Red Planet (2000) Pianeta rosso

Malgrado io consideri un gioiellino questo film, lo stesso per questioni di trama rientra perfettamente in questo ciclo dedicato a prodotti meno riusciti:

Il post mi è venuto più lungo del previsto, anche perché il film merita assolutamente: non vi biasimo se non leggerete tutto, ma dovevo scriverlo.

Il 6 marzo 2000 la Disney presenta in patria americana Mission to Mars, pippone biblico di Brian De Palma alla ricerca delle origini della vita e della noia, scritto da Jim e John Thomas, reduci da Wild Wild West (1999): i due fratelli dimostrano così che dopo aver esordito creando Predator (1987) non sono più riusciti a dare qualcosa di buono al cinema.

Mentre De Palma ci sfrangia gli zebedei con la solita roba di alieni marziani fatti di luce e d’amore – e metticelo un po’ di tabacco in quella sigaretta! – la Warner Bros parte all’attacco: è appena esplosa la mania marziana e la casa non vuole essere da meno.

Ingaggia il misterioso ex Navy Seal Chuck Pfaffer per quello che sarà il suo ultimo copione: uno che ha iniziato la sua carriera con Navy Seals (1990), Darkman (1990) e Hard Target (1993) merita sicuramente di essere ricordato. Ok, ha pure scritto Barb Wire (1996) ma anche Virus letale (1999).
La Warner ha l’onore di affidargli l’ultimo suo film: negli anni Duemila Pfaffer diventa uno scrittore, sia della propria autobiografia nei Navy Seal sia di romanzi come SEAL Target Geronimo (2011), con una storia alternativa della cattura di Osama bin Laden.
Pfaffer scrive la sua storia che passa poi per le mani di Jonathan Lemkin e infine di Channing Gibson, prima di essere approvata dalla Warner. Quanto sarà rimasto di suo? Non lo sapremo mai…

Come racconterà a “Starlog” (novembre 2000), Tom Sizemore viene contattato dalla Warner e scopre che anche Val Kilmer ha ricevuto la stessa telefonata. Si sa che nessun ruolo è stato ancora assegnato, quindi i due – diventati amici sul set di Heat. La sfida (1995) – parlano e poi decidono di accettare di partecipare al film. Però, sottolinea l’attore, ognuno decide individualmente: e allora perché ci hai appena specificato che avete parlato prima? Non vuoi che si pensi che vi siete messi d’accordo? Boh, manie d’attore.
Tom passa poi a sbrodolarsi:

«Sono parti molto ben scritte. Non credo che si possa vincere con un pessimo copione, e ce ne sono parecchi là fuori: sono stato abbastanza fortunato nel non essere stato coinvolto in quei progetti. Mi è stato detto che sono l’unico attore ad aver lavorato con Steven Spielberg, Martin Scorsese, Michael Mann e Oliver Stone. Tutto quello che quei film hanno in comune – a parte l’essere diretti da grandi artisti – è un buon copione. E questo ha un buon copione.»

Un po’ meno, Tom, un po’ meno…

Via, si parte tutti per Aqaba, in Giordania, con una temperatura media di 46 gradi centigradi: recitare con indosso nove chili di tuta da astronauta è un piacere sublime…

«Erano tute splendide, ma erano di cuoio e non lasciavano traspirare. E avevamo pure gli elmetti in testa!»

Poi si cambia location e via, tutti a Coober Pedy, nell’Australia del sud di Mad Max.

«È stato molto difficile girare in quelle condizioni, fra il caldo di Aqaba e le tempeste di polvere dell’Australia, ma avendo visto ora il film finito dico che ne è valsa la pena. Sapevo già allora che ne valeva la pena, perché quel paesaggio è davvero Marte! Non ho visto Mission to Mars e non voglio vederlo. Ho amici che ci lavorano e loro mi hanno detto che non è altrettanto grandioso: pare non si siano presi il tempo per cercare le location

Fosse solo quello il difetto del film…

Direi che Tom ha ragione: è proprio Marte sputato!

Durante le riprese australiane la ditta che si occupa degli effetti speciali – la Digital Domain di Apollo 13 (1995) e Titanic (1997), mica pizza e fichi – si rende conto che non c’è abbastanza girato né abbastanza soldi per completare gli effetti speciali richiesti. C’è grossa crisi e i produttori vanno nel panico: che si fa? Si girano verso uno dei loro consulenti e riconoscono Jeffrey Okun: ma tu non sei quello che ha fatto gli effetti speciali di Giochi stellari (1984), Die Hard 2 (1990), Stargate (1994), Spy (1996), Sfera (1998) e Blu profondo (1999)? Non è che ci daresti una mano?
Così Okun racconta a “Cinefantastique” (dicembre 2000) la sua promozione da consulente a responsabile degli effetti speciali: la Digital Domain curerà alla fine solo una minuscola parte degli effetti del film.

