A tutti gli intervistatori, Joe Dante ha confessato senza problemi di essere l’unico responsabile dell’umorismo nero e del citazionismo del film L’ululato (1981). Non stiamo parlando di strizzatine d’occhio e di inside joke infilati qua e là: parliamo di un film in cui la gran parte delle inquadrature nasconde giochi divertiti e citazioni più che manifeste.
Per parlarne, e per darvi uno sguardo, serviva un post a sé stante.
Sicuramente mi sono perso chissà quante citazioni ed omaggi, ma già così mi sembra una bella scorpacciata.
Negli anni Settanta e Ottanta le “librerie dell’occulto” erano il sogno proibito di ogni lettore e spettatore, essendo anni di esplosione violenta del paranormale in ogni forma di narrazione. Poteva Joe Dante non infilarne una nel film? Dove addirittura entrano due suore! Il nome è tutto un programma: “The Other Side”.
Un momento… ma chi è quel signore là, sulla destra, con due riviste in mano?
E ora si è avvicinato al bancone, sempre con quelle due riviste in mano… ma chi è?
Ora che le riviste si possono vedere bene, scopriamo che si tratta di “Famous Monsters of Filmland”, storica testata dedicata al cinema horror che ha tenuto banco per decenni: il cliente di spalle è proprio il creatore e curatore Forrest J. Ackerman, fra i più grandi appassionati (e collezionisti) di horror di sempre.
Oltre a collezionare memorabilia del cinema horror in quantità industriale, Ackerman amava anche un altro tipo di collezione: quella di cameo in film horror. Per darvi un’idea degli “amici” che lo chiamavano a fare da cameo hitchcockiano, riguardatevi il celeberrimo videoclip Thriller (1983) in cui John Landis riutilizzava tutte le tecniche appena presentate al cinema col suo lupone mannaro. Vedete chi c’è dietro Michael Jackson?
L’omaggio ne L’ululato è dovuto, visto che molti anni prima (nello speciale della citata rivista datato 1966) Ackerman aveva pubblicato per intero una curiosa lettera ricevuta da un lettore affezionato, che adorava la rivista sin dal primissimo numero: un ventenne di nome “Joe Dante jr.” che in un lungo testo presentava «i cinquanta peggiori film horror mai fatti». Il titolo dell’articolo scelto da Ackerman è scontato: “Dante’s Inferno”.
Intervistato nel luglio 1982 per “Fangoria” (n. 20) Dante afferma di aver cambiato idea su molte delle scelte fatte anni prima: «in particolare I Was a Teenage Werewolf che in realtà è uno splendido film. Non so cosa mi sia preso per inserirlo nella lista».
Spero abbiate riconosciuto il gestore della libreria, alla sinistra della foto. Il ruolo ricoperto dal celebre caratterista Dick Miller – scomparso lo scorso gennaio 2019 – è quello di Walter Paisley, affibbiato all’ultimo secondo per volere di Dante.
«Sarà un inside joke» aveva detto Joe all’attore ai tempi di Hollywood Boulevard (1976), quando Miller si ritrovò ad interpretare Walter Paisley pur non essendo lo stesso personaggio che aveva ricoperto in Un secchio di sangue (1959) di Roger Corman.
Intervistato da David Everitt, per “Fangoria” n. 19 (maggio 1982), Miller ride e afferma che L’ululato sarà la terza apparizione di Walter Paisley: in realtà il gioco continuerà in Ai confini della realtà (1983), Supermarket Horror (1986) ed Hanukkah: l’ultimo film girato prima di morire e non ancora distribuito. Dove interpreta… il rabbino Walter Paisley!
Quanto è piacevole rimanere quasi un’intera giornata in un vero obitorio, ad un passo da loculi pieni di cadaveri, in attesa del permesso di girare una scena di pochi minuti? Poco, stando alle dichiarazioni di John Sayles, sceneggiatore del film che Dante ha voluto nel piccolo ruolo dell’inserviente d’obitorio.
Il suo personaggio poi ha una citazione doppia, visto che racconta di un caso del passato, la cui vittima si chiamava Stuart Walker: un omaggio al regista omonimo del film Il segreto del Tibet (Werewolf of London, 1935), il primo film hollywoodiano di lupi mannari dell’èra sonora.
