Children of the Corn – Intervista a Fritz Kiersch (2021)

Traduco questa intervista apparsa sul numero di novembre della rivista “SFX“, iniziativa nata per pubblicizzare l’uscita americana di un cofanetto Blu-ray (anche in 4k) dei primi tre film della saga del grano.


Cereal Killers

di Oliver Pfeiffer

da “SFX”
volume 345 (novembre 2021)

Una chiacchierata sull’adattamento del 1984
del racconto di Stephen King

«A una certa età ci scagliamo contro i nostri genitori, diventiamo ribelli e ci rivoltiamo contro di loro: questa storia è stata l’amplificazione di alcuni questi sentimenti», dice il regista Fritz Kiersch a “SFX” a proposito del suo agghiacciante film del 1984, tratto da Children of the Corn di Stephen King.

Adattamento di una storia del 1977 pubblicata per la prima volta su “Playboy”, parla di una coppia in vacanza che viaggia per le strade secondarie del Nebraska e si imbatte nella strana città di Gatlin, priva di adulti. La coppia entra in contatto con la popolazione prevalentemente adolescente che, sotto l’influenza di un’entità demoniaca conosciuta come “Colui che cammina dietro i filari”, uccide ritualmente gli adulti per garantire un raccolto di mais prospero. Per Kiersch, che si guadagnava da vivere producendo spot televisivi, è stata un’opportunità per esplorare nuovi territori.

«Uno dei ragazzi che ha lavorato per noi come contabile/responsabile di produzione freelance era Don Borchers», racconta Kiersch. «Quando è entrato a tempo pieno in uno studio cinematografico, ha chiamato e ha detto: “Ecco un paio di film che dovreste fare, perché sapete come girare in modo molto economico”. Dopo un paio di “No, non è la storia giusta”, “È troppo grande” e via dicendo, mi ha lanciato il film del mais e ha detto: “Dài, fallo!”»

Stephen King aveva adattato la storia come sceneggiatura, concentrandosi più sulla coppia adulta rispetto alla sceneggiatura che poi abbiamo usato, oltre a sondare la storia dietro il culto religioso che sacrifica gli adolescenti al loro diciottesimo compleanno.

È interessante notare come questa versione sia stata spinta da Hal Roach, il celebre produttore di Stanlio & Ollio e “Piccole canaglie”, una serie comica sulle avventure di un gruppo di bambini.

«Penso che stesse cercando di rivitalizzare quel marchio, anche se questa volta nel genere horror invece che nella commedia», suggerisce Kiersch. «Ma qui avevamo un tipo di bambini completamente diverso. Una volta che la New World Pictures e la Cinema Group hanno acquistato la sceneggiatura, l’idea era: “Non funzionerà”. Prendiamo un nuovo scrittore [George Goldsmith] che darà una svolta diversa e inserirà gli argomenti, le aspettative e le convenzioni del genere. Non volevamo massacrare il lavoro di King, solo prendere i suoi suggerimenti e rendere il tutto narrativamente commerciale».

Per attirare meglio il pubblico di adolescenti a cui si rivolgevano, Kiersch e i suoi collaboratori hanno spostato l’attenzione narrativa dagli adulti e dalla loro relazione conflittuale al punto di vista di un bambino, che funge da narratore della vicenda. «In questo consisteva la nostra riprogettazione, nel dare enfasi alla storia», spiega. «Da adolescente non ti interessano i problemi degli adulti, quindi il film che ho realizzato è raccontato da un bambino, più vicino al pubblico a cui ci rivolgiamo. Il problema è come si sentono i bambini nei confronti degli adulti, non come gli adulti si sentano gli uni verso gli altri».

Nel ruolo di Burt e Vicky c’erano il futuro produttore televisivo Peter Horton e una giovane Linda Hamilton, che aveva solo un film nel curriculum e, grazie a proiezioni di prova private per gli amici produttori durante la fase di post-produzione, sarebbe diventata celebre nei panni di Sarah Connor in Terminator.

