Wolf Lake (1980) L’anti-Rambo

Era da luglio che avevo da parte questo film, preso perché ingannato dal titolo: credevo fosse legato ai licantropi, e invece… è un ramboide!
Il ciclo di Rambo è finito, anche perché dopo aver visto il quinto film – che non avrei mai dovuto vedere – con me Stallone ha chiuso, e di brutto. Ma vale la pena tornare al Rambo degli anni d’oro per questo piccolo capolavoro.

Immaginate le vicende del film Rambo ma al contrario. Immagine che lo sceriffo Teasle non sia un panciuto scalda-sedie di provincia circondato da incapaci, ma uno in grado di scatenarti una guerra che non te la sogni neppure.
Immaginate che Rambo sia tornato a casa dal Vietnam sì… ma da disertore. Quello che avete, è un incendio che non può far altro che esplodere e portare tutti all’inferno.

L’anti-Rambo dimenticato

Siamo vicini al 1980 ma ancora nella sua versione oscura. Non siamo nel decennio ottimista di Caccia selvaggia (1981), in cui la storia del romanzo di David Morrell viene ripetuta identica ma in positivo, con il fuggiasco e l’inseguitore che si stimano a vicenda. Siamo lontani da Fratelli nella notte (1983), John Milius ancora non ha ricordato agli americani che sono una banda di ipocriti, che hanno voltato le spalle a quelli che hanno fatto il loro dovere e sono andati a morire ammazzati in culo al mondo, senza che nessuno ce li avesse chiamati.
Siamo lontani da Reagan, dall’eroe muscolare anni Ottanta, dal buono che ammazza tutti e rimane buono: siamo lontani dal Vietnam. È una guerra che gli americani fanno ancora finta di aver dimenticato.
In questo limbo, in cui milioni di americani piangono un parente ucciso nella giungla e il Governo fa finta di niente, anzi ne manda altri a morire, in quel 1979 in cui solamente un musical come Hair sembra dire al cinema certe cose che proprio non si possono dire in altri ambiti, Burt Kennedy (scomparso nel 2001) prende il romanzo Primo sangue e – non so quanto coscientemente – lo riscrive in negativo per un film che dirige egli stesso: Wolf Lake

L’inascoltato cantore di una generazione dimenticata

Le cose dette e mostrate in questo film non si possono né dire né mostrare, e la pellicola esce solo un po’ all’estero nel 1980. Sapete quando viene proiettato in patria americana, precisamente in Texas? Nell’aprile 1982, quando ormai si sa che Rambo uscirà nell’ottobre successivo. Cioè solo quando parlare di reduci del Vietnam è possibile, su grande schermo.

Un’ambientazione perfetta per una storia crudele

Ignoto in Italia a cinema e TV, esiste solamente una VHS targata SuperVideo Extra e intitolata Il mistero di Wolf Lake, risalente forse al 1989 (o almeno quella è l’unica data presente sulla cassetta). Sarebbe un prodotto perduto se dei santi appassionati non avessero salvato in digitale quel doppiaggio italiano: aspettiamo un futuro recupero in DVD.

La versione tosta dello sceriffo Teasle

Ci ritroviamo sulle coste di un lago messicano, chiamiamolo Wolf Lake, con un gruppo d’attori d’applauso capeggiati da un titanico Rod Steiger. Questi interpreta Charlie, e non credo proprio sia un caso che quello sia il nome con cui in Vietnam indicavano il nemico.
Charlie e i suoi amici sono i “buoni”, sono reduci della Seconda guerra mondiale, hanno servito la patria con onore e quando è toccato al Vietnam hanno mandato con gioia i loro figli a morire laggiù. Scoprendo con raccapriccio di aver giocato tutte le proprie carte nella mano sbagliata. È la guerra della vergogna, quella di cui nessuno parla: i loro figli sono morti per niente.

La versione vergognosa di Rambo

Appena raggiunto il lago si capisce subito che la vacanza finirà male, perché ad accoglierli c’è un “capellone” di nome David: interpretato da David Huffman che nel 1985 morirà ucciso da un ladruncolo a San Diego. Questo rende davvero inquietante il suo ruolo.
David ha fatto il suo dovere, è andato in guerra e come ogni bravo americano ha massacrato vietnamiti a secchiate e ha visto morire come mosche tutti i suoi amici. Ha fatto esattamente quello che ha fatto il figlio di Charlie, finché… come l’uomo che vide la Nera Signora che lo guardava con occhi cattivi, ha deciso di fuggire a Samarcanda. (O a Samarra, a seconda della versione della storia che conoscete.) Senza sapere che era lì l’appuntamento con la morte.

David è un disertore che vivacchia in giro, seguito dall’amata compagna Linda (Robin Mattson). Appena il gruppo di ex soldati lo scopre… la situazione non può che finire male. Molto male.

Anche i disertori, di notte, sentono le voci dei compagni morti

Kennedy non spreca una parola di troppo, scrive una sceneggiatura tagliente perché priva di retorica o abbellimenti: spiega in modo perfetto il punto di vista di entrambi i personaggi – esattamente come il romanzo di Morrell – così che lo spettatore non sia in grado di parteggiare, almeno all’inizio. Chi non riesce ad immedesimarsi con Charlie, con il dolore di aver visto il proprio figlio in una bara mentre la Nazione per cui si è immolato se ne frega? Poi alza gli occhi… e David, il vigliacco disertore che ha lasciato i commilitoni a morire nella giungla, sta lì fra i boschi a spassarsela con la sua bella.
Quando Charlie inizia una guerra che David non se la sogna neppure, non c’è bisogno di altre parole. È solo caccia e sopravvivenza.

