Predestination (2014) Dedicato a tutti voi zombie

Arriva la fine di questo ciclo che come ogni Doppio è solamente lo specchio di un nuovo inizio.

Per chiudere degnamente un viaggio alla scoperta degli Altri da Sé, bisogna per forza finire dove tutto è iniziato: dal sé. Perché non esiste un Doppio senza un Originale, e non esistono personaggi senza una voce narrante che li racconti. Io sono la voce narrante… e voi chi siete?

Perché sto tergiversando con queste frasi furbette che giocano con lo stile di una delle più sorprendenti frasi della fantascienza? Perché sto temporeggiando, facendo ieri ciò che dovrei fare domani?

Dalle Leggi del Tempo di Heinlein: “Non fare mai ieri ciò che dovresti fare domani”.

Perché sono stato talmente pazzo da scegliere di recensire un film che è impossibile da recensire, di raccontare una storia che non si può raccontare, perché ogni parola distruggerà lo scheletro stesso della narrazione. Se fossi onesto, dovrei limitarmi a recensire questo film fondendo l’incipit di una barzelletta classica con un celebre titolo italiano d’annata di un giallo classico.
Qualcosa come…

Un uomo entra in un bar… e non rimase più nessuno.

Allora, c’è questo tizio che entra in un bar…

… E non rimase più nessuno. La sapevo già.

È vero, io sono pazzo ad affrontare un film del genere, ma mai come Michael e Peter Spierig – o The Spierig Brothers che dir si voglia – che sono stati mille volte più pazzi a prendere uno dei racconti forse meno noti di Robert A. Heinlein (autore forse più citato che letto) e se ne sono fregati della sua irrappresentabilità: l’hanno rappresentato e basta.

1959: prima apparizione
del racconto originale

Trattandosi di un racconto minuscolo, fulminante nella tradizione di Fredric Brown e altri Maestri della fantascienza, non c’era davvero materiale sufficiente per farci una sceneggiatura, sebbene alla fine il film duri poco più di 90 minuti: bisognava aggiungere qualcosa ad una storia che in realtà sottrae. Visti i tempi che corrono, mettiamoci un terrorista…

Così un titanico Ethan Hawke interpreta un Agente Temporale senza nome, ossessionato dall’inseguire su e giù per lo spazio-tempo un terrorista, chiamato Fizzle Bomber (mi piace tradurlo con “Bombarolo spumeggiante”!), per conto di un’agenzia ovviamente segreta che si occupa appunto di prevenire crimini efferati: e quale modo migliore di prevenire un crimine se non tornare indietro nel tempo e pizzicare il criminale prima che agisca?
Tutta roba inventata per l’occasione filmica, comprese le “motivazioni” del bombarolo, e l’avete già capito: quando si gioca con il tempo ci si incarta come una caramella Sperlari, e infatti i fratelloni Sperlarig ad un certo punto a forza di aggiungere roba diventano una confezione-regalo di caramelle, da cariare i denti di tutta la famiglia.

Quando già sai la tua destinazione…

L’australiano Predestination viene presentato al South by Southwest Film Festival l’8 marzo 2014 e la Notorious Pictures lo porta nelle sale italiane dal 1° luglio 2015 (fonte: ComingSoon.it): io l’ho visto nel novembre successivo, quando è uscito in home video, e sebbene rapito da un inizio assolutamente spettacolare, con una prova di bravura tra Ethan Hawke barista e la sorprendente Sarah Snook nel ruolo maschile di Ragazza Madre (Unmarried Mother), dopo un po’ era chiaro che gli autori stavano sparando a casaccio e non si capiva più una mazza.
Va bene, c’è questo tizio che è nato donna ma poi per vari motivi è dovuto diventare uomo, e per sbarcare il lunario scrive false confessioni per la rivista “Confessioni intime” (Confession Stories) firmandosi appunto “Ragazza madre”, ma che c’entra con il bombarolo spumeggiante?
Va bene, c’è ’sto barista che dà alla ragazza-maschio la possibilità di trovare l’uomo che le ha rovinato la vita, ma poi si comincia a sfarfallare e la storia ruota su se stessa tante di quelle volte che viene il mal di testa. Vorresti prendere una pasticca ma non lo fai, perché l’ultima volta che ne ho presa una siete spariti tutti. Mi siete mancati, voi zombie…

