Empire of the Ants (1977) L’impero delle termiti giganti

Una delle colonne di questo blog poggia sui filmacci con bestiacce, quindi rimetto mano ad un cofanetto DVD che molti anni fa mio padre acquistò in edicola, non so spinto da quale richiamo se non quello della Z più pura.

Uno di quei film – Barracuda (1978) – già l’ho recensito, un altro appartiene alla saga di Quatermass che prima o poi dovrò fare per bene, quindi passo al terzo, sfruttando dunque quel cofanetto che mio padre ha subito buttato a pedate fuori casa, finendo nella mia collezione.

Zoolander ha l’espressione Magnum: la Collins ha la Me-Te-Magnum

Siamo nel 1977, la 44enne Joan Collins è una semplice attrice nota, grazie a vent’anni di cinema e TV: non è ancora l’icona che diventerà con il suo ruolo nella serie-telenovela “Dynasty”, dal 1981. Può ancora permettersi di lavorare per il produttore Samuel Z. Arkoff, che ha la Z nel nome proprio per indicare la qualità delle sue infinite produzioni. Per tutti gli anni Sessanta e Settanta Arkoff ha sfornato valanghe di filmini e filmacci, filmoni e filmetti, di ogni genere e foggia immaginabile. Potevano mancare le bestiacce di Empire of the Ants?

Esordito a New York il 29 luglio 1977, il film finisce sul tavolo della censura italiana il 28 aprile 1978, che il 1° giugno successivo rilascia il nulla osta con il divieto ai minori di 14 anni: un gran bel guaio, a livello distributivo. I produttori insistono ma niente: arriviamo al 15 marzo 1979 e il divieto rimane. Intanto il film arriva già dal 25 settembre 1978 nelle sale italiane con il titolo L’impero delle termiti giganti. Sebbene nessuno parli di termiti ma solo di formiche…

Qualcuno ha visto termiti in giro? Io vedo solo formiche…

Dal 15 novembre 1983 inizia il suo viaggio in piccoli canali televisivi locali, e il 27 giugno 1985 addirittura viene “promosso” alla seconda serata di Italia1: dal 1992 non sono noti altri avvistamenti.
Esistono almeno due edizioni DVD del film, entrambe senza data: di una non sono riuscito a capire la marca, quella invece che ho io è della Mosaico Media. Insomma, piccole case per grandi bestiacce.

L’espressione media degli spettatori durante la visione del film

La sceneggiatura di Jack Turley (adattata per lo schermo dal regista stesso, Bert I. Gordon) millanta di essere tratta dal racconto The Empire of the Ants di H.G. Wells, apparso sulla celebre “The Strand Magazine” nel dicembre 1905 e abbastanza raro in Italia: Mursia l’ha presentato nella traduzione di Renato Prinzhofer sia nel 1966 (Tutti i racconti e i romanzi brevi) che nel 1980 (Storie di fantasia e di fantascienza), entrambe edizioni non facili da recuperare. (Grazie come sempre al Catalogo Vegetti per le informazioni.)

Non sapendo di cosa parli il racconto originale, mi affido alla sua descrizione fatta da “Famous Monsters of Filmland” n. 136 (agosto 1977), la mitologica rivista di Forrest J. Ackerman: il più grande appassionato ed esperto di horror che questo genere abbia mai avuto. Un articolo di questo numero (purtroppo senza firma) viene dedicato al film in questione e ci viene regalato anche il gioco di parole dell’anno: sci-ants fiction.
Questa storia di “fantaformichescenza” si rifà dunque ad un racconto con cui non sembra avere molto a che spartire: in un fiume in mezzo ad una giungla viene trovata una barca alla deriva, con l’equipaggio smangiucchiato da formiche; capito che gli insetti stanno iniziando ad attaccare l’uomo, i protagonisti non fanno altro che rimanere inermi a pensare cosa accadrà quando raggiungeranno le grandi città. Fine.

Mi sento di dire che Bert I. Gordon ha fatto un lavoro decisamente più divertente.

Appena uno organizza un pic-nic, ecco arrivare le formichine…

Avete presente quegli agenti immobiliari spregiudicati che organizzano viaggetti con tanto di rinfresco e, fra una mangiata e una bevuta, vendono appezzamenti di terreno che solo dopo uscirà fuori essere immani fregature? Ecco, questa è Marilyn Fryser (Joan Collins). Armata solo del suo sorriso vincente e di due occhioni da femme fatale, porta i turisti a Dreamland Shores con la barchetta del capitano Stokely (Robert Lansing) e qui ammolla loro il pacco della loro vita. Fra una chiacchiera e un’altra, arrivano i formiconi giganti mutati geneticamente dai rifiuti tossici versati nelle acque intorno all’isola: tempo di darsela a gambe. fine della sceneggiatura!

Guardate: formiconi diretti alla barca di Dacò!