«La direttrice del casting Linda Francis me l’ha presentata e mi ha mostrato un film d’azione a basso budget in cui interpretava la seconda protagonista, chiamata Tag, un film basato su un gioco comune all’epoca fra gli studenti dell’UCLA», ricorda Kiersch. «È diventato un film molto popolare. È venuta a conoscerci e sembrava una persona fisicamente molto capace, un’attrice meravigliosa e una brava persona. Tutto sembrava combaciare perfettamente».

downmagaz.net

Nel ruolo fondamentale di Isaac, il sinistro leader del culto dei bambini, c’era il ventiquattrenne John Franklin. «Era un uomo cresciuto con un deficit dell’ormone della crescita, ed era un ragazzo meraviglioso», ricorda Kiersch. «Aveva appena finito la scuola di recitazione ed era letteralmente al suo secondo provino di Hollywood. Quando l’abbiamo visto è stato, “Accidenti, è l’intermediario tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. Sarà semplicemente fantastico. Vediamo che aspetto ha con un cappello. Okay, è lui il ragazzo!”»

Nel frattempo, a incarnare il malvagio vice comandante di Isaac, Malachi, c’era un’adolescente Courtney Gains, che si è lanciato nel ruolo con spaventosa convinzione. «Ha portato un vero machete all’audizione, ma non ce l’ha mostrato finché non è arrivato il momento di tirarlo fuori nella scena, poi ha minacciato l’assistente al casting che stava leggendo la scena con lui», dice Kiersch. «L’assistente è uscito dalla stanza in meno di mezzo secondo! Ho pensato: “Che cattivo meraviglioso. È pronto per partire”».

Lavorare con il gruppo di bambini è stato un incubo logistico in termini di rispetto delle rigide leggi sul lavoro, per quanto riguarda i minorenni. E un altro problema è sorto con i campi di grano. «All’epoca il Governo degli Stati Uniti pagava gli agricoltori per non piantare, quindi trovare quelle sterminate distese di mais era un po’ difficile», spiega Kiersch. «Abbiamo scoperto che l’Iowa occidentale era il più indicato. A giugno, quando siamo andati alla ricerca di ambientazioni, è stato stupendo e abbiamo trovato un paio di bellissime distese verdi su entrambi i lati della strada. Tuttavia, quando siamo tornati a settembre, un lato della strada era stato tagliato o era marcito, quindi abbiamo finito per installare del mais finto. Purtroppo non sapevamo di come funzionasse la stagione del mais».

Per far sembrare quei campi di grano inquietanti e avvolgenti, il regista ha tagliato strategicamente le file per creare una barriera che spingesse i personaggi in un luogo preciso. Sono stati utilizzati anche grandangoli e obiettivi speciali per creare inquadrature particolarmente sinistre. «Il campo di grano era qualcosa che sentivo dovesse risultare antropomorfo, doveva prendere vita, quindi abbiamo lavorato duramente per renderlo un personaggio della storia», afferma Kiersch. «Ad esempio, gli abbiamo dato un suono fondendo le voci dei bambini nei campi di grano, così c’era una qualità umana che era di grande effetto».

Quando si è trattato di Colui che cammina dietro i filari, Kiersch ha deciso di giocare con l’ambiguità psicologica piuttosto che creare una manifestazione fisica, come “qualcosa di verde con terribili occhi rossi delle dimensioni di palloni da calcio”, descritto nella storia di King, soprattutto perché l’entità non era chiaramente definita nella sceneggiatura. «Quello che mi faceva paura da adolescente erano le cose nei boschi che non potevo vedere e capire», dice, «Così ho pensato: “Questo sarà il mostro”. Vi mostreremo l’ambiente e poi vi spaventeremo con gli altri elementi del cinema: luce, suono e così via. Il mostro sarà tutte quelle cose intorno a noi che non possiamo spiegare: la fragranza del raccolto, il vento, i suoni degli uccelli e tutti quegli elementi di cui non siamo sicuri. Fondamentalmente, Children of the Corn affronta le ramificazioni della mentalità del gregge, qualcosa che rimane fin troppo significativo a quasi quattro decenni di distanza.»

«In origine, George Goldsmith voleva approfondire le questioni religiose, ma io ero più interessato al concetto di dogma», spiega il regista. «Quindi ho insistito su questa idea di seguire ciecamente e non mettere in discussione, sfidare, capire o essere sufficientemente istruiti nelle nostre scelte. In un certo senso, mostrare cosa sia un dogma usando i bambini, in qualità di personaggi che possono essere facilmente convinti delle cose e seguire ciecamente un trascinatore come Isaac».

