Oichi (1969) La spadaccina cieca

Gli anni Settanta sono imminenti: è il momento che la rivoluzione sessuale si faccia sentire anche nell’universo dei Maestri Sciancati!

Il temporale si è scatenato potente, la pioggia scroscia mentre i fulmini devastano il villaggio contadino. La bambina grida, terrorizzata, mentre cerca di raggiungere la madre. Quest’ultima, disperata, dà per spacciata la figlia: un fulmine si è appena abbattuto su un albero accanto alla bambina, che ormai giace esangue nell’acqua.
La madre si allontana per sempre, e quando il giorno dopo la bambina si risveglia, da sola nel villaggio distrutto, scopre che ha acquistato un nuovo compagno di viaggio: il buio.

È appena nato un nuovo “maestro sciancato”

Il Giappone rurale del passato non è un mondo facile per una bambina sola, orfana e senza famiglia, ma per fortuna un vecchio ronin (un samurai senza padrone, decaduto, quindi un rifiuto della società) si muove a compassione e si prende la ragazzina nella sua povera casa.
Tutto ciò che può darle è un tetto, tutto ciò che può insegnarle è l’uso della spada. E la ragazzina non chiede altro: divenuta giovane donna e seppellito il vecchio ronin, ucciso a tradimento da nemici vigliacchi, può andare per il mondo. E vendicare torti grazie alla sua eccezionale bravura malgrado la disabilità.
È nata Oichi, la spadaccina cieca.

Occhi ciechi per una spadaccina infallibile

Il successo del film Zatôichi monogatari (1962) fa esplodere negli anni Sessanta giapponesi il mito dello spadaccino cieco, sebbene risalisse ad alcuni romanzi degli anni Quaranta. Teruo Tanashita in quegli anni – non ho trovato date precise – per il settimanale “Shûkan Manga Taimusu” (Weekly Manga Times) presenta un manga con la palese versione femminile dello spadaccino cieco: da Ichi, abbiamo così Oichi.
La casa cinematografica Shôchiku Eiga prova a fare concorrenza alla Daiei di Zatôichi mettendo in cantiere quattro pellicole con il personaggio di Tanashita, che per l’occasione viene (splendidamente) interpretato dalla trentenne Yôko Matsuyama: moglie del mangaka.

Custodisci questo bastone-spada: nel 2003 Kitano te lo ruberà…

Il primo film risale al 1969, めくらのお市物語 真っ赤な流れ鳥 (Mekura no Oichi Monogatari: Makkana Nagaradori), noto all’estero come Crimson Bat: The Blind Swordswoman. (Per ragioni misteriose il personaggio invece di essere chiamata Blind Oichi, dal titolo giapponese, è ribattezzato Crimson Bat, “pipistrello cremisi”… ma perché? Boh.)
Racconta il consueto Mito delle Origini, la perdita della mamma, la cecità, l’addestramento con il vecchio ronin, ma questi sono solo flashback. La storia vede Oichi impegnata ad aiutare un compare del suo vecchio tutore, appena fuggito di galera per cercare di riscattare la figlia tenuta in un bordello. Oichi l’aiuta ma i criminali del bordello uccidono sia il padre che la figlia.
Quel che è peggio, però, è che la banda criminale è gestita dalla madre di Oichi. Dopo una vita a cercarla… Oichi scopre che ora davvero non ha più una madre. Ora, rinnegata la genitrice, la spadaccina cieca è davvero sola, in un mondo ostile: può iniziare il suo viaggio senza meta a riparare i torti degli innocenti.

Senza famiglia, senza vista, con solo una spada come guida

I film di Zatôichi puntano molto sul gigioneggiare dell’attore protagonista, hanno parentesi umoristiche e si basano completamente sulla trama: i film di Oichi sono esattamente l’opposto, con trame spesso appese ad un filo, perché l’attenzione è tutta esclusivamente per la fortissima componente drammatica.
I registi che si alternano nei quattro film mettono in scena quadri di grande potenza visiva con una splendida fotografia e pose plastiche. Matsuyama è di una bravura titanica e i suoi occhi immobili e fissi sono incredibilmente espressivi.

da “UniJapan Film Quarterly” n. 46 (ottobre 1969)