Tutto ciò che ho capito è che scrivi “confessioni vere” false

Solamente alla fine, se avrete pazienza, un’ispiratissima sequenza di montaggio coi fiocchi vi dimostrerà che la confusione è parte integrante del tempo, e quel giorno del 2015 davanti ai miei occhi sbarrati, con tanto di bocca aperta e mascella cascante, la storia ha raggiunto il suo apice… e ho capito che io non esistevo. Ero solo uno zombie nel vasto ma solitario universo di Ethan Hawke.
Allora forse converrete con un’altra delle “Leggi del Tempo” di Heinlein: un paradosso si può paradossare…

Qualcuno paradossò il paradosso del paradossato

Inutile negarlo, per me il finale è stato un capolavoro perché non conoscevo la storia, e appena è apparsa la scritta “tratto da un racconto di…” sono volato immediatamente a leggermi All You Zombies… di Robert A. Heinlein – che usava un termine che ancora non voleva dire “morto vivente” ma semplicemente “fantasma” (Per saperne di più, vi rimando alla mia “indagine” Tutta colpa di uno zombie.) – scoprendo che la confusione c’è anche lì ma almeno il testo è così veloce e denso che non fai in tempo ad accorgertene.
Riletto il racconto in triplice traduzione e comparato con il testo originale del 1959 – in un viaggio temporal-lessicale di cui vi parlo qui – la mia sensazione è di aver assistito alla rappresentazione dell’irrapresentabile. I fratelli Spierig hanno fatto un ottimo lavoro ed hanno inserito secchiate di elementi aggiuntivi per “distrarre” l’attenzione, ma alla fin fine ciò che conta del racconto sono i giochi lessicali, purtroppo solo in rari casi riportati nel film.

La scritta che mi ha spinto fra le braccia di Heinlein!

Che fine hanno fatto le Truppe Relax, Ospitalità e Intrattenimento Esercito? Possibile che nel 1959 Heinlein potesse dire T.R.O.I.E. e nel 2015 venga a malapena spiegata la mansione che la co-protagonista vuole svolgere? Forse perché nel 2015 risulta inconcepibile che una donna abbia il sogno di diventare rispettabile sposando un “cliente” rispettabile, e che se non lo fa non ha altra possibilità di futuro.
Non sono più gli anni Cinquanta, l’agire della co-protagonista è opaco e maschera da “futuribile” una semplice proposta fuori tempo di un concetto del passato.
O forse perché Heinlein giocava con le parole in modi che solo a fine racconto si potranno capire, mentre i fratelli Spierig giocano con il tempo: e, come dice Ethan Hawke, il tempo prima o poi ti trova. Il risultato è un film intrigante sì ma totalmente confusionario fino alla fine, e per spiegarlo lascio la parola a Giacomo Ferretti, autore del libretto dell’opera lirica La Cenerentola (1817) di Gioachino Rossini:

Questo è un nodo avviluppato,
Questo è un gruppo rintrecciato.
Chi sviluppa più inviluppa,
Chi più sgruppa, più raggruppa;

Ed intanto la mia testa
Vola, vola e poi s’arresta;
Vo tenton per l’aria oscura,
E comincio a delirar.

Inutile parlare oltre di un film di cui non si può parlare, perché a indicare il Doppio, l’Altro da Noi, si corre il rischio di creare confusione: è l’Originale che indica il Doppio o il contrario? Se lo strano caso del signor Pelham ci ha insegnato qualcosa, è che ad indicare un Doppio nato da noi stessi come una metà oscura, alla fine si indica noi stessi.
Meglio fare i vaghi, fare finta di niente, entrare in un bar e raccontare a noi stessi una storia incredibile in cui alla fine non rimase più nessuno. La sapevamo già, ma ascolteremo, perché l’alternativa è chiederci… da dove venite tutti voi zombie?

Io so da dove vengo… ma da dove venite tutti voi zombie?
(Robert A. Heinlein, 1959. Traduzione di Vittorio Curtoni, 2003)

L.