«Ho fatto un rapido giro di telefonate per trovare il materiale ed assicurarmi di avere tutto quel che mi serviva. Con mia grande sorpresa ho scoperto che la NASA si era rifiutata di partecipare alla lavorazione perché uno degli astronauti si comporta in un modo “non da astronauta” [un-astronaut way] e quindi l’agenzia non supporta il progetto.»

Malgrado infatti la NASA avesse garantito il proprio supporto, appena letto il copione hanno vietato l’uso anche solo del celebre logo: ammazza che permalosoni!

Okun ha mandato dalla Warner di “privatizzare”: la Digital Domani ha tanti bravi artisti a lavoro sul design del film ma non stanno giungendo a risultati veloci. Okun “rigira l’appalto” a chiunque: se il barista sotto casa ha un’idea per una creatura del film, va bene, basta che si sbrighi!
Un certo Patrick Tatapolous ha fatto un bel disegno per le creaturine di Marte: ok, comprato! (“Cinefantastique” butta lì il nome, in realtà è un eccellente “creatore di creature”, ha disegnato i mostri di Independence Day nel 1996 e quelli di Spawn nel 1997, ha disegnato il Godzilla del 1998 e disegnerà gli splendidi mostri di Pitch Black nel 2000, oltre che lo splendido robot protagonista dell’orripilante I, Robot nel 2004. Insomma, un ragazzetto in gamba…)

La creatura disegnata da Patrick Tatapolous per il film

Le riprese del film, a marce forzate – una troupe girava di mattina e un’altra di notte – finiscono il 22 dicembre del 1999. Tutto finisce in sala di montaggio e la prima bozza del girato è pronta il 17 gennaio del 2000: arriva il regista e si prende dieci settimane per fare proprio il film. Con la data di uscita fissata a marzo, non c’era tempo per Okun e gli altri di curare bene gli effetti speciali.
Ma perché tutti stanno correndo? E perché d’un tratto la scadenza stringente di marzo smette di essere così stringente?

Perché invece di correre non vi gustate il panorama?

L’arcano ce lo spiega Sizemore, rivelandoci particolari ghiotti nella sua intervista a “Starlog”. A quanto pare sia la Disney che la Warner hanno annunciato insieme l’intenzione di fare un film su Marte, ma la Disney si è sbrigata ad uscire per prima, anche a rischio di essere frettolosa.

«Dei miei amici mi hanno detto che Brian De Palma stava lavorando ad un altro film su Marte e che con il nostro film stavamo gareggiando con lui e la Disney. Poi ad un certo punto mi hanno detto che non eravamo più in corsa: avrebbero vinto sicuramente loro. Però noi avremmo fatto il film che volevamo.»

Così la Warner smette di correre e si prende il suo tempo per fare il film: il mio modesto parere è che ha fatto bene, perché il risultato seppellisce decisamente quella roba moscia di De Palma.

Corri, corri, tanto te ripiglio!

A quanto ci racconta Tom, i maghi degli effetti speciali del film avevano detto alla Warner che potevano uscire in primavera solo se avessero rinunciato ad almeno metà di tutti gli effetti previsti, e la metà fatta non sarebbe stata di buona qualità. All’epoca la Warner è ancora una casa cinematografica che fa buone scelte, così ha preferito aspettare: Red Planet esce in patria americana il 6 novembre 2000… ed è un gioiellino.

Un titolo un po’ buttato fra le stelle…

Da Los Angeles il nostro giornalista Lorenzo Storia manda a “La Stampa” (31 ottobre 2000) una veloce intervista a Val Kilmer, con domande ficcanti: se potesse andare su Marte lo farebbe?

«Certo. Un giorno sarà non solo possibile ma inevitabile. E io ci andrei di corsa, specie se sapessi di poter tornare vivo. Mio padre lavorava nell’industria aerospaziale e ricordo ancora quando avevo dieci anni e ha portato a casa delle parti che sono poi finite nella prima missione sulla Luna. Da allora ho sempre avuto questa forte curiosità per l’esplorazione spaziale.»

