noto, anche se probabilmente solo agli appassionati.


La “pista” di Zagor

Nel luglio del 1972 in cui esce nelle edicole l’albo a fumetti Zagor contro il vampiro non esistono prove che un italiano abbia mai visto al cinema il Dracula con Bela Lugosi, ma il fatto che l’eroe della Sergio Bonelli Editore affronti un barone transilvano che dorma di giorno in una bara e di notte vada in cerca di sangue fresco… e che si nome faccia Bela Rakosi… rende chiaro come almeno la notizia dell’esistenza del film sia di dominio pubblico.

Va ricordato come la narrativa horror in Italia sia stata considerata spazzatura fino a tutti gli anni Sessanta, con ordinanze parlamentari che sancivano sequestri e “maestri di pensiero” che scrivevano indignati sui giornali come quel tipo di narrativa fuorviasse i giovani (come ho raccontato). Solamente con gli anni Settanta si inizia a creare un immaginario collettivo pieno di mostri classici ed autori riscoperti – come per esempio Lovecraft, totalmente ignorato per decenni – e quando poi esce al cinema L’Esorcista (1973) l’esplosione del paranormale e dell’occulto acquista dimensioni titaniche. Possibile che in tutto questo esplosivo ed inarrestabile interesse di ogni singolo utente italiano per argomenti fantastici, orrorifici, paranormali e misterici… nessuno abbia pensato a rispolverare il Dracula di Browning?

Sul numero del 16 aprile 1978 del “Radiocorriere TV” inizia un ciclo di servizi con cui Franco Scaglia racconta le origini di alcuni classici dell’orrore, e lo fa perché Rai1 (all’epoca Rete 1) proprio quella settimana lancia un ciclo di film horror: sebbene il giornalista inizi il suo viaggio narrativo con Dracula e Frankenstein, tra i sei film previsti per il ciclo di Rai1 (Il bacio della pantera, La jena, La mummia, King Kong, Il dottor Cyclops e Il mondo dei robot) non c’è traccia dei due celebri mostri Universal, che nessun italiano vedrà doppiati ancora per molti anni. Insomma, le notizie ci sono, ma i film originali no.

Qualcuno in casa Bonelli ha visto Dracula (1931)…

Come si può vedere da questa immagine comparatoria, possiamo lecitamente supporre che l’autore del fumetto – Guido Nolitta, storico pseudonimo di Sergio Bonelli – abbia visto il film con Bela Lugosi e l’abbia omaggiato, sia con l’entrata in scena del Conte (che nel fumetto è però un Barone), sia con la vicenda, molto più legata alla riduzione filmica che al romanzo di Stoker. Questo vuol dire che in mezzo a tanti cloni vampirici che infestavano le sale d’Italia era possibile vedere anche il nostro Lugosi? Nel caso, era proiettato in un fantomatico doppiaggio italiano che non ha lasciato tracce o magari in lingua originale sottotitolato?

Quest’ultima domanda la pongo per via di un curioso aneddoto personale: la prima volta che ho visto il Dracula di Browning è stato in lingua originale! Non so perché Tele+, il canale a pagamento nato nel 1991, non avesse i diritti del doppiaggio italiano o non l’abbia doppiato di propria iniziativa (come ha fatto spesso per molti prodotti: ancora oggi la serie “C.S.I. Scena del crimine” è trasmessa da Italia1 con il doppiaggio di Tele+), fatto sta che la prima volta in cui ho ammirato Lugosi vampirico è stato in lingua originale con sottotitoli in italiano, e in quell’occasione ho frainteso una celebre battuta: invece di «I never drink wine» (“non bevo mai vino”) ho capito «I never drink twice» (“non bevo mai due volte”), che per me funzionava benissimo. Quando nel maggio del 1995 ho visto al cinema Ed Wood (1994) di Tim Burton, in cui il titanico Martin Landau nei panni di Lugosi ripete la battuta, rimasi di stucco: ma… Tim Burton ha sbagliato la battuta? No, ovviamente ero io che l’avevo fraintesa.

Sergio Bonelli ha avuto modo di vedere una copia in lingua originale di Dracula? I mezzi non gli mancavano di certo, magari ha acquistato una copia in pellicola dall’America (o l’ha vista direttamente lì, durante i suoi viaggi), ma qui mi viene in soccorso l’amico Federico del canale YouTube Passoridotto, mio personale magister pellicolæ. Federico mi informa dell’esistenza di versioni in pellicola 8 e Super8 di Dracula, disponibili in lingua originale nei negozi italiani di Foto Cine Ottica: queste confezioni non presentavano il film per intero bensì una scelta di sequenze, in questo caso per un totale di circa otto minuti. Questo “riassunto” (digest) è stato condiviso su YouTube da un appassionato, Varulv film.

Un Super8 di Dracula molto probabilmente disponibile in Italia: ma era doppiato?

Il saggio Castle Films: A Hobbyist’s Guide (2004) di Scott MacGillivray mi informa che Dracula ha fatto parte dal 1963 del catalogo della celebre casa Castle Films, licenziataria di molte opere Universal, fino al 1977 in cui ha cambiato nome. Grazie alla pubblicità riportata qui sotto, sappiamo che queste pellicole costavano cinque dollari in 8 e dieci in Super8, mentre il proiettore – pubblicizzato dalla stessa rivista – costava circa dieci dollari.

Pubblicità dalla rivista “Famous Monsters of Filmland” n. 28 (maggio 1964)

Federico mi racconta che queste pellicole della Castle Films giravano tranquillamente nei negozi italiani fino alla nascita dell’home video su cassetta, quindi Bonelli potrebbe aver visto una di queste copie. Tra le scene selezionate dal Dracula della Castle Films, però, è assente quella che introduce il Conte, quindi è facile che Bonelli abbia visto il film completo in America, o comunque con metodi non accessibili allo “spettatore comune”, ma almeno questa “pista” ci permette di sapere che gli appassionati italiani della pellicola dagli anni Sessanta e Settanta potevano proiettarsi in casa una selezione di scene del Dracula con Lugosi. Se questi “riassunti” presentassero un fantomatico doppiaggio italiano temo che non lo sapremo mai con certezza.


Il primo doppiaggio italiano

Il 1986 è un anno che si apre con la discesa nelle classifiche musicali di Finalmente ho conosciuto il conte Dracula…, dove Mina canta in inglese canzoni di altri e in italiano i suoi inediti: che la scelta di quel nome nel nome dell’album sia un segno che persino il mondo musicale sta avvertendo qualcosa di “vampiresco” nell’aria? Qualcosa che la recrudescenza di vampiri trasmessi in TV sembra star anticipando, senza dimenticare che quel settembre 1986 la mania dell’orrore sbarca in edicola, sotto forma di un fumetto dal titolo “Dylan Dog”.

da “l’Unità” del 20 aprile 1986

Il 20 aprile 1986 un trafiletto del quotidiano “la Repubblica” ci informa che il noto critico cinematografico Claudio G. Fava insieme a Nedo Ivaldi ha organizzato una rassegna televisiva su RaiDue dal titolo “La luce delle stelle lontane”, la quale

«raccoglie dodici film americani compresi tra l’avvento del sonoro e l’inizio della guerra, mai usciti sugli schermi italiani».

Si tratta in alcuni casi di film «che furono all’epoca bloccati dalla censura fascista» (affermazione ovviamente data senza alcuna prova), quindi mai usciti in sala, e tutti i titoli in rassegna sono stati «appositamente doppiati per questa occasione».

«Si comincia oggi con il Dracula realizzato da Tod Browning nel 1931, dove l’attore di origine ungherese Bela Lugosi interpretava il ruolo cui nella storia del cinema sarebbe rimasto per sempre legato.»