Ad un certo punto Karen telefona in redazione da una cabina e poi, andandosene, un tizio entra dopo di lei: quel tizio è il mitico Roger Corman, maestro di Dante e di chiunque ami divertirsi con il cinema. «Ho sempre sognato di avere Roger Corman a lavorare per me gratis», commenta ridendo Dante a John Duvoli di “Amazing Cinema” n. 3 (luglio-agosto 1981).
Non solo è un omaggio al produttore che l’ha fatto esordire e gli ha insegnato le basi del cinema, ma è anche una doppia citazione. Nel film Rosemary’s Baby (1968) di Roman Polanski la protagonista al telefono si prende uno spavento guardando l’uomo che le si è avvicinato, ma è solo uno in attesa di telefonare: un cameo per presentare William Castle, altro grande maestro del cinema nonché re dell’horror frizzante.
I “figli di Corman” sono tutti amici, così alla pompa di benzina troviamo il regista Jonathan Kaplan, che aveva esordito dando una parte a Chuck Norris in The Student Teachers (1973).
Non è né un regista né uno sceneggiatore, ancora, eppure Mick Garris – futuro regista di opere di Stephen King – si becca un omaggio anche lui, come spettatore televisivo della trasformazione di Karen.
Joe Dante ha voluto omaggiare i registi di passati film di lupi mannari mediante i nomi scelti per i propri personaggi: ecco lo schemino:
Personaggio | Regista | Film per cui il regista è famoso |
---|---|---|
Dr. George Waggner | George Waggner | L’uomo lupo (The Wolf Man, 1941) |
R. Bill Neill | Roy William Neill | Frankenstein contro l’uomo lupo (Frankenstein Meets The Wolf Man, 1943) |
Terry Fisher | Terence Fisher | L’implacabile condanna (The Curse of the Werewolf, 1961) |
Fred Francis | Freddie Francis | Legend of the Werewolf (1975) |
Erle Kenton | Erle C. Kenton | La casa degli orrori (House of Dracula, 1945) |
Sam Newfield | Sigmund “Sam” Newfield | Mostro pazzo (The Mad Monster, 1942) |
Charlie Barton | Charles T. Barton | Il cervello di Frankenstein (Bud Abbott and Lou Costello Meet Frankenstein, 1948) |
Lew Landers | Lew Landers | Il ritorno del vampiro (The Return of the Vampire, 1943) |
Jack Molina | Jacinto Molina aka Paul Naschy |
El retorno del Hombre Lobo (1981) |
Come dicevo nella recensione, Joe Dante è un artigiano e sa che in un film è importante anche la scenografia: gli oggetti che riempiono la scena sanno creare anche da soli un’atmosfera densa, e ne L’ululato Dante chiama il folle visionario che ha reso mitologico Non aprite quella porta (1974): Robert A. Burns.
A detta del regista, Burns aveva anche a casa propria quelle composizioni di ossa da far rabbrividire: serviva una mente folle per creare immagini terrificanti. E con quale personaggio possiamo omaggiare una persona simile? Be’… il gestore del sexy shop!
Quando non si tratta di ossa, Dante fa da solo e si diverte un mondo ad inserire oggetti… “luposi”!
Se il poema di Ginsberg strizza l’occhio all’ululato, per strizzarne uno al lupo Dante fa leggere a Bill You Can’t Go Home Again (1940) di Thomas Wolfe, giunto in Italia solo nel 1962 per Mondadori con Non puoi tornare a casa.
Potrebbe sembrare un libro scelto a caso solo perché l’autore si chiama Wolfe, ma guarda caso la CBS nel 1979 ne ha tratto un film televisivo con protagonista il giovane Chris Sarandon, che campeggia nella copertina dell’edizione ristampata per l’occasione. Così con un’inquadratura sola Dante ha fatto un omaggio, una citazione e una marchetta…
Il romanzo adattato per la TV mi dà l’occasione di parlare proprio della televisione, medium evidentemente adorato da Dante in quanto veicolo d’elezione del cinema horror: tutti siamo cresciuti con i classici del brivido in TV, classici… come L’uomo lupo (1941) di George Waggner.
