So che siete tutti a mangiare il panettone e non mi leggerà nessuno, ma non potevo lasciare “zoppo” questo speciale: dovevo chiudere l’anno con il miglior “maestro sciancato” di sempre…
La settimana scorsa non ho risposto a chi ha ipotizzato che Furia cieca (1989) sia stato il “motore primo” e la naturale conclusione del filone “Maestri sciancati”: è un ottimo film che porto nel cuore… ma il Maestro è un altro. Il Maestro è Boyka.
Non il super-cattivo esagerato di Undisputed II (2006, recensito da La Bara Volante) né il tardivo e insoddisfacente pupazzone di Boyka: Undisputed (2017), bensì il personaggio perfetto di un film perfetto, basato su un canone perfetto trattato in modo perfetto.
Insomma, se non si fosse capito, Undisputed III: Redemption è un film perfetto, e la perfetta conclusione di questo ciclo. (A meno che non saltino fuori altri titoli in futuro.)
Esordito il 17 aprile 2010 all’ActionFest negli USA, il film gira (poco) per il mondo ed è ancora inedito in Italia.
Il film è la classica parabola di una classica storia attoriale: il giovane che sognava di “sfondare” e ci riesce. Ma ormai lo fa quando il cinema è morto e non può che accontentarsi di essere re del niente.
Dopo anni di piccole parti marziali nei film action di Hong Kong finalmente il londinese Scott Adkins sembrava aver trovato il suo mecenate nell’israeliano Isaac Florentine, erede spirituale del connazionale Menahem Golan ma ormai non è più tempo di Cannon.
Florentine è il re dell’action, quello semplice, scorrevole, quello dei romanzi “maschi” degli anni Settanta e Ottanta trasformato in film. Quello in cui i buoni americani prendono a calci in culo i cattivi di turno, tutti stranieri e possibilmente con degli stracci in testa. Cinema razzista e politicamente scorretto, ma è questa l’anima pulp di un genere che infatti è estinto.
Con U.S. Seals II (2001) sicuramente Florentine va totalmente controcorrente: soldati che combattono il terrorismo con le arti marziali? Ma siamo matti? Lui però è convinto e continua, con Special Forces (2003), con scene marziali più simili allo stile di Hong Kong che a quello americano, con attori improvvisati e caratteristi ben sopra le righe, ma il tutto all’insegna dell’azione più azione, spesso addirittura macchiettistica.
Ma chi è quel tizio che vola e sa tirare tecniche da paura? Chi? Scott Adkins? Mai sentito… Il cattivo di Black Mask 2 (2002)? Oh, quel film ce l’ho pure in DVD ma mica avevo capito che l’occhialuto cattivo era occidentale…
Grazie a Florentine ma anche a Jackie Chan e Jet Li (nei cui film appare come comparsa marziale), Adkins arriva in America ma l’America non esiste più: il cinema è stato dichiarato morto nel 2005, si fanno solo remake pezzenti o se no vai a girare in Romania con dieci euro. Lì si fa l’action marziale, lì sono finiti tutti i gli eroi d’azione d’un tempo, a morire spiaggiati dove non c’è il mare.
Adkins fa la gavetta più dura, fatta di comparsate invisibili all’occhio umano e combatte come solo un combattente può fare: testa bassa e occhi sull’obiettivo. Riceve un po’ di notorietà facendo a botte con Jason Bourne in The Bourne Ultimatum (2007) ma è niente in confronto al lancio che gli offre Florentine.
Leggenda vuole che finito di vedere Undisputed II (2006), uno dei produttori in sala si sia girato verso Florentine ed Adkins e abbia detto qualcosa del tipo «Ammazza che personaggione quel Boyka, spettacolare! Ma chi è l’attore?»
Adkins è orgoglioso di questa svista, che cioè il produttore non abbia capito che era lui: l’opera di trasformazione sembra semplice eppure è totale. Prendete Adkins in qualsiasi altro film: sembra un cosplayer di Boyka. Perché una cosa è Adkins, un’altra è il Maestro.