Non è specificato se questo film rientri nel novero di quelli bloccati dalla censura fascista, mentre il quotidiano “La Stampa” del 17 aprile è più lapidario e sbrigativo: «Su Raidue dodici pellicole mai viste in Italia», comunque di sicuro quella domenica 20 aprile 1986 il film è stato trasmesso con un doppiaggio creato appositamente per l’occasione. Più chiaro sull’argomento è il settimanale “Radiocorriere TV” (n. 16 del 1986) che specifica come tutti e dodici i film scelti siano «inediti in Italia ed espressamente doppiati per la Rai», e il ciclo inizia con Dracula primo, il cui strano titolo italiano non è spiegato ma probabilmente è legato al fatto di essere «il primo film sonoro del terrore realizzato negli Stati Uniti».

Esattamente come Frankenstein, anche Dracula è un film dai gravissimi problemi di distribuzione italiana, e praticamente allergico alla TV: dal 1986 al 2021 saranno solamente sei i passaggi televisivi in chiaro (almeno quelli comprovati) di un film molto più citato che visto, in Italia.

Devo ora aprire una parentesi per spiegare come faccio ad avere il lusso di potervi regalare una delle immagini più rare in Italia: le schermate di quel passaggio TV del 1986.

Per la prima volta svelata la prima immagine italiana del film

I collezionisti sono persone infelici, schiavi come sono di passioni che non possono controllare e che li spinge a passare la vita a creare collezioni che sono inesorabilmente destinate alla distruzione: per vari motivi (non ultimo la dipartita del collezionista) la collezione rimarrà orfana e i parenti od eredi del collezionista faranno a gara a distruggerla, per il puro gusto di insultare la memoria del caro estinto. Raramente una collezione ha un valore tale da giustificare la sua prosecuzione.

Una locandina amatoraile

Girando per bancarelle, spesso mi è successo di trovare a più riprese libri palesemente di una stessa collezione – a volte firmati, a volte con ex libris al loro interno – altre volte, come ho già raccontato, un’intera collezione libraria è stata presa e gettata nella spazzatura. Salvando però le buste di plastica, perché quelle valgono più dei libri. (Sarebbe bello se stessi scherzando, purtroppo così non è.) Reputandomi io un collezionista, mio malgrado, sono più che consapevole che le tante collezioni che mi riempiono casa sono destinate ad essere distrutte, fa parte del ciclo vitale di ogni collezione.

Perché sto raccontando tutto questo? Perché mentre giravo per eBay in cerca di videocassette di Dracula, mi imbatto in un prodotto che riconosco subito essere parte di una collezione: solo un pazzo collezionista può riconoscerne un altro. È una videocassetta dalla locandina palesemente “manufatta”, non originale, creata solo da qualcuno che ha vissuto come me quei primi anni Novanta in cui ci si inventava di tutto per creare locandine con cui abbellire le videocassette registrate da TV. Quel manufatto significa che il possessore era un appassionato, e solo un appassionato può salvare ciò che la distribuzione disprezza.

Contatto subito il venditore per avere informazioni e non ne ottengo: quella cassetta gli è finita in mano e non ha idea di quale sia la provenienza. Non importa, i miei sensi da collezionista pazzo vibrano, e compro la VHS a scatola chiusa. Quando mi arriva scopro che il manufatto è curato molto di più di quanto risultasse dalla foto, quindi infilando la VHS nel videoregistratore già so cosa c’è dentro: Dracula primo, la prima edizione italiana del film. Anche se però è la replica di Rai3 del 12 gennaio 1993.

Da questo prezioso reperto di video-archeologia, recuperato grazie allo smembramento di una collezione personale che doveva essere fantastica, abbiamo le prove che all’epoca la RAI affidò a Edmo Fenoglio la direzione del doppiaggio di Dracula, con Deborah Jacquier ai dialoghi e le voci di Elio Pandolfi (Dracula) e Pinella Dragani (Mina). AntonioGenna.net aggiunge Romano Malaspina come voce di Renfield, ma ovviamente non spiega come faccia a saperlo.

Replica di TMC del 1990


Home Video e nuovi doppiaggi

Rarissime sono le informazioni sicure sulle versioni home video originali di Dracula. Il numero di gennaio-febbraio 1981 della rivista specialistica “Super 8 Filmaker” dà il film «disponibile in videocassetta», e il manuale The Video Tape & Disc Guide sembra confermare quel 1981 come anno di inizio vita in VHS del film, decretando la fine delle pellicole Castle con i “riassunti”. La rivista “Video” (volume IX, n. 7) festeggia il numero di Halloween del 1985 ricordando che Dracula, come Frankenstein, è disponibile in Beta e VHS MCA/CED RCA. Tutta qua l’informazione sicura che ho trovato su un film più citato che studiato.

Una copia su pellicola per uso domestico destinata a scomparire dal 1981

Ricevuto finalmente un doppiaggio italiano, quel 1986, non manca molto che Dracula segua il destino che sarà anche del suo collega Frankenstein, cioè il riversamento in VHS grazie alla casa romana Skema, nata nel 1988 e subito specializzatasi nel recupero di grandi classici, da Chaplin a Buster Keaton fino al russo Eisenstein.

Nella sua consueta rubrica dedicata all’home video (che leggevo religiosamente ogni settimana), Gabriele Rifilato sul “Radiocorriere TV” del 7 luglio 1991 approfitta di un ciclo di film horror programmato da Raidue, in omaggio al Fantafestival in corso, per uno speciale sulla distribuzione in VHS dei titoli vampirici, ricordandoci che moltissime pellicole storiche sono ancora inedite in home video italiano: Dracula invece viene dato come presente in videocassetta targata Skema.

L’unica prova dell’esistenza di una VHS Skema del film

Mi mangio le mani per non aver conservato il materiale pubblicitario preso dalla Skema in quella estate del 1990 (anche se non ricordo di aver visto pubblicità di Dracula), comunque dalle fonti presentate finora possiamo riassumere: doppiato dalla RAI e trasmesso nel 1986, il Dracula con Bela Lugosi viene preso dalla Skema all’incirca nel 1990 per un’edizione VHS introvabile, e possiamo solo ipotizzare che il doppiaggio italiano sia lo stesso di quello trasmesso su Rai2.

Appena giunge notizia che Francis Ford Coppola sta omaggiando il Dracula classico, la situazione esplode: dopo cinquant’anni di totale disinteresse, l’opera di Tod Browning d’un tratto è di scottante attualità. Dracula di Bram Stoker (1992) esce nei cinema italiani nel gennaio 1993 e più tardi quello stesso anno (la registrazione in Tribunale risale al 2 novembre) la De Agostini sfrutta una grande rivoluzione di quel periodo – cioè l’esplosione delle videocassette in edizione economica – per presentare una delle prime video-collane da edicola: “Il grande cinema del terrore“. Iniziare con Alien (1979) di Ridley Scott è un bel modo per far capire come la collana presenterà davvero grandi titoli, non i soliti scarti economici.

Se il celebre xenomorfo non bastasse a stimolare il pubblico, quella prima uscita doppia presenta anche il nostro Dracula, ma in una veste nuova: probabilmente la De Agostini non aveva i diritti per presentare il doppiaggio RAI, così una scritta ci informa che il film è stato ridoppiato dalla Prima Immagine S.r.l. di Milano per l’Istituto Geografico De Agostini». Il copyright del 1993 rende chiaro come si sia tutto svolto in quell’anno in cui il vampiro stokeriano impazzava in ogni medium.

Dai titoli di coda sappiamo solo che il nuovo doppiaggio è stato curato dalla E.C.T. di Cinisello Balsamo (MI), quindi tocca rivolgersi di nuovo ad Antonio Genna per sapere (senza prove) che la voce di questo conte è di Pietro Ubaldi.

