One Cut of the Dead (2017) Zombie contro zombie

Ho dei problemi con gli zombi asiatici. Tutto è iniziato con l’alba del Duemila e la mia velleità di diventare “zombologo”. Ero giovane e ingenuo, credevo che la serie B degli anni Ottanta-Novanta fosse il peggio che si potesse incontrare: non sapevo l’abisso infinito di Z che mi si poneva di fronte.
Dopo una serie allucinante di filmacci che non avevano niente di umano, la mazzata finale è stato Zombie Self Defence Force (2006) di Naoyuki Tomomatsu: lì mi resi conto che esiste il male con la Z maiuscola.

Come dicevo in occasione di Volcano High, erano gli anni in cui i distributori nostrani raschiavano i barili asiatici per portarci le peggio scolature spacciandole per “novità marziali”, per sfruttare l’eco di Kill Bill (2003-2004). Così nel 2005 la Eagle Pictures presenta in videoteca l’hongkonghese Cacciatori di vampiri (2002) di Wellson Chin mentre la AVO Film, più meritoria, tenta di alzare il tiro con Shaolin contro i mostri diabolici (2004) di Douglas Kung: uno dei rarissimi film con Gordon Liu doppiato in italiano, e sicuramente l’unico reperibile all’epoca. Lo stesso Gordon Liu che quando appare come maestro in Kill Bill tutti gli italiani a dire “Ah sì, il grande Gordon Liu” solo perché l’avevano letto su Wikipedia.
In entrambi i film gli zombie fanno così schifo che diventa chiaro come io abbia dei seri problemi con i morti viventi asiatici. Soprattutto quelli giapponesi.

Quando il 17 gennaio 2022 Rai4 presenta un film giapponese dal titolo italiano demente Zombie contro zombie mi perplimo assai: capisco che sia una programmazione notturna, ma possibile che la RAI scenda così in basso da mandare gli horroracci nipponici?
Per fortuna non avevo letto il titolo internazionale del film, così è stata una bella sorpresa scoprire un prodotto assolutamente delizioso e meritevole solo di applausi.

ALLERTA SPOILER: Per forza di cose dovrò parlare del colpo di scena a un terzo del film, ma se invece volete prima godervelo, con le sue molte sorprese, vi ricordo che è ancora disponibile su RaiPlay: tranquilli che la trametta sul sito è stata scritta da chi palesemente non ha visto il film!

Il primo film zombie giapponese… completamente privo di zombie!

Per fortuna ci viene risparmiato il solito pippone che spiega l’inizio della pandemia zombie: di pandemie ormai siamo tutti esperti conclamati, non sarà certo un filmetto horror a dirci qualcosa di nuovo. Così vediamo la solita ragazza IES (Inciampa E Strilla) tipica degli horror mentre viene ghermita da un morto vivente… e stop, fine delle riprese, che l’attrice proprio non sembra spaventata.
Scopriamo così di star assistendo alle riprese di un film horror zombesco, sicuramente non di alto profilo ma con un regista che ci crede davvero e pretende alte prestazioni da tutti.

Il set di un film horror spesso mette più paura del film stesso

Passano i minuti e a un certo punto mi rendo conto… che non ci sono stacchi di montaggio: sto assistendo a un piano sequenza! Solo a un certo punto scoprirò il titolo internazionale, One Cut of the Dead, un film zombie in un’unica sequenza. (GoogleTranslate mi dice che il titolo giapponese カメラを止めるな! Kamera o tomeru na! significa “Non fermare la fotocamera!”)
Alternando classiche situazioni da horror classico a divertenti situazioni paradossali, l’azione si dipana e mi chiedo quanto cacchio debba essere stato difficile organizzare, provare ed eseguire un piano sequenza che non sembra finire mai, peraltro con addirittura sequenze impegnative a livello fisico.

E noi agli zombi li menamo!

Finalmente dopo trenta minuti questo enorme impegno fisico arriva a conclusione e il film finisce… Oh, un momento, ma il film dura novanta minuti: come mai a trenta arrivano i titoli di coda? La risposta arriva subito dopo, quando cioè comincia l’antefatto.
Un’emittente televisiva vuole varare uno “Zombie Channel”, un canale interamente dedicato al cinema dei morti viventi, e come inaugurazione ha pensato di incaricare il regista Higurashi (Takayuki Hamatsu) un cortometraggio zombie di trenta minuti tutto in piano sequenza: e che ci vuole? Higurashi ha l’intera famiglia votata al cinema: la moglie è una attrice e la figlia è un’aiuto regista fin troppo solerte.

Ogni regista sogna una figlia con Al Pacino sulla maglietta

La figlia del regista viene inquadrata con indosso una maglietta niente male, con Al Pacino in Scarface (1983) che dice «So say good night to the bad guy!», che nel doppiaggio italiano d’epoca non fa rima: «Augurate buona notte al cattivo».
L’autore deve avere un debole per le magliette, perché più avanti un altro personaggio ne indossa una con su scritto «Good guy goes to Heaven, bad guy goes to Pattaya», dal film francese Pattaya (2016) di Franck Gastambide che ignoro, temo inedito in Italia.

