Ripesco dal mio passato una colonna sonora che mi è particolarmente cara, foss’anche per la valanga di volte in cui l’ho lanciata nello stereo: Rain Man, dall’omonimo pluri-oscarato film di Barry Levinson del 1988.
Nel 1989 la mia famiglia era ormai quasi completamente passata al Compact Disc e quando nel negozio di dischi del quartiere – perché una volta esistevano i negozi di dischi… – spuntò la locandina con Dustin Hoffman e Tom Cruise non ci fu neanche bisogno di una votazione: venne comprata e basta. (Ignoro quanto costasse ma credo fosse un prezzo accettabile, per una famiglia non benestante com’eravamo.)
Mi è davvero difficile trovare un brano non bello di questa antologia, e pensare che all’epoca ignoravo chi fosse Hans Zimmer! Il suo Leaving Wallbrook/On The Road lo considero un classico, e pochi anni dopo venne inserito nei videoclip creati da Tele+ per omaggiare le grandi colonne sonore.
Guarda il mio re con un vestito color delle more
iko-iko un bel dì
non è un uomo, è una macchina dell’amore…
[Stephen King, “Cose preziose”]
Nei primissimi anni Novanta, una vita fa, leggevo Cose preziose di King – come ho raccontato in un altro blog – insieme ad un amico e quando lui se ne uscì chiedendosi il significato di quella citazione, io gli spiegai che era una canzone presente nella colonna sonora di Rain Man, con quel mio tono di voce saccente che tanto piace a chi poi evita di frequentarmi. L’amico è volato via, ma l’aver colto una citazione è per sempre…
Oltre allo sfriccichìo di Iko Iko cantata da The Belle Stars, c’è l’immortale At Last di Etta James, la divertente prova vocale dei The Delta Rhythm Boys con Dry Bones, la festosa Nathan Jones di Bananarama, la mollicona Stardust di Rob Wasserman e la celestial-hawaiiana Beyond The Blue Horizon di Lou Christie.
Ma l’attenzione maggiore la porto sulla canzone a me più cara.
Lonely Avenue è uno dei cavalli di battaglia storici di Ray Charles, ma all’epoca ancora non lo sapevo: l’ho conosciuta nella versione di Ian Gillan del 1988, raccolta in questo disco, e ne sono rimasto folgorato. Onestamente non so dirvi perché: mi faceva impazzire e basta.
Avevo 15 anni e come ogni quindicenne scrivevo racconti: per molto tempo ho accarezzato l’idea di un racconto horror con questa canzone protagonista, ma purtroppo (o per fortuna) non l’ho mai scritto: semplicemente perché a parte l’idea non sapevo che accidenti scrivere… (Lo spunto era: il protagonista sente per caso le note di una canzone che non ascoltava da tempo e strane memorie tornano a galla. Cos’è successo l’ultima volta che ha sentito la canzone? E perché l’aveva completamente rimosso? Ammazza che ideona: trema, Stephen King!)
Una compilation splendida che vi consiglio di cuore.
L.
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Non ricordavo la frase di Zio Stevie, ricordo bene Iko Iko in questo film, la cosa curiosa è che anche “Mission: Impossible 2” iniziava con la stessa canzone 😉 Post fantastico, su un film di cui si è detto molto, ma non poi così tanto delle sue musiche 😉 Cheers!
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Purtroppo le colonne sonore di solito sono del tutto ignorate: a parte “Pulp Fiction” che vive di tarantinismo, è raro che una soundtrack venga anche solo citata 😉
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