Schermata del doppiaggio alla fine della VHS De Agostini 1993

L’esplosione multimediale di Dracula in quei primi anni Novanta forse convince la RAI a rilasciare il proprio doppiaggio: visto che è fermamente intenzionata a NON tramettere MAI il film, almeno che sia disponibile in videoteca. Non possiamo sapere se quel doppiaggio fosse già presente nell’edizione Skema, ma è sicuro che si trova nell’edizione Pantmedia / Gruppo Editoriale Bramante, secondo numero della collana “I grandi maestri del cinema” datata 1995. Edizione ripetuta anche nella VHS Legocart purtroppo senza data. Riassumendo:

    • 1990 VHS Skema con doppiaggio RAI del 1986;
    • 1993 VHS De Agostini con nuovo doppiaggio;
    • 1995 VHS Bramante con doppiaggio RAI del 1986;
    • 199? VHS Legocart con doppiaggio RAI del 1986.

Non sono note altre edizioni in VHS: se qualcuno avesse fonti sicure, sarei felice di essere aggiornato.



Il nuovo audio di Philip Glass

«A parte qualche accenno melanconico dal Lago dei cigni di Tchaikovskij, il Dracula di Tod Browning è privo di colonna sonora. A seconda dei gusti, è una tragedia o un colpo di genio», ci racconta Raymond Tuttle sulla rivista “Film Score Monthly” (dicembre 1999), all’interno di una recensione dedicata alla curiosa iniziativa di un celebre compositore: quella di regalare una colonna sonora nuova ad un film di culto.

«Il film è considerato un classico. Sentivo che la colonna sonora avesse bisogno di evocare l’atmosfera del diciannovesimo secolo, e per questa ragione ho pensato che un quartetto d’archi sarebbe stato perfetto. Volevo tenermi a distanza dalle ovvie sonorità da film horror: con il Kronos Quartet siamo stati in grado di aggiungere profondità emotiva al film.»

Queste le parole con cui il compositore statunitense Philip Glass spiega la sua operazione alla giornalista Susan King, per un servizio apparso sul “Los Angeles Times” del 26 agosto 1999. L’idea di una colonna sonora scritta a quasi settant’anni dall’uscita del film piace così tanto – in fondo, scrive il citato Tuttle, «Glass compone in bianco e nero» – che la musica finisce dritta nelle edizioni home video di Dracula, giungendo abbastanza rapidamente anche in Italia. Erano i primi del Duemila quando nell’ultima videoteca del mio quartiere (destinata a scomparire di lì a poco) vidi una nuova ristampa del film con la musica di Glass. Rimediai subito quella colonna sonora ed è stata valido accompagnamento musiclae di molte giornate lavorative.

Questo mio ricordo personale è l’unica “prova” (che ovviamente non vale nulla) di una supposta uscita italiana della versione “Universal Collector’s Edition” del Dracula di Browning, all’interno di un progetto che la casa ha iniziato nell’agosto 2000, cioè presentare i propri mostri classici in versione digitale con alta qualità del video ed eventuali scene tagliate “riattaccate”. Nel recensire l’iniziativa, Andy Dursin della rivista “Film Score Monthly” (gennaio 2000) specifica che il film con Bela Lugosi è presentato in DVD doppio-strato:

«L’edizione non presenta solo il film originale del 1931, un documentario e un audio-commento, ma offre anche la recente colonna sonora di Philip Glass. […] Il nuovo DVD della Universal non solo ti permette di vedere il film con la sua colonna sonora originale (quasi del tutto priva di musica, a parte un estratto dal Lago dei cigni nei titoli di testa) ma ti consente di ascoltare il film con la nuova musica composta da Philip Glass, eseguita dal Kronos String Quartet.»

L’edizione CD Audio della colonna sonora di Philip Glass

Questa edizione 2000 del DVD di Dracula costa 29,98 dollari: è mai arrivata in Italia? Esiste traccia di un’edizione DVD italiana della Sony Pictures del 2000 dal titolo Dracula: plausibilmente è quella, ma non posso esserne sicuro. Magari è un documentario su Vlad l’impalatore!


L’ultimo doppiaggio

Nell’assenza più totale di informazioni, malgrado la vicinanza temporale, per il terzo ed ultimo doppiaggio di Dracula non posso che affidarmi al solito AntonioGenna.net il quale, sempre senza citare alcuna fonte, afferma che nel 2003 Renato Cecchetto ha diretto un doppiaggio con Ambrogio Colombo nel ruolo del Conte. Vista la data, è plausibile ipotizzare che si tratti di un’edizione in DVD italiano del film, di cui però non si conosce assolutamente nulla.

Le uniche frammentarie notizie che ho trovato sul Conte di Lugosi in DVD sono le seguenti:

  • collana “Universal Studios Monsters” presentata da Edizioni Master nel 2006;
  • edizione Stormovie 2010, ristampata da Quadrifoglio nel 2012.

Aggiungendo il Blu-ray “Legacy Collection” del 2017, è tutta qua la distribuzione italiana di un film molto più citato che visto, o distribuito. Se qualcuno avesse altre notizie certe di distribuzione nostrana, non esiti a farmelo sapere.


Epilogo
Le tre voci del Conte

Come si è visto, l’Italia è sempre rimasta profondamente indifferente al fascino del film di Tod Browning, completamente ignorato per decenni e anche una volta finalmente doppiato reso semi-inedito da una distribuzione totalmente assente. Se non esistesse la pirateria, nessun italiano conoscerebbe qualcosa che rimarrebbe appannaggio di pochi appassionati.

Eppure nella sua pessima vita italiana il Conte che non beve mai vino ha conosciuto ben tre doppiaggi diversi: il fantomatico quarto, quello del 1936, non esistendo alcuna prova al di fuori di siti privi di fonti possiamo benissimo ignorarlo.

In conclusione, ecco un mio video “manufatto” su YouTube con i tre doppiaggi di Dracula (1931) messi a confronto, usando lo stile Castle Films: una selezione di scene chiave presentate nei tre doppiaggi noti:

  1. quello trasmesso dalla RAI il 20 aprile 1986 e conservato dalla VHS Pantmedia / Bramante del 1995, “I grandi maestri del cinema”, e VHS Legocart di data ignota;
  2. quello curato da Prima Immagine per la VHS De Agostini del 1993, “Il grande cinema del terrore”;
  3. quello misterioso per una fantomatica edizione digitale del 2003 di cui non si sa nulla: comunque è l’audio delle edizioni digitali italiane del film.

Da notare come le edizioni americane del film adottino tutte la colonna sonora del 1999 di Philip Glass, mentre i doppiaggi italiani continuino ad usare gli estratti del Lago dei cigni.

L.

