Run Hide Fight (2020) Sotto assedio diehardo

Nell’edizione pandemica di settembre 2020 del Festival di Venezia è stato presentato un film particolare che in seguito ha viaggiato principalmente per interne.
Stando a FilmTV.it questo film ha cominciato a girare per piattaforme italiane nel giugno 2021, ma io l’ho scoperto solo lo scorso 12 gennaio 2022 su Rai4.

Parlo di Run Hide Fight, che in Italia ha guadagnato uno dei grandi sottotitoli per cui la nostra distribuzione è famosa nel mondo: Sotto assedio. Finché dura, lo trovate su RaiPlay.

La grande creatività italiana ha aggiunto un sottotitolo indispensabile

Il loro era un piano meticoloso, le loro attrezzature del massimo livello, erano ben preparati, intelligenti e spietati. Ma non avevano tenuto conto… della ragazza in lutto!
Ebbene sì, sotto la patina di “strage studentesca” – genere tristemente noto in America, dove temo siano poche le scuole che non abbiano un passato di violenza – batte un cuore diehardo, e festeggio il primo titolo similare dell’anno con un banner fresco di stampa. L’espressione “Muori duro” l’ho presa di netto dalla Bara Volante: lì trovate i “veri” film di Die Hard, qui nel Zinefilo tutti quelli che ci si rifanno smaccatamente.

In una tipica scuola texana, in uno Stato dove ci sono più sparatorie che sagre di paese, un giorno un furgone sfonda la porta e ne scendono dei ragazzi che iniziano ad ammazzare compagni di scuola. Come vuole la regola, il capo è quello più strano degli altri.

Scusate, vado bene per il grattacielo Nakatomi?

Al contrario dei predecessori, questi “cattivi diehardi” non hanno un piano così complesso e meticolosamente studiato, sembrano più una banda di svalvolati che raccoglie quintali di esplosivo – che in Texas te lo vendono al bar – e si presenta a scuola per poi improvvisare sul momento. In nessuna parte della vicenda si ha la sensazione che esista un piano, diciamo che la sceneggiatura poteva essere studiata meglio.
All’inizio sembra che il capo dei cattivi stia seminando morte e distruzione perché vuole l’anarchia e il caos, cavalli di battaglia degli sceneggiatori pigri, poi però pare una rivalsa perché il preside cattivo non gli ha dedicato tempo: è noto che i teppisti a scuola sognano che i presidi si siedano loro accanto e li guidino nella vita. Altri vaghi accenni a non si sa cosa si alternano finché diventa chiaro che nessuno ha pensato a dare una motivazione ai cattivi del film: sono cattivi e basta.

Tutta la sceneggiatura dei “cattivi” è scritta su una manica

Mentre i cattivi improvvisano il loro “piano meticoloso”, prendendo in ostaggio la scuola, entra in scena l’eroina dieharda, che era andata un attimo in bagno e quindi è sfuggita alla “presa” dei cattivi.

A vederla non sembra, ma è l’eroina della vicenda, anche se farà ben poco

Per Zoe Hull (Isabel May) c’è un po’ più di sforzo di scrittura. Ha da poco perso la madre – una comparsata di Radha Mitchell – e solo a un certo punto ci rendiamo conto che sta parlando con il suo fantasma, segno che l’elaborazione del lutto è ancora in corso.

«D’improvviso sei un’esperta? Sei morta solo una volta.»

Parlare con il fantasma della madre e rimproverarle un’inesperienza nell’atto di morire è il momento più alto del film.

Va bene, sono morta, ma sei tu che stai parlando a un fantasma

Per aiutare la figlia con l’elaborazione del lutto papà Hull (Thomas Jane) la porta a caccia: vedere la morte di un cervo sicuramente aiuterà Zoe a gestire la morte della madre, lo insegnano alla prima lezione di psicologia.
Ovviamente è tutto funzionale allo sviluppo: sin dall’inizio sappiamo che l’eroina dieharda è una tosta e che suo padre ci sa fare col fucile da cecchini.

Mica tutti ce l’hanno il padre cecchino, a forma di Thomas Jane

Quindi i “terroristi”, o aspiranti tali, si aspettano una scolaresca piena di ragazzini frignanti e invece si ritrovano a dover gestire una studentessa grintosa che proprio quella mattina ha spiaccicato il cranio di un cervo a sassate: è un buon giorno per morire duro!

«Yippee ya-yeh, pezzo di merda» (cit.)

Il regista e sceneggiatore Kyle Rankin ha dato un’ottima prova di sé con il delizioso Zombies in Love (2015), dimostrando di conoscere il cinema di genere e di saperci giocare alla perfezione. Dopo aver giocato con l’horror – con Infestation (2009) e The Witch Files (2018) – era il momento di giocare con l’action, cioè prendere il decano Die Hard (1988) e giocarci un po’, per tirar fuori un prodottino diehardo in salsa scolastica, in fondo ripercorrendo le orme di Detention (2003) con Dolph Lundgren.
Purtroppo stavolta Rankin non è all’altezza del compito scelto, malgrado il coinvolgimento anche di nomi noti – oltre ai già citati c’è pure Treat Williams, che si intravede per due secondi e mezzo – non riuscendo ad arrivare neanche ad una sufficienza base.

L’entrata in scena dei cattivi è l’unico momento riuscito del film

La regia è “normale”, senza grandi guizzi, mentre la sceneggiatura è decisamente raffazzonata come il piano dei “cattivi”. Il tutto peggiorato dalla vaga critica al mondo social, che magari non è neanche una critica ma essendo tutto così buttato a casaccio non è chiaro.
Il cattivo fa subito in modo che lo riprendano in diretta così da parlare a reti unificate… ma poi non dice niente. Che senso ha allora andare in diretta? Se non ha alcun messaggio da mandare, perché tutta questa scena?

Una critica ai social, ma forse no, o forse sì, o forse boh

La vicenda è sin da subito abbandonata a se stessa, e malgrado l’eroina dieharda zoppichi come McClane nel primo film non fa nulla di particolarmente eroico: tutto si risolve da solo, senza l’intervento di alcuno sceneggiatore.

Se Rankin si fosse sforzato un po’ di più poteva uscir fuori un filmetto molto gagliardo – anzi, diehardo! – invece è una visione sì intrigante (perché si confrontano le varie scene con l’originale di John McTiernan) ma davvero deludente, visto che ogni momento topico è bruciato e ogni idea buona persa per strada.

Ottima l’idea, pessima l’esecuzione: Rankin è rimandato a settembre, e in una scuola texana questo può costarti la vita.

L.

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13 risposte a Run Hide Fight (2020) Sotto assedio diehardo

  1. Zio Portillo ha detto:

    Rifare pari-pari il “Die Hard” originale, senza parodiarlo, ma ambientarlo scena dopo scena in un liceo avrebbe avuto un suo senso logico. E sarebbe potuto venire fuori un gioiellino alla “Scuola di eroi”. Ma forse è chiedere troppo e allora bisogna accontentarsi della ragazzetta tosta che non fa nulla. Peccato. Comunque un occhio ce lo butto lo stesso…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Un’occhiata la merita, essendo comodamente su RaiPlay, ma è davvero un’operazione pigra: ormai è obbligatorio avere la giovane eroina protagonista, ma poi non sanno che farle fare e nel dubbio non le fanno fare niente. Un’occasione mancata.

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  2. Cassidy ha detto:

    Un onore vedermi accanto a Bruce impegnato in una delle tante scene spettacolari di un mio classico del cuore, grazie! 😉 Verrà mai riconosciuto a McTiernan il suo lascito? Il modello “Diehardo” qui prova a sposarsi con un film di Gus van Sant senza troppo successo, ma resta la conferma che ci saranno sempre autori pronti a rifarsi al film del vecchio John, per fortuna tu ne hai già scovati molti. Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Il “Codice Diehardo” regna sovrano, non si può più pensare ad una storia di terroristi senza l’eroe sbagliato nel posto sbagliato, anche se purtroppo pure la sceneggiatura è sbagliata.
      Qui uno sforzo in più avrebbe creato un prodottino al bacio invece lo sforzo è pari a zero, ma fa sempre piacere trovare sempre nuove varianti dieharde in giro 😉

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  3. Evit ha detto:

    Un diahardo sbagliardo a quanto pare, ma sempre diehardo è 😄
    Anche nel 2020 si continua a morire duro

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  4. Kukuviza ha detto:

    Ma che minchiata di film è? Idee prese in giro che poi non si è in grado di portare avanti, mi pare.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo è così. Rifare “Die Hard” è usanza consolidata, di prodotto piccoli e grandi, ma usarlo come base per poi non fare niente è uno spreco che per fortuna capita solo a minuscoli film come questo.

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      • Giuseppe ha detto:

        Al netto della male dosata componente dieharda (oltre che dell’assenza di motivazioni da parte dei “cattivi”) e avendo in comune un assalto scolastico con relative vittime, il tutto mi ha fatto venire in mente uno degli ultimi numeri di Dylan Dog (“Momento blu”)…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Grazie della dritta, la curiosità mi spinge a recuperarlo ^_^

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    Capisco le critiche e mi immagino di ritrovarle plasticamente nel film ma secondo te posso resistere ad un lungometraggio che aspira a essere diehardo in una scuola??? 😉😄

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  6. Pingback: Fear the Night (2023) Maggie Q eroina dieharda | Il Zinefilo

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