Deep Blood (1989) Sangue negli abissi


Lo scorso 5 agosto 2023 qualche oscuro tecnico incappucciato di Mediaset è sceso negli archivi segreti dei film dimenticati, lasciati lì murati vivi da decenni, e in una notte buia e tempestosa ha riportato alla luce un film dimenticato, che come tutti i prodotti italiani finto-americani fra il 1988 e il 1990 è ben distribuito all’estero (ci fanno pure i Blu-ray) ma è semi-inedito nella propria patria.

Sto parlando dell’orripilante e inguardabile Deep Blood. Sangue negli abissi, un’altra grandiosa produzione Filmirage – solo il meglio del peggio – che mi consente di riaprire una categoria da tempo chiusa: i filmacci con squalacci.

Sicuramente Italia1 avrà usato un’edizione digitale estera, visto che da noi è un film dimenticato

La pellicola riporta “Raf Donato” come nome del regista e IMDb spiega che si tratta di Raffaele Donato, che avrebbe diretto il film insieme a Joe D’Amato, anche se non accreditato. Invece il manuale The X-rated Videotape Star Index (1999) considera “Raf Donato” uno dei mille pseudonimi di D’Amato, che quindi è l’unico autore dell’opera.

Riceve il visto italiano l’8 giugno 1989 e come tutti i film nostrani finto-americani di questa data non conosce mai il buio della sala: dopo un unico passaggio noto, in prima visione su Odeon TV venerdì 4 giugno 1993, questo Eroe di Odeon scompare anche dalla TV.

La AVO Film lo porta in VHS nel 1997 e non ho trovato informazioni su un’eventuale edizione DVD italiana. (Pare che edizioni estere abbiano anche l’audio nostrano.)

Quattro ragazzini fanno il tipico falò sulla spiaggia della Florida: è pomeriggio e tengono un würstel sul fuoco. Aspetta, ma nei veri film americani di solito queste scene sono ambientate di notte e sul fuoco tengono dei marshmallow. Boh, forse in quel 1989 la produzione non poteva permettersi altro se non un würstel.

Mentre i ragazzini si divertono arriva un vecchio che si siede lì e se li guarda. Invece di chiamare subito la polizia o prendere a sassate il maniaco, i ragazzi gli offrono il würstel crudo, che mica l’ho capito come faccia a rimanere crudo stando sul fuoco: sembra appena tirato fuori dall’umidiccia confezione del Carrefour. Comunque il vecchio bianco dagli occhi azzurri si commuove del gesto – ma mica è scemo, e il würstel non lo prende – e così rivela ai giovani il segreto della sua tribù… Tribù?

Ebbene sì, il vecchio più bianco che si sia mai visto in Florida è un discendente di un’antica tribù di un popolo non meglio specificato, perché va be’ che è un filmaccio italiano zozzo e la nostra tradizione prevede la cialtronata più volgare possibile, ma pure Joe D’Amato s’è vergognato a spacciare per nativo americano il vecchio in camicia della Standa. Malgrado gli abbia messo in testa una ridicola fascia che all’epoca solo gli indiani a fumetti della Bonelli portavano.

In Italia sulla spiaggia nel 1989 c’erano i marocchini, in Florida c’erano i pellerossa bianchi…

Il vecchio attacca un pippone sulla sua antica cultura, di cui nessuno ha chiesto informazioni, e spiega che loro temevano il woken, il waken o come diavolo si scrive il termine che il doppiatore sbofonchia – peraltro un doppiatore con una bella voce ma che non c’azzecca niente con l’attore inquadrato – comunque il vecchio regala ai ragazzini un antico manufatto della tribù di Todis dove, in lingua Despar, è descritto tutto l’itinerario che segue la grande creatura nel suo migrare da Coop a Conad. Magari non avrà usato proprio questi nomi, ma la qualità del testo è la stessa.

I ragazzini apprezzano il regalone e subito lo seppelliscono nella sabbia, insieme a quattro coltelli a serramanico con cui si sono tagliati le mani per fare un patto di sangue. Per fortuna il film finisce dopo questa scena delirante, perché c’era il serio rischio fosse di una stupidità insopportabile da sostenere.

Sono passati gli anni… ma solo due sono cresciuti

Passano gli anni e i giovani sono quasi tutti cresciuti: non so perché ma uno di loro è rimasto basso. Arriva una ragazza che è un po’ innamorata di uno di loro, si parlotta, si litiga con un bullo, la ragazza teme che lui non se la fili… e niente, tutti fili narrativi buttati a caso e persi nel nulla: niente di quello che succede nella prima ora di film ha il minimo collegamento con la trama del film stesso. Capisco che lo sceneggiatore – chiunque sia quello che (per vergogna) si è nascosto dietro il nome di George Nelson Ott – non aveva niente in mano, ma poteva fingere di costruire almeno una trama che corrispondesse a quello che c’è scritto in locandina. Il film non si chiama “Giovani in Florida che compiono scelte di vita”, si chiama “Sangue negli abissi”: dov’è il sangue? Dove sono gli abissi?

