«Dottore, ho 24 personalità: cosa posso fare?»
«Be’, per prima cosa facciamo l’appello.»
Questa vecchia battuta dei fumetti di Nilus rappresenta un’analisi psicologica decisamente migliore di quella vista in questo filmucolo…
Tranquilli: NO SPOILER! Anche perché non c’è proprio nulla da rivelare.
Già per The Darkness (2016) ho avuto modo di parlare della famigerata Blumhouse Productions, che forte della distribuzione Universal Pictures da anni si lancia in horror blasonati che sembrano grandi produzioni ma in realtà sono poveracciate tirate a lucido. Avere la Universal dalla propria parte significa grande copertura mediatica e pubblicità a secchiate, così prodotti come La notte del giudizio. Election Year ed Ouija: l’origine del male, tutti del 2016, sembrano roba di lusso invece sono robbetta da mercatino.
Come ho già detto in altri post, prendete un qualsiasi filmaccio horror degli ultimi anni spacciato per grande produzione – da Insidious a Paranormal Activity – e dietro trovate la Blumhouse che produce e la Universal che distribuisce.
Il 2016 è stato un lungo anno, così fra i mille mila horror prodotti da Jason Blum c’è anche Split, film talmente controverso che scomparirà dai radar ancor prima dei canonici venti giorni di durata media di un film nell’immaginario collettivo degli anni Duemila.
Per una recensione che tende al positivo vi invito alla Bara Volante, per una decisamente negativa vi invito al Moz O’Clock.
Presentato al Fantastic Fest il 26 settembre 2016, il film esce in Italia il 26 gennaio 2017 (fonte: ComingSoon.it) e la Universal lo porta in DVD e Blu-ray dal 31 maggio successivo.
L’unico elemento distintivo che separa questo dai vari altri filmacci da due soldi della Blumhouse è l’autorevole regia di M. Because the Night Shalalalà-Man, o come cacchio si chiama l’indiano più famoso del cinema americano. Che poi è cresciuto a Philadelphia, perché non si sceglie un nome d’arte americano e ci semplifica la vita?
Nel 1990 fui conquistato dal cinema di James Cameron e iniziai a leggere ogni sua intervista che riuscivo a recuperare: in un’epoca pre-internet le riviste con seri articoli di cinema non erano molte ma c’erano ed erano l’unica fonte di informazione.
Con il passare degli anni è risultato chiaro che Cameron ha preso in giro ogni giornalista che ha incontrato, fornendo sempre la stessa risposta alle stesse due domande che gli sono state poste:
- Com’è nato il suo film? «Ci ho pensato sin dai tempi del liceo».
- Progetti futuri? «Farò un film su un uomo con 24 diverse personalità».
Per tutti gli anni Novanta sono state queste due le risposte fisse di Cameron, qualsiasi fosse il suo film in uscita.
Tutti noi fan firmammo una petizione dal titolo «Jim, ti prego, nun fa’ ‘sta cazzata!» e così sul finire dei Novanta Cameron ha capito che era meglio abbandonare il progetto. E subito ci si avventò Demi Moore. Sì, perché all’epoca Demi Moore era un’attrice e per qualche tempo girò voce che avrebbe interpretato un film su un uomo con 24 personalità diverse. Se avrebbe interpretato lei l’uomo, è rimasto sempre un mistero…
L’idea nasce quando Daniel Keyes scrive nel 1981 The Minds of Billy Milligan, in cui racconta la vita del sociopatico che nel ’77 rapì e violentò tre ragazze e che, al processo, dichiarò di avere 24 diverse personalità in sé. In Italia sull’argomento non è mai fregato nulla a nessuno – il libro arriva da noi solamente nel 2009 per Nord, con il curioso titolo Una stanza piena di gente – ma almeno dal ’90 negli USA si pensa ad un film. Che però risulterebbe troppo stupido perché qualcuno lo faccia poi sul serio.
Il motto di Jason Blum è “Nessun soggetto è troppo stupido per la Blumhouse, l’importante è che costi poco e che abbia poche location“, così va alla locale stazione dei treni, sulle cui panchine ormai vive M. All Night Long Shalalalà-Man, e gli propone di scriverla lui ‘sta cazzata, che non vuole certo sporcarsi le mani.