Nato come semplice super-cattivo di un prison movie, un seguito apocrifo e di serie B dell’Undisputed (2002) di Walter Hill, d’un tratto da anonima comparsa Adkins diventa qualcuno, ed incontra anche il suo idolo Van Damme, interpretando il suo antagonista in The Shepherd (2008). È l’inizio di un’amicizia malata.
In seguito Adkins farà il lacchè di Van Damme, racimolando qualche ruolo in film di una bruttezza che toglie il fiato – tipo Universal Soldier – Il giorno del giudizio (2012) – e proverà altre strade: dalla inutile tarantinata come El Gringo (2012) al sociale come Hooligans (2013), e non vale neanche la pena citare i film “normali” dove appare.
Ci sarà tempo per la risalita – perché ogni lottatore cade: tutto sta a tirarsi su e riprendere a combattere – ma quello che conta è la vetta raggiunta prima della caduta. E quella vetta è Undisputed III.
David N. White scrive per Florentine sin dai tempi di Special Forces quindi sa cosa vuole il regista israeliano: azione alla Cannon, pulita, chiara, trasparente. Chi se ne frega dei razzismi e dei luoghi comuni, chi vede questi film vuole calci in culo e ottimi motivi per darli. I critici sono pregati di lasciare la sala.
Se già con Undisputed II White si era affidato al classico prison movie in chiave marziale che tanto successo aveva avuto in passato – dal pugilistico Penitentiary (1979) ai divi marziali anni Novanta, che almeno un film carcerario se lo sono fatto tutti – stavolta deve alzare il tiro con un altro canone. Chiamatelo “la vendetta del caduto”, con un’espressione che l’anno prima ha sdoganato Transformers 2 (2009), chiamatelo “la redenzione del cattivo”, da cui appunto il sottotitolo Redemption, o chiamatelo come vi pare. La grande sorpresa del secondo film della serie è Boyka, quindi deve tornare.
Oh, fermi tutti, ma il secondo film si chiude con il Boyka cattivissimo che rimane a terra con un ginocchio spezzato: qualsiasi lottatore è finito, con una ferita di quel genere. Va bene, Boyka è «the most complete fighter in the world», come egli stesso si definisce con grande modestia, ma farlo lottare con una gamba zoppa… Embeh? Questo è il terzo canone: lottare feriti… E l’epica può esplodere.
Quello che entra in scena in Undisputed III è un uomo finito, l’ombra di un guerriero che, con una gamba malandata, pulisce i rifiuti del carcere dove passerà probabilmente il resto della sua vita. È stato cattivo ma ora ha trovato Dio. Perché sappiatelo, non è Dio a trovare Boyka… è lui a stanarLo!
Il personaggio rinasce dalle proprie ceneri, e quando viene organizzato il solito torneo carcerario (PSC: Prison Spetz Competition) lui è pronto. La sua gamba non è al massimo ma Boyka è un Maestro e quindi può combattere anche zoppo. Perché il vero combattente non è chi lotta al massimo delle forze, ma quello che rimane in piedi malgrado le ferite.
In seguito Adkins si affiderà totalmente allo svedeso-thailandese (?) Tim Man, ottimo coreografo ma incapace di gestire il personaggio di Boyka. Nel 2010 per fortuna continua la Trinità marziale che ha reso immortali questi film: un regista visionario (Florentine), un artista marziale divino (Adkins) e un coreografo in stato di grazia: J.J. “Loco” Perry. E se lo chiamano “Loco” ci sarà un motivo.
Qui in Undisputed III la coreografia è affidata a Larnell Stovall – ottimo coreografo che ha tentato anche qualche film marziale da attore – ma le tecniche di Boyka sono riprese da quelle di Undisputed II, che Perry ripete anche nel più blasonato Wolverine: le origini (2009): in quel film Adkins interpreta Deadpool quando combatte contro Logan, e se guardate quella scena finale troverete tutto Boyka.