Le date corrispondono, l’attore è del 1959 e quindi nel 1969 della prima missione sulla Luna aveva giusto dieci anni, ma non ho capito: il padre si portava a casa il lavoro? Rincasava con pezzi di modulo lunare a cui lavorare dopo cena? C’è un po’ di Val Kilmer sulla Luna???

La faccia di uno esperto di viaggi stellari

Lasciamo questi misteri di Katzenger e spostiamoci al 9 dicembre 2000, quando il film rientra nelle anteprime italiane in programma all’evento Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento. Nelle sale arriverà solamente dall’11 gennaio 2001, con il titolo Pianeta rosso e una trama sui giornali da applauso:

«Sul pianeta rosso il nostro eroe scoprirà le trecce di una colonizzazione terrestre, ma anche una pericolosa vita notturna.»
(“La Stampa”, 13 gennaio 2001)

Ehhh, si sa che dopo i bagordi di una “vita notturna” poi il giorno dopo è pieno di “trecce” in giro: i lupi della notte perdono il pelo intrecciato ma mai il vizio…
Comunque il primo passaggio TV noto è su Rai2 il 28 gennaio 2004, mentre la Warner lo presenta in DVD e VHS già dall’aprile 2001, in vendita dal luglio successivo. Ristampato nei Miti Warner, esce in Blu-ray nell’agosto 2011.

Ma insomma, quando arriva questo ammartaggio?

Malgrado la mia storica usanza di conservare i biglietti del cinema dei film visti in sala, una falla nel mio sistema di archiviazione ha fatto sì che un mare di tali biglietti sia scomparso nel nulla: non è che li ho persi, né sicuramente li ho buttati, semplicemente non so dove siano. Quindi non so datare con precisione quando ho vissuto la splendida esperienza di vedere questo gioiellino di film al cinema Trianon di Roma, un delizioso piccolo cinema del quartiere Appio-Tuscolano dall’impianto audio da applauso in cui vedevo tutti quei film che non appartenevano al circuito “Berlusca”, proiettati invece dal Maestoso che avevo dietro casa, nel quartiere Alberone.
Quando andavo da solo al Trianon l’orario era fisso: venerdì alle 15 circa, cioè il primo spettacolo, così da assicurarmi di essere solo in sala: i ragazzini caciaroni amavano gli spettacoli serali, quindi ero tranquillo. (E non pensiate sia un comportamento da “vecchi che odiano i giovani”: avevo 27 anni!)

Dài, che forse ci siamo…

La trama, il design, le trovate di sceneggiatura, gli attori: ho adorato tutto di questo film. Ma una cosa ho portato nel cuore appena uscito dalla sala: la musica.
Trovando i titoli precisi dei brani sul meravigliosamente titanico database Soundtrack Collector (che insieme ad IMDb è il database che ancora oggi consulto da allora!) scoprii Emma Shapplin che canta Dante e gustai la musica di scena di Graeme Revell, a cui volevo bene sin da quando ha dato il meglio di sé con Senza tregua (1993).
Alla colonna sonora dedicherò semmai un post a parte nella rubrica apposita, ma mi piaceva sottolineare che la musica è co-protagonista assoluta di questo film.

Oh, io mi sono rotto e sbarco da solo!

5 febbraio 2057, la prima missione con equipaggio umano arriva su Marte, «rosso pianeta bolscevico e traditor» come cantava Guzzanti. È il primo viaggio su Marte e siamo tutti nervosi, malgrado il forte anticipo: solo ad aprile la Terra non nasce ma sta per morire, come cantava Grignani. Che la Terra sta morendo davvero, almeno nella premessa del film, e quindi l’umanità deve fare la cosa più logica: smettere di massacrarsi e distruggere l’ambiente? Andiamo, siamo seri. Intendevo mandare sei tizi a mori’ ammazzati su Marte. Di più non si può fare…
Però li facciamo sbarcare mentre Peter Gabriel ci racconta di una torre che mangiava le persone: oh, poteva andare peggio.

La missione è guidata dal comandante Bowman, una splendida Carrie-Anne Moss in stato di grazia: fra Matrix (1999) e Memento (2000) vivrà un momento di gloria purtroppo non più ripetuto.
Una donna e cinque uomini: un sistema sicuro per mantenere la situazione a bordo priva di stress…

Piccola questa astronave, eh?