P.S.
E ora, tutti a leggere le recensioni de La Bara Volante, NerdSaraiTu e Storie da birreria.

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27 risposte a Predestination (2014) Dedicato a tutti voi zombie

  1. Willy l'Orbo ha detto:

    Tanta stima Lucius. Qui, come spesso capita, non ti limiti a recensire un film (che ho visto e di cui condivido sensazioni iniziali, mezzane e finali) ma viaggi tra pellicola e cartaceo, dibatti, fai cultura. È davvero un piacere leggerti. Come sempre. 😉

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Arrossisco e ti ringrazio, ma “fare cultura” di questi tempi è qualcosa di pericoloso da dire: semplicemente mi limito a condividere ciò che mi appassiona e ad ampliare il discorso 😉
      Visto che già conosci la storia del film, ti consiglio La lingua di tutti voi zombie, il post del mio altro blog, NonQuelMarlowe, dedicato ad alcuni aspetti lessicali e di traduzione del racconto originale, che uscì in Italia quando “zombie” non voleva dire “zombie”… 😛

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  2. amulius ha detto:

    Meraviglioso articolo! Da amante folle di qualsiasi cosa riguardi viaggi nel tempo (e paradossi temporali), ho apprezzato tantissimo questa pellicola (tanto da averla consigliata sul mio blog senza addentrarmi nella trama), ennesima opera cinematografica complessa e tortuosa dove fa capolino Ethan Hawke. In breve, la sua carriera sembra andare nella direzione opposta di quella di Cage, che pare scegliere accuratamente le peggiori pellicole nelle quali recitare. Non nego che guardando Predestination avessi qualche accenno di mal di testa ma è durato poco: le continue riflessioni sull’Esercito delle 12 Scimmie (il capolavoro di Gilliam, non la serie tv) e la serie recente Dark vorranno dire pur qualcosa!
    P.S. Devo leggere Heinlein a questo punto. Direi che è “tempo” di leggerlo.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahahah non solo è tempo di leggerlo, ma è tempo di tornare indietro e averlo già letto al momento di vedere questo film 😀
      Anche perché il mal di testa di Predestination è dovuto ai tanti elementi aggiunti dai fratelloni autori e assenti nel racconto originale: per quanto siano bravi, mettere le mani su un maestro della fantascienza è sempre delicato e rischioso.
      Sono stato “segnato” sin da piccolo dai viaggi del tempo: se “Ritorno al futuro” (1985) era giusto una commedia – che solo molti anni dopo è diventata di culto – “Philadelphia Experiment” (1984) mi ha così terrorizzato che mi è rimasta la sensibilità sull’argomento 😛
      P.S.
      Ti ho appena linkato al pezzo 😉

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      • amulius ha detto:

        Grazie! Devo vedere Philadelphia Experiment allora (ammetto di non averne mai sentito parlare)! La mia passione per i viaggi temporali et simili penso risalga alle puntate di Quantum Leap che davano su raitre all’ora di pranzo (si, lo so che non era un vero e proprio viaggio nel tempo ma era troppo divertente. Nostalgia canaglia!).

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  3. Pingback: La lingua di tutti voi zombie | nonquelmarlowe

  4. Kuku ha detto:

    Dio mio, sono confusa. Faccio mie le parole di Giacomo Ferretti. Meglio che seguo tutti i link che hai messo sperando di non perdermi dentro la tana del Bianconiglio.

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  5. Il Moro ha detto:

    Ne parlai nel mio blog tempo fa, concentrandomi sull’aspetto più “tecnico” dei viaggi nel tempo. Bel film, che invita a riflettere gli appassionati di fantascienza cioè [SPOILER] da dove è uscito questo tizio? La sua esistenza non viola forse il primo principio della termodinamica (nulla si crea e nulla si distrugge)? Si va a toccare anche i vari corollari del famoso “paradosso del nonno”, in particolare il film sembra adeguarsi al “principio di autoconsistenza di Novikov”, secondo il quale il passato è immutabile, e i tuoi viaggi nel tempo non possono cambiare nulla.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ ovviamente una storia paradossale, e il film aggiunge tantissimi elementi non so quanto ben riflettendo sulla questione. Il racconto è più immediato e fulminante, quindi poco interessato a questioni “temporali” più al colpone di scena alla Twilight Zone 😉

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  6. Cassidy ha detto:

    Ti ringrazio per la citazione e condivido l’entusiasmo per il finale, anche se ho patito l’accartocciamento alla Sperlari più del necessario. Restando sul vago, questo film ha due colpi di scena grossi, il primo è facile da intuire, il secondo ti fa cadere la mascella a terra. Devo approfondire la mia conoscenza di Robert A. Heinlein, intanto vado a leggerti di là con il post correlato 😉 Cheers!