Come dico sempre, un film marziale è come un concerto: ha bisogno di un ottimo compositore (coreografo), ottimi esecutori (attori marziali) e un ottimo direttore d’orchestra (regista). Se una di queste figure è carente, tutto è rovinato.
Raramente questa Trinità marziale è perfetta: in Undisputed III è perfetta.
Si cerca di rimanere legati al tema “pugile nero” che ha dato vita alla serie, chiamando Mykel Shannon Jenkins a fare Turbo, pugile chiacchierone che però è solo una spalla comica (o aspirante tale) di Boyka: è quest’ultimo l’unico, vero, totale protagonista della storia.
È su di lui che punta l’infido Gaga (Mark Ivanir), che non è una cantante bensì il direttore del carcere nonché organizzatore dell’evento. È il solito manager degli incontri illegali del genere pit fight, e in effetti le regole di quest’ultimo genere si fondono in questo prison movie marziale.
Mentre ci si affida al canone più canonico e sullo schermo si alternano detenuti esperti in varie discipline marziali – immancabile la capoeira del mitico Lateef Crowder – il big boss finale può essere solo lui: Raul “Dolor” Quinones, un tronco umano incapace di qualsiasi espressione facciale ma un artista marziale da togliersi il cappello. È il cileno Marko Zaror in grande spolvero, lui che ritroveremo nell’inguardabile ma marzialissimo Il redimimo (2014)!
Fra inganni e tradimenti, fra esercizi fatti spalando pietre e combattimenti sporchi, Boyka porterà avanti la sua parabola di redenzione contro tutto e tutti, con la sua gamba malandata che non gli impedisce di eccellere.
Non esiste altra trama del film, è tutto semplice, pulito, trasparente, scorrevole, come l’acqua. L’acqua che però sa spaccare le montagne. Ricordate la celebre battuta di Bruce Lee dalla sua serie “Longstreet”? «Be water, my friend». Non è solo il segreto della marzialità, è il segreto del cinema di genere. Sii semplice e pulito… e spacca le montagne!
Dal 2010 il mito di Boyka ha invaso il mondo, diventando iconico al di là di Adkins e resistendo a bojate immani come il film del 2017, sbagliato in ogni senso. Boyka è diventata skin nei videogiochi di lotta, meme della Rete e qualche pazzo ne ha scritto anche delle fan fiction in cui combatte contro gli xenomorfi (gente malata!) ma l’aspetto della zoppìa viene dimenticato.
Diventando icona della lotta, Boyka ha perso l’aspetto principale della disciplina del combattimento: il lottare feriti. Difficilmente in un qualsiasi incontro, di qualsiasi stile, i lottatori rimarranno freschi e in forze fino alla fine, anzi dopo già pochi secondi è messa a dura prova la capacità di entrambi di resistere e tenere duro. In Undisputed III Boyka ha aperto una parentesi nella sua “vita narrativa” per dimostrare che non basta essere “il più completo lottatore del mondo”, per essere definito un campione: bisogna anche saper combattere sciancati, per essere un Maestro.
Con forse il meno sciancato dei tanti Maestri che abbiamo incontrato, chiudo questo ciclo dedicato a chi non si lascia fermare da una menomazione fisica e continua a combattere.
L.