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73 risposte a Dracula (1931) 35 anni in Italia di un film semi-inedito

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  2. Evit ha detto:

    Che sorpresa la registrazione RAI! Ne hai raccolte di chicche!
    Anche io non sono riuscito a capire da dove venga la voce di addirittura DUE doppiaggi anni ’30. Non uno eh, ben due, di cui uno doppiato, si dice, in America!!!!! Ahah. Benché questa non fosse pratica inusuale nei primi anni del sonoro (subito abbandonata per motivi che possiamo immaginare), l’assenza di visti censura di alcun tipo mi hanno fatto propendere per la panzana. Spero che qualcuno legga il tuo articolo e, irato, venga a dirci la fonte di simili informazioni.
    Come sempre in questo campo, le fonti non sono mai rivelate e rimangono curiosità insondabili. Per quanto riguarda i nomi che compaiono sul Genna, come saprai sono spesso a segnalazione degli utenti che ne hanno riconosciuto la voce (e che rimangono non menzionati). E se ci sono informazioni su direttore e azienda che lo ha doppiato, vuol dire che qualcuno le ha trascritte dopo averle viste alla fine del film (anche questa fonte rimane non menzionata). Che io sappia sono l’unico che cita gli utenti e il loro contributo, e tiene traccia delle fonti… ma perché ho imparato dal maestro zinefilo. MAESTRO… MOSTRO… (cit. ma lo so che non ti piace Dracula morto e contento)

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non solo manca il visto di censura, ma manca una qualsiasi menzione italiana di Dracula prima del 1958, quindi semmai sia uscito davvero il film con il fantomatico doppiaggio italo-americano e l’ancor più fantomatico ridoppiaggio italiano, dev’essere stato in qualche cinema parrocchiale o nella cantina del nonno di Genna, perché anche i peggiori cinema di provincia segnalano ai giornali le loro proiezioni, e nessun Dracula è stato proiettato in Italia prima di quello di Lee del 1958, che in più ha fatto ricordare il romanzo di Stoker ampiamente ignorato in italia.
      Non so che gusto ci sia a citare le voci di corridoio, a questo punto ne invento una io: esiste un doppiaggio romanaccio del 1932 dove il Conte fa “Ahò Ahò embeh?” 😀

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      • Evit ha detto:

        AHAH, ora voglio quella versione!
        Il “sentito dire” è la fonte italiana per eccellenza. Forse dietro c’è anche un po’ di megalomania. Io dico queste cose solo perché magari qualcuno si arrabbia e viene a dirci IGNORANTI, QUESTE SONO LE PROVE. Chissà perché non penso che avverrà mai.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Un po’ ci spero anch’io, soprattutto che esca qualcuno con una copia VHS o DVD di cui non ho trovato tracce, magari quella versione italiana con la colonna sonora di Glass di cui ho visto la pubblicità nel 2001 ma di cui resto unico testimone oculare, e la mia memoria non è certo fonte attendibile 😛
        Dalla qualità degli interventi che ho letto in giro direi che grasso che cola se hanno visto una volta questo film, figuriamoci avere fonti certe di qualsiasi suo aspetto 😀

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    • Pincopallino ha detto:

      Lasciamo perdere il Genna che si fida degli utenti del suo forum: ”Questo mi sembra Tizio ma io sento Caio”.

      Che poi quel forum ultimamente è pieno di insulti ai doppiatori milanesi, omofobia, transfobia, ecc.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Per fortuna da tempo immemore non frequento più forum, visto che io lo facevo per ottenere informazioni o scambiare opinioni e invece c’era sempre e solo insulti, offese e qualunquismo. A quanto pare in questi anni non è cambiato molto, quel mondo 😀

        Purtroppo il doppiaggio è una cultura orale e quindi altamente inaffidabile. Purtroppo dovrebbero essere la case italiane a fare i loro database, pubblicando le schermate del doppiaggio dei loro film, ma ovviamente è un sogno assurdo.
        Intanto la mia raccolta di schede di doppiaggio dai titoli di coda ha superato i tremila film: devo decidermi a fare un sito o un blog per presentarle 😛

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      • Pincopallino ha detto:

        Piccolo aggiornamento sulla situazione del coniglio Oswald (Cirinfischio/Rorò): ho pubblicato la storia della sua distribuzione italiana su un gruppo Facebook riguardante i vecchi film Universal e non solo ha messo mi piace una delle pronipoti di Carl Laemmle (fondatore della Universal) ma nei commenti si è riusciti a fare chiarezza riguardo ad alcuni titoli.
        Almeno un mistero italiano Universal che potrebbe risolversi.

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  3. Sam Simon ha detto:

    I neve drink… wine. Stupendo Bela Lugosi!

    E ci credo che c’hai messo tanto a scrivere questo post, è magnifico e documentatissimo! Ma, mi chiedo, Antonio Genna dove le trova tutte le informazioni che ha? E mi risponde Evit qui sopra, noto, sono utenti… anonimi!

    Questa cosa di scrivere notizie senza fonti è veramente noiosa, e ho notato da tempo che Internet pensa che la mera ripetizione serva a rendere le notizie affidabili. Non è così!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      In fondo gli utenti ripetono quello che vedono fare da siti, anche blasonati: la semplice ripetizione di notizie vaghe e confuse. I siti almeno da questa tecnica ci guadagnano soldi, non so perché lo facciano gli utenti 😀

      Da anni con Evit stiamo raccogliendo schermate con doppiaggi, proprio per avere le “pezze d’appoggio” in futuri post, senza doverci limitare a citare il Genna delle Leggende 😛

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  4. Il Moro ha detto:

    E niente, un altro articolo SPETTACOLARE del Zinefilo! Complimenti per l’immane ricerca!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio, ed è incredibile come un film così citato sia stato (e sia) così ignorato in italia. Ma in fondo fa il paio con Frankenstein, che non viene mai trasmesso ed è noto solo a pochi, sebbene sempre citato da tutti 😛

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      • Pincopallino ha detto:

        Può essere che Dracula sia stato distribuito in Italia con un altro titolo?

        Chissà magari lo ha distribuito la Paramount con il titolo ”Cirinfischiula” (scherzo)

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Tutto può essere, ma è altamente improbabile, visto poi il pessimo trattamento riservato in Italia (e credo solo in Italia) agli storici mostri Universal, che sono pressoché ignoti al grande pubblico al di fuori dei rimandi “di rimbalzo”. Prima dell’avvento della Santa Pirateria, un numero inifnitesimale di spettatori aveva visto il Frankenstein o l’Uomo Lupo, quelli veri, perché in TV passavano a secchiate solamente i cloni e le versioni povere, mentre le rare VHS erano appannaggio di pochi collezionisti. Oggi la situazione è identica, ma almeno con la pirateria i mostri Universal sono accessibili a un po’ più di persone.
        Visto che la Universal non ha MAI distribuito bene i suoi mostri in Italia, ma quando l’ha fatto ha lasciato sempre i titoli giusti, è difficile pensare che abbia inventato nomi misteriosi per Dracula dopo aver distribuito gli altri mostri senza cambiamenti.

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      • Pincopallino ha detto:

        La distribuzione italiana dei prodotti Universal (ad eccezione dei primi corti del coniglio Oswald) al epoca era curata dalla Società Anonima Stefano Pittaluga.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        In quale epoca, il 1931? E certo è curiosa una società “anonima” a cui segue nome e cognome 😀
        Comunque purtroppo dopo quasi cento anni la situazione non è affatto migliorata e i celebri mostri sono rarissimi da beccare in giro, al di fuori dela pirateria.

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      • Pincopallino ha detto:

        Non è da escludere che Dracula abbia avuto una distribuzione italiana nonostante la mancanza del visto censura, alcuni anni fa un corto del coniglio Oswald (sempre Universal) venne recuperato da una copia in lingua italiana non segnata su Italiataglia.

        Curiosamente i titoli non riportano Cirinfischio (il nome Paramount) o Rorò (Il nome Universal/Pittaluga).

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Non è solo questione di ItaliaTaglia: non esiste alcuna citazione del film prima del 1986, a meno di non citarlo come esistente all’estero.

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    • Pincopallino ha detto:

      Credo che la situazione di Oswald/Cirinfischio sia più legata al supervisore della serie Charles Mintz che la Universal, siccome quest’ultima non operava ancora in Italia e la Paramount distribuiva ”Micio” (prodotta sempre dalla Winkler Productions) hanno deciso di affidare la distribuzione a loro.

      Alcuni dei corti sono stati distribuiti erroneamente con titoli come ”Micio trasvolatore” e ”Micio prende moglie” poi sistemati, ”Micio” sarebbe il titolo italiano della trasposizione animata del fumetto Krazy Kat di George Herriman ma evidentemente il design simile con Oswald ha mandato in confusione la distribuzione italiana.