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  7. Zio Portillo ha detto:

    Concordo con la recensione e con il commento del Capo Cassidy. Film che si guarda più per vedere “dove va a parare” che per la storia che, stringi stringi, è una lunghissima chiacchierata inframezzata da qualche scena. Il finale però fa cascare la mascella. Bravi gli Spierig ad allungare un brodo mantenendo comunque un buon sapore.

    Il racconto breve lo lessi una vita fa (dovrei averlo ancora da qualche parte a casa dei miei in una raccolta tipo “L’avvoltoio” o qualcosa del genere…) ma mentirei se dicessi che me lo ricordo. Vuoto totale!

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  8. Giuseppe ha detto:

    Per la miseria, con la tua recensione del non recensibile mi volevi proprio costringere a rivedere il film (il racconto breve ammetto di non ricordarlo nemmeno io, quindi mi toccherà fare il bis)… e mi sa tanto che sei riuscito nell’intento! Vorrà dire che rientrerò in quel bar, e ordinerò un paradosso macchiato senza zucchero con scaglie di torroncino Sperlarig 😉

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  9. Pietro Sabatelli ha detto:

    Sì, è un tutto un casino, però resti lì tutto il tempo a vedere come va a finire, anche se non hai capito niente 😀

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Infatti di questo do merito ai fratelloni registi: malgrado abbiano inserito parecchio elementi inventati e non tutti amalgamati, comunque sono riusciti a creare un prodotto che ti prende fino alla fine, e non è affatto poco 😉

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  10. Pingback: Morti viventi 2. Tutti voi zombie | Il Zinefilo

  11. Lory ha detto:

    Visto ieri sera, sono stata talmente attenta come da suggerimento che ho indovinato tutto….ti dirò mi aspettavo una trama più realistica, invece siamo in zona mh…😏
    Ethan è bravo, ma l’attrice Sarah Snook, davvero perfetta 👍
    Certo un film che ha parecchi anni addosso, ormai siamo noi sempre più accorti 😃

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Io invece non conoscendo il racconto originale, credendo alla facciata di “fanta-thriller” craeta ad hoc dagli autori, me lo sono gustato tra i fumi della confusione, apprezzando molto il finale esplosivo.
      Onestamente non penso che sia un film superato, visto poi che la storia è degli anni Cinquanta e funziona ancora, semplicemente è un’opera solipsistica quando semmai a non andar di moda è appunto raccontare storie solipsistiche. Nel genere “l’altro, lo stesso” mi sento di annoverare questo film fra le opere più intense e appassionanti 😉

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      • Lory ha detto:

        No, non intendevo che è superato, ma credo che siamo avvezzi a storie sempre più complicate e grazie probabilmente alla tua segnalazione sono stata attentissima.
        Se oggi qualcuno si accinge a vederlo senza saperne nulla, facile ci resti di sasso. Certo gli occhi azzurri mi hanno messo sulla strada giusta.

        Ho faticato di più a vedere Everything….il nuovo film dei Daniels. Perso al cinema ho acquistato il dvd, beh, ho fatto meno fatica con Tenet di Nolan…..adoro questi matacchioni, ma dovrò rivederlo, è un turbine, un frullato di riferimenti e cose….però per quello che ho potuto assimilare, c’è dietro molto e non solo leggerezza, c’è di più.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Devo ancora vederlo, spero che i Daniels mantengano le alte aspettative che ho su di loro 😛

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Auguriiiiiiiiii! ^_^
        Buon compleanno 😉

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  12. Lory ha detto:

    Eccolo, trovato, grazie!!!

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