Finalmente arriva lo squalo a mangiarsi la gente, accompagnato dalla colonna sonora trascinante di Carlo Maria Cordio totalmente slegata dalle scene. Vediamo alcuni spezzoni (probabilmente rubati a qualche documentario) con lo squalo più catatonico mai visto su schermo, praticamente un pesce lesso, e poi gente che strilla fingendo di venir divorata. Roba da filmacci anni Cinquanta, ma almeno lì si rideva: qui si fissa lo schermo con occhi vuoti da squalo.

Siamo sicuri che questo squalo sia mai stato vivo?

Uno dei quattro ragazzi ha il padre pescatore quindi via, si parte tutti per dare la caccia allo squalo. Ma come, così? Senza niente? Avete un arpione, un fucilone, una scaccia(pesce)cani, una qualsiasi arma? No, il nostro manipolo di eroi acquatici parte armato di batteria di una Panda, con cui vogliono dare la scossa mortale allo squalo. Non ci crederete, ma questo astutissimo piano non funziona. Però nel frattempo si incagliano così il padre scende in acqua per disincagliare la nave: scusa, amico geniale, stai andando a caccia di squali, ne hai uno che ti gira intorno, e scendi in acqua? Purtroppo i personaggio demente non viene mangiato, ma se lo sarebbe meritato.

Scoperto un relitto sottomarino, scatta la scopiazzata da Piraña paura (1981), anche se Joe D’Amato non è James Cameron: si portano migliaia di candelotti di dinamite nel relitto e lo si fa esplodere al passaggio dello squalo. Se per caso vi state chiedendo dov’è che si possano trovare migliaia di candelotti di dinamite, sappiate che uno dei ragazzi bazzica una base militare, e si sa che i militari della Florida sono sempre contenti di regalare quintali di esplosivo a chiunque lo chieda.

Ma… e la ragazza dov’è? Un personaggio caduto in un buco di sceneggiatura

Se già non ci fosse la mortale stupidità e bruttezza della sceneggiatura ad affondare un’opera che è già un relitto di suo, avere la seconda parte del film (quella con l’appassionantissima caccia allo squalo) con lo stesso ritmo di una messa da requiem è davvero criminale. Capisco che D’Amato non ha proprio niente in mano, ha una barchetta di mezzo metro, cinque pseudo-attori raccattati chissà dove, che recitano parole a caso tanto poi è tutto doppiato, e… e basta. Non ha altro. Quei dieci secondi in cui si vede uno squalo saranno rubati a chissà quale documentario del Discovery Channel, qui gli unici (pesce)cani sono gli attori che tengono l’intera vicenda sulle proprie spalle, con risultato demenziale.

La noia totale di scene lunghissime e allunga-brodo mi fa apprezzare la grande professionalità degli artisti che hanno fatto filmacci con squalacci decisamente più divertenti, e mi ricorda che è stato un momento magico quello in cui – fra il 1988 e il 1990 – TUTTI i distributori hanno chiuso le porte in faccia alla roba italiana finto-americana, perché… be’, perché mobbasta!

Ringrazio Italia1 per avermi fatto scoprire un film che a parte la pirateria digitale è rarissimo in italia, malgrado sia una pellicola italiana, ma certo che come intrattenimento siamo pari allo zero. Non è colpa di D’Amato, che non aveva niente in mano e solo niente ha potuto fare, ma è colpa del sistema che a lungo ha permesso la nascita di pellicole di questa qualità, finché per fortuna non è stato fermato.

Buon Ferragosto e, se andate al mare, attenti agli squali. Soprattutto se di serie Z!

L.

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21 risposte a Deep Blood (1989) Sangue negli abissi

    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahaha mi spiace, mi ha annoiato a morte quando non ero impegnato a disprezzarlo 😀
      Parto con handicap perché non ho mai amato i film italiani finto-americani, all’epoca non ho avuto modo di vederli quindi mi è capitato di recuperarli solo molti anno dopo, fuori tempo massimo, privo dello “spirito del tempo”, quindi di sicuro ho un pregiudizio di base su questi registi, che trovo tutti pessimi, dal primo all’ultimo. Però almeno coi filmacci action-guerraioli almeno si ride e si fanno pernacchie mentre scorrono le scene, insomma ci si tiene svegli, qui invece la noia mi ha ucciso più di uno squalo! 😀

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      • Andrea Lanza ha detto:

        E immaginati Killer crocodille 1 e 2 che se non li hai visti sono peggio della valeriana

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Se esistono film di coccodrilli che non ho recensito, sono davvero rari 😛
        Recensiti entrambi ma sono passati quasi dieci anni e la memoria è labile, comunque mi sono divertito in entrambi i casi, perché lì – al contrario di questo “Deep Blood” – il mostro c’è, si vede e addirittura ha senso la sua minaccia. Sono filmacci zozzi da due soldi come tutti i film italiani anni Ottanta, girati copiando gli americani e quindi fallati alla fonte, ma poi c’erano quelli simpatici, quelli divertenti, e ognuno poteva trovare del fascino nei posti più impensati.
        Proprio perché mi diverte l’idea del coccodrillone ho un occhio di riguardo per i due Killer Crocodile, ma solo perché il mostro c’è: in “Deep Blood” il mostro non c’è, solo metà film di buchi di sceneggiatura (il bullo, la ragazza, ma che senso hanno?) e quattro tizi su una barca piena di candelotti di dinamite. No, non riesco proprio a salvarlo 😛