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  5. Andrea87 ha detto:

    Gran bel pezzo d’indagine, li adoro sempre perché analizza alla base certe credenze riportate da tutti.
    Sui primi due fantomatici doppiaggi di Dracula, in effetti, non ci sono prove ma solo voci più o meno credibili (molti film stranieri sono giunti in Italia al seguito degli americani, assieme a sigarette e cioccolata in quantità industriale: mia nonna, 95 anni, ricorda ancora bene quelle scene che ponevano fine ad un periodo terribile!).
    Per esempio, fino a qualche anno fa si sostenevano le stesse cose su “Il grande dittatore”, fino a quando, anche lì non si sono cancellati 70 anni di voci (vedi: https://www.antoniogenna.net/doppiaggio/game/46.htm )

    PS: la quasi totalità dei riconoscimenti è basata sull’orecchio degli appassionati (tra cui anche io), dato che solo nell’ultimo decennio e solo per le grandi produzioni cinematografiche i cartelli finali riportano ogni singola voce che vi ha lavorato (e anche in questi casi, abbiamo un minestrone di “altre voci” che poi tocca a noi cercare di ricondurre a questo o a quell’altro attore). Nel caso di Malaspina (primo doppiaggio) e Ubaldi (secondo doppiaggio) sono sicuramente loro, essendo due voci facilmente riconoscibili. Curiosamente il Genna invece riporta SOLO il doppiaggio originale(?) di Frankenstein, ma non quello RAI, dove Malaspina doppia lo scienziato e Del Giudice il gobbo Fritz (interpretato dallo stesso Dwight Frye che in Dracula fa Reinfield!)
    Aggiungo che Io il terzo e ultimo doppiaggio di Dracula l’ho sentito per la prima volta intorno al 2003 durante una trasmissione del film su Studio Universal sulla defunta paytv Stream: probabile che sia stato commissionato da loro (di sicuro molto migliore di quello della “Moglie di Frankenstein”, reso decisamente comico e anche molto pigro: Alessandro Rossi sulla Creatura per esempio)

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Le voci smettono di esistere quando non trovano più orecchie: basterebbe riportare la fonte di tutto ciò che si afferma perché in un attimo crollino secoli di leggende popolari. 😛

      Da anni raccolgo le schermate finali dei doppiaggi in film di ogni sorta, e non sembra esistere una regola: paradossalmente solo il Dracula del 1986 riporta la voce del doppiatore, per quelli successivi tocca basarsi sull’orecchio. A volte si trovano doppiatori nelle videocassette di trent’anni fa mentre film di questo decennio ne sono privi, quindi è chiaro che l’informazione è frammentaria, ma proprio per questo motivo è assolutamente necessario essere precisi.
      Nel mio pezzo ho scritto in modo chiaro da dove io abbia preso le informazioni: sarebbe bello che lo facessero anche siti come il Genna o l’Enciclopedia del Doppiaggio, che invece sembrano più l’Eco del Pettegolezzo 😀
      Accanto ad ogni voce dovrebbero scrivere la fonte (“riconosciuta ad orecchio” o “riportata nei titoli di coda”) e allora sì esisterebbe una cultura del doppiaggio in Italia e avremmo un archivio storico.

      Grazie ai pirati, gli unici veri archivisti in Italia, si è conservata la trasmissione StudioUniversal di “Dracula”, e mi spiace rovinarti il ricordo: il doppiaggio è quello RAI 1986, si sono limitati a scrivere a mano “Dracula Primo” sul titolo!
      StudioUniversal ha iniziato nel 2005 a trasmettere Dracula mentre le Edizioni Master lo presentano in DVD nel 2006: può darsi che sia quest’ultima la prima apparizione in digitale italiano del film, o magari c’è un’edizione precedente di cui si sono perse le tracce. Capisci che un Paese in cui dopo solo quindici anni si perdono completamente le tracce di un DVD di Dracula ha seri problemi di memoria! 😛

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      • Andrea87 ha detto:

        ehm… credo di non aver capito un passaggio: in che senso “il doppiaggio è quello RAI 1986”? su Studio Universal ho visto l’ultimo doppiaggio, quello dove il Conte è Ambrogio Colombo, per intenderci. Su questo non ci piove: anche se avevo 18 anni, avevo già l’orecchio ben allenato.

        Al limite posso aver sbagliato l’anno del ricordo: probabile il 2005, quindi, quando Sky aveva rilevato tutto (da agosto 2003), perché ricordo il sopracciglio aggrottato di Lugosi, subito ribattezzato alla “Carletto Ancelotti”, all’epoca allenatore del Milan

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahahahah Chissà cos’avrebbe detto il povero Bela di questo paragone con Ancelotti 😀
        Questo tuo ricordo potrebbe far combaciare alcuni pezzi rimasti fuori dal quadro completo.

        La copia che gira fra i pirati e che porta il logo “StudioUniversal” vanta innegabilmente il doppiaggio RAI, ma visto che tu ricordi bene il doppiaggio più recente, e visto che quel doppiaggio con Colombo è quello del DVD Stormovie (collana che presenta in digitale l’archivio Mediaset), allora il terzo doppiaggio potrebbe essere stato commissionato da Mediaset al momento di rilevare quel canale da SKY.
        Stando a Wiki l’8 maggio 2009 StudioUniversal inizia le trasmissioni su MediasetPremium, e guarda caso sette giorni dopo va in onda “Dracula”: visto che il successivo 2010 esce in DVD il film con la voce di Colombo, a questo punto è lecito supporre un ridoppiaggio?
        Oppure già nel passaggio del 26 aprile 2006 su StudioUniversal il “Dracula” era stato ridoppiato, visto che nel 2006 esce in DVD Edizioni Master?

        Purtroppo non potremo mai sapere se i tanti passaggi del film su Studio Universal (3 su SKY, ben 12 su Mediaset!) abbiano avuto tutti lo stesso doppiaggio, di sicuro ha iniziato a viaggiare dal 20 settembre 2005 e di sicuro la copia StudioUniversal che si trova in Rete ha il doppiaggio RAI (se vuoi te la passo), il resto possiamo solo ipotizzarlo.

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      • Andrea87 ha detto:

        No, no ci credo! Comunque anche riascoltando le varie clip era chiaramente l’ultimo doppiaggio, con l’audio pulito e ovattato (anche troppo) e Di Troia su Van Hellsing (fa strano sentire Quaggmire su un azzimato vecchio professore xD).

        Posso azzardare una spiegazione? Può essere che qualcuno abbia estratto l’audio della versione RAI e riversato su di un video digitale ripulito preso da Studio Universal (quello che nel gergo si chiama MUX)?

        PS: certo che tre doppiaggi per un unico adattamento… sempre quello Rai! Chissà se la Jacquier ha saputo (tradotto: le hanno pagato i diritti della traduzione) la cosa!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Essendo una copia non ufficiale, tutto può essere, ma davvero non capisco perché il “pirata” avrebbe sostituito un audio italiano con un altro audio italiano: forse che reputava quello del 1986 migliore del più recente???
        Sicuramente il terzo doppiaggio è di marca Mediaset, un giorno troveremo la prova di quando precisamente è nato 😉

        Povera Jacquier, non mi intendo di queste cose ma è facile pensare che non abbia visto un centesimo dei due doppiaggi che l’hanno ricalcata! 😛

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      • Pincopallino ha detto:

        Studio Universal è sempre stato di proprietà NBCUniversal, ma questo non esclude che il doppiaggio possa essere stato commissionato da Mediaset per i loro canali vista la battuta su Ancelotti (in un episodio de I Simpson menzionano Marco Columbro).