Chiudo con una citazione così storica che è finita nella mitica sigla di Pino Pellino per “Venerdì con Zio Tibia“: Little Boy Blue (1936).
Gustatevi il mitico cartone animato, che un tempo passava a ripetizione sui piccoli canali locali.
L.
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Complimenti ancora per l’occhio lungo. Credo che ne avrei beccata mezza! Forse… 😀
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Questo è proprio il mio tipo di post, questa settimana ci stai viziando 😉 I gradi di separazione tra Joe Dante e John Landis sono sempre meno, loro due (ma ci metterei dentro anche un po’ Sam Raimi) sono campioni del mondo nell’attirare registi e personaggi del cinema, per fare parti e particine nei loro film, lo fanno per cultura personale e per pura passione, non è un modo sfacciato, perché se non riconosci il personaggio, puoi comunque continuare a seguire il film senza problemi, sono proprio omaggi dettati dall’entusiasmo.
Se cerchi Walter Paisley su Google esce il faccione del mitico Dick Miller, l’attore feticcio di Dante, per altro la mania di “Mighty Joe” per i cartoni animati classici è un altro suo tema ricorrente, nei due Gremlins non mancano momenti comici da vecchio cartone animato, mentre nel segmento da lui diretto di “Ai confini della realtà: il film” tutto è ambientato dentro i programmi tv, ovviamente cartoni animati 😉 Cheers
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E chissà quante altre citazioni meno palesi ci sono, nascoste qua e là. Le pareti della stanza di Eddie sono piene di ritagli di giornale che parlano di massacri e mostrano foto di assassini: chissà che non siano tutti amici di Dante 😀
Nel documentario “Welcome to Werewolfland” Dick Miller dice che all’inizio era deluso di avere solo una particina nel film, invece poi è diventato il suo ruolo preferito: il libraio dell’occulto, pieno di antichi manoscritti, pallottole d’argento e teste di diavolo! A chi non piacerebbe farlo? ^_^
Tanto per fare il “vecchio” della situazione, che ne sanno i giovani d’oggi di un’epoca in cui al cinema e in TV passavano film di Dante, Landis e Raimi? Puro amore di celluloide…
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Anche io vorrei fare il libraio dell’occulto. Sperando che non saltino fuori gli autopubblicati scritti male a dire “lo metti in vetrina” e magari è un libro in ebraico maccheronico per fare golem di zucchero filato 😛
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ahaha magari gli autopubblicati fossero così intriganti 😀 Chi non vorrebbe il proprio golem di zucchero filato?
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Un cabbalista col diabete 😛
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Sono molto legato a Joe Dante, perché il suo Small Soldiers è stato uno dei film centrali della mia infanzia. Ricordo che io (e tutti i miei compagni delle elementari) siamo andati a vederlo nella convinzione che i soldati fossero i buoni e i mostri i cattivi: rimanemmo di stucco nello scoprire che invece i ruoli erano ribaltati, e tuttora penso che sia stata una mossa azzeccatissima, perché lancia il messaggio che l’apparenza non conta, anzi può perfino ingannare. Messaggio banalotto per un adulto, ma tutt’altro che scontato per un bambino.
Small Soldiers ci piacque così tanto che dopo averlo visto giocammo per mesi con i giocattoli del film durante l’intervallo. Il più gettonato era quello di Chip Hazard: era effettivamente fighissimo, ma io ho sempre avuto fin da piccolo la predilezione per le scelte anticonformiste e di nicchia, e quindi mi ero comprato il pupazzetto di Freakenstein. Tuttora penso di aver fatto la scelta giusta, perché questo personaggio mi è sempre piaciuto moltissimo dal punto di vista estetico.
P.S.: Ieri ho comprato su ebay un film con William Baldwin (fratello del biondo principe della Z), One Eyed King – La tana del diavolo. Ovviamente non l’ho comprato per lui, ma perché è l’unico film di Bobby Moresco che non ho ancora visto: tutti gli altri suoi film mi sono piaciuti da impazzire, quindi spero che questo non faccia eccezione (anche se la presenza dell’altro Baldwin, peraltro in un ruolo da protagonista, è effettivamente un campanello d’allarme).
