The Peacekeeper (1997) Il pacificatore

Lascio la parola ad un mio lettore – che ha scelto di firmarsi Willy l’Orbo – che ci parlerà di un film vintage… anzi, Zintage!
L.

Sogno di una notte di mezza estate: c’era una volta un oscuro cinema di fondovalle, di quelli gestiti da generazioni appartenenti allo stesso albero genealogico, con le poltrone che con i loro insistiti scricchiolii sostituivano il Dolby Surround e con il barrettino dove ordinavi i pop-corn forse scaduti da qualche semestre… o stavi digiuno. Un giovane me, nella seconda metà dei ’90, in attesa di un imprecisato film, si illuminò quando, tra i trailer, ne comparve uno in cui Dolph Lundgren “sempresialodato” spaccava natiche in quantità ergendosi a protagonista assoluto del panorama action venturo. Macché. Da quel momento lo svedesone calciante si impelagò in produzioni bulgare, girate in sperduti antri dei Carpazi e affollate da puzzolenti bifolchi locali. Così, quel trailer, rimase il simbolo di un sogno spezzatosi troppo presto.

La cazzutaggine fatta persona!

La pellicola in oggetto si intitolava The Peacekeeper – Il pacificatore e, dopo due decenni, ho deciso di guardarmela intera. Perché magari spiega molte cose.

Quello che non si spiega è il senso del lungometraggio stesso, sin dall’inizio: l’eroe che tremare il mondo fa interpreta il maggiore Frank Cross e pensa bene di paracadutare del riso per sfamare dei Curdi disgraziati. Apriti cielo: il superiore, per aver assunto l’iniziativa, gli comunica che rischia la corte marziale e che, per evitarla, dovrà custodire la valigetta aziona-nucleare del presidente. Come come come? Qui non tornano troppe cose: la reazione spropositata per un po’ di cibaria data a dei poveracci, la punizione consistente in un incarico di maggior responsabilità (allora affidiamo il ministero delle finanze a un condannato per bancarotta fraudolenta, no?) e il fatto che il protagonista appiccichi la gommina da masticare, con evidente vilipendio, sul suo distintivo. Ah, no, forse quest’ultimo aspetto si può giustificare con l’innata cazzutaggine del nostro. E in tale, forbito, lato del suo carattere rientra anche la battuta con cui battezza il suo nuovo incarico: «Se perdo la valigetta Mosca vince la guerra nucleare?». No Dolph, perché ci saresti sempre te come arma definitiva.

Sembra una discoteca, invece è una base missilistica

Il primo tentativo di impadronirsi del prezioso cimelio proietta il film direttamente nel mondo dell’assurdo: innanzitutto, quando sparano al forzuto custode questi fa un lunghissimo balzo all’indietro che manco Bubka con l’asta. Poi: lo fanno precipitare da un’altezza siderale ma lui non si scalfisce perché cade su un cassonetto evidentemente colmo di guanciali (oscar alla migliore interpretazione al barbone che, visto l’immondezzaio rovinato, esclama «Quella è la mia casa, figlio di puttana»); infine: ecco un inseguimento in macchina… sui tetti. Sui tetti. Sui tetti! Bisogna vedere per credere: credere in auto che sfondano muri in serie e ricadono su soffitti sempre collocati più in basso. Che fortunello, Dolph. Dopo questa sequenza non potrò più guardare un tetto con gli stessi occhi.

President Roy

Intanto il nostro si infiltra tra i terroristi, trova un alleato nell’insipido e inutilissimo tenente impersonato da Montel Williams  ma non riesce a riprendersi la valigetta e un missile distrugge il monumento del Monte Rushmore. Quando la notizia giunge alle alte sfere, queste sono sollevate dal fatto che ci sono morti e feriti solo tra i presenti nel parco: circa 3000 persone! Fiuuuu, giusto una manciata. Mentre i due eroi traccheggiano senza fare alcunché e disquisendo futilmente di coscienza, razza umana e padreterno (!?), si conquista la ribalta il presidente americano interpretato da un Roy Scheider che evidentemente, per partecipare a questa boiata, deve essere stato scritturato in una bettola, ubriaco, strafatto, sotto minaccia e afflitto da demenza senile.

Tuttavia, le motivazioni del capo dei cattivi ruotano intorno a lui perché si tratta di un ex soldato che, abbandonato dal suddetto presidente durante una missione in Iraq, vuole vendicarsi obbligandolo a suicidarsi se vuole evitare un olocausto nucleare. Realmente? Questo è il movente e l’obiettivo dei terroristi? Questo il nocciolo della trama? Ma certe bidonate le scrive Topo Gigio?

Come divertirsi anche nelle bojate!

Quando manca una manciata di minuti alla fine Dolph torna a tirare cazzottoni e pare una Amnesty International con capelli biondi e muscoli pompati. Nel senso che tenta di salvare il film. Ma è troppo tardi. La ciofeca è ormai servita. E quel sogno di mezza estate di un Lundgren nuovo Messia del panorama action si illanguidisce, sfuma, scompare. Lasciando il posto ad incubi popolati da frotte di bulgari bifolchi. Qualcuno mi svegli, vi supplico.