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  1. Willy l'Orbo ha detto:

    “Colpa del sistema che a lungo ha permesso la nascita di pellicole di questa qualità, finché per fortuna non è stato fermato”, intendevi per “sfortuna”, vero? Ahahah! 🙂
    Recensione spassosissima (inizio del film delirante, da scompisciarsi!), la combo Odeon- etrusco non tradisce mai! Potrei vedermelo oggi stesso perché con la Z non c’è effetto dissuasore che tenga 🙂
    Buon Ferragosto! 🙂

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  2. Vasquez ha detto:

    Ho visto la faccia dello squalo che mi guardava dal reader, e ho creduto che oggi parlassi di quest’altro film https://www.filmtv.it/film/188694/shark-week-attacco-in-alto-mare/ che gira da un po’ sull’8 o sul 9, che ho visto e che a quanto pare trattasi di storia vera (!) già portata su schermo nel 1997. Un po’ m’è dispiaciuto, perché per una volta avrei potuto commentare anch’io su di un film dove non succede quasi niente dall’inizio alla fine e gli squali latitano come i pellerossa sulle spiagge italiane 😛 … però essendo la recensione di questo “Sangue negli abissi” uno spasso sei perdonato 😛
    Buon Ferragosto!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Grazie della segnalazione, perché avevo visto il titolo nei palinsesti ma ero convinto fosse questo già recensito (del 2012), mentre invece è un altro film. Questo agosto in onore di quella stupidata con Statham dovrò per forza portare un po’ di squali nel blog (già un altro è in arrivo giovedì) quindi mi segno Shark Week per recensirlo quanto prima 😉
      E buon Ferragosto anche a te ^_^

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  3. Cassidy ha detto:

    Il film ci insegna a rispettare le comunità di nativi bianchi vestiti alla Standa e a portarsi sempre dietro la batteria della Panda, più utile della crema solare per le gite al mare, perfetto fimaccio per ferragosto e auguri! 😉 Cheers

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  4. Lorenzo ha detto:

    Ci avrò pensato circa due secondi se vedere o no questo film, poi mi deve essere arrivata una notifica sul telefono, o qualcosa di simile, e mi sono dimenticato anche che esistesse. Leggerne la recensione penso possa bastare per colmare la lacuna.
    Per par condicio però spero arrivi il momento in cui i distributori diranno basta anche alla robaccia chiacchiericcia tipo Asylum o meteo-apocalypse 😀

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Eh, la vedo problematica, perché sono film che costano due spicci e riempiono palinsesti e piattaforme. Ma soprattutto non hanno il divieto assoluto per legge come gli italiani finto-americani, che a quanto pare è illegale trasmettere di giorno: solo la notte fonda gli concede ospitalità.
      È curioso un Paese come l’Italia che riempie le giornata di filmacci stranieri da due soldi e le notti fonde con i propri prodotti di cui si vergogna, che però all’estero vengono stampati in cofanetti Blu-ray! 😛

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      • Lorenzo ha detto:

        Beh ma i finti americani il loro momento d’oro l’hanno avuto, in cui li trasmettevano a nastro: è giusto che col tempo i palinsesti si aggiornino, non è materialmente possibile trasmettere tutti i film esistenti, quindi anche solo di notte, oppure qualcuno sparso sulle piattaforme, va già di lusso 😛
        Vedremo tra vent’anni (se la TV come la concepiamo ora esisterà ancora) che ne sarà stato dei film che adesso impazzano su Cielo 😀

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Dici che un giorno nascerà un genere ancora più economico dei filmacci che trasmette Cielo???? 😀 Tremo all’idea…

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  5. Giuseppe ha detto:

    Ma tu guarda cosa ti rispunta fuori quando in casa Mediaset si decidono a fare le pulizie in cantina 😛 Comunque, Joe D’Amato preferisco ricordarlo per film come “La morte ha sorriso all’assassino” (girato con il suo vero nome, e cioè Aristide Massaccesi) che non per questi pessimi fondi di magazzino…
    Perché, piuttosto di soffrire in questo modo, non dai un’occhiata a “Super Hybrid” (2010)? Potresti trovarloi un bel po’ più divertente di questa finta squalata 😉
    E Buon Ferragosto Zinefilo!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Grazie alle programmazioni notturne, che vaglio ogni giorno, mi stanno passando davanti un sacco di vecchie glorie, quindi magari anche il titolo che segnali uscirà fuori in splendida edizione ad alta risoluzione come in questo caso. Mi preparo a divertirmi 😛
      Auguri e buon mare, mentre io navigo senza sosta fra onde Z 😛

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