Appena arrivati in orbita tutto finisce a schifìo, segno evidente che qui qualcuno porta jella: i cinque uomini sono costretti a sbarcare forzosamente sul pianeta, mentre la comandante si sacrifica a rimanere a bordo per cercare di salvare il salvabile, interagendo con la computeressa Lucille. Così maschietti e femminucce se ne stanno separati e togliamo quella tensione sessuale dalla storia.
Intanto i nostri fanno un pessimo ammartaggio e per trovare la base pre-costruita dovranno rifare tutti i calcoli, al che Val Kilmer ci regala una perla:

«Ci siamo, è il momento di cui parlavano al liceo: il giorno in cui l’algebra ci avrebbe salvato la vita.»

Intanto è atterrato in località ignota anche il robot speciale della missione, che costituisce un serio problema di traduzione. In originale si chiama AMEE: Autonomous Mapping Exploration and Evasion. Il miglior doppiaggio del mondo traduce la descrizione in modo altamente discutibile – «Esploratore Autonomo Mappatura ed Evasione» – e poi non sa come trasformare la sigla in nome: EAME? Va be’, lasciamo l’originale AMEE, pronunciato èmi, chi se ne frega.
Il robottone è splendido ed IMDb ci dice che è stato ideato dal britannico Simon Murton, conceptual artist ed illustratore di molti grandi film. Qui ha fatto un gran bel lavoro perché ha reso AMEE un nemico credibile ed appassionante, invece del solito robo-scemone.

Com’è che ti chiami, robo-cane?

Se andate a gustarvi le scene tagliate del film, presenti in DVD, scoprirete che sono quasi tutte sforbiciate dalla “vita d’astronave”. Un difetto che si potrebbe imputare al film è di essere molto veloce all’inizio, con dissolvenze poco ispirate e una fretta generale che invece considero la sua forza. Andiamo, ma davvero per la millesima volta ci dovevano mostrare la difficoltà della vita a bordo, di un equipaggio troppo eterogeneo per convivere in pace? Sono andati balzel balzelloni perché è tutta roba già vista mille volte: la trama inizia sul pianeta rosso, non a bordo della nave.
Quindi per me non è un difetto, l’estrema velocità iniziale, né il fatto che in pratica il 90% delle scene con protagonista Terence Stamp sia stato spazzato via: è un bel ruolo, il suo, ma rischiava di essere “Santone su Marte” e questo film non parla né di spiritualità né fa pipponi: per quello c’è Mission to Mars di De Palma.

Qui non si prega: qui si spara!

Non rivelo nulla di quello che succede sul pianeta rosso perché sicuramente molti non avranno visto il film, o non lo ricordano, ed essendo un continuo susseguirsi di colpi di scena non posso che tacere e invitarvi a riscoprirlo, pensando alla storia non come ad un film di fantascienza – cioè pipponi sull’origine della vita, alieni buoni, alieni cattivi, battutine sugli alieni – bensì ad un romanzo di fantascienza, di quella buona, golden age, dove l’autore non passava metà romanzo a descriverti il futuro ma ti parlava di esseri umani normali alle prese con problemi non normali.
Red Planet è fantascienza pura, con dei problemi da risolvere e un gruppo di personaggi che offre soluzioni diverse, mentre cerca faticosamente un modo per convivere a stretto contatto. E inoltre per essere il Duemila ha degli effetti speciali incredibili che sono spettacolari ancora oggi, perché creano meraviglia e la meraviglia non ha età.

Le Leggi della Robotica? Mai sentite!

Un’ultima parola va spesa sugli scopiazzamenti. Per esempio la scena d’azione finale tra Carrie-Ann Moss e Val Kilmer è ripetuta identica dai due protagonisti di Passengers (2016) così come usare una vecchia sonda abbandonata su Marte è un’idea che piace anche a 2036 Origin Unknown (2018). Ma in realtà è più Red Planet a scopiazzare…
Il celebre episodio 1×15 di “Ai confini della realtà” – già utilizzato per Il pianeta delle scimmie (1968) – è qui in pratica ripetuto identico, così come la trovata di rimanere senz’aria su un pianeta alieno (e relativa soluzione) deriva in parte dall’episodio 4×24 (1998) di “Star Trek: Voyager” (grazie a Sam Simon di Vengonofuoridallefottutepareti per avermelo fatto ritrovare) Vi basta? No? Allora diciamo che AMEE ha più di un debito con il robot protagonista di Evolver (1994).
Non importa, però. Com’è che si dice? A copiare sono capaci tutti, è farlo bene quello che conta!

A chi hai dato del copione?