Inizia la fuga dei personaggi testé abbozzati, che cercano di andare non si sa dove visto che è un’isola, ma tanto la parte del leone la fanno i formiconi, pura gioia per gli occhi…

L’unico modo di neutralizzare i formiconi è chiedere loro le ricevute di questa vacanza

Bert I. Gordon crea un gioiellino di serie Z davvero unico, grazie ad una tecnica particolare. Per tutto il film mi sono chiesto: ma come sono fatte queste formiche? Non sono pupazzoni di gomma, anche se lo sembrano, non sono animate in stop motion, anche se lo sembrano, non sono animatroni, anche se lo sembrano. La soluzione… è che sono tutto insieme!
Con la scultura di David Ayers e la meccanica di Sonny Burman abbiamo formiconi artificiali alternati a vere formiche, riprese in macro e “fuse” nei fotogrammi con gli attori. Un montaggio ispirato cucina i vari sistemi in modo che ogni volta che le formiche entrano in scena spiazzino, per il loro estremo realismo.

da “Famous Monsters of Filmland” n. 136 (agosto 1977)

Naturale che all’inizio si ride della grossa, per via di personaggi appena abbozzati ed attori palesemente svogliati – un cast quasi interamente televisivo prestato al cinema – ma basta addentrarsi nella giungla della sceneggiatura per cominciare a rilassarsi… e ad amare la formicona! Quando entra in scena, di solito a casaccio, è molto più brava a recitare degli attori coinvolti, quindi alla fine si parteggia per lei.

Se qualcuno ha portato il Vape, è il momento di tirarlo fuori

La geniale trovata è che le formiche non sono semplici bestiacce cresciute per colpa delle scorie radioattive, troppo facile, troppo scontato: hanno invece sviluppato poteri tali da emettere un gas che soggioga gli umani. Una volta a settimana gli abitanti dell’isola si sottopongono al gas… e d’un tratto amano la Regina e vogliono fare di tutto per difenderla e nutrirla, anche a costo di sacrificare altri umani.
Come dite? Pare la solita menata della paura comunista? Roba del tipo “Non aver paura, unisciti a noi”? Esatto, e la frase viene detta apertamente: è cinema americano, baby, senza la Russia comunista non sarebbe mai esistito!

Intervistata da Pat Jankiewicz per la rivista “Starlog” n. 285 (aprile 2001), la co-protagonista Pamela Susan Shoop ricorda che le riprese del film – nelle Everglades, in Florida – sono state divertenti, sebbene molte difficoltà logistiche e incidenti sul set. Per esempio i bagni si trovavano a mezz’ora di strada dal luogo delle riprese, e quando Joan Collins avvertiva che aveva un “bisognino” tutto si fermava per almeno un’ora. Riguardo agli incidenti, una volta la stessa Collins è stata colpita in testa dalla portiera di un’auto: che sia stato qualcuno stufo dei suoi “bisognini”?
La Shoop racconta che quando doveva girare scene in cui gridava alla vista delle formicone giganti, la metà delle volte non c’era nulla («Bert diceva: “Guarda quell’albero e grida!”») e l’altra metà era peggio… perché si ritrovava davanti dei pupazzoni formicosi che la facevano ridere. Non ci fu invece niente da ridere invece la mattina in cui, a forza di gridare per le formiche, le si è lussata la mandibola. E meno male che sono state riprese divertenti!

Forse la Shoop ricorda con piacere le riprese di quel film del 1977 perché qualche anno dopo si è ritrovata nuda in una sauna… con Michael Myers in giro! Ma questa è un’altra storia…

Prima o poi, nel Zinnefilo

Imbarazzante e geniale, ridicolo e strepitoso: dite un aggettivo e il suo contrario, sicuramente calzeranno sull’impero delle termiti formiche giganti. Pura Z senza alcun tentativo di nascondersi, puro cinema di genere vecchio stampo con sgommate di idee nuove, almeno a livello tecnico, ma soprattutto tanta voglia di farsi due risate alla faccia propria. Cosa chiedere di più?

Ah, chissà se una volta a settimana a quel gas della Regina Formicona… si è sottoposto anche James Cameron. L’idea della Regina Madre più grossa di tutti gli altri mostri potrebbe benissimo venire da questo film.

L.

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15 risposte a Empire of the Ants (1977) L’impero delle termiti giganti

  1. Zio Portillo ha detto:

    Sto post qualcosa ha acceso nella mia testolina bacata… Non ricordo molto ma le formiche giganti sulla barca, la Collins,… Mhmmm… Forse l’ho beccato in seconda/terza serata su qualche canalaccio regionale.