Il risultato è l’unico film al mondo più corto del proprio trailer…
Se vi è capitato di vedere il trailer… be’, avete già visto questo film. Non sto scherzando: avete già visto tutti i colpi di scena e tutti i twist di sceneggiatura. Risparmiatevi il biglietto, al massimo rimettete play al trailer per una seconda visione.
Se anche non avete visto il trailer, quando entrate nel cinema o vedendo la pubblicità per strada potreste aver letto sulla locandina che il protagonista ha 24 diverse personalità che convivono in lui… quindi la prima ora e mezza di film potete anche saltarla.
Per questa infinita, monotona, noiosa e totalmente inutile ora e mezza vediamo la dottoressa Karen Fletcher (Betty Buckley) che lentamente arriva a spiegarci qualcosa di incredibile, il sorpresone dei sorpresoni: il suo paziente ha 24 personalità diverse… Ammazza che sorpresa! Ma come ti chiami, Uovo di Pasqua?
Che James McAvoy sia un bravo attore non lo scopriamo certo ora, lo si è capito in Wanted (2008), quando cioè è stato un attore sbagliato nel posto sbagliato… eppure è riuscito ad essere convincente. Gli attori britannici nascono già bravi, è una selezione genetica, e basta guardare un qualsiasi suo prodotto girato in patria per capire che è un bravo attore: qui si lascia andare un filino troppo, ma è facile che si stesse divertendo pensando alla cazzatona che stava interpretando.
Dire che le varie personalità che interpreta sono uno zinzinino manieristiche è fare un complimento: Totò vestito da donna era molto più sottile, ma alla fine nell’economia di un film dalla noia micidiale la recitazione di McAvoy è l’ultimo dei problemi.
Come si sa sin dal 1977, ‘sto tizio con 24 personalità rapisce tre ragazze, come ci ricorda anche ogni trama esistente di questo film: passare lunghi ed estenuanti minuti, se non decine di minuti, a vedere il protagonista rapire tre ragazze mette un po’ a dura prova lo spettatore. Ok, questo s’è capito, andiamo avanti per favore?
È però niente di fronte al fatto che il protagonista ha 24 personalità, perché il protagonista ha 24 personalità: lo sapevate che il protagonista ha 24 personalità? La psichiatra impiega un’ora e passa a ripeterlo e le tre ragazze a capirlo. Al che lo spettatore ha un moto spontaneo: M. Rhythm of the Night Shalalalà-Man, ma ci stai prendendo per il culo? Quando inizia ‘sto film?
L’arrivo dei titoli di coda è il colpo di scena per cui il regista è famoso: quando pensi che dopo i più inutili 120 minuti della storia del mondo finalmente il film inizi… il film finisce.
Split è il nulla con 24 buchi intorno, è una sceneggiatura che ripete per due ore quanto già detto nel trailer, e al momento di fare qualcosa… semplicemente si defila e non fa nulla.
Ah, ma una delle ragazze rapite è una tipa asociale, che a scuola evitano tutti… Uhhh ma che ideona nuova nuova, una protagonista che non si sente apprezzata e invece è l’eroina della storia, mmm che roba fresca, si vede dall’occhio che è fresca… Ah, quella è anche una tipa tosta… Uhhhh, ma che idea nuova di pacca: una final girl in un film horror, giuro che non s’è mai visto! Mamma mia che ideona degna di M. Hot Night Shalalalà-Man: poteva far morire un attore nero per primo, così da essere davvero innovativo…
Oltre al fastidio e alla noia pura questo film non offre nulla: sì, c’è una scena durante i titoli di coda che è carina, un inside joke che se pure non lo vedi non succede niente. O meglio: si dovrebbe vedere solo quella scena di 30 secondi e ignorare tutto il film…
M. Night Train Shalalalà-Man riesce ogni volta a deludermi in modo diverso, ed è l’unico pregio che gli attribuisco: ogni suo film, grande o piccolo, mi ha infastidito in maniera diversa, e questa è una grande dote che gli va riconosciuta.
Stavolta però è andato oltre: semplicemente non ha diretto un film… ha lasciato che si dirigesse da solo. Perché Split non fa nulla che non si possa vedere già in locandina: è un compitino scialbo dove alla prima scena hai già capito tutto. Dico sul serio: prendete il primo fotogramma e ipotizzate uno svolgimento… be’, ci avete preso, dall’inizio alla fine.
E quindi è del tutto inutile perdere tempo con anche una sola personalità del tizio chiacchierone protagonista: figuratevi le altre 23!
L.