Uscito negli Stati Uniti nel marzo 1984, il film è stato un successo al botteghino grazie al passaparola sfruttato da un modello di distribuzione strategicamente sfalsato, che ha presentato il film lentamente in tutto il Paese e poi anche a livello internazionale. Ha generato una sbalorditiva saga di dieci film, anche se nessuno dei seguiti (o del remake del 2009) sembrava essere interessato ad espandere i temi principali dell’originale di Kiersch. «Si trattava più di sfruttare questa dinamica tra bambini malvagi e adulti vittime dei bambini», afferma Kiersch.

Nei decenni successivi alla sua uscita si sono manifestati alcune tragedie della vita reale, come gli omicidi della Columbine High School e altri massacri ad opera di adolescenti. «Ti senti responsabile per alcune di quelle cose», dice Kiersch. «Alcune delle lettere che ho ricevuto da tutto il mondo sono state terrificanti, perché mi chiedevano cose che indicavano i rispettivi autori come persone non equilibrate».

«Quando realizzi un prodotto che verrà presentato in tutto il mondo devi essere responsabile di ciò che dici. Penso che il nostro messaggio sul dogma, con il discorso di Burt “Captain Kirk” alla fine, in cui sfida i ragazzi che seguono ciecamente Isaac con l’idea che devi pensare da solo, sia valido. Se invece si fosse trattato solo di bambini che attaccano gli adulti, sarebbe stato irresponsabile».

Un quasi-prequel di Children of the Corn, diretto dal regista di Equilibrium (2002) e Ultraviolet (2006), Kurt Wimmer, ha avuto una distribuzione cinematografica molto limitata negli Stati Uniti (solo due cinema) lo scorso ottobre [2020]. Mentre Kiersch afferma che un altro adattamento è imminente, rimane diffidente su come le pressioni del mercato globale possano esercitare la loro influenza. «Questi film sono tutti incentrati sulle entrate commerciali, non sul cambiare la vita delle persone e sui Premi Oscar», osserva. «Tuttavia, penso che un film che affronti le differenze generazionali o che evidenzi problemi da una generazione all’altra sia importante.»

«È una questione di come mescoli l’analisi dei comportamenti con qualcosa di molto commerciale, in modo che il messaggio non appaia predicatorio».


L.

– La saga del grano:

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29 risposte a Children of the Corn – Intervista a Fritz Kiersch (2021)

  1. Cassidy ha detto:

    Il Zinefilo torna dietro i filari, grazie per il lavoro di traduzione 😉 Cheers

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  2. Omonero ha detto:

    ma “¿Quién puede matar a un niño?” tratto dal romanzo “El juego de los niños” non è del 1976?
    Stephen King scopiazza ancora!…

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  3. Omonero ha detto:

    P.S. ed aggiungerei che anche “Pet Sematary” sia stato scritto dopo l’uscita del film di Pupi Avati “Zeder”…o mi sbaglio?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Cerco di vedere Avati il meno possibile, e il cinema italiano in generale, ma non ho problemi a crederci sulla fiducia, conoscendo i trascorsi kinghiani. Se copia dal suo maestro spirituale Matheson, figuriamoci da oscuri autori stranieri che nessun americano conosce: è quello il trucco!
      Tutti si stupirono quando Michael Jackson copiò da Albano, ma da chi vuoi copiare se non da autori stranieri che i tuoi compatrioti non conoscono? 😛

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      • Omonero ha detto:

        Matheson!! Non nominare il nome di Dio Invano!!! Sono cresciuto con i suoi racconti e romanzi!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Allora rileggiti “Il dispensatore” (The Distributor, 1958), dal primo numero della mitica serie “Shock”, pensando a “Cose preziose” (Needful Things, 1991), e vedrai che emozione… 😛

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      • Omonero ha detto:

        Ho tutta la tetralogia di SHOCK (prima edizione di Mondadori nel 1984) e il Dispensatore è l’ultimo racconto del Primo volume. Ma non ha scopiazzato solo quello! L’elenco sarebbe luuuungo.
        https://wordpress.com/view/antrodellorco.wordpress.com

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        All’inizio rimasi di stucco, poi a forza di beccare scopiazzi è diventato naturale pensare a zio Stephen come a un “Tarantino dei libri”: copia da esempi così illustri che diventa un “omaggio” ^_^

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      • Omonero ha detto:

        Tarantino. Altro copycat per eccellenza, scopiazza anche altri film (vedi VAMP del 1986) per farli girare ad altri (Dal Tramonto all’Alba) e spacciarli per sue sceneggiature giovanili. Ma la gente (specie i critici) soffre di demenza senile?