Già dal secondo film, めくらのお市 地獄肌 (Mekura no Oichi: Jigokuhada / Trapped, the Crimson Bat) si buttano in mezzo cattivi più “pepati”, come O-en (Kikko Matsuoka), la cacciatrice di taglie che usa una frusta fatta di capelli umani: i capelli degli uomini che hanno infranto il cuore delle donne.
Va ricordato che siamo lontani dal Giappone medievale di Kurosawa, ormai è l’alba del fenomeno chiamato “Pinky Violence” e le donne ora sono dure e toste come i villain maschili. Già nel primo film Oichi si siede al tavolo da gioco – come faceva Zatôichi – e trova che a lanciare i dadi c’è un rude donna tosta, come se ne troveranno spesso in questo ruolo nei film giapponesi anni Settanta. (L’usanza è così nota che Sammo Hung, ne La gang degli svitati, a fare da rude lanciatrice di dadi chiama la culturista Michiko Nishiwaki.)
Lo scontro, diretto e indiretto, fra Oichi e O-en è la spina dorsale di un film dalla trama più complessa del primo ma forse per questo meno di effetto.

da “UniJapan Film Quarterly” n. 46 (ottobre 1969)

Nel terzo episodio, めくらのお市 みだれ笠 (Mekura no Oichi: Midaregasa / Watch Out, Crimson Bat!) Oichi per mantenere una promessa ad un corriere morente deve consegnare un manoscritto prezioso al maestro Murobuse, a Nasuno-ga-Hara, e deve vedersela con spadaccini “pittoreschi” come Gennosuke Sakaki (Gorô Ibuki), che sembra uscito da un anime d’annata. Essendo la protagonista donna, scatta l’idea di farle aiutare due ragazzini del villaggio, trovata sinceramente evitabilissima.

da “UniJapan Film Quarterly” n. 47 (gennaio 1970)

Nel quarto ed ultimo, めくらのお市 命貰います (Mekura no Oichi: Inochi Moraimasu / Crimson Bat – Oichi: Wanted, Dead or Alive), cercare di salvare un villaggio dalla yakuza risulterà più difficile del previsto, ed Oichi rischierà di essere linciata dalle persone stesse che vorrebbe salvare.

da “UniJapan Film Quarterly” n. 49 (luglio 1970)

Trovare date precise e distribuzioni di questi film è impresa ardua e vana: mi baso sul JFDb (Japanese Film Database) che data i primi tre film al 1969 (15 marzo, 21 giugno e 1° ottobre) e il quarto all’8 aprile 1970. Ma troverete le date più disparate, in giro.
Come si vede, la casa cinematografica si è data da fare per sfruttare nel minor tempo possibile il personaggio, e chissà come mai poi l’abbia abbandonato.

Salutiamo la cieca dalla spada rossa, scomparsa nel nulla dal 1970

Salutiamo dunque la Oichi di Yôko Matsuyama, una meteora cieca nel mondo dei Maestri Sciancati. Ma state tranquilli: le spadaccine cieche torneranno in azione…

L.

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18 risposte a Oichi (1969) La spadaccina cieca

  1. Evit ha detto:

    Al padre di Evit non far sapere quanto è buono il maestro sciancato con le pere!

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  2. Willy l'Orbo ha detto:

    La copertina sembra un porno soft d’annata 😂
    P.s. off topic ho visto falcon rising: molto carino per recitazioni, botte e atmosfere vintage 💪

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  3. Cassidy ha detto:

    Una volta creato l’archetipo di Zatôichi, arriva la versione femminile, mi spiace solo per l’attrice, mi si sono seccate le cornee a me a furia di vederla con gli occhi sbarrati 😉 Cheers

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  4. Giuseppe ha detto:

    Già, perché “pipistrello cremisi”? Forse per un vago quanto forzato riferimento alla capacità dei chirotteri di orientarsi nel buio (in sostanza, dovendo fare a meno della vista come Oichi e come lei servirsi dell’udito) unito al colore dell’abito e della spada? La mia è solo un’interpretazione personale, intendiamoci, ma non mi viene in mente nient’altro… nel caso, comunque, Blind Oichi sarebbe stato certo più diretto e inequivocabile.

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