Anche i norvegesi fanno brutti film all’americana, così il 20 settembre 2012 viene presentato allo Slash Filmfestival (in Austria, come voi ben sapete) questo piccolo Flukt, che poi comincia a girare l’Europa in DVD.
La One Movie lo porta in DVD e Blu-ray italiano dal 9 luglio 2015 con il titolo americaneggiante Escape, poi Blue Swan (Eagle Pictures) lo ristampa nel 2017 in DVD e Blu-ray con il titolo Dagmar. L’anima dei vichinghi.
Scritto da Thomas Moldestad e diretto da Roar Uthaug – che per quanto ne so potrebbero essere delle celebrità nel loro Paese, ma ne dubito – ci ritroviamo nella Norvegia del 1363. Una scritta ci informa che sono passati dieci anni da quanto la Peste Nera ha ucciso metà della popolazione: il paese ora è deserto e ovviamente l’illegalità prevale. (Onestamente non vedo questa consequenzialità, nel Trecento tutta l’Europa si è spopolata ma c’era la stessa illegalità che c’era prima…)
Come il più classico dei film western vediamo la famigliola di contadini sterminata da briganti di passaggio: rimane in vita solo la figlia Signe (Isabel Christine Andreasen) che viene portata via dal gruppetto criminale.
Come farci credere che in un’epoca di così grande barbarie i criminali non stuprino a ripetizione la ragazza? Ecco che così il gruppo è capitanato dalla spietata Dagmar – interpretata da Ingrid Bolsø Berdal, vista in Chernobyl Diaries (2012) e Hercules: il guerriero (2014) – che minaccia le peggio torture ma non fa nulla alla povera Signe.
C’è anche un’altra ragazzina che vive insieme a loro, rapita anch’essa: è Frigg (Milla Olin) ed aiuterà Signe a fuggire.
Inizia la fuga e finisce il film. Perché il film è la fuga…
I paesaggi norvegesi sono stupendi e le riprese sono ottime, ed in più abiti d’epoca così “diversi” per noi danno al film un bel tocco di esotico, però… però è un film che parla di niente.
Signe e Frigg corrono e Dagmar le insegue. Si nascondono e lei le trova. Scappano e lei le raggiunge. Ma chi è ‘sta Dagmar, un Terminator?
Tutto il film, dall’inizio alla fine, è una fuga di qua e di là per la campagna, senza un briciolo di trama. L’unico particolare curioso è che Signe è un’immortale, perché viene strangolata, annegata e gettata da una rupe tipo Rambo, ma lei si rialza sempre… mi sa che è lei il Terminator!
Belle le attrici, belli i paesaggi, brava la regia con ottime sequenze d’azione, ma è un film di niente che si regge sul niente. Magari farci conoscere un po’ di più del Medioevo norvegese sarebbe stato simpatico…
L.
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Quando di un film ti ricordi i paesaggi (e le attrici) davvero non c’è molto altro da aggiungere, hai definito tutto con la clamorosa didascalia “bella, però non ci vivrei…” che per altro mi ha fatto morire dal ridere 😉 Cheers!
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Peccato perché aveva i numeri per essere un bel filmetto, visto che la Norvegia è praticamente ignota all’Occidente: invece niente…
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Io l’unico filn norvegese che ho visto finora è stato Naboer che mi era piaciuto e infatti l’ho recensito (te lo consiglio). Peccato per Escape, visto che il medioevo norvegese sarebbe pieno di fatti da raccontare…
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Io invece avevo visto “Norwegian Ninja” e avevo intervistato l’autore, ma capisci che l’argomento ninja passa sempre avanti a tutto, anche al Medioevo 😛
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Dagmar effettivamente ha l’appeal della Terminatrix ma, a dirla tutta, Signe non è più rassicurante di lei: resistenza e capacità di recupero sovrumane, tanto da far dubitare di aver solo l’aspetto esteriore di una ragazza in fuga. Norvegese, ricordiamolo… quindi, sotto l’apparenza, potrebbe anche nascondersi tutt’altra Cosa 😉
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visto su rai4, non l’ho trovato tremendo
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I paesaggi sono splendidi e il film è ben fatto, purtroppo non ha trama ed è un gran peccato…
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