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        I critici non sanno nulla, sono animali da festival che l’ultimo film che hanno visto era negli anni Sessanta, quindi li escluderei a prescindere 😀
        Scherzi a parte, all’inizio Quentin lo diceva apertamente che omaggiava grandi classici, film che però in Italia erano tutti inediti quindi gli spettatori italiani che sin da subito hanno venerato in lui il nuovo Messia temo non abbiano capito i suoi omaggi e abbiano pensato fosse tutta farina del suo sacco. Il gongufpian, la blackspoitation, gli spaghetti western, il cinema di Hong Kong, tutti generi da cui Q ha attinto a piene mani ma che sono totalmente ignoti allo spettatore generico italiano, cioè quello che vota la sua vita a venerare l’Unico Vero Quentin, non certo per colpa sua: abbiamo una distribuzione da barzelletta che tiene murati vivi tutti i film e manda in onda ogni giorno Steven Seagal, quindi a meno di non scaricare da emule è impossibile conoscere tutti i film omaggiati da Q, che invece sono molto più noti al pubblico americano, perché trasmessi addirittura in TV.

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Molto interessante! Sognerò campi di grano antropomorfi tutta la notte!!! 🙂

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  5. Sam Simon ha detto:

    Certo se vuoi girare un film dove il mais è protagonista, studiateli i tempi delle piantagioni di mais, dico io! X–D

    Sai che non ho visto niente di questo filone cinematografico?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non ti sei perso gran che. Al contrario delle altre saghe coeve, in cui di solito il primo episodio è molto buono poi il resto è spazzatura, qui già il primo film zoppica, il resto è tutto in caduta libera.
      Invece è assolutamente consigliato il film spagnolo che King ha copiato di netto per il suo racconto, ¿Quién puede matar a un niño? (1976), quello sì che merita!

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      • Sam Simon ha detto:

        Quello lo conosco e lo ammiro da quando l’ho visto anni fa, all’arrivo nella penisola iberica! :–D

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Allora in pratica hai già visto “I figli del grano” (1984), ti basta sostituire i due protagonisti ispanici con Linda Hamilton e l’altro attore, e il resto è in pratica lo stesso, ovviamente fatto peggio 😀

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      • Sam Simon ha detto:

        In realtà i protagonisti erano già inglesi (attori semi sconosciuti: avrei preferito Linda Hamilton a Prunella Ransome!), un dettaglio interessante del film con il parlato che passa dall’inglese allo spagnolo in alcuni punti. Ibáñez serrador è molto ben considerato qui inbSpagna, peccato abbia fatto pochi film (e tantissima TV).

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      • Giuseppe ha detto:

        In pratica il racconto “Children of the Corn” sarebbe “¿Quién puede matar a un niño?”+ Colui Che Cammina Dietro i Filari (nel senso di unica sua creazione originale scritta rispetto al film spagnolo), mentre “Pet Sematary” praticamente E’ uno “Zeder” in versione USA 😉
        E anche in questo caso, secondo una prassi ormai consolidata, l’intervista riguardo al film è molto più interessante del film stesso…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Come sai sono sempre a caccia di fonti, e all’epoca in cui ho iniziato il mio ciclo mi sarebbe piaciuto avere quest’intervista sotto mano: magari futuri “ricercatori” potranno usarla per i loro cicli sul Grano 😉

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      • Giuseppe ha detto:

        Diciamo pure che, in caso, per merito delle tue ricerche si troverebbero il campo (di Grano) già coltivato 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Inoltre è interessante vedere come cambiano le opinioni di autori e attori a decenni di distanza, quando ormai non devono più leccare il sedere alla produzione e sono più liberi di parlare di quand’erano in piena campagna pubblicitaria 😛

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  6. loscalzo1979 ha detto:

    Sempre interessante leggere gli aneddoti e i retroscena dietro ai film

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