Kong: Skull Island (2017) Ancora un nuovo inizio

Il Ciclo King Kong del Zinefilo non poteva perdersi l’ennesimo reboot dello scimmione più famoso dell’immaginario collettivo, e per parlarne ho chiesto un aiuto anche al “colpevole” del mio lungo ciclo di post scimmieschi: Cassidy, che oggi parla anche lui di questo film dalla sua “Bara Volante“.

Dopo il “successo” di Pacific Rim (2013) e qualsiasi cosa sia stato Godzilla (2014), la Warner Bros vuole aumentare sensibilmente la presenza di mostri sul grande schermo, perché magari dai loro dati risulta che qualcuno effettivamente paga il biglietto per vederli.
Così chiama la Legendary Pictures (che ora è di proprietà cinese, quindi ha i soldi) e la Tencent Pictures (che è proprio cinese, quindi ha ancora più soldi) e mette le carte in tavola: «Voi che siete cinesi e negli anni Sessanta avete invaso il mondo di filmacci con Kong e Godzilla, sappiate che vogliamo ripetere l’operazione visto che qui non s’alza più una paglia e non sappiamo che cacchio inventarci».
I dirigenti di entrambe le case si alzano e picchiano i tizi della Warner: «Erano i giapponesi che amavano quelle stronzate coi mostri di gomma, noi le abbiamo sempre odiate, però dobbiamo usare in qualche modo i soldi che ci escono dalle orecchie a mandorla, quindi accettiamo.»

ahahahahhahah il Re del Filmacci Scimmieschi!

Poi la Warner va da Mark Borenstein, un passante che nel 2014 aveva scritto qualcosa che potrebbe essere scambiata per la sceneggiatura di Godzilla: «Mark, sarai tu l’autore che ci guiderà fra i mostri. Ti affidiamo la sceneggiatura di Kong of Skull Island (2017) e Godzilla: King of Monsters (2019) per presentare i due nuovi mostroni, poi li fai scontrare in Godzilla vs Kong (2020), che ne dici?»
Mark è allibito: «Ma io non so che dire su ‘sti mostri.»
La Warner sorride soddisfatta: «Perfetto, non dire niente che è meglio.»

Prima di pensare ad una nuova trilogia… qualcuno l’ha chiesto a lui?

Con la regia di Jordan Vogt-Roberts – che viene da una sparuta produzione televisiva – il 28 febbraio 2017 viene presentato a Londra Kong of Skull Island, pronto ad arrivare prima in Italia il 9 marzo successivo e poi negli Stati Uniti il giorno dopo.

Nel 1992 Joe De Vito illustra un testo scritto da Brad Strickland e John Michlig, dal titolo Kong: King of Skull Island, che amplia il soggetto del King Kong di Merian C. Cooper (con il benestare degli eredi) ed immagina il passato dell’isola, quando si creò il primo insediamento umano e quando i kong erano enormi animali sacri amati dagli indigeni: molte di queste idee sono poi affluite nella saga a fumetti Kong of Skull Island della Boom! Studios.
Tutto questo viene preso in considerazione dalla Warner Bros? Ma che scherziamo? Nel 2017 ancora qualcuno ha il coraggio di sognare sceneggiature rispettose di quanto già è stato detto prima sullo stesso argomento? Molto meglio ridire esattamente le stesse frescacce già dette in mille film, così John Gatins (che in realtà fa l’attore di mestiere) butta giù un soggetto come se non fosse mai esistito prima un film di mostri, poi la sceneggiatura passa a Dan Gilroy (che ha scritto pochi film, tutti discutibili), il già citato Max Borenstein e Derek Connolly (che ha scritto Jurassic World: non solo non è un pregio ma è proprio una colpa).

Tutto ciò che rimane della citata graphic novel è la forma di Skull Island, che nel film è del tutto identica ai bozzetti di De Vito. (Che però magari si rifaceva a quelli di Cooper.)

Schizzo di Joe DeVito per Kong: King of Skull Island (1992)

Grazie ad una fortunata foto satellitare il Governo degli Stati Uniti si distrae dalla guerra nel Vietnam per accorgersi che c’è un’isola non ancora esplorata. Dal sud-est asiatico parte un manipolo di soldati guidati da Achab, cioè da uno stereotipo ambulante chiamato Preston Packard (il solito Samuel L. Jackson) che porta un gruppo variopinto di personaggi-macchietta sull’isola. C’è pure John Goodman ma preferisco pensare di aver visto male, e che è solo un attore che gli somiglia.
Appena arrivati sull’isola comincia la scontata scontatezza che non si ferma un solo secondo, fino allo scontato finale. In pratica ci sono dei personaggi umani che dicono e fanno cose stupide mentre i mostroni si menano.

Kong spacca!