– Ultimi post simili:
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La conclusione perfetta di una serie di post perfetta con un film perfetto 🙂
p.s. per coincidenza, proprio questi giorni, ne ho trovata una copia con i sottotitoli in italiano…un buon regalo natalizio! 🙂
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Chissà se sono i sottotitoli che tradussi io nel 2010, ne sarei onorato ^_^
In realtà appena finii di prepararli uscirono altri italiani, quindi è facile che siano quelli: la mia carriera di “sottotilaro” è durata pochissimo 😛
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In caso fossero tuoi ne sarei onorato anche io 🙂
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Se finiscono con qualcosa del tipo “Ci vediamo per Undisputed IV” allora sono i miei: all’epoca sognavo un nuovo film di Boyka, che delusione quando poi è arrivato sul serio… I sogni non dovrebbero mai realizzarsi 😛
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Non finiscono con quella dicitura ma, visto che riaprirebbe vecchie ferite, meglio così!!! 🙂
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Babbo Natale esiste? A sto punto credo di sì… Undisputed III la vigilia di Natale sul blog di Lucius. Un po’ ci speravo quando hai aperto la rubrica sui “Maestri Sciancati” ma sotto sotto credevo che Yuri Boyka e il suo ginocchio ballerino non c’entrassero un beneamato c@zzo con Zatoichi e compagnia bella. E invece…
Film che adoro alla follia e che rappresenta un mio guilty pleasure “adulto” (il mio vero guilty pleasure è “L’aereo più pazzo del mondo”…). Visto, rivisto e stravisto, riversato in chiavetta con sottotitoli (di Lucius? Boh! Appena ho tempo controllo) assieme ai capitoli precedenti e passati alla chiunque nella speranza di far conoscere a più persone possibili quell’atleta formidabile di Adkins. Un buco nell’acqua.
Come sempre mi domando perché con la merd@ che viene pubblicata, in Italia non esiste una versione in blueray di questa serie di film. Un capitolo (il 4) è dimenticabile e inutile, uno è un buon film (il 1°) e due sono diamanti che andrebbero preservati e tramandati ai posteri. E invece siamo costretti a usare mezzucci come da ragazzini con Emule. Che ve possino…
P.S.: Lucius, ho chiesto anche a Cassidy di là l’altro giorno (io l’ho scoperto una settimana fa). Eri a conoscenza dell’esistenza di “Cobra Kai”? Il “seguito” di Karate Kid. Io devo recuperalo per forza, non si scappa.
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Del seguito di Karate Kid ne sento parlare da molto tempo ma proprio non ce la faccio a vederlo: io ho vissuto in pieno gli anni Ottanta, dall’inizio alla fine, quindi non ho tutta questa voglia di riviverli ancora!
Già nei primi Novanta ero stufo di Karate Kid, figuriamoci oggi! Sono però curioso di sapere il tuo giudizio sulla serie 😉
Boyka è il re dei Maestri Sciancati, malgrado la sua zoppia scompaia subito, e l’essere inedito in Italia è un vanto: solo il peggio arriva da noi, quindi è giusto che sia stato doppiato Boyka 4 😀
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I post si leggono pure magnando il panettone!
A proposito, ma c’è qualcuno dei lottatori sciancati che combatte principalmente da terra?
Auguri a Lucius e a tutti i lettori del Zinefilo!
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Grazie per gli auguri e credo che solo quello del film “Il colpo maestro di Bruce Lee” combattesse da terra, non avendo le gambe 😛
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Strano che nessuno abbia fatto un personaggio che combatte da terra perché quasi sempre ubriaco, tipo il Dr. di Tekken. Tipo un personaggio come quello di Dean Martin di un Dollaro d’onore…
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Il Drunken Master è una figura tipica del kung fu cinese e spesso combatte da terra perché appunto ubriaco, ma non combatte solo da terra. Però sarebbe bello un personaggio marziale forgiato su quello di Dean Martin 😛
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Mi pare che il wing chung (si scriverà così?) comprenda delle tecniche per la lotta a terra.