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Lucio mi hai battuto sul tempo. Ho visto il film ieri sera e volevo proprio ripartire da lui per tornare a scrivere qualcosa. Io detesto M. Notte Sciamano, specie dopo aver visto quella porcata immonda di The Visit, tuttavia non so perchè mi ero convinto che questo sarebbe stato un film da vedere. Stranamente a mio modo di vedere non è un film infame, ma neanche un capolavoro, chiaro. Se togliessimo McAvoy dalla trama e ci mettessimo qualcun altro non ci sarebbe neppure un film di cui parlare. Diciamo che più che un film di M. Sciacquone Notturno è un film che ruota tutto intorno a McAvoy. Guardabile. Senza tramone, nè grosse morali, ma guardabile, anche se un po’ lungo, specie nella prima parte. Lì ero talmente scocciato che l’unica cosa che destava dal sonno erano le chiappe delle tipe recluse…
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Contento di sapere che è imminente il tuo ritorno potente nel mondo della critica ^_^
Ogni volta voglio dare una possibilità all’indiano di Philadelphia e ogni volta mi delude: qui davvero neanche ci prova. Ormai è talmente famoso che i suoi film si vendono a scatola chiusa, non deve neanche sforzarsi di inventare una trama. È un film furbacchione e io li disprezzo i furbacchioni: preferisco un filmaccio onesto, che non finge d’essere un capolavoro, a questa roba pretenziosa…
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Sto ancora ridendo per il M. Sciacquone Notturno… io dopo The Visit non me la sono sentita di perdere tempo con Split neanche in copia “screener”, sebbene la recensione di Lucius mi abbia fatto venire voglia di vederlo per demolire anche la sua ultima opera. Concettualmente è quanto meno di interessante ci sia sul mercato, almeno per i miei gusti. Delle personalità multiple, come Lucius suggeriva, non ci è mai fregato molto nel nostro paese, sarà una questione culturale. A priori posso già dire che Identity (2003) già lo supera ad occhi chiusi.
So che non è una comicità per tutti ma ne approfitto per autospammare me stesso (sapendo che Lucius ne è comunque un fan) e metto qui il link alla mia discussione privata post-cinema su The Visit per la serie provocatoriamente intitolata “Non comprate quel biglietto”
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Io l’ho visto solo perchèvavevo il biglietto gratis…😀😀😀 adesso mi vado a sentire la discussione su the visit che ho odiato profondamente…
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Spero che troverai il nostro umorismo domestico di intrattenimento. A prescindere dalle opinioni su un film piuttosto che un altro, ci fa piacere trovare persone con un umorismo compatibile. Non chiediamo mai di iscriversi, ci piace rimanere di nicchia 😛
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Hai fatto benissimo, m’avete fatto ammazzare con il commento a quel film ^_^
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Gratis comunque è imbattibile e, cazzo, è fenomenale per un film fare schifo nonostante la spesa pari a zero!
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In fondo tutti possono vederlo gratis: basta guardarsi il trailer… il film è davvero tutto lì! 😀
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«M. Rhytm of the Night Shalalalà-Man», «M. Night Train Shalalalà-Man», «M. Because the Night Shalalalà-Man» Morto, sono caduto dalla sedia dal ridere 😀 Ora ogni volt ache vedrò l’indiano avrò in mente Patti Smiith che canta un pezzo dei Guns N’ Roses 😀 Ti ringrazio per le citazione multiple ma soprattutto per la caduta dalla sedia, lo sapevo che ne sarebbe valsa la pensa vederti demolire il film 😉 Cheers!
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Credo che Michael Knight, come lo chiami tu, lo faccia apposta a non scegliersi uno pseudonimo occidentale: si diverte troppo a vedere il proprio nome storpiato 😀
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Questo articolo mi ricorda per l’ennesima volta perché il tuo e quello di Cassidy sono praticamente gli unici due blog che seguo con una certa costanza o almeno mi sforzo di fare nei limiti del tempo libero.
Quando scrivi una recensione così perfetta e divertente non saprei proprio cosa aggiungere. Questa frase “M. Night riesce ogni volta a deludermi in modo diverso […] e questa è una grande dote che gli va riconosciuta.” è assolutamente epica e da mettere nella “DVD quote”.
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ahahah proponi una fascetta per l’edizione DVD con questa frase? Io ci sto! 😀
Ovviamente ti ringrazio e spero di saperti sempre divertire e stuzzicare.
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Non piangere se ruberò alcune battute in ambito domestico e tra amici. Comunque anche nelle recensioni su film recenti riesci a mettere storie e aneddoti sconosciuti e interessanti. Quella di Cameron non la sapevo… e io che pensavo di conoscere Cameron!
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Il mio rapporto con Scialalalala è molto contrastato, ma questo lo aspettavo con curiosità. Spero di potervi dare presto anche il mio parere 🙂
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Ti aspettiamo ^_^
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La tua sensazione di delusione multipla e multiforme 😀 io, con l’unica vera eccezione di The Village, l’ho provata in pratica da Signs fino ad oggi, quando Split mi ha fatto finalmente risollevare le quotazioni: la mia principale paura, qui, era riguardo allo svilimento del tutto a un semplice -per quanto numeroso- caso di personalità multiple senza implicazioni “misteriose” di nessun tipo nemmeno per la personalità più pericolosa di tutte (un declassamento della “creatura” simile a quello portato avanti da Rob Zombie col remake di Halloween, per intenderci, e cioè l’infelicissima scelta di ridurre Myers da inumana Ombra della Strega a un semplice -per quanto forzuto- psicopatico), cosa che per fortuna non è successa…
Inside Joke rivisto e corretto:
Tavola calda (la tv trasmette il servizio)
Lucius: “Lo fermerò con le mie abilità marziali, costi quello che costi”
Chi sappiamo noi (per non spoilerare, anche se la cosa è TELEFONATA tipo Vodafone. Ehm.. 😉 ):
“Amico, non puoi batterti contro di lui: sa perfettamente del Zinefilo, quindi ai suoi occhi le tue enormi cine-sofferenze ti renderebbero un cuore puro e degno di rispetto” 😀
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L’elevazione dalla realtà, diciamo così, l’ho trovata davvero un cosa minimissimissima, una briciola buttata nel mare che anzi per me rende ancora più insopportabile il film: se avesse moltiplicato almeno per mille, allora magari ci sarebbe stato l’effetto sorpresa e lo shock avrebbe remato a favore del film. Peraltro quella scena era telefonata dal trailer, quindi zero sorpresa, zero colpo di scena..
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Il problema è che di quell’elevazione dalla realtà -minima o moltiplicata che fosse- ero ormai quasi del tutto convinto che Shyamalan non ne sarebbe più stato capace manco per sbaglio (e nemmeno quella locandina, in fondo, fugava questa mia certezza), per cui considero un risultato non da poco anche il non l’essermi trovato davanti a un’altra roba infima alla The visit, per dire..
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Ormai tocca accontentarsi davvero di poco, dall’autore noto per i suoi “colponi di scena”…
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La recensione da tramandare ai posteri compensa probabilmente la delusione della visione. Dico probabilmente perchè ancora non l’ho visto ma già prima delle parole di Lucius sentivo puzza di bruciato lontano un miglio. Figuriamoci ora!
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Ti ringrazio e sono curioso di sapere cosa ne pensi del film, dopo che l’avrai visto 😉
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E’ vero che appare noioso e solo nel finale riesce a dare qualcosa di più, poi in concreto le personalità interpretate sono solo nove, anche perché sarebbe stato impossibile metterle tutte dato che la differenza è minima, ci appare sempre con il solito faccione di McAvoy, è anche un film furbo perché fa da collegamento a Unbreakable – Il predestinato in un probabile sequel che pochi ricordano dopo 17 anni. Se si vuole vedere un buon film del genere bisogna andare sul classico con La donna dai tre volti (1957) con solo tre personalità (da una storia vera) Joanne Woodward vinse un Oscar.
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Grazie per la chicca dal passato, me lo segno di sicuro.
Ho trovato noioso anche il finale, quindi il mio giudizio del film non può che essere fortemente negativo, e continuo a chiedermi il perché sia stato fatto. A parte ovviamente fare una robbetta economica con un nome famoso per vendere biglietti…
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Finalmente, credevo fossi io l’unico a non aver apprezzato questo film, mai dire mai!
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Il Zinefilo è appunto il luogo dove il dissenso trova riparo e dove si può dire l’indicibile: che un film di cui tutti parlano bene… può anche non piacere 😉
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Pingback: Amityville: The Awakening (2017) Un inutile risveglio | Il Zinefilo
Insomma pare che l’unico splittamento che il film riesce a fare sia quello delle palle.
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ahahah sintesi perfetta! 😀
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