Dopo mesi e mesi di pubblicità battente, di trailer invitanti e tutto il baraccone pubblicitario che ormai è diventato il cinema, cosa mi aspettavo da questo film? Non lo so, l’unica mia paura è che fosse un filmetto con uno scimmione animato che fa a botte con altri mostri animati. E purtroppo il film è solo questo.
Posso fare lo schifiltoso? Andiamo, nel 1933 Cooper presentò un film con uno scimmione animato che menava altri mostri animati, che differenza c’è? Ok, O’Brien per animare King Kong ha inventato un sistema che ha rivoluzionato il cinema, mentre oggi gli effetti di questo film sono banalissima routine che non regala più alcuna emozione, ma al di là di questo perché dirmi deluso di un’operazione ripetuta a un secolo di distanza? Non lo so, ma di sicuro il film non fa nulla per piacere: è il solito, ulteriore, noiosissimo “primo episodio”, la solita evitabilissima storia delle origini come il cinema ne ha sbagliate a secchiate. Temo di aver sviluppato un’allergia ai reboot

È come se avessi già vissuto altre volte tutto questo… È un déjà-kong!

Per paura che i loro giovani spettatori non sappiano chi è Kong – e voglio proprio vederlo in faccia un gggiovane che non abbia mai sentito parlare di King Kong – quelli della Warner cacciano 185 milioni di bigliettoni per un filmettuccio banaluccio che punta tutto sugli effetti speciali: ragazzi, a pare la Asylum e altre case del genere, gli effetti speciali sono tutti spettacolari, ergo nessuno crea emozione. È come esaltare un film perché è a colori: sono tutti a colori, non è più un termine di paragone!
Quindi attraverso un mare di effetti speciali normalissimi si svolge una vicenda più che banale e scontatissima – essendo una riproposizione dei vari reboot di questi decenni – con personaggi che non hanno nulla di umano semplicemente perché sono scritti male: a parte qualche divertente uscita di Marlow (John C. Reilly) i dialoghi migliori ce li ha Kong… che non parla!

Tom “Loki” Hiddleston che fa il mercenario fighetto

C’è un po’ di ecologia, un po’ di moralismo, un po’ di cazzatine hollywoodiane, insomma c’è un po’ di tutto e quindi non c’è niente.
Come dicevo, gli effetti speciali non hanno nulla di sorprendente: corrispondono alla qualità che ci si può aspettare da un prodotto firmato Warner Bros, quindi non stupiscono né affascinano. Anche perché per inseguire il mondo dei videogiochi – mille volte più ricco del cinema – tutto va mostrato alla luce del sole e ad inquadratura piena, perdendo quell’aura di mistero – dovuto in passato a carenza di soldi per effettoni specialoni – che ha reso grande il cinema. Il famoso “vedo e non vedo” non esiste più: è tutto un siparietto animato in attesa che riparta il gameplay… solo che in un film non riparte mai! Quindi abbiamo una forma di espressione che ha rinunciato ai propri dettami cercando di inseguire un’altra forma – il videogioco – che non raggiungerà mai.

Schermata del film-gioco in pausa

Paradossalmente sono molto più belli i teaser trailer di questo film che il film in sé, perché quelli regalavano meraviglia e suggerivano lo scimmione, senza farlo vedere; perché quelli ti facevano avvertire le dimensioni senza stare a specificartele, così che nella tua testa sembravano più grandi.
Per capire meglio dovreste leggervi il citato fumetto Kong of Skull Island: lì un particolarmente ispirato disegnatore come Carlos Magno ha saputo creare vignette epiche perché riuscivano a far capire le dimensioni di Kong, riuscivano a rendere il lettore schiacciato di fronte alla potenza di uno scimmione gigante, così che leggendo si provi una grande emozione, assolutamente assente nel film, dove Kong è solo un’animazione sullo schermo che non si capisce mai quanto sia effettivamente grande.
Il cinema non è più in grado di creare meraviglia: mette in scena solamente il suo tentativo di inseguirla.

Anche Kong non ha mai avuto carie in vita sua…

Basti fare un paragone con un film di quarant’anni prima: il King Kong (1976) di Dino De Laurentiis, che con tutti i suoi difetti risulta ancora grandioso. Non solo perché quello che vediamo in video è “vero”, ma soprattutto perché una fotografia spettacolare ha saputo donare alla pellicola un senso di grandiosità e di profondità e di maestosità totalmente assente con l’avvento del “cinema-videogioco”.
Eppure in questo film del 2017 come direttore della fotografia c’è un ottimo Larry Fong, che da 300 (2006) a Sucker Punch (2011) a Batman vs Superman (2016) ha saputo creare ottimi prodotti visivi (al di là delle trame dei film): qui ci prova con la celebre scena dello scimmione stagliato contro il sole al tramonto, ma è roba di cinque minuti. Tutto il film si svolge in piena luce, con Kong sempre bene al centro dell’inquadratura, con ogni particolare minuziosamente mostrato, perché il videogiocatore non perda nulla dell’esperienza di gameplay… ma qui non c’è nulla da “giocare”! Questo è un film, un’opera “passiva”, e se proprio non ti riesce di trovargli una buona sceneggiatura – e pare che proprio a nessuno riesca – almeno fai un prodotto-meraviglia che faccia uscire lo spettatore dal cinema con la testa che gli gira. Secondo me questo obiettivo è mancato.