Quindi a Pattaya ci sono solo cattivi ragazzi?

Quasi ricreando in salsa zombie il mitico Rumori fuori scena (1992), Shin’ichirô Ueda – sia regista che sceneggiatore – ci presenta prima il risultato finale, cioè il cortometraggio in un’unica ripresa, poi ci mostra il dietro le quinte, con la creazione della squadra e la presentazione dei vari personaggi, infine ecco che arriva di nuovo l’esecuzione del cortometraggio… ma visto dall’altra parte, cioè dalla parte della troupe che deve aiutare gli attori in quello sforzo di recitazione senza tagli.

La troupe dei tecnici viventi

In quest’ultima parte scopriamo che quello che abbiamo visto all’inizio non era sempre come credevamo e ci sono parecchie ghiotte sorprese a condire un’opera deliziosa e assolutamente sorprendente.

Un regista vero che ne riprende uno finto che ne riprende uno vero che…

IMDb dice che il film è tratto da un’opera teatrale di Ryoichi Wada intitolata Ghost in the Box! di cui non ho trovato alcuna informazione.
L’idea di lasciare completamente da parte gli zombie in un film zombie era rischiosa e sicuramente aveva bisogno di una buona sceneggiatura per stare in piedi: direi che la sfida è perfettamente vinta.

Chi è che non vorrebbe uno Zombie Channel su digitale terrestre?

Malgrado lo stupido e immotivato titolo italiano, Zombie contro zombie non parla di morti viventi bensì di cinema, di quella insana follia che porta un cineasta ad accettare ogni sfida pur di completare un film, che spinge un gruppo eterogeneo di persone ad affrontare ogni differenza e attrito pur di raggiungere l’obiettivo finale: l’opera completata.
Questo è un titolo che andrebbe accostato ai classici “sul” cinema, a quelle opere cioè che raccontano le incredibili avventure che si svolgono dietro le quinte di un film, invece purtroppo sono sicuro finirà nel cestino della “differenzombata” e sarà dimenticato in fretta, almeno dal pubblico italiano che invece gli ha regalato fama mondiale, visto che a quanto pare il “passa-parola” che ha dato successo al film è iniziato dopo sua proiezione all’Udine Far East Film Festival del 2018.

Trovare un film zombie giapponese privo di zombie era il regalo migliore che potessi ricevere.

L.

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21 risposte a One Cut of the Dead (2017) Zombie contro zombie

  1. Sam Simon ha detto:

    Eh, infatti mi sembrava strana tutta quella premessa iniziale negativa per parlare di un film di cui ho solo sentito parlar bene! Mi sono fermato allo spoiler alert, torno qusndo riesco a vederlo, sto film! :–)

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  2. Il Moro ha detto:

    Mi sa che me l’hai venduto, vado subito a scaricarlo da raiplay.

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  3. Cassidy ha detto:

    Senza ombra di dubbio uno dei film più brillanti degli ultimi anni, lo adorato mi dispiace non avere avuto il tempo per scriverne, ben felice che lo abbia fatto tu, non avrei saputo fare di meglio 😉 Cheers

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  4. Pietro Sabatelli ha detto:

    Una fantastica sorpresa sì, letteralmente un gioiellino, pellicola assolutamente geniale 😉

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  5. Sandor ha detto:

    Probabilmente il miglior film di zombie senza zombie e forse è dai tempi del capolavoro meta tutto
    di Diary of the deat del maestro Romero che non si vedeva qualcosa del genere sui morti viventi.
    Magari un bel canale tv total zombie non sarebbe male ma finirebbero per trasmettere comunque la casa nella prateria : ))))

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  6. Zio Portillo ha detto:

    Ho finito adesso di scaricarlo da RaiPlay. Domani sera me lo guardo. Grazie!

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  7. Austin Dove ha detto:

    mamma mia se adoro questo film, l’ho visto su Raiplay!
    se la prima parte sa far salire la tensione, la seconda è per cinefili e fa morire dal ridere! non ho mai riso tanto su un film di zombie 😂😂😂

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  8. Willy l'Orbo ha detto:

    …dato che le grandi menti pensano all’unisono…l’ho visto proprio ieri sera! Che dire? Nulla perché hai scritto tutto te! 🙂
    Posso solo aggiungere, anzi, confermare quanto l’intera operazione risulti divertente, intelligente, arguta, deliziosa, davvero un gioiellino! Gioiellino da cui traspare un fattore su tutti gli altri: l’amore per il cinema! Grazie per la dritta! 🙂

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  9. Giuseppe ha detto:

    Beh, a questo punto direi che mi tocca proprio metterlo in lista 😉
    P.S. “La leggenda dei 7 vampiri d’oro” (coproduzione Hammer/Shaw Brothers) l’hai mai visto?

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