    Può essere il finale con l’autobotte? Se sì, allora mi sa che l’ho visto…

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  2. Austin Dove ha detto:

    ‘ste ant so’ troppo cringe

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  3. Cassidy ha detto:

    Formiche giganti realizzate con trucchi vecchia scuola, un regista con la “Z” nel secondo nome, attrici famose che possono raccontare di aver recitato con gli insetti, trame abbozzate, metaforoni sulla minaccia comunista, un classico della serie Z 😉 Il signor Etruscus Senior senza saperlo ha gettato le basi per una delle colonne del Zinefilo! Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Un cofanetto che gronda Z che mi è arrivato a costo zero, visto che l’ha pagato mio padre: cosa chiedere di più? Da anni sta lì e più volte sono stato tentato di darlo via… ma come si fa a rinunciare a tanta Z? 😛

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  4. Kuku ha detto:

    Ah ma quindi tutto ha origine da tuo padre! Glielo hai mai detto?
    Comunque fantaformichescenza è straordinaria come parola. Antonio Zoppaz dovrebbe diffonderla a piena voce.
    Mi piace questa inventiva che si denota in questo film. L’arte di arrangiarsi che produce gioiellini.

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  5. Conte Gracula ha detto:

    Mi ha colpito che questa produzione non abbia pensato a scavarsi una fossa per farne una latrina. Immagina che incubo: te la fai sotto e devi farti chilometri per arrivare al bagno…
    Secondo me, la Collins si fermava a metà strada per sbrigare la faccenda…

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  6. Il Moro ha detto:

    mi piacerebbe risalire alla prima manifestazione della “regina madre” nella fantascienza, che mi sa essere ben antecedente al 1978. Purtroppo è abbastanza difficile cercare materiale senza doversi mettere per forza a rileggere tutti i racconti mai usciti di fantascienza della golden age.. 😀
    Dopotutto è un comodo escamotage in molti film di fantascienza americani, nei quali così l’eroe può limitarsi a uccidere un solo, grosso mostro per avere ragione di tutti gli altri… Una mentalità non così diffusa nella fantascienza di altri paesi, dove ci si basa meno sulla figura dell’eroe solitario e risolutivo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La questione era già stata sollevata per “Lavalantula” (2015): a me sembra che la furbata di uccidere la Regina per fermare tutti i mostri sia un’idea recentissima, avendola trovata solo negli anni Dieci del Duemila.
      E’ stato citato il film “Assalto alla terra” (Them!, 1954) ma qui la regina è grande tanto quanto le altre creature e ucciderla non ferma niente. Invece ne “L’impero delle termiti giganti” la Regin è davvero Regina, grande almeno quattro o cinque volte gli altri mostri, per questo ho fatto il paragone con Cameron, la cui Regina può “comandare” i suoi figli ma ucciderla non serve a nulla. Infatti in “Earth War” (1990) Verheiden immagina che Ripley libera la Terra infestata limitandosi a trascinarsi dietro una Regina che, richiamando a sé tutti i figli, li porti in un solo luogo dove distruggerli. E’ una trovata molto discutibile, ma dimostra che ancora nel 1990 nessuno pensava a “ammazzo la Regina, tutti gli altri muoiono da soli”.
      L’idea mi ha colpito per la prima volta con “The Great Wall” (2016), ma mi dicono che c’è anche negli “Avengers” (2012): sarà che ho così disprezzato quel film che l’ho cancellato 😀
      In romanzi e racconti d’annata che mi è capitato di leggere non ho mai incontrato una furbata simile, di solito o l’eroe affronta tutti i mostri o trova qualche veleno che li faccia fuori a secchiate.

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  7. Willy l'Orbo ha detto:

    Ma solo a me quel titolo e in quel formato stile titoli di testa di Star Wars ha fatto venire in mente L’Impero colpisce ancora? Perché qui, con tutti i collegamenti che Lucius riesce a scovare…sai mai! 🙂 🙂
    (Ma anche no! 🙂 )

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  8. Giuseppe ha detto:

    Ah, che cosa mi ricordi: quella simpatica cialtronata de “L’impero delle termiti (formiche) giganti” di quel grande -infatti tendeva in genere a ingrandirli parecchio- amante degli animali che è Bert I. Gordon… del resto, l’anno prima infatti aveva già tentato l’accoppiata H.G. Wells/bestiacce giganti con “Il cibo degli dei” (per non parlare del cult -annata 1958- “La vendetta del ragno nero”) 😉
    Una curiosità: il Quatermass incluso nel bestiario è per caso “L’astronave degli esseri perduti/Quatermass and the pit” (che ho amato praticamente in ogni sua forma, dalla sceneggiatura di Kneale pubblicata dai classici Urania allo sceneggiato BBC del 1958 per arrivare, appunto, al film del 1967)?…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ tempo di approfondire Gordon e i suoi animaloni: me lo chiede il blog! ^_^

      Magari fosse quel titolo, è “Quatermass Conclusion”: prima o poi dovrò decidermi a dedicare un ciclo alla geniale opera di Kneale 😉

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