P.S.
Ringrazio Willy l’Orbo per aver recensito il film.
L.

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24 risposte a The Peacekeeper (1997) Il pacificatore

  1. Zio Portillo ha detto:

    Film che vidi veramente nel secolo scorso e onestamente non me lo ricordavo così pessimo e delirante… La scena sui tetti con tanto di smitragliate verso Dolph e muri sfondati me la ricordavo esaltante.
    Dopo questa esilarante recensione di Willy però non ho il coraggio di recuperare il film perché ho paura che abbia ragione lui!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Quando l’ho rivisto, una decina d’anni fa, anch’io sono rimasto un po’ deluso da una trama non certo eclatante, ma l’innegabile voglia di Dolph di divertirsi e divertire per me è più che sufficiente a tenere insieme il film 😛

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        È vero. Dolph nostro ce la mette tutta ma lo ripongono troppo in un angolo nella parte centrale del film. Non solo come presenza ma a livello action…delitto capitale! 😮

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    • Willy l'Orbo ha detto:

      Temo proprio di aver ragione Io! 😂😱
      Ma è anche vero che i parametri a un’età diversa e è in un’epoca diversa erano…diversi!!!!!

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  2. Cassidy ha detto:

    Il passaggio della valigetta mi ha fatto morire, più che una missione per recuperare dopo un errore, sembra una rogna sbolognata al nostro Dolph. Cheers!

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    • Willy l'Orbo ha detto:

      Il passaggio della valigetta è un salto nell’abisso dal quale si capisce che poco potrà riemergere 😂😂😂
      Potrebbe indicare un modo di dire per svelare quando i film stanno per svaccare 😉

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      • Giuseppe ha detto:

        Anche se nel film un suo significato recondito forse c’è, Willy, e questo potrebbe nascondersi nel tipico pragmatismo yankee: vogliono far capire a Dolph che nuclearizzare direttamente poveri e diseredati inciderebbe molto meno sull’economia USA che non continuare a sfamarli! Quello è il vero pericolo, Mosca è una bazzecola a confronto…
        Comunque, devo ammettere che ci troviamo davanti ad un altro caso di action scombiccherato cui non manca il coraggio di saper ammettere metaforicamente le proprie colpe. Dove, mi chiederai? E’ semplice, prima di tutto nella sequenza dell’inseguimento: una trama inutilmente macchinosa (le macchine) che rincorre (l’inseguimento) obiettivi al di sopra (sui tetti) delle proprie possibilità sparandole all’ingrosso (mitragliate a Dolph) con l’unico risultato di non riuscire a fermare (i muri sfondati) un’inevitabile caduta verso il basso (un soffitto dopo l’altro)… con la scena del Monte Rushmore, poi, si sta chiaramente ad indicare quanto il film ormai abbia perso PIU’ VOLTE la FACCIA (distruzione del monumento) e non cambia il fatto che si cerchi di prenderla con filosofia (vaneggiamenti dei due eroi traccheggianti). Ma il culmine di tutto questo è raggiunto dalla presenza di Roy Scheider, che fa crollare ogni pur minima illusione di poter almeno chiudere in bellezza: con il suo atteggiamento, è come se il capitano Brody… ehm presidente, volevo dire il presidente ci stesse chiedendo “Avete per caso visto uno squalo da queste parti? DOVETE averlo visto, perché il film ormai l’ha già saltato da un pezzo!” 😀
        P.S. Ai tempi Dolph il pacificatore l’avevo anche trovato divertente, eh 😉

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Ahahaha! I tuoi giochi di parole “innestati” sui tuoi commenti sono troppo spassosi! Fonzie ringrazia sentitamente per la citazione dello squalo! 🙂
        p.s. un po’ divertente lo è, dai…!

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        “sui miei commenti”

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  3. Pietro Sabatelli ha detto:

    Beh guarda, in confronto a tanti mediocri che verranno dopo, questo film è oro 😉

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  4. Conte Gracula ha detto:

    Che trama sconclusionata! Magari, mettendo in sottofondo la musica degli sketch di Benny Hill – quando si sfondano i muri in macchina – e facendo parlare i personaggi più scemi col suono del trombone, come gli adulti in Charlie Brown… no, sembrerebbe una brutta copia del film hard in Volere volare ^^
    Con una trama così, ci fai una roba alla Top secret 😛

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  5. Willy l'Orbo ha detto:

    …e a proposito, non vorrei aver incrinato l’amicizia con Lucius avendo messo alla berlina un film col nostro svedesone preferito! 🙂

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  6. Kukuviza ha detto:

    Questa corsa sui tetti la devo proprio vedere, altro che “Caccia al ladro”!

    P.S. Non riesco a vedere le foto che provengono da imdb. Se ci clicco, vado su imdb e poi quando ritorno qui me la fa vedere, altrimenti niente. Succede solo a me?

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  7. Willy l'Orbo ha detto:

    A me le vede…e, sì, la corsa sui tetti è un’esperienza da provare…anche solo come spettatori! 🙂 🙂 🙂

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