Una curiosità finale. Pare che all’epoca siano girati dei pettegolezzi per cui il set si sia fatto incandescente a causa dei litigi pesanti fra Val Kilmer e Tom Sizemore, e addirittura alcuni hanno parlato di una denuncia finita con un ordine restrittivo che impediva ai due attori di stare vicini. A “Cinefantastique” (dicembre 2000) Tom nega tutto.

«Siamo assolutamente buoni amici e non è successo niente. Siamo stati in due film insieme, Una vita al massimo e Heat, e poi ci è stato offerto questo: quindi lavoriamo insieme senza problemi.»

Qui siamo tutti amici, e ci piace stare vicini vicini

E l’ordine restrittivo? Come potrebbero i due lavorare sullo stesso set se non potessero stare vicini? Mmm… non è una buona argomentazione, probabilmente Al Pacino e De Niro non si sono manco mai visti sul set di Heat… E che Tom abbia in corpo un po’ di veleno lo dimostra subito.

«Val Kilmer esce da un periodo davvero pessimo, con Batman Forever e L’isola perduta. Se è colpevole di qualcosa, è di volere la perfezione. Mi piace, perché io sono della stessa pasta.»

Che grande prova di amicizia ricordare pubblicamente i flop dell’attore…

L.


Bibliografia

  • Scott Tracy Griffin, Red Planet, da “Cinefantastique” (vol. 32) n. 4/5 (dicembre 2000)
  • Scott Tracy Griffin, Red Planet: Tom Sizemore, da “Cinefantastique” (vol. 32) n. 4/5 (dicembre 2000)
  • Kim Howard Johnson, Warlord of Mars, da “Starlog Magazine” n. 280 (novembre 2000)
  • Bill Warren, The Art of Red Planet, da “Starlog Magazine” n. 281 (dicembre 2000)

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29 risposte a Red Planet (2000) Pianeta rosso

  1. Cassidy ha detto:

    Bellissimo post che mi ha minato delle certezze, la prima, ero convinto di averlo visto questo film, invece leggendoti è chiaro che non è andata così, ho visto il film di De Palma al cinema, ed ancora oggi è l’unico suo film che ho visto una sola volta (mi sembra un dato significativo), questo non ho idea del perché l’abbia perso, frasi maschie, Carrie-Anne Moss al suo meglio e anche Peter Gabriel! Da recuperare, subito!

    Altra certezza minata, la Warner che fa una mossa strategica giusta? Di film sullo stesso tema, messi in produzione da due case differenti è pieno il cinema, sto pensando ad “Alexander” di Oliver Stone diretto con la fretta nel cuore per battere quello di Baz Luhrmann con Di Caprio che poi, non è mai uscito (storia vera). Con tutta la stima che ho per De Palma, il suo film era una De Palla, ma si è divorato le attenzioni attorno a questo film, per fortuna abbiamo il Zinefilo a fare giusizia! 😀

    Ultima poi vado (come dice di solito Zio Portillo), qualcuno che litiga con Val Kilmer? Dai? Non accade mai, un caratterino così adorabile il vecchio Val 😛 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Per non allungare il post non ho citato le dichiarazioni dei registi – riportate dalle riviste che presentavano questo film! – per cui la fine delle riprese era una liberazione da un attore così insopportabile: più di un regista si è augurato di non avere più davanti agli occhi Val Kilmer! In seguito lo stesso augurio se lo sono fatto gli spettatori 😀

      Ho fatto bene allora a non rivelare i tanti colpi di scena del film: devi assolutamente vederlo, perché è una storia piccola ma deliziosa, dal gusto di pura fantascienza – quella di “abbiamo un problema, cerchiamo una soluzione” – e con effetti speciali perfetti ancora oggi, al contrario di tanti filmoni dell’epoca che ora fanno ridere. (Chi ha detto Hulk?)

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      • Cassidy ha detto:

        Val Kilmer è un aneddoto pronto ad avvenire, sul set riesce sempre a farsi odiare. Hai fatto benissimo, me lo vedrò di sicuro, magari me lo tengo per le vacanze di natale, il design del robot e delle creature è bellissimo, meglio dei Barboncini-Gamma di “Hulk” 😛 Cheers!

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      • Zio Portillo ha detto:

        @Cassidy: pensa che “l’ultima e poi vado” me la gioco quotidianamente via whatsapp… 😀

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  2. Kukuviza ha detto:

    Questo articolo è fantastico!
    Certo che ne sparano di cose nelle interviste..
    Questo film non l’ho visto e devo proprio vederlo, però adesso voglio sapere qual era l’un-astronaut behaviour.

