Lascio la parola a Marco Figoni, esperto di cinema marziale e curatore del gruppo facebook Quando le mani rompevano ed i piedi spezzavano.
Ha acconsentito a parlarci del mitico cinema della Shaw Bros in questa sua rubrica sabatina “Gli Archivi del Monte Song“.
L.
The Comet Strikes
(鬼流星)
Una faida a corte mette in pericolo la vita del re, dei funzionari a lui fedeli decidono di nasconderlo in una vecchia casa stregata vicino a una locanda. Tale località tiene lontano per un po’ i più vili, finché nella stessa muoiono inspiegabilmente i genitori del giovane Tse Tin Jun.
La vendetta in questi film è di frequente il motivo scatenante, così il ragazzo deciso a scoprire la verità finisce in un gioco più grande di lui. A nulla servono gli ammonimenti di una giovane e insolente spadaccina, anzi renderanno Tse Tin Jun ancora più determinato.
Come se non bastasse, i nemici del re dopo diversi buchi nell’acqua decideranno di attaccare in forze la magione spettrale.
I titoli di testa palesano come il film voglia discostarsi dai canonici cappa e spada prodotti in quegli anni dalla Shaw Brothers: un montaggio alternato di un teschio umano con una tipica spada cinese, la fotografia dei gotici all’italiana e musiche atmosferiche in stile Hammer, sono una precisa dichiarazione d’intenti.
The Comet Strikes non è wuxia classico ma non è nemmeno un horror, è indubbiamente uno dei primi timidi tentativi (consapevole o meno) atti a fondere il wuxia e il cinema del terrore, connubio inaugurato un paio di mesi prima da Chor Yuen con The Ghost’s Revenge (1971), lo stesso regista che porterà questo sub-genere verso lidi prima impensabili.
Ad oggi purtroppo il più famoso rimane La leggenda dei 7 vampiri d’oro (1974), diretto dalla coppia Roy Ward Baker e Liu Chia Liang.
Lo Wei negli anni Settanta è ormai un attore/regista/produttore con una carriera di successo, il fenomeno Bruce Lee al quale sarà indissolubilmente legato il suo nome non è ancora esploso: The Big Boss uscirà due mesi dopo questo The Comet Strikes diventando uno dei successi commerciali più grandi dell’isola.
Nel 1971 il regista ha alle spalle almeno alcuni film che oggi sono considerati dei veri e propri cult (Raw Courage, Dragon Swamp, Brothers Five, Vengeance of a Snowgirl, The Shadow Wip, The Invincible Eight) e grazie all’aiuto di coreografi delle scene d’azione come Sammo Hung e Chan Siu Pang, la resa dei conti diventa spesso il fulcro d’interesse/studio di queste opere, The Comet Strikes ne è uno splendido esempio.
Quello che rende uniche le coreografie di lotta con armi: è l’uso di marchingegni all’apparenza comuni, ma che celano insospettate qualità, come ombrelli trasformabili in spade e nello stesso tempo cerbottane, tazzine per il the lanciate come shuriken, o bacchette per il riso più pericolose delle frecce. Persino l’acqua può acquistare proprietà bellico-marziali.
In The Comet Strikes l’impiego di tali sotterfugi è usato con parsimonia rendendo l’effetto ancor più dirompente, Chan Siu Pang sfrutta al meglio l’ambiente per costruirsi un universo dove inscenare i suoi balletti di morte, con una particolare predilezione per i combattimenti di massa.
Si viene così a creare un interessante precedente che farà da base ai futuri lavori di coreografi ben più noti del misconosciuto Chan Siu Pang, a questo punto una doverosa riscoperta ed analisi dei suoi lavori sarebbe dovuta.
Nora Miao nel ruolo della classica eroina smorfiosetta e letale con le armi (ma anche a mani nude non scherza) si cimenta in combattimenti elaborati che grazie ad un uso massiccio del wirework la fanno sembrare fulminea e mortale come il nome del suo personaggio “la cometa”. Tra spade, pugnali da lancio e persino perle (quelle delle collane) usate come proiettili inarrestabili, la ragazza sembra non avere rivali, fino all’incontro con il temibile boss finale interpretato da Lo Wei, esperto nel palmo di Buddha.
Gli ultimi venti minuti sono un tour de force in cui gli eroi in inferiorità numerica devono difendersi contro agguerriti assassini armati nei modi più stravaganti, e prima dell’inevitabile faccia a faccia nella casa stregata, la locanda adiacente diventa un luogo perfetto per inscenare una lotta all’ultimo sangue di epiche proporzioni che nulla lascia all’immaginazione, come Chang Cheh insegna.
Il gran finale è tutto da gustare, tornano gli elementi horror che a metà film misteriosamente erano spariti e ci traghettano verso lo scontro decisivo “cinque contro uno” memorabile ed unico che io ricordi!
Marco Figoni
P.S.
Ringrazio Marco per aver presentato questo film.
L.
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Routine sabatina, risveglio e rubrica di menare, le buone abitudini 😉 Cheers
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Per cominciare il sabato con una marcia in più 😉
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