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  6. Madame Verdurin ha detto:

    Che meraviglia di post Lucius, ma davvero! Complimenti, deve essere stato un lavoraccio cercare tutte queste informazioni e scriverlo! Ora però non so cosa darei per sentire il Conte Dracula doppiato da Pietro Ubaldi XD

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  7. Vasquez ha detto:

    — .. – . -.-. —

    …ehm… ehmm… mi devo schiarire la voce …no, è che…sono senza parole… spero di non essere troppo in ritardo per i complimenti…
    Esiste l’Oscar dei Post? No? Ma istuìamolo subito!
    A parte che si legge che è un piacere, ma che gran lavoro di ricerca. Decisamente non ti sei limitato a scavare dove c’era la X!
    E quella vhs Rai poi! Eh, magari si potrà dire che sei stato fortunato a trovarla, al che io ribadirei che la fortuna arride sempre e solo a chi sa osare, e spulciare sulle bancarelle, fossero anche solo quelle virtuali di e-bay.
    Bello bello bello.

    Mi sembra di aver notato che solo il doppiaggio Rai provi a dare un minuscolo accento est-europeo a Dracula. Gli altri mi sembrano di una piattezza sconcertante. Ma l’ho ascoltato solo 3 volte…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahaha ti ringrazio, ma se mi avvertivi mi preparavo il solito discorso di circostanza da Oscar 😀 «Ringrazio la maestra dell’asilo che ha sempre creduto in me…» 😛

      Quella VHS è un chiaro segno del Fato: era il momento che Dracula uscisse dalle ombre nei suoi 90 anni originali e 35 in Italia. Tutto torna, siamo solo strumenti di un’entità superiore: la Pessima Distribuzione Italiana 😀

      Hai detto benissimo, sin dall’esperienza teatrale Bela piaceva molto perché aveva quell’accento esotico mitteleuropeo che gli americani adoravano, e Dracula ha un fortissimo accento, che solo la RAI provò a mantenere.

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  8. Vasquez ha detto:

    Ringraziamo anche noi la tua maestra d’asilo allora. 😛
    Maestro.

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  9. Vasquez ha detto:

    Vedi dopo quando uno fa mente locale. Dovendo subire da anni la visione di film a cartoni (Disney e non) si finisce per fare un gran mischiume mentale senza far più caso a nulla, a parte casi eclatanti.
    In “Hotel Transylvania” 2012 c’è un Dracula dal pesante e parodistico accento mitteleuropeo, con l’ovvio riferimento al Dracula di Lugosi, che in Italia avranno capito in … sei? Sette?
    Quando invece nel resto del mondo si saranno leccati i baffi, perché il film è anche carino.
    Sempre ci dobbiamo far riconoscere. Sempre.

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  10. Willy l'Orbo ha detto:

    Che post Lucius! Anzi, chiamarlo post è davvero riduttivo, lo definirei un saggio d’indagine cinematografica; e forse pure etichettarlo come solo cinematografico, visti tutti i riferimenti e le citazioni, risulta semplicistico. Lo leggerò un po’ alla volta, messi da parte gli impegni di lavoro, ma non ho resistito nel godermi le schermate targate “esclusiva zinefila” (chicche così speciali da meritare di essere stampate ed incorniciate!) e mi sono già gustato le sezioni sul mito della censura fascista e sulla pista politica, sezioni che, in ossequio alla mia passione/deformazione professionale per la storia, mi attiravano tantissimo e la cui lettura mi ha ripagato con uno scrigno di informazioni a dir poco preziose (e stuzzicanti questioni irrisolte)! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio 😉
      Schiavi del fascino superficiale del Conte, ormai abbiamo dimenticato la forte valenza politica che ha ricoperto in passati periodi storici, e forse è proprio quello ad aver garantito al romanzo di Stoker un netto successo rispetto a tanti altri testi sui vampiri, che non sono mai mancati ma avevano il difetto di prestarsi poco al simbolismo. E certo l’essere regalato a migliaia di soldati americani in Europa ha reso il testo decisamente più noto da metà Novecento 😛

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  11. Nick Parisi ha detto:

    Per cominciare ti ringrazio per la citazione. Poi unisco i miei complimenti assieme a quelli di chi mi ha preceduto per il lavoro enciclopedico che hai fatto. Come sai io possiedo l’edizione Pantmedia in VHS ed anche quella della Master in DVD e guai a chi me le tocca. In effetti il “Dracula” di Lugosi ha avuto una vita molto grama. Posso però aggiungere un aneddoto: è vero che la Rai non ha mai trasmesso l’originale per decenni (almeno fino al momento del quale hai parlato) però credo di ricordare che negli anni ’70s (prima metà di quel decennio) quando esistevano solo i due canali Rai, l’emittente di Stato non si fece problemi a trasmettere “Il Cervello di Frankenstein”, sai l’ultimo Universal coi mostri riuniti, la parodia con Gianni & Pinotto all’interno della programmazione de la “Tv dei Ragazzi” vicino ai cartoons di Popeye e ai Telefilm di Zorro. Ho ricordi abbastanza nitidi di quel pomeriggio, ma magari ricordo male io, chi lo sa….sarebbe interessante riuscire ad investigare e capire se si tratta di un falso ricordo da parte mia o se davvero quello fu il primo incontro tra l’emittente di Stato con il Conte che non beve mai …vino.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Il “mistero” della distribuzione italiana della Universal risiede nella selettività delle sue esclusioni: perché Frankenstein e Dracula sono semi-inediti mentre gli altri film, con gli stessi attori e gli stessi registi, sono ampiamente distribuiti? Per cui paradossalmente la moglie e il figlio di Frankenstein sono usciti subito mentre il primo della serie è ancora oggi noto solo ad una cerchia ristrettissima di appassionati. Perché la parodia di Frankenstein è stata replicata milioni di volte in TV e l’originale solo due o tre? Mistero…

      Visto che il film che citi è una commedia parodistica, con due eroi dei bambini come Gianni e Pinotto, probabilmente all’epoca sembrò naturale trasmetterlo in uno spazio dedicato ai giovani. Oggi, dove tutto è vietato, andrebbe a notte fonda: due giorni fa la RAI ha trasmesso un super-mega-rarissimo film con Bela Lugosi alle 3 di notte: c’era così tanta paura che un film degli anni Quaranta potesse turbare qualche animo sensibile??? 😀

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      • Nick Parisi ha detto:

        E’ a tempo che ho smesso di interrogarmi sulle scelte Rai, qualche tempo fa mi è capitato di vedere su RaiMovie in orario notturno un capolavoro come “Tony Arzenta”, Rai4 poi da quando non c’è più Freccero sembra diventata la discarica di Rai2 con tutti gli scarti di quella rete mentre cose interessanti vengono destinate alla notte. Nel caso di “Tony Arzenta” considerato le schifezze che passano su RaiMovie di giorno era così improponibile passarlo di giorno? Oltretutto si tratta di un film amatissimo dagli appassionati. RaiPremium trasmette random le solite tre o quattro fiction ( Rocca\ Un Medico in Famiglia\Provaci ancora Prof…) quando la Rai ha un bagaglio immenso di fiction o di sceneggiati classici che farebbero la gioia degli appassionati …… e invece…. vai con “Un Medico in Famiglia” replicato per la centesima volta !Poi per quanto riguarda gli horror classici che potrebbero avere un loro pubblico fatico anche io queste scelte aziendal\ parrocchiali….Parere personale.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Parole sante, purtroppo inascoltate…

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  12. Cassidy ha detto:

