Neanche un anno dopo L’esorcista (1973), la quindicenne Linda Blair si ritrova in cella per vivere un altro inferno: quello del WIP!
Girato dalla Tomorrow Entertainment per il canale televisivo NBC, ecco Born Innocent, liberamente ispirato al romanzo omonimo del 1958 di Creighton Brown Burnham, portato in Italia da La Tribuna nel 1960 con il titolo Nate innocenti.
Trasmesso in patria il 10 settembre 1974, arriva nei cinema italiani il 16 settembre 1976 con il titolo La ragazza del riformatorio.
Gira quasi in sordina per anni nelle sale nostrane, con il fuorviante lancio pubblicitario «Istinti a fior di pelle», poi dopo qualche passaggio televisivo su piccoli canali locali negli anni Ottanta… il film scompare totalmente in lingua italiana, non esistendo prova di alcuna distribuzione in home video.
Il regista Donald Wrye è specializzato in film televisivi anni Settanta e sembra firmare ogni fotogramma con una scritta che dica: sì, sono gli anni Settanta e sono dannatamente fieri di esserlo. Questo rende il film spaventosamente fermo nella sua epoca: non dico datato, ma proprio immobile negli anni Settanta.
Con pellicola sgranata, colori opachi e vestiti orrendamente anni Settanta, il film si apre con il tema sonoro di Fred Karlin eccessivamente strappalacrime: sembra una rielaborazione di quello celebre di Love Story (1970)! Con queste note sofferenti vediamo pratiche poliziesco-burocratiche svolgersi lentamente in video, per ricreare la fredda sensazione di un arresto.
La giovanissima Christine “Chris” Parker (Linda Blair) è stata in pratica abbandonata dai propri genitori ed ora dovrà affrontare da sola tutta la trafila giudiziaria che la porterà in riformatorio, poi in una specie di comune nei campi, poi in una famiglia adottiva che ovviamente non potrà durare, e poi di nuovo nella comune. (Forse è una casa-riformatorio, ma in mancanza di celle e sbarre preferisco chiamarla “casa”.)
Questo itinerario doloroso dovrebbe essere il viaggio all’inferno della protagonista, l’insieme cioè delle esperienze che spezzeranno in lei l’innocenza dell’adolescenza per renderla un’adulta disillusa e cinica. Non si può credere alla famiglia, istituzione ipocrita totalmente aleatoria, né si può credere nel sistema, visto che spezza vite invece di ricostruirle: quale potrà mai essere dunque il destino di una ragazza “nata innocente”?
In realtà lo sceneggiatore Gerald Di Pego non sembra avere bene in mente dove andare, o forse ha ricevuto dai produttori indicazioni contrastanti: deve fare un film fortemente didascalico, che insegni ai giovani che la criminalità è brutta e puzza; ma siamo negli anni Settanta e la violenza regna sovrana sullo schermo (in modi che nel moralista e bacchettone Duemila neanche si immagina) e quindi bisogna inserire scene di forte impatto, fisico e psicologico; ma ci dev’essere tanto sentimento perché in fondo è un prodottino da pomeriggio televisivo…
Insomma, il povero sceneggiatore va a sbattere ovunque cercando di accontentare tutti, creando personaggi bipolari che da ragazzine imbronciate si trasformano in guerriere della notte!
Del tutto gratuita e immotivata la scena dello stupro della povera Chris, che non si capisce in realtà bene che scena sia e a cosa serva.
Nella comune una ventina di ragazze vivono senza alcuna restrizione con una sola guardiana, e non succede niente: poi d’un tratto mentre Chris fa la doccia la prendono, la immobilizzano e la stuprano con il manico di uno scopettone. Dopo di che Chris si rialza e a posto così, come se niente fosse…
Per quanto non si veda nulla, visto che il film è pensato per la TV, la scena è di fortissimo impatto ma in realtà non serve a nulla: la sceneggiatura non ha creato una base di violenza per il film e quindi quella sembra più una scena appiccicata con lo sputo per stuzzicare il pubblico più smaliziato. (Non a caso campeggia in alcune locandine italiane dell’epoca!)
Non è davvero un peccato che il film sia dimenticato in Italia da più di vent’anni, ma evidentemente l’esperienza WIP non è bastata a Linda Blair… che tornerà ancora sull’argomento!
L.
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Come creare traumi infantili, passare da Pazuzu al carcere minorile 😉 Mi sa che hai colto il problema, nella foga di accontentare tutto, lo sceneggiatore ha fatto un compitino… Adesso aspetto gli altri capitoli con la Signorina Blair 😉 Cheers!
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Povera Linda, tutta la sua carriera è oscurata dall’Esorcista e non sembra aver fatto altro 😀
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Beh dai qualcosa ha fatto. Si è sposata con uno che poteva essere suo nonno quando lei era ancora minorenne e ha iniziato a drogarsi pesantemente…
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ahahah queste son soddisfazioni! 😀
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Tant’è che nel ’90 ha sentito il legittimo bisogno di sbeffeggiare l’origine delle sue (s)fortune -non che questi WIP aiutassero granché, ovvio- assieme a Leslie Nielsen in Repossessed: grana grossa ma, per lei, credo sia stata un’esperienza parecchio liberatoria 😉
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Che mito quel film, rozzo e spaventosamente cialtronesco, ma ho tanti bei ricordi intorno a lui 😛
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Ah, io ero andato a vederlo al cinema appena uscito! 🙂
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Cavolo, credevo di averlo visto solo io questo film. E l’avevo fatto solo perchè credevo che dopo lo stupro con lo scopettone della tettuta (a 15 anni) Linda Blair il film rimanesse più o meno su quella falsariga. Invece è tedioso oltre ogni limite!
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Infatti quella scena rimane misteriosa: dai lanci pubblicitari sembrava quello lo stile del film, invece rimane un noioso prodottino televisivo con una scena violenta appiccicata.
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