La bella Tian Jing in un ruolo inutile, subito dopo le riprese di The Great Wall (2016)

In conclusione, sarei ingiusto se dicessi che Kong of Skull Island è un brutto film, o una visione deludente. È un prodotto di alta qualità come è plausibile aspettarsi dalla Warner Bros; è un film con bravi attori ma che sono diventati bravi con altri film, non con roba come questa; è un film molto curato perché ci mancherebbe pure che la Warner butta via la sua roba; ma è anche un film meno bello del suo trailer…
È un film che alla fine non sai se ti sia piaciuto o meno… e secondo me è la peggior critica che si possa presentare.

L.

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14 risposte a Kong: Skull Island (2017) Ancora un nuovo inizio

  1. Willy l'Orbo ha detto:

    Ho sentito buone recensioni sul film, la tua mi lascia un po’ tra color che son sospesi…ma mi pare di capire che una visione la può valere

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Indiscutibile che devi vederlo, è un filmone Warner pieno di mostroni, però… boh, qualcosa di più era lecito aspettarsela, stando agli splendidi teaser trailer che giravano…

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      • Giuseppe ha detto:

        La “splendidezza” dei trailer ormai non mi frega più esattamente da “Man of Steel” in poi… mi fido solo del prodotto completo e finito. Ora, pur non mettendo in discussione la spettacolare grandiosità tecnica di Kong: Skull Island, non è che tutto questo “reboottare” -cosa con cui Pacific Rim, saggiamente, non aveva proprio nulla a che fare- sta eufemisticamente rompendo un tantino i coglioni (ignorando come da prassi quella produzione fumettistica che darebbe più di una possibilità di grandiose trasposizioni)? Io, perlomeno, non sono più preso dalla smania di correre subito a vedere questi kolossal come ancora poteva capitarmi solo qualche anno addietro…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        In effetti ormai il vero spettacolo me lo faccio mandando su YouTube i trailer a tutto schermo, quelli sì fatti bene e con trame migliori del prodotto finito 😛
        Sicuramente sarà dovuto al radicale cambiamento dei gusti degli spettatori paganti, la scelta di puntare tutto sulla copertura pubblicitaria e zero sulla storia, però poi questi prodotti non vanno mica così bene. Kong è andato parecchio maluccio nel primo weeekend, incassando tre volte meno di quanto è costato, allora mi chiedo: sarà come per l’editoria italiana? Cioè prodotti volutamente scarsi perché si guadagna di più con i remainders che con le prime edizioni? (Ormai la Mondadori è scomparsa dai radar: lavora solo coi libri usati in edicole e supermercati…)
        Forse le grandi case hanno imparato la lezione della Asylum: non contano le dimensioni ma come lo usi 😛

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  2. Cassidy ha detto:

    Tian Jing! Si perché hanno fatto venire giù anche lei per sprecarla nel mucchio.

    Riflessione impeccabile, in tutti il film ci sono due scene in cui le proporzioni vengono rispettate, quella in cui Kong prende a sberle gli elicotteri, e quella in cui fa a cazzotti con la piovra davanti al solito umano esterrefatto, per il resto tante belle immagini, e concordo, la Warner sforna prodotti ben fatti, ma a cui manca il cuore, non mi stanno simpatici dai tempi de “Il Cavaliere Oscuro” per come hanno sfruttato la morte di Heath Ledger per farsi pubblicità, ma ad ogni nuovo blockbuster alimentano la mia antipatia per loro.

    Il lavoro di Joe De Vito che non conoscevo, ha sicuramente più passione del regista con il cognome “Trattinato” scelto per dirigere. Cheers!

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  3. nicholas ha detto:

    io l’ho visto al cinema settimana scorsa e non è stato un film brutto

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  4. loscalzo1979 ha detto:

    Ok mi hai convinto: col cazzo che avranno i miei soldi
    Ah comunque, stasera si va di John Wick 2, che ho voglia di #cinemadimenare

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahaha però quando ti capita una visione di Kong te la consiglio, che non sarà un filmone ma quattro sberle scimmiesche sa tirarle 😛
      Malgrado il successo, Keanu è ancora legnoso ma per fortuna in JW2 per lo più spara, perché i combattimenti non sono mai stati il forte di Reeves. Ci si impegna ma sembra un allievo all’esame di cintura 😀

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  5. Atroxsaurus ha detto:

    Ho smesso di appoggiare da un po’ sequel oltre il 3° capitolo, prequel, spin-off e sequel di spin-off. Di queste cose approvo solo i crossover. Stessa storia vale per i remake che spesso non hanno da dire molto, anche se a mio parere il King Kong di Peter Jackson è stato un bel film. Questo non lo vedrò, a meno che non lo diano in televisione.

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