    Ora che le tenebre sono calate, posso finalmente leggere il post che vale sicuramente l’attesa, lavoro di ricerca di cui si percepisce la lunghezza e il tempo dedicato alla ricerca. Mi ha colpito il tuo discorso sulle collezioni, quindi possiamo dire che hai vampirizzato un’altra collezione, ma per una causa più che giusta, a mani basse uno dei post migliori di sempre del Zinefilo 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio, e la notte è il momento migliore per leggere della caccia al Conte che parla italiano 😛
      Sono sicuro che il possessore della collezione da cui arriva quella VHS sarebbe contento di sapere che il suo amore per il film ora è noto a più persone, e che la sua registrazione è un preziosissimo reperto di video-archeologia: tutti i collezionisti dovrebbero condividere, per rendere immortali le loro collezioni, invece di tenere stretti a sé i propri tessssssssori…

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  13. Federico ha detto:

    Sono in ultra ritardo su tutti gli altri commentatori ma non son riuscito a leggermi con calma e tranquillità questo tuo fantastico articolo prima di stasera. Che dire…me lo sono letto tutto d’un fiato! Come sempre ci hai deliziato di tantissimi particolari inediti e golosi! E il video su Youtube completa alla perfezione i confronti citati (reputo anch’io una cosa inverosimile una versione italiana nel ’31. Forse chi ha scritto questa cosa si è confuso con la versione spagnola che venne girata in contemporanea a questa americana, sebbene con attori diversi? Misteri…). Complimenti, allora! E grazie anche per la citazione al mio piccolo canale (magister pelliculae è un onore immeritato ma ti ringrazio dell’attribuzione, anche se i maestri del collezionismo di pellicole – come sai – sono ben altri, molto più grandi di me!).

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Il problema è che più sono grandi più tengono segrete le informazioni, tu invece sei un “condivisore” e sei sempre disponibile, quindi per me superi ogni maestro 😉
      Spero un giorno di trovare qualche fonte che sveli il mistero per cui Dracula e Frankenstein siano stati così mal distribuiti in Italia, al contrario dei loro innumerevoli eredi, e perché il Conte abbia conosciuto cinquant’anni di totale indifferenza e 35 di pessima distribuzione: che avrà mai fatto di male??? 😀

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      • Pincopallino ha detto:

        Beh, almeno rispetto ad altri personaggi Universal i nomi di Dracula e Frankenstein non sono finiti in un film su un prete ambientato nel cinquecento come nome del ladruncolo.
        Può anche essere che State buoni se potete doveva inizialmente distribuirlo la Disney (e questo spiegherebbe l’omaggio), ma non spiegherebbe perché nel videogioco Epic Mickey hanno lasciato il nome originale (Oswald) al coniglio.

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  14. Giuseppe ha detto:

    Ti rendi conto, vero, che con un post di tale ETEREO livello non so nemmeno da dove iniziare a farti complimenti? E poi, come mi sarebbe stato possibile usare l’indice per saltare alle sezioni che mi interessavano di più, visto che TUTTE le sezioni mi interessavano di più? Da collezionista, oltretutto, mi sono calato ancora di più nel racconto di quel tuo fortunato ritrovamento in VHS degno di diventare altrettanto leggendario della figura di Dracula/Lugosi… un Conte che hai davvero passato al setaccio sotto ogni suo aspetto mediatico, compresi doppiaggi autentici e doppiaggi fantasma, censure fasciste fantasma, distribuzioni e programmazioni pessime (per non dir di nuovo “fantasma”)… ecco, per rimanere in ambito soprannaturale, si può dire che il tuo eccellente lavoro d’indagine sia indiscutibilmente da considerarsi ad ampio SPETTRO 😉 👍👏👏👏✌

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio, ho avuto il Conte ad avvolgermi con la sua oscura aurea come guida 😛
      Da una parte fa sempre tristezza vedere collezioni smembrate in giro, ma è anche vero che troppo spesso è l’unico modo per recuperare materiale prezioso che il collezionista teneva stretto a sé. E’ il cerchio della vita…

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  15. wwayne ha detto:

    Anche nel mio caso ebay è stato più volte provvidenziale, permettendomi di agguantare dei film altrimenti introvabili: talvolta perché esistono solo in qualche rara vhs, talvolta perché sono stati riversati in dvd ma il dvd è fuori catalogo, talvolta perché non esiste un’edizione italiana ma ebay può procurartene una inglese con i sottotitoli. Quest’ultima soluzione è diventata più problematica ultimamente: cerco di spiegarti perché.
    Un dvd in lingua inglese devi importarlo dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti o dall’Australia: prima della Brexit sceglievo sempre di comprarlo da venditori ebay inglesi, perché l’Inghilterra era un paese UE e quindi il pacco non veniva trattenuto alla dogana per chissà quanto; dopo la Brexit invece si è posto lo stesso problema di quando compri un dvd dagli Stati Uniti o dall’Australia, ovvero che il tuo pacco proveniente dall’Inghilterra può venire trattenuto alla dogana anche per mesi. L’ultimo pacco che mi sono fatto mandare dal Regno Unito è rimasto parcheggiato lì per 50 giorni, dall’inizio di Febbraio alla fine di Marzo, e questo nonostante abbia tempestato di telefonate e mail sia la dogana che FedEx. Dopo quest’esperienza ho deciso di non comprare mai più oggetti da paesi extra – UE, perché lo sbattimento non vale la candela.

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  16. loscalzo1979 ha detto:

    Spettacolare.
    Sapevo che erano arrivati da noi decenni dopo e del doppiaggio tardivo, ma non tutta la vicenda dei (triplici) doppiaggi, di edizioni mai uscite e tutto il resto.
    Grande lavoro Lucius!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio, e chissà se un giorno ne sapremo di più sul misterioso doppiaggio moderno: Dracula è pieno di misteri 😉

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      • Pincopallino ha detto:

        Semmai la distribuzione italiana Universal degli anni 30/40 è piena di misteri.

        E non solo i mostri, anche i personaggi animati come Andy Panda e Picchiarello erano nella stessa situazione di Dracula.

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      • Pincopallino ha detto:

        Anche la Paramount, che ha distribuito in Italia praticamente tutti i suoi lungometraggi e cortometraggi, almeno per i corti animati si è fermata a quelli dei fratelli Fleischer e non ha mai distribuito quelli dei Famous Studios (es. Casper il fantasma).

        Quel coniglio porta sfiga ai suoi distributori italiani.

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  19. Francesco D. ha detto:

