Già nell’agosto 2014 si preannunciava Zero Tolerance, film dal cast stellare scritto e diretto dal thailandese Wych Kaosayananda (già autore di Ballistic). Poi qualcosa è andato storto e l’uscita si è posticipata a dismisura.
Solo il 10 febbraio 2015 il film viene presentato in anteprima al Thailand International Film Destination Festival, uscendo poi negli USA in DVD Lionsgate il 1° dicembre 2015.
Inedito quando ho scritto la recensione, in seguito il film arriva il DVD e Blu-ray Blue Swan / Eagle Pictures, dal 28 giugno 2017, e il canale Paramount trasmette il film alle 3.00 della notte del 23 luglio 2018, per essere sicuri che proprio nessuno lo possa vedere.
La schermata che vedete in alto è un puro miracolo, perché Paramount è noto per sballare tutti gli orari, quindi ho registrato “alla cieca” e incredibilmente ho beccato il film!
Malgrado la bella locandina e i nomi coinvolti, Zero Tolerance è un piccolo noir thailandese girato come se fosse un filmone americano: tecnicamente eccellente, con una fotografia ottima, ma arido di idee e purtroppo noiosetto.
Già il soggetto è di quelli che ti fanno sbadigliare. Una ragazza viene trovata morta nel fiume, e il detective Peter – specializzato in crimini sessuali – la riconosce subito: si chiama Angel. Questo detective “all’americana” è interpretato dal thailandese Sahajak Boonthanakit, che ha esordito nel ’99 con Bangkok, senza ritorno per poi apparire in una lunga serie di film occidentali girati nella sua città, da Street Fighter. La leggenda (2009) a The Marine 2 (2009), dallo sbagliato Elephant White (2011) all’evitabile Largo Winch 2 (2011), fino al pessimo Skin Trade (2014).
Il detective cinquantenne è quasi obbligato ad avere un collega gggiovane che rappresenti la nuova Bangkok, e questo è Karn (Prinya Intachai) con tanto di giubbotto alla Beverly Hills Cop.
Angel è stata uccisa, dicevo, e Peter la conosce perché è la figlia di un suo vecchio commilitone, compagno di mille avventure al soldo della CIA: Johnny, interpretato dal cinquantenne vietnamita Dustin Nguyen, originario di Saigon e dalla frizzante filmografia: prendete un qualsiasi telefilm action anni ’80 e lui è lì!
Peter e Johnny sono stati addestrati per uccidere, ed ora uniscono le loro forze per scoprire l’assassino della giovane Angel. La prima traccia da seguire è parlare con il suo amante… Già, ma ben presto appare chiaro che è più facile trovare a Bangkok qualcuno che NON sia stato a letto con Angel!
Non ho capito se è un errore di sceneggiatura o è un messaggio voluto da Kaosayananda, ma in pratica ogni personaggio che i due detective interrogano ha amato Angel alla follia: in pratica, non esiste forma di vita thailandese che la giovane non si sia ripassata…
Peter indaga e Johnny ammazza chiunque gli venga a tiro, e così vanno avanti per tutto il film, cercando belle inquadrature e costruendo belle scene, ma il tutto di una noia epocale.
A un certo punto incontrano Sammy, straniero a Bangkok che – indovinate un po’? – amava alla follia Angel. Però è un losco figuro che sarà dura contrastare, ed è interpretato dal mitico Gary Daniels in ottima forma, che noi fan marziali malati ricordiamo per alcuni eccellenti film negli anni Novanta.
Per tutto il tempo che Gary è in scena incrocio le dita e spero che tiri un calcio, che faccia qualcosa… Invece si limita a recitare, e visto che il suo personaggio è appiccicato con lo sputo non ci fa un figurone.
Angel era un puttanone da sbarco e il padre ammazza mezza Bangkok cercando di capire chi l’ha uccisa, incontrando un esercito di amanti che invece sarebbe morto per lei. La cosa si fa imbarazzante, e peggiora quando l’occhio casca sulla locandina… Un momento, ma non è Scott Adkins quello?
Ah già, è vero, c’è anche Scott Adkins nel film ma se non ci fosse sarebbe la stessa identica cosa: è solo uno degli infiniti amanti di Angel, e al massimo lo vediamo in inutili sequenze in cui va in moto. Ripeto, se tagliassero le sue scene non se ne accorgerebbe nessuno…
L’unico motivo per vedere Zero Tolerance, ridicolo filmetto che vale appunto zero, sono i cinque minuti iniziali, quando lo spacciatore Steven (Scott Adkins) viene licenziato dal narcotrafficante Kane, interpretato da Kane Kosugi, figlio del mitico Shô.
I due hanno appena finito di girare gli stupendi combattimenti di Ninja 2 (2013) – che trovate analizzato nell’edizione 2015 del mio saggio Ninja – ed eccoli di nuovo ad affrontarsi di nuovo, purtroppo in una scena priva di marzialità e di una qualsiasi altra attrattiva. Hai in scena due mostri sacri e ti bruci la scena così? Kaosayananda, posso toccarti? Ma va’ va’…
Occasione mancatissima e filmetto da evitare accuratamente.
L.
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Sono pienamente d’accordo, tanto ben fatto quanto inutile, Adkins lo si vede più nella locandina che nel film, per il resto, con il giubbotto di Beverly Hills Cop mi hai fatto morire dal ridere 😉 Cheers!
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Dustin Nguyen era in 21 Jump Street il serial che lanciò Johmmy Depp,ma hai Daniels,Adkins e Kosugi dovrebbe essere un festival di mazzate coreografate alla grande invece tutti si ammazzano per una una che si fatta tutta BangkoK ,mah……
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Capisci quanto ci uo sformato? Mi aspettavo un film “di menare” invece è una noia mortale!
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Non è da escludere che anche Adkins, visto il suo non ruolo, l’abbia in realtà evitato questo filmettino: potrebbero averlo ripreso a sua insaputa mentre si faceva i cazzi propri (compresi i giri in moto), per poi piazzare cinque minuti di girato nel film 😉
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Non mi stupirebbe affatto. Anzi, è pure facile che lui abbia girato scene per un film che poi è cambiato in corso d’opera 😉
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