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  3. Cristian Maritano ha detto:

    Questo e Mission to Mars non li ricordo con cattiveria, ma dovrei rivederli. Il migliore del filone Marte a quel tempo rimane quello di Carpenter, almeno per me 😉

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Faccio parte della schiera di coloro che l’hanno visto ma non ne rimembrano un grande che, per non dire nulla…non è un segno buono ma vediamo se la tua recensione mi accende qualche lampadina (soprattutto quella del “provare a rivederlo”), a volte d’altronde Lucius fa miracoli! 🙂

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  5. Zio Portillo ha detto:

    Mi accodo alla massa: mai visto. O se l’ho visto non me lo ricordo minimamente. Mi sa che è passato parecchio sotto traccia… Ora mi hai messo la fregola di recuperarlo anche perché quello di De Palma me lo ricordo perfettamente come una ciofeca totale.

    Spunto per una nuova rubrica? I film gemelli usciti a ruota. A memoria ricordo “Armageddon” vs “Deep Impact”, “Tombstone” vs “Wyatt Hearp”, “Breaveheart” vs “Rob Roy”, “Vulcano” vs “Dante’s Peak” e “The raid” vs “Dredd”. E chissà quanti me ne scordo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      A parte Raid/Dredd che ho già fatto, gli altri non ho alcuna intenzione di rivedermeli: mi vuoi così male? 😀

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      • Zio Portillo ha detto:

        Ho appena cercato. Esiste proprio una lista di film gemelli! Pensavo di essere un genio e invece…
        https://en.wikipedia.org/wiki/Twin_films

        Te la butto là e ti tento. Magari un “Mortal Combat” vs “Street Fighter” potresti concedercelo! 😛

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Ovviamente quello dei “gemelli” è uno dei tanti miti che girano in Rete, visto che spesso sono parti plurigemellari. Tira il meteorite? Escono dieci film: uno famoso, uno “gemello”, otto porcate immonde che finiranno su qualche emittente locale. Magari fossero solo gemelli, vorrebbe dire che per ogni grande film c’è solo un altro uguale, ma più piccolo. Purtroppo ce ne sono maledettamente di più… e finiscono tutti su Cielo! 😀 😀 😀

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  6. Giuseppe ha detto:

    Me lo ricordo come un buon film esattamente proprio per le caratteristiche che hai elencato: storia piccola ma deliziosa (vero), fantascienza pura (anche), effetti speciali invecchiati molto meglio di altri film coevi… e, come non bastasse, ora sono pure a conoscenza di un sacco di interessanti retroscena/testimonianze/aneddoti (ehh, grande cosa l’amicizia fra Kilmer e Sizemore) 😉
    Adesso però tocca a me rivelarti qualcosa, e cioè perché non mi riesce di disprezzare il suo diretto concorrente Mission to Mars: il soggetto di Jim e John Thomas, alla fine, altro non è che un tentativo di plagio (sottolineo “tentativo”, che il livello di un mostro sacro come Sydney Jordan è difficilmente eguagliabile) della splendida avventura di Jeff Hawke “I venti di Marte”, pubblicata nel 1975. Quando la leggerai, capirai… 😉

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  7. gioacchino di maio ha detto:

    Alla fine pare di capire che in un film su Marte gli astronauti devono trovare qualcosa di alieno o di strano altrimenti che film sarebbe, penso al noioso The Martian stile Robinson Crusoe (fra l’altro esiste un Robinson Crusoe su Marte, SOS Naufragio nello spazio). Pianeta rosso si differenzia da Mission to Mars, accontentando secondo me due platee diverse: da quelli che abbracciano la teoria degli antichi alieni, con una punta di sentimentalismo, a quelli di Red Planet più razionali con maggior senso scientifico. Certo che Carrie-Anne Moss in canottiera aveva una particolare sensualità, d’altronde in Alien c’era già stata una Sigourney Weaver con indumenti intimi.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      “SOS Naufragio nello spazio” è molto più divertente rispetto a “The Martian”: quest’ultimo punta tutto sulla plausibilità scientifica, il primo invece le spara così grosse che non puoi far altro che ridere dall’inizio alla fine 😀
      Le astronaute in canotta sono sempre un bel vedere 😛

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  11. Sam Simon ha detto:

    Grazie della menzione!

    Di questo film non ho alcun ricordo, però sono stato a Coober Peedy! Posso quindi sostenere di essere stato su Marte? :–D

    (io Tom Sizemore lo porto sempre nel cuore per quel capolavoro di Strange Days)

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