    Innanzitutto complimenti estremi per questa meticolosa ricerca e assemblaggio di materiale di quello che indubbiamente è uno dei casi di doppiaggio italiano più avvolti nel mistero, di cui personalmente ancora chiedo giustizia.
    Volevo però con questo mio commento porre alla tua attenzione (e a quella di tutti) un fatto che mi pare singolare e che qui non è emerso. Ci ricordiamo tutti dei vecchi caroselli RAI? A partire dalla fine degli anni ’50, il poliedrico Tino Scotti fu ingaggiato come testimonial del delicato ‘Confetto Falqui’ di cui ‘bastava la parola’ per non proferire il vocabolo tabù ‘Lassativo’. Questi sketch giravano attorno alla spiegazione di parole poco usate che venivano da Scotti immancabilmente equivocate in varie situazioni in cui vestiva i panni di vari personaggi attinti dalla letteratura e non, tra cui Sherlock Holmes e nientemeno che il nostro Dracula.
    Ebbene, siamo nel 1959 (a quanto pare), freschi dell’uscita del “Dracula il vampiro” di Fisher dell’anno precedente, MA Tino Scotti in un’ambientazione tutt’altro che assimilabile alle atmosfere della Hammer, si cala nei panni del Vampiro abbigliato come quello incarnato da Bela Lugosi 27 anni prima, quindi con mantello nero, camicia a collo alto e papillon bianco, con tanto di pochette nel taschino della giacca nera.
    Se la conoscenza di Dracula in Italia fosse (ri)emersa solo dopo il film di Fisher, Scotti avrebbe avuto ben altro abbigliamento, con mantello, giacca e cravatta neri come quelli di Christopher Lee e mantello allacciato sul davanti.
    Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che probabilmente lo spunto qui è stato attinto dal ritorno di Lugosi sul personaggio nel parodistico “Il cervello di Frankenstein” film distribuito in Italia già all’epoca. Questo non basta, poiché anche la bionda ragazza che nel Carosello chiede insistentemente dove sia il ‘Vampiro delle sue notti’ è vestita con lo stesso abito di Helen Chandler nel Dracula di Browning del 1931, lungo, semi trasparente con le maniche larghe e bianco.
    A me tutto sommato pare un chiaro riferimento al film originale, che a questo punto fa restare viva la domanda maledetta: gli italiani dell’epoca già conoscevano questa versione?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio dei complimenti e sollevi una questione molto spinosa: nei quotidiani italiani dagli anni Trenta in poi ho trovato riferimenti chiari a film che solamente decenni dopo sarebbero stati distribuiti, e il fatto che i giornalisti buttino lì dei nomi senza spiegarli rende lecito supporre che i lettori capissero i riferimenti.
      Ora, o nell’Italia del Ventennio era attiva la pratica del cineforum, o cineclub o come vogliamo chiamare un gruppo di appassionati che si riunisce per veder proiettati dei film non programmati nelle sale generiche, oppure le carenze cinematografiche erano sopperite da una poderosa stampa.

      A questo proposito va notato che dal 1958 l’esplosione del “vampirismo” in Italia è così potente e deflagrante che ogni rivista, fumetto, giornale, quotidiano, fascicolo, rotocalco e via dicendo sciaborda di vampiri, conti Dracula e Lugosi in ogni salsa: non è escluso che all’epica girassero così tante foto del Conte di Lugosi che alla fine fosse diventato iconico: non dimentichiamo che in Italia il film “Frankenstein” è semi-inedito, prima della pirateria digitale quasi nessuno l’aveva visto e conosceva solo la parodia di Mel Brooks (e anche oggi solo pochi appassionati l’hanno davvero visto, dall’inizio alla fine), eppure Karloff truccato da creatura è un’icona molto ben conosciuta da tutti, protagonista di mille parodie.

      Per spiegare l’intrigante caso che citi io ricorrerei ad un’invasione di materiale fotografico tipo quella del Nosferatu di Murnau, che (anche lì) solamente pochissimi appassionati italiani hanno davvero visto, dall’inizio alla fine, ma tutti conosco per immagine.

      Detto tutto questo, non è assolutamente escluso che il Dracula con Lugosi abbia comunque conosciuto una qualche sorta di distribuzione, ma il problema è che non esistono prove: anche il più scalcinato e dozzinale filmaccio ha lasciato tracce del suo passaggio nei nostri cinema, possibile che un grande titolo come Dracula, notissimo da tutti, non abbia lasciato la pur minima vaga traccia di una distribuzione in sala? Al di là di fantomatiche proiezioni da cineforum, temo che sia uno di quei film mai distribuiti in Italia – per motivi assolutamente ignoti e che un giorno sarebbe bello scoprire – e riscoperti dalla RAI in quel periodo in cui ha tirato fuori tutto il materiale rimasto inedito per decenni, dai mostri Universal a Charlie Chan, dal Detective Wong a Michael Shayne e via dicendo, tutti film noti ma mai distribuiti in alcun formato.

      Se un giorno dovessi trovare qualche ghiotta informazione, non esitare a farmelo sapere 😉
      Così come se vuoi qualcuna delle versioni che ho citato nel pezzo, digitalizzate da VHS, non esitare a scrivermi a lucius.etruscus@gmail.com 😉

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      • Pincopallino ha detto:

        ”materiale rimasto inedito” per quanto riguarda la Universal: non è da escludere che di alcuni dei titoli non avessero i diritti per distribuirli al estero invece in mano ad altri, e che possano essere usciti con titoli dimenticati

        In un caso sembra essere accaduto (e infatti ho contattato Italiataglia)

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  20. luke8612 ha detto:

    Complimenti per questo meraviglioso articolo, davvero!
    Ho avuto modo di recuperare tutte e tre le versioni e… ho notato una cosa: sia nella versione con Pandolfi che in quella con Colombo c’è una colonna sonora, e non si tratta di quella composta da Philip Glass nel 1998 (anche perché il primo doppiaggio risale al 1986). Anche in quella di Ubaldi ci sono delle musiche, ma totalmente differenti dalle edizioni già citate. Il film, come si sa, è privo di musica, a parte il brano da “Il lago dei cigni” di Tchaikovsky. Quindi, da dove provengono queste musiche? Chi le ha composte?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio per i complimenti e sollevi una questione che ha fatto impazzire anche un altro appassionato del film, che ho conosciuto da poco.

      In tutte le descrizioni il Dracula del ’31 è dato come unscored, senza colonna sonora, a parte (come dici bene) quel breve brano dei Lago dei Cigni, e poi dal 1998 tutte le versioni americane hanno la musica di Glass: da dove arrivano dunque quelle versioni europee – fra cui l’italiana – che invece una musica ce l’hanno?
      Purtroppo non esistono risposte ufficiali, perché nessuno si è mai occupato di “Dracula”: si occupano della trama del film, di quanto sia diventato famoso, ma della sua lavorazione e degli aspetti tecnici non ho trovato una sola parola, che non fosse leggenda metropolitana e miti vari.

      Visto che questo film risale al periodo in cui alcune case americane stavano provando la strada del doppiaggio in Europa, che poi sarà subito abbandonata per i costi troppo alti, la mia personale ipotesi è che quella colonna sonora salvata da alcuni Paesi europei, poi finita nel 1986 nel doppiaggio italiano – probabilmente all’insaputa degli autori nostrani – sia un rimasuglio di quelle prime tracce sonore create espressamente per l’Europa.
      Oppure, un qualche nostro cugino europeo ha inserito una colonna sonora e la RAI l’ha ripresa. Purtroppo non esiste nulla, alcun tipo di informazione, quindi a meno di non trovare altre prove ci rimangono in mano solo supposizioni.

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      • luke8612 ha detto:

        Figurati! E grazie per questa ulteriore spiegazione. Ho dato una rapida occhiata al film, per cercare questa misteriosa colonna sonora nelle altre tracce: l’ho trovata solo nelle versioni in francese e polacco (quest’ultima è solo commentata, con in sottofondo i dialoghi originali), tutte le altre sono prive di musica Quindi sì, sono musiche espressamente create per alcune versioni europee, ma chissà da chi e chissà quando.
        Grazie di nuovo!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Con le lingue slave mi è capitato spesso l’usanza della voce unica che parla sopra gli attori, un’usanza per me barbara ma ogni Paese ha i propri gusti 😉
        Visto che quell’esperimento del ’31 vedeva le case americane provare a doppiare per le lingue europee in una specie di “distaccamento hollywoodiano” nei pressi di Parigi, capisci che è forte la tentazione di immaginare una colonna sonora draculiana creata proprio lì, pensata per la distribuzione locale e non americana. Quando la RAI nel 1986 cercava una copia da doppiare, magari l’ha presa dai nostri cugini senza chiedersi se quella colonna sonora fosse “originale” o meno.
        In fondo ai suoi albori la rivista “Urania” traduceva dal francese alcune opere in realtà americane, quindi non sarebbe certo la prima volta che non attingiamo all’origine 😉

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  21. Pincopallino ha detto:

    Ieri sera ho scoperto che La Stampa ai tempi traduceva anche da articoli francesi, quindi non credo che si riferiscano al mercato italiano

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