Il problema si aggrava, perché ho iniziato un ciclo pensando di spernacchiare un autore di serie Z… e invece comincio seriamente ad adorare Steven C. Miller!
19 luglio 2012, quattro mesi dopo la presentazione di The Aggression Scale, il nostro regista presenta un’altra sua opera ad un festival, stavolta il canadese Fantasia International Film Festival.
Dopo aver fatto i soliti di giri festival, esce in Internet (non so cosa voglia dire, ma così specifica IMDB: probabilmente era uno streaming a pagamento) questo Under the Bed, inedito in Italia.
Malgrado non abbia fatto molto nella sua brevissima carriera, Eric Stolze dimostra di essere un ottimo sceneggiatore: e Miller dà il meglio di sé quando ha una buona sceneggiatura in mano.
Diciamolo subito, Stolze non ha inventato niente e anzi Under the Bed è un film straordinariamente povero: di idee, di dialoghi, di spiegazioni, di razionalità, di tutto. In mano ad altri staremmo parlando di una minchiatina che non vale neanche la pena citare. In mano a Miller, con uno splendido lavoro di Stolze, parliamo di un film che non è certo un capolavoro ma addirittura merita di essere visto!
Per spiegare la forza di questo prodotto, basta citare il soggetto: il mostro che vive sotto il letto. Sì, proprio quello che di notte vi afferra i piedi. Solo che questo non si limita alle estremità: vuole afferrarvi per trascinarvi nel suo inferno sotto il letto e divorarvi. Non proprio una bella vita per i due giovani protagonisti.
Neal (Jonny Weston) e suo fratello minore Paulie (Gattlin Griffith) da anni vivono ogni notte sapendo che se non stanno attenti, un mostro li divorerà, e questo spiegherebbe perché Neal ha passato del tempo “lontano da casa”: è stato dalla zia, ma tutti pensano sia stato in manicomio. Ma questa potrebbe essere una storia banale: la forza sta nel modo in cui è raccontata.
Miller inizia il film con papà Terry (Peter Holden) che riporta a casa Neal, e durante il viaggio frasi smozzicate e piccoli accenni in pratica ci raccontano tutto il passato fra i due. La mamma è morta in un incendio che tutti credono abbia appiccato Neal, ma noi sappiamo già che non è così.
Arrivano, e Terry presenta la propria nuova moglie al ragazzo: entra in scena Angela, interpretata dagli occhioni di Musetta Vander, quel gran pezzo di sgnaccherona che abbiamo apprezzato in MosquitoMan (2005). Neal ha altro a cui pensare, ma ragazzo: avere una matrigna del genere che ti rimbocca le coperte è il soggetto di tanta cinematografia “alternativa”…
Appena Neal torna a casa vediamo una festicciola, si parla, si beve, si ride, ma tutto concorre a far crescere la tensione: Miller ci ha già spiegato che è successo “qualcosa” di brutto in casa, e Neal non fa che guardare con orrore le finestre della sua camera. Tutta la scena dunque assume – perdonate la bestemmia – un’atmosfera hitchcockiana.
Lo so, lo so, citare il buon vecchio Hitch in questi contesti è blasfemo, eppure è esattamente la sua lezione che Miller sembra aver capito: non importa lo scoppio di una bomba, importa che lo spettatore sappia che sta per scoppiare una bomba, mentre i protagonisti fanno altro. A noi non frega niente della festa e già sappiamo che c’è un mostro in casa, ma lo stridore tra l’allegria e l’orrore negli occhi di Neal crea una scena meravigliosa.
Lo ripeto, comincio ad adorare Miller, e questo è un problema…
Malgrado i suoi 90 minuti sparati, il film risulta pieno di lungaggini, semplicemente perché non c’è alcuna invenzione da mettere in campo: c’è il mostro sotto il letto e nessuno ti crede. Quanto si può andare avanti senza aggiungere altro?
La regia è ottima, Miller è cresciuto e (purtroppo) è in grado di fare il solito tipo di horror “adulto” che va di moda: dove cioè non succede una mazza di niente e il protagonista sale le scale, scende le scale, apre la porta, chiude la porta.
Quindi è questo il problema di Under the Bed? No, il problema sta nei… giocattoli!
Ad un certo punto i due fratelli decidono di affrontare il mostro sotto il letto, e visto che «soltanto può la luce ammazzar Mana Cerace», con montaggio serrato anni Ottanta si preparano un “fucile spara-luce”. Ok, figo.
Una volta stanato il mostro che gli facciamo? Ci rivolgiamo a Dio… e per Miller c’è un solo Dio: Evil Dead. E quindi anche qui, di nuovo, sbuca fuori dal nulla una motosega. Il groovy potente è in Miller…
In pratica, a metà storia Miller mette i suoi giocattoli sul tavolo, per ricordare a tutti che questo non è l’ennesimo stupido filmetto horror da ragazzini: è una caciarata alla Miller. E invece no, proprio come succede ai due giovani protagonisti sembra che Miller senta una voce paterna che gli imponga di crescere. Sono finiti i tempi in cui si cazzeggiava con la motosega, è tempo di crescere e diventare anonimi.
Col muso lungo, Miller fa sparire i suoi giocattoli. Il fucile spara-luce e la motosega appariranno per tipo 10 fotogrammi, completamente inutili alla vicenda. Under the Bed è un horror adulto… quindi è anonimo e inconcludente.
Molto bella la trovata dello “scendere” nell’inferno sotto il letto legati ad una corda, un’idea surreale e d’effetto, ma questo non è un film di idee, e in pratica la sceneggiatura ad un certo punto si arrende: proprio come ogni altro film horror, a metà tutto svacca e i personaggi sono in libera uscita fino alla fine.
È un dannato peccato, perché se Miller avesse potuto usare i suoi giocattoli ora avremmo il più grande piccolo film horror del 2012…
Under the Bed temo sia un film di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, cinematograficamente parlando. Lo stile registico di Miller è ormai più che maturo, le scene splatter di inizio carriera sono ormai un lontano ricordo – qui solo vagamente citato – ma il problema è che negli anni Duemila il cinema horror maturo significa “Stupidata per ragazzini”, e invece Miller sapeva giocare come fanno gli adulti.
Si piegherà il nostro eroe al cinema per ragazzini, fatto di “salta-spaventi” e di “sali le scale, scendi le scale”? Spero ardentemente di no, ma lo vedremo nelle prossime settimane di questo viaggio.
Per ora, lancio la petizione: ridate la motosega a Steven C. Miller!
L.
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Appena ho letto il titolo ho pensato: ANSIA!
La fine mi ha ricordato Tho hole
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Sì, ora che me lo dici magari Miller ha voluto fare una citazione, comunque è buttata via: davvero poco sfruttata.
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ma quindi nn lo consigili?
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Sì sì, lo consiglio, non è un capolavoro ma si lascia guardare con piacere 😉
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Quando uno parte per massacrare tutto e poi si ritrova ad apprezzare, è piuttosto straniante come sensazione, ma non è male scoprire di poter riuscire ancora ad essere sorpresi 😉 Anche a me ha ricordato “The Hole 3D”, per via della faccenda della corda, e anche un po’ i giovani protagonista, però se uno ha Joe Dante e Sam Raimi come punto di riferimento, comunque vuol dire che ha il cuore dal lato giusto 😉 Mi piace la tua analisi, Miller mette giù i giocattoli, questa rubrica sta regalando delle sorprese. Cheers!
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Miller è uno di noi, è sensibile ai Maestri e ai loro “giocattoli”, anche se poi – come dimostra questo film – non riesce a giocarci, spinto da una “maturità” cinematografica di cui faremmo tutti volentieri a meno.
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Potremmo improvvisare sotto casa di Miller il coro: Era meglio morire da piccoli 😉 Cheers
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Lo sai vero che con un titolo del genere e il termine caciarata nella recensione mi hai già conquistato? (indipendentemente dal consigliare o meno il film)
Peccato per quella dicitura “inedito” che ultimamente sta tarpando le ali di troppe delle mie possibili visioni…maledizione!!! 😦 🙂
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Finora Miller è un talento ignoto, in Italia: vedremo quando arriverà da noi…
Comunque se questo fosse stato un suo film più “giovanile”, avremmo avuto grandi emozioni: purtropo è un prodotto “maturo”, quindi ci si limita a salire e scendere le scale…
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Non è il quando arriverà, è il SE arriverà….mannaggia! 😦 🙂
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Sto con Willy qua sopra. Ci stai vendendo benissimo dei titoli che difficilmente riusciremo a recuperare e quindi mi gioco l’asso nella manica:
PROGRAMMATORI DI CIELO E DI CINESONY, MI RIVOLGO A VOI! So che legge il blog di Lucius e che spesso e volentieri pescate a piena mani i titoli che il nostro (o Willy tempo fa) ci recensivano.
Ora non diciamo nulla a nessuno, stiamo zitti tanto qua siamo “in famiglia”, ma i tempi sono maturi per un bel ciclo su Steven C. Miller. Voi vi coprite il palinsesto per qualche settimana coi lavori del nostro spacciandolo come “il nuovo Re del terrore” e noi ci gustiamo dei film inediti. Che ne dite?
Facciamo questo patto? Promettiamo che stiamo zitti e ci guardiamo anche la pubblicità senza cambiare canale…
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ahahah speriamo ascoltino il tuo appello! ^_^
Anche perché onestamente penso che siano filmetti che vengono via con due spicci, e uno di loro è pure targato Syfy: comprate mille film catastrofici l’anno da quel canale, perché non anche un titolo di Miller?
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Ma perché anche Miller deve seguire la stessa deriva di tutti? Chi glielo impone?
La storia del mostro sotto il letto mi fa sempre pensare alla barzelletta del tipo che passa anni in terapia perché ha l’ossessione che ci sia un’oscura presenza sotto il letto. Dopo anni e anni non è però lo psichiatra a risolvergli il problema, bensì il rabbino che gli consiglia di tagliare le gambe del letto così l’oscura presenza non ci può stare sotto!
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ahaahha ogni volta un rabbino entra in un aneddoto c’è da battere le mani 😛
Sembra che purtroppo per entrare nel “giro grosso” devi essere mediocre, quindi o Miller rimaneva a giocare con i suoi fan ai festival, senza soldi, o diventava un regista mediocre così da avere un largo consenso.
Visti gli ultimi titoli della sua filmografia, purtroppo già sappiamo che ha scelto la mediocrità: spero almeno ci arrivi con onore…
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Quello che aveva stuzzicato la mia curiosità all’epoca erano proprio state le immagini del mostro, unite però alla forte impressione che oltre a quest’ultimo nel film non ci fosse praticamente altro, ragion per cui mi passò piuttosto in fretta la voglia di andarmelo a cercare: il problema vero invece qui sembra essere non tanto la creatura, quanto un Miller che con lei non ha più voglia di “giocare” (si cita Evil Dead solo per poi pentirsene all’istante)…
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Fa male al cuore vedere una scena in pieno groovy style, sentire che in pentola sta bollendo roba buona e poi tutto si sgonfia…
Il mio timore è di aver assistito al canto del cigno di un regista che aveva i modelli giusti ma ha scelto la mediocrità per entrare in un mondo grigio. Spero almeno abbia guadagnato tanto da questa scelta…
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