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Tanti stili si sono specializzati “a terra”, e il fenomeno delle mma in fondo ha spostato quasi interamente a terra i combattimenti: di solito l’incontro inizia con gli avversari che si studiano, si danno due calcetti orribili, due pugnetti che a volte entrano e poi tutti giù per terra, dove scopriamo che i due non hanno studiato abbastanza brazilian ju jitsu per fare qualcosa di dignitoso 😀
Spesso gli incontri “in piedi” sono più belli da vedere 😛
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Ho scoperto il concetto di maestri sciancati dalla tua descrizione di Boyka e il suo ginocchio, quindi ci speravo di vederti esibirti su uno dei più grandi film di arti marziali di sempre! Il tuo paragone con un buon concerto è perfetto, anche se il ginocchio di Boyka è tornato presto sano, non poteva essere che suo il finale di questo bellissimo speciale, ora posso tornare a combattere i panettoni a colpi di calci volanti, tanto il regalo é arrivato dal Zinefilo! Cheers
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Quando faranno un film marziale sul panettone???? 😀
Augurissimi e buon cimento dolciario!
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Senza esclusione di canditi 😀 Cheers!
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ahhahaa il titolo ce l’abbiamo!!!! 😀
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Con la tua fortuna, faranno un cinepanettone che vorrebbe essere marziale. Roba che Ku Fu e la sua mano di travertino diventano subito un film serio, anziché una commedia onesta. 😛
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ahahah mi sento di darlo per certo! 😛
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Ottimo articolo come sempre. Solo un piccolo appunto: nella didascalia su J.J. “Loco” Perry quello nella foto è Cyrax non Scorpion.
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Uh, davvero???? Eppure nelle ricerche su Scorpion mi usciva sempre fuori quello giallo… Peccato, ho sempre adorato quel calcio volante sin dall’epoca, e mi piaceva pensare fosse Perry a tirarlo 😉
Grazie della dritta e buon Natale.
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Ah, ecco dove ho sbagliato: Perry ha fatto sia Scorpion che Cyrax in quel film, ho semplicemente sbagliato giallo 😛
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Premessa: io lo detesto il panettone, almeno quello tradizionale con uvette e canditi… meglio un buon pandoro senza troppi fronzoli 😛 Comunque, pandoro o panettone che sia, mi associo alla CineCivetta nel far gli auguri a te e a tutti quanti i frequentatori del Zinefilo!
Tornando a noi in effetti sì, Yuri Boyka con Undisputed III si è guadagnato diritto, pur con la sua menomazione non permanente, di appartenere a pieno titolo alla schiera dei Maestri Sciancati (chiudendo degnamente il ciclo) e il tuo giustamente appassionato post spiega bene il perché… Quanto a quelle fan fiction ne ho sentito parlare anch’io, anzi sono convinto di averle addirittura lette 😉
P.S. Un suggerimento natalizio per continuare la saga… “Dopo aver trovato Dio, ha trovato pure Babbo Natale… e nessuno, NESSUNO glielo porterà via: Undisputed V- Boyka vs Krampus” 😀
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ahaha come sempre, suggerimenti geniali! ^_^
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Sbaglio o anche Adkins si era fatto male male a una zampa? Magari nemmeno recitava 😛
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Non ho mai trovato articoli che ne parlassero ma se no sbaglio proprio qualcuno di voi tempo fa me lo disse. Chissà se è stata una scusa dell’attore per giustificare ruoli non marziali, visto che nei suoi film dopo Boyka comunque corre e zompetta di qua e di là, quindi la gamba gli regge benissimo…
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La fonte non la ricordo proprio – tra l’altro, i film di menare non è che li conosca benissimo… 😛
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I Duemila sono particolarmente avari di riviste e non è che i siti si sbattano ad intervistare Adkins. Magari un giorno troverò qualcosa sul suo incidente ma non è che mi sia dato molto da fare. Se poteva saltare in giro sul set di quella minchiata di “El Gringo” poteva benissimo fare altro Boyka, ma proprio come ogni altra star marziale della storia ha preferito “diventare attore serio”, prima di capire che ha fatto una cazzata e, come tutti gli altri, tornare a fare filmettini marziali e a vivere di rendita. E’ un copione già scritto e un film già visto, non aveva bisogno di aggiungere una gamba malandata 😛
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Se El Gringo è un film serio, siamo messi male… è proprio un filmetto con storia stravista. Nemmeno tremendo, ma insipido.
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