La caccia all’anti-Rambo è aperta

Charlie non è un assassino, anche se si comporta come tale. È un ex soldato e non vuole uccidere a sangue freddo David: vuole che il ragazzo reagisca, vuole che sferri il primo colpo così da rispondere. È un cacciatore che vuole veder correre la preda, prima di spararle.
Cosa mai potrà scatenare David, che odia la guerra e la violenza? Ovvio: lo stupro di Linda. Una scena non mostrata e quindi potentissima, peggiorata da un’idea che in Italia è stata subito tagliata via: Charlie vuole che sia Wilbur (Jerry Hardin) a stuprarla. Wilbur è l’anima del gruppo, è quello che dà a tutti il consiglio giusto, quello razionale che fino all’ultimo cerca di fermare la guerra: distruggere l’anima è il primo passo per poter uccidere meglio il nemico. Spezzare Wilbur è il segno che la Guerra ha vinto.

Mi sa che questa storia finirà male

La storia è una caccia senza scrupoli, non alla buona come quella fra Bronson e Marvin, non sbilanciata come Rambo e Teasle (quest’ultimo alla fine è un incapace, nel film), ma uno scontro che incarna a sé un’idea più antica del Vietnam: Charlie si trasforma in Zaroff, il conte che provava piacere solamente nel dare la caccia agli uomini. Wolf Lake è La pericolosa partita (1932) ma in salsa Vietnam, e ciò che Charlie cerca non è la soddisfazione di una buona caccia: solo riequilibrare la giustizia. Se suo figlio è morto, anche David deve morire.

Portare il Vietnam a Wolf Lake

Non aspettatevi buonismi da prodotto hollywoodiano, Wolf Lake è un crudele piccolo film molto più legato agli anni Settanta che agli Ottanta, quindi: nessuna pietà.
La frase più terribile e spietata del film la pronuncia Charlie, quando con la morte nel cuore fa notare agli altri che non esiste una canzone del Vietnam. Le canzoni le scrivono i vincitori, e qui non ce ne sono: al massimo ci sono canzoni che criticano la guerra, fatte da chi non c’è stato.
Kennedy racchiude in sé il dolore di una generazione di genitori che ha visto i figli morire… senza neanche una canzone a ricordarli.

L.

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18 risposte a Wolf Lake (1980) L’anti-Rambo

  1. Sam Simon ha detto:

    Wow! Io mi aspettavo una robaccia scopiazzata da First Blood e invece mi hai catturato con una splendida recensione di un prodotto molto interessante! Da cercare! Grazie!

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  2. Zio Portillo ha detto:

    Porca pupazza Lucius, mi hai appena stravenduto un film dimenticassimo del 1980! Devo assolutamente vederlo

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  3. Cassidy ha detto:

    Anche io ho degli strascichi della rubrica su Rambo da gestire, ma questo è una chicca, non ne ho mai sentito parlare e leggendoti ho anche capito che la nostra censura ha colpito duro. La presenza di Rod Steiger me lo rende ancora più allettante, un attore che ho sempre apprezzato vedere nei film, anche quelli tosti come questo. Cheers!

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  4. Cerchidifumo ha detto:

    Io l’ho visto…effettivamente è imperdibile.

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  5. Conte Gracula ha detto:

    Madonna, che storia cattiva!
    Comunque, sin dalle prime righe, ho deciso che avrei tifato per il capellone: i babbei tifosi della guerra mi azzerano l’empatia 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ come lo splendido romanzo “Primo sangue” di Morrell: sia Rambo che Teasle hanno allo stesso tempo ragione e torto, uno parteggia per loro ma intanto fanno cose orribili e biasimevoli. Purtroppo questa dicotomia si è persa in mano a Stallone, mentre in questo film è ancora avvertibile. Ovviamente non si può parteggiare per Charlie, ma è scritto così bene che si capisce perché è arrivato a tanto.

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  6. Il Moro ha detto:

    Mai sentito. Che chicca! Sicuramente meglio degli ultimi due rambo ufficiali… 😀

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  7. The Butcher ha detto:

    Però! Anch’io mi aspettavo un filmetto fatto male e invece mi sono ritrovato davanti a un lavoro lodevole. Interessante.

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  8. Willy l'Orbo ha detto:

    Che dire? Hai tirato fuori davvero un film che pare da rispolverare! Anzi, vista la sua diffusione, da spolverare!
    Molto amara, crudamente veritiera la considerazione finale sulle canzoni dei vincitori, una chiosa ideale che credo inquadri il senso dell’opera

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  9. Giuseppe ha detto:

    Davvero un’eccellente chicca perduta, questo crudele (e come avrebbe potuto essere altrimenti?) Wolf Lake! Anche se ufficialmente non è mai stato trasmesso in TV, mi chiedo se quella VHS non sia poi passata comunque per le mani di qualche emittente locale dell’epoca (in caso, però, non deve averne lasciato traccia)…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non escludo che il film sia passato in TV, magari con qualche fantasioso titolo alternativo. Visto che ci sono diverse case che recuperano film ormai introvabili in italiano – Golem, Butterfly, A&R Productions e via dicendo – spero che prima o poi vedremo anche Wolf Lake in DVD.

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