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Non ho mai visto Small Soldiers, onestamente neanche ricordavo fosse di Joe Dante. Quel periodo era pieno di animazioni ma avendo io superato di gran lunga i vent’anni me ne sono disinteressato del tutto. Dovrei recuperare, ma non ne trovo mai la voglia.
Visto però che era di Dante, magari ai “soldatini” ci butto un occhio 😉
William Baldwin è sempre un piacere Z: al di là del nome… è il cognome che conta 😀
Non conosco quel film, fammi sapere com’è.
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Immagino tu non conosca neanche gli altri film scritti e/o diretti da Bobby Moresco (tranne forse quello che gli ha fruttato l’Oscar, Crash – Contatto fisico): in tal caso te li consiglio tutti ad occhi chiusi. L’ultimo in particolare (Bent – Polizia criminale) mi è piaciuto così tanto che gli ho riservato un posto d’onore in questa classifica: https://wwayne.wordpress.com/2018/12/22/i-10-film-piu-belli-che-ho-visto-nel-2018/. Grazie per la risposta! 🙂
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“Crash” ricordo d’averlo visto e ho un vago sentore che mi sia piaciuto, ma di più non ricordo. “Bent” ho provato a vederlo ma forse non era il momento giusto, non sono riuscito a superare l’inizio. Gli darò un’altra possibilità 😉
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Il film inizia a decollare di brutto quando entra in scena Sofia Vergara. Ma tieni di conto che la considero la donna più bella del mondo, quindi può darsi che questo abbia influenzato non poco il mio giudizio! 🙂 Buona giornata! 🙂
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Spettacolo! Mai avrei pensato una tale selva di citazioni. A percorrerle col tuo post mi chiedo quanto si sia divertito Dante a partorirle, collezionarle, inserirle. Senza dimenticare che sono un evidente segno di grande cultura cinematografica, cultura in movimento non di quella che assopisce polverosa sullo scaffale. Uno spettacolo nello spettacolo 👏👏👏
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Non so quanto si siano colte in Italia all’epoca, dove Corman e gli altri non erano certo noti e dove il “cinema mannaro” dubito fosse tanto noto da riconoscere i nomi dei registi affibbiati ai personaggi. Non parliamo di oggi, dove il cinema pre-Duemila e appannaggio di pochi appassionati.
Dante era così profondamente appassionato del cinema horror di ogni epoca che probabilmente avrà pensato alle citazioni molto prima di avere una sceneggiatura pronta 😀
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Davvero, concordo: ce lo vedo tutto intento a raccogliere citazioni e poi per la sceneggiatura e il film in sé…si vedrà! (Ma c’ha visto molto bene!) 😁😁😁
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Avevo notato solo quelle di carattere televisivo, le più evidenti… Ma credo sia tutta colpa di Elisabeth Brooks, che ha monopolizzato troppo la mia attenzione, anche quando non era in scena ;D
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Impossibile non rimanere vittime della lupa più lupa di tutte 😛
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E’ stata una bella sfida trovare le citazioni che avevo colto all’epoca delle mie prime visioni: Miller, Ackerman e Corman a parte (e McNee, ovviamente) mi accorgo di essere stato poco più che un dilettante in confronto a te… Una degna prosecuzione del post di ieri 😉
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Ti ringrazio ma è tutta roba che fan più attenti hanno da tempo individuato e stilato elenchi in giro: io mi sono limitato a trovare la scena giusta della citazione, ma già nelle riviste dell’epoca facevano a gara per indicare alcuni inside joke. 😛
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Splendida lista che dimostra l’amore di Dante per il cinema, questo si che è un film fatto con passione! Rimane giustamente un super classico dello horror, sempre nominato in coppia col film di Landis dello stesso anno sempre sullo stesso tema. :–)
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Il bello è che quel 1981 è uscito un terzo lupacchiotto, “Wolfen”, decisamente minore e infatti mai citato insieme ai due illustri. L’ha fregato l’essere uscito insieme a Landis e Dante, sfiga suprema…
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Eh si, c’era troppa competizione!
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