Questa settimana mi sostituisco al consueto Willy l’Orbo – che tornerà, state tranquilli! – ma continuo a parlarvi di Zintage. Anzi: vado alle origini dell’etichetta!
Era il gennaio 2014 quando, agli albori del Zinefilo, scrissi una delle primissime recensioni di un film di serie Z, inaugurando la rubrica Zintage… eh, no. Per misteriose ragioni la recensione di questo film non ha mai visto la luce, sempre in attesa dell’occasione giusta… ed ora finalmente è arrivata!
Ve la presento così come l’ho scritta all’epoca.
I proverbiali “giovani d’oggi” non sanno cosa abbia voluto dire essere un Zinefilo agli inizi degli anni Novanta.
Non c’era ancora la piaga della catena Blockbuster e i quartieri erano pieni di videoteche improvvisate che sciabordavano di titoli orripilanti e vergognosi: stupendi filmacci per passare una serata di puro divertimento di serie Z.
È in questo mondo che arriva in Italia Never Say Die (1994), distribuito in videocassetta – plausibilmente nel 1995 – con il titolo Blood Eagles: ultimo scontro dalla storica Number One Video, etichetta che regalava più di un’emozione agli amanti dell’action rozzo e di grana grossa.
Nel 2007 il film è stato riversato in DVD con il titolo Never Say Die. Ultimo scontro grazie alla Stormvideo, compianta casa digitale che non curava gran che la qualità dei suoi video ma era imbattibile nel presentare al pubblico prodotti scomparsi da decenni e assolutamente introvabili. (E faceva locandine da urlo, cosa affatto di poca importanza.)
Credevo che quello di IMDb fosse un errore, invece scopro che il titolo Il virus della follia – davvero ridicolo e inspiegabile – è quello con cui questo film è stato trasmesso il 21 maggio 1995, replicato poi un paio di volte. Applausi a scena aperta per i titolatori italiani…
Il film è disponibile su Prime Video.
Polacco, è vero, ma cresciuto alla scuola israeliana che ha sfornato nomi storici come Menahem Golan: sto parlando del regista del film, Yossi Wein, qui alla sua seconda opera dopo l’esordio nel 1992 con Una missione per due (Lethal Ninja): un film caro ai ninja-fan ma davvero mediocre sotto ogni punto di vista.
Alla sceneggiatura esordisce Jeff Albert, destinato ad una non luminosa carriera: nei successivi sei anni scriverà solo piccoli film d’azione militare prima di scomparire dal settore.
L’immarcescibile Billy Drago interpreta il Reverendo, un ex soldato di un corpo scelto – le Aquile Rosse – che dopo il congedo ha avuto un’idea niente male: fondare una comunità religiosa che lo venerasse come un dio. A chi non è mai venuto in mente?
L’FBI ovviamente vuole porre fine a questa comunità religiosa… Un momento, perché “ovviamente”? Che male fa un branco di idioti che idolatra un pazzo? Ne è pieno il mondo! Invece per fumosi motivi l’agente Mike Roper (Todd Jensen) fa irruzione nella comunità coi fucili spianati, solo per scoprire che – nella sana tradizione di alcune sètte americane – il Reverendo ha fatto bere a tutti del veleno.
Inizia una caccia all’uomo che coinvolge il protagonista del film, che arriva tardissimo in scena in quanto appisolato sul porticciolo dove lavora: sto parlando di Blake, anche lui ex Aquila Rossa ed anche lui interpretato da una pellaccia d’azione come Frank Zagarino. «Solo un’Aquila Rossa può stanare un’Aquila Rossa» grida il Reverendo, rubando la battuta al film Ninja III (1984), perché come tutti sanno «solo un ninja può uccidere un altro ninja».
Esplosioni, rincorse coi motoscafi, lanci dalle finestre: tutto il carnet di ballo del cinema action è rispettato a puntino, con stunt anche di egregia qualità: non dimentichiamo che Wein ha dalla sua il cinema israeliano, che ancora all’epoca vanta una grandissima professionalità nelle tecniche dell’action.
Dopo essersi rincorsi per i fiumi sudafricani – ricordo che è questa la principale location di quasi tutti i film d’azione dell’epoca, perché il governo sudafricano faceva super-sconti alle produzioni cinematografiche – e dopo addirittura un salto alla Rambo, dove Blake si lancia dalla scogliera fino in acqua, arriva lo scontro finale: e dove può svolgersi se non nella solita fabbrica abbandonata protagonista di tutto il cinema d’azione anni Ottanta e Novanta?
Qui inizia uno stranissimo fenomeno: i vari protagonisti si sparano in pieno petto senza mai morire… A spara a B, che muore ma aveva il giubbotto antiproiettile, quindi B si rialza e spara a C, che muore ma in realtà è stato colpito di striscio, quindi C si rialza e spara a A, che muore ma in realtà aveva una borraccia in tasca che para il colpo, quindi A si rialza e spara a B… e si va avanti per un numero imbarazzante di volte…
L’apoteosi arriva quando il perfido e granitico braccio destro del Reverendo, un omaccione muscoloso di nome Angel (!), viene preso da Blake e scaraventato fuori dalla finestra: un salto nel vuoto che finisce… sul tetto di un maggiolone! Quale fabbrica abbandonata del Sudafrica non ha parcheggiato fuori un maggiolone?
La legnosità di Frank Zagarino è visibile anche dallo spazio, eppure questo non gli ha impedito di girare più di 50 film dagli anni Ottanta ad oggi, facendo ridere di cuore noi Zinefili. Vederlo rimanere ferito ad un braccio e tenersi la pancia simulando dolore è uno spettacolo senza prezzo…
Non rimane che chiudere con la frase maschia del film: «Non può uccidermi due volte». Questa la diceva anche Tex Willer: sarà una citazione colta?
L.
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…ma Frank Zagarino (complimenti per il nome) ha le tette!
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Diciamo che, da buon eroe d’azione, è muscoloso e quindi ha grandi pettorali 😛
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Non so se ho mai visto un film con Frank Zagarospo… ma dite la verità, la recenZione è dovuta al fatto che il suo cognome inizia per Z
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ahahaha giuro che è un caso 😀
Però capisci che un attore di questo calibro è nato per far sventolare alta la bandiera della Z 😛
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Pensa che proprio l’altro ieri stavo pensando di mettere su una setta e farmi adorare, il tipo di cosa che ad uno viene in mente di solito il mercoledì pomeriggio 😉 Zagarino si meritava un posto nella rubrica Zintage, tra mignoli e capezzoli (prima di quelli del Batman di Schumacher!) decisamente uno (S)cult umanoide, a differenza di Billy Drago, lui si veramente meriterebbe un culto, e non uno di quelli del mercoledì pomeriggio, un grande! 😉 Cheers!
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In America saremmo già tutti ricchi: ci inventiamo un culto e chiediamo ai fedeli paccate di soldi. Guadagni assicurati! ^_^
Devo rispolverare i vecchi filmacci di Zagarino per dargli lo spazio che merita nel Zinefilo 😀
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Avendo fatto il demone della paura in Streghe, magari Billy può cuccarsi una setta!
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Il mitico Billy è apparso ovunque, negli anni Novanta: peccato non si veda più tanto in giro…
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Bisogna investigare l’origine di quel “solo un ninja può uccidere un ninja”, che l’abbia inventata proprio la Cannon (nella sua versione italiana)? Trovo difficile crederlo.
Ancora non ho finito di leggere il tuo libro quindi magari lo dici lì e ancora non ci sono arrivato.
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A meno che non sia citata in antichi rotoli dimenticati, è una delle tante geniali creazioni Cannon: quando l’ho sentita avevo credo 12 anni e mi fomentò tantissimo ^_^
Ah, i rotoli dimenticati ovviamente sono uno scherzo: quelli che noi chiamiamo Ninja non esistevano prima degli anni Sessanta 😛
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Flash pazzesco! Questo film l’ho visto perché…me l’hai dato te! Quindi alle radici della mia perversione zinefila c’è…la tua colpevolezza! 🙂
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Ma dài, mica me lo ricordavo!!! Come dicevo questa rece giaceva da anni in un cassetto: era proprio l’ora di ripescarla 😉
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Coppola amico di George Lucas ,gli aveva suggerito di fare la religione basata sulla Forza come rito devi perdere una mano.
Ah ah Zagarino mi sembra di averlo visto in copertina assieme a Carradine nel libraccio delle due commesse bionde ma non ricordo il titolo comunque anche i wrestler simulano meglio gli infortuni
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Zagarino un copertina proprio non me lo so immaginare 😛
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Lo sguardo di Billy Drago, lassù, è rivelatore della credibilità di tutti quegli spari incrociati senza danni (una roba del genere è troppo anche per un’Aquila Rossa) 😉
Questo Zagarino comunque l’ho visto anch’io (maggiolone compreso), ai tempi, quando zagarineggiavo a fasi alterne fra i suoi titoli… ^__^
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Devo aggiornare il pezzo dando purtroppo ragione ad IMDb: il film è passato in TV – dove probabilmente lo avrai anche visto – con l’assurdo e ridicolo titolo “Il virus della follia”!!!! Potenza dei titolatori italiani…
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