Nuovo appuntamento del Zinefilo nell’iniziativa Notte Horror 2019: ne approfitto per iniziare un discorso che da tempo volevo intraprendere. La storia di una casa di matti che dopo il successo dei fumetti ha voluto tentare il cinema. Iniziando con un dottore matto…
Nata nel 1986, alle porte degli anni Novanta la casa editrice fumettistica Dark Horse Comics può tranquillamente giocare allo stesso tavolo dei grandi. Grazie all’aver capito l’importanza dei manga giapponesi ed averne presentati in fumetteria, anche in proprie rielaborazioni? Anche, ma soprattutto grazie ad Aliens: Book I (1988), il seguito della vicenda del film di James Cameron che milioni di fan attendevano con ansia e la Fox non riusciva a portare al cinema.
Non è facile spiegarlo agli italiani, ma esiste vita oltre le super-tutine – non nel nostro Paese, intendo in patria americana – e lo dimostra il successo stratosferico di una piccola casa che grazie al connubio di sceneggiatura geniale e ottimi disegni ha sbancato tutto: quando sono iniziati gli anni Novanta, la Dark Horse se la comanda in un campo in cui nessuno credeva, cioè quello dei fumetti ispirati a marchi cinematografici. Aliens, Predator, Terminator, Robocop, Indiana Jones, The Thing, Star Wars, James Bond, Army of Darkness, giusto per citare alcuni franchise acquisiti dalla casa: il successo è tale che può invitare il Batman DC a fare a botte con Predator e può chiedere a Frank Miller di immaginare le botte robotiche tra Robocop e Terminator.
Uno degli autori della casa, Mark Verheiden, sta facendo di tutto per compiere il salto dai fumetti al cinema, e grazie alla sua gestione di Aliens e Predator nel 1989 viene adocchiato da Joel Silver in persona, re dei produttori Fox, che pensa bene di rubargli la storia di Predator 2 per portarla (male) al cinema. Questo è il primo passo per diventare ciò che Mark è ancora oggi, un produttore e uno sceneggiatore di grandi titoli televisivi. (Da Smallville a Falling Skies, senza dimenticare ovviamente Battlestar Galactica.)
Qualcuno alla Dark Horse deve essersi detto che il cinema era davvero ad un passo, un salto facile facile da fare: perché non fondiamo la Dark Horse Entertainment? Dài, giusto in tempo per presentare il più grande film mai tratto da un fumetto: Le avventure di Rocketeer (1991)… Va be’, non è proprio la partenza spumeggiante che si aspettavano: di “spumeggiante” ci sarà solo The Mask (1994), ma questa è un’altra storia…
La Dark Horse è una casa di fumetti indipendenti parecchio contro-corrente, cosa ha a che spartire con un personaggio seriale profondamente mainstream? Forse è meglio cambiare completamente soggetti.
Il “Daily Variety” dell’11 agosto 1992 riporta la notizia che la Dark Horse Comics («proprietaria di più di cinquanta personaggi e franchise») ha siglato un contratto di collaborazione con la Largo Entertainment, e il primo film prodotto sarà distribuito in tutto il mondo (tranne Giappone e Italia!) dalla Universal Pictures: il titolo sarà Dr. Giggles.
È il momento di rivolgersi al dottore… Ma ad uno bravo!
Portland, Oregon. Dove Mike Richardson (fondatore e curatore della Dark Horse) gestiva una catena di fumetterie. Dov’è cresciuto Mark Verheiden. Dove William Gibson manderà Newt nella sua sceneggiatura rigettata per Alien 3 (1992). Dove vive Steve Perry, autore dei romanzi Aliens: il nido sulla Terra (1992) e Aliens: incubo (1993) tratti dai fumetti di Verheiden. Dove vivono gli autori della futura saga a fumetti Fire and Stone. Insomma, Portland: centro alieno del mondo Dark Horse.
Kim Howard Johnson della rivista “Fangoria” si presenta sul set del film, si siede con Stuart Besser della co-produttrice Largo Entertainment e si lascia raccontare da lui le origini del progetto.
«Tutto è iniziato con un “pessimo copione” dal titolo Mr. Giggles, scritto da Graeme Whifler. Quando [il regista e co-sceneggiatore] Manny Coto e il socio scrittore Brian Helgeland (di Nightmare 4) hanno venduto alla Largo Entertainment un copione chiamato The Ticking Man per un milione di dollari, la compagnia ha chiesto a Coto di riscrivere Giggles. “L’ha davvero modificato, da un film grottesco a qualcosa di meraviglioso”, dice Besser.»
Da queste parole non è chiaro se dunque questo film sia il risultato della fusione di due copioni – Mr. Giggles e The Ticking Man – o se semplice rimaneggiamento di Coto della sceneggiatura originale di Whifler. Comunque le aspettative sono alte e sebbene i produttori non vogliano splatter nel film, lo stesso sperano che diventi come una delle saghe horror che all’epoca vanno per la maggiore. Che però si basano quasi unicamente sullo splatter, anche se tutti fanno finta di non capirlo.
«Quando mi sono seduto per la prima volta con Manny [Coto], ho avuto l’idea che ci sarebbe stato un Dr. Giggles ogni Halloween. Abbiamo discusso se farlo morire o meno, e preso in considerazione diversi finali, finché un giorno Manny ha detto: “In ogni film horror il tizio muore sempre, ma puoi farlo tornare in vita: è una di quelle cose che si possono fare senza problemi, nel cinema di genere”. Così speriamo che ci saranno futuri film.»
Mi spiace, Besser, non sarà così. Per fortuna c’è Coto che ha capito tutto del cinema…
«Quello che mi manca nei mostri moderni è la mancanza di empatia, come invece c’era nei film horror d’un tempo. Dracula, Frankenstein, l’Uomo Lupo… amavi quei personaggi, in un certo modo. C’era del pathos, in loro. Ciò che voglio mettere in chiaro in questo film è che il protagonista non è una macchina per uccidere, c’è un sottotesto.»
Indovinate dove se l’è dovuto mettere il sottotesto, Coto…
Comunque gli è andata bene: cacciato a pedate dal cinema horror, in anni più recenti è diventato un prolifico produttore e sceneggiatore di serie televisive di successo.
All’epoca il regista – che ha avuto l’onore di dirigere Dolph Lundgren in Fermate ottobre nero (1991)! – si è fatto notare con Mournin’ Mess, episodio 3×10 della serie televisiva “I racconti della cripta” scritto e diretto da lui. Intervistato sempre da Kim Howard Johnson, ma stavolta per “GoreZone” (la figlia di “Fangoria”), Coto spiega la questione del copione.
«Il copione che avevano [Mr. Giggles] era molto diverso dal ciò che è diventato ora. L’idea di base era di un tizio che uccide gente: non ricordo se avesse una borsa da dottore, ma fingeva di essere tale, ogni tanto. Però non aveva l’umorismo nero che ha ora, né la storia e i personaggi attuali.
[…] Alla Largo Entertainment non sapevo se volessero continuare con il progetto, così mi chiamarono. Io dissi loro “Questo è come dovrebbe essere il film. Mio padre è un dottore e mio fratello studia medicina: questo film sarà per i dottori ciò che Psycho è stato per le docce“.»
Quanta ingenua baldanza, oltre che grande fiducia in se stessi: ovviamente mal riposta. Ciò che Coto ha scritto meriterebbe di finire davanti al Tribunale dei Diritti Umani, ma ciò che è più drammatico è come una casa produttrice possa non capire la differenza fra cioccolata e una pari sostanza di ben diverso sapore…
Il film esce in patria il 23 ottobre 1992, e dopo aver girato per vari festival (dove viene abbondantemente spernacchiato da critica e pubblico) il 6 luglio 1993 finisce sul tavolo della censura italiana, che subito stila una serie di tagli da applicare:
- primo piano sull’avambraccio tagliato sanguinolento (I rullo)
- due primi piani sul cardiologo che viene soffocato con lo sