Il giovane regista di Tblisi (Georgia) Géla Babluani, caucasico di sangue ma francese d’adozione, colpisce dritto al cuore, allo stomaco ma soprattutto alla testa con 13 Tzameti (2005).
La potenza visiva e psicologica di questo film è stratosferica: peccato che il regista non abbia saputo fare altro in seguito. Forse ha dato tutto e si è bruciato…
In un povero paesino di provincia, dove tutto è livido e in bianco e nero, il giovane Sébastien (lo stesso regsita e sceneggiatore Babluani) è riuscito a trovare un impiego da operaio per sistemare una casa sulla spiaggia. La coppia che ci abita però è più povera del povero, e il proprietario è un poco di buono: ricevuta una lettera, si uccide con un’overdose.
Il povero Sébastien si ritrova senza lavoro e scopre che non verrà pagato neanche per quello fatto fino a quel momento: trovata per caso la lettera in questione, e scoperto che si tratta di un biglietto del treno e una prenotazione in albergo, decide che è il giusto indennizzo per il lavoro svolto.
Si mette il vestito migliore – cioè quattro stracci – e parte senza sapere che altri occhi lo stanno spiando. Senza sapere che sta per andare all’inferno…
Sotto l’occhio attento di estranei, Sébastien segue le istruzioni che man mano riceve come fosse una spy story, cominciando a temere di essere finito in un gioco più grande di lui. Però gli viene consegnata una busta con 100 euro e un numero – il numero 13 – e decide di continuare.
Arrivato ad una casa in un bosco, dovrà per forza confessare tutto agli organizzatori, ma ormai non si può tornare indietro. In ballo ci sono fiumi di soldi e gli organizzatori non sono persone con cui discutere. Il gioco deve iniziare…
Si nasce una volta sola.
Si muore una volta sola.
Quando Sébastien si ritrova in una stanza con altri dodici uomini e ad ognuno viene consegnata una pistola con un proiettile… è chiaro a che gioco si dovrà giocare.
Questo tipo di roulette russa prevede che ognuno dei partecipanti, dopo aver caricato un solo proiettile e aver fatto girare a lungo il tamburo, punti l’arma alla testa di chi gli sta davanti: ad ogni turno si fa fuoco… finché non ne rimarrà solo uno.
La “competizione” (se così si può chiamare) avviene con assoluto rigore e rispetto per le regole, con più fair play di un qulasiasi gioco normale, un ingranaggio perfetto che previene ogni tentativo dei giocatori di sottrarsi al proprio destino.
Ma nessuno ci prova: chi partecipa a questo gioco è perché ormai non ha nulla da perdere se non la vita, e se vince sarà ricco. E vivo…
Non vi dico come finisce ma vi porto tutti in Ohio dove si svolge 13, uscito negli USA il 13 marzo 2010 e arrivato in DVD e Blu-ray One Movie dal 23 maggio 2012 con il titolo 13. Se perdi… muori.
Géla Babluani è chiamato a dirigere il remake-fotocopia del proprio film, perché piuttosto che leggere dei sottotitoli o ridoppiare pellicole straniere, gli americani rifanno identiche pellicole internazionali.
Il film americano è identico, fotogramma su fotogramma, battuta su battuta, all’originale francese. Le uniche aggiunte sono forse da imputare al co-sceneggiatore Gregory Pruss.
I giocatori infatti diventano 17 per poterci inserire un inutile Mickey Rourke, che ci racconta la sua inutile storia e si rivela personaggio appiccicato con lo sputo e decisamente indigesto.
In definitiva tutte le aggiunte – compreso l’approfondimento del rapporto tra il numero 6 e suo fratello, interpretato da un cattivissimo Jason Statham – spezzano il ritmo e rendono un pessimo servizio al film, perfetto nella sua originale essenzialità.
Il mio consiglio è di armarvi di pazienza e gustarvi i film francese con i sottotitoli, lasciando stare la blandissima fotocopia americana.
L.
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Non conoscevo il film francese, ma avevo visto la locandina di quello americano, penso che seguirà il tuo consiglio, Giasone e Michelino possono attendere 😉 Cheers!
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Malgrado sia una fotocopia diretta dallo stesso regista, è un film molto “americanizzato”, quindi toglie quella patina livida e dolorosa dell’originale: se ti capita, vediti solo il primo 😉
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Odio gli americani quando rifanno i film shot-for-shot. D’altronde doppiandoli e basta non guadagnano abbastanza, meglio farli rifare in patria così da guadagnare soldi sulle spalle degli altri. Insopportabili…
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Visti i risultati, è davvero lavoro sprecato. Giusto per far lavorare Rourke…
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Il primo sembra interessante, il secondo evitabile (nonostante San Statham)
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Davvero un ruolo anomalo, per Jason. Non è d’azione, fa solo l’infame perso: non credo sia mai stato così cattivo su schermo…
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A prescindere dal fatto che determinati remake sono ancora più inutili di altri (l’originale, qui, bastava ed avanzava), probabilmente era anche incazzato per via del fatto che interpretava un ruolo non dinamico, senza necessità alcuna delle sue ben conosciute abilità marziali… Lui è Jason Statham, per la miseria, mica Jason “Static” 😉
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AH, dici che è per quello che è così livoroso nel film? 😀
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Ho visto quello con Rourke con protagonista Riley ,ti segnalo un’altro eccelente piccolo film Kontrol del regista di Predators e un piccolo gioiellino.
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Ti ringrazio, me lo segno: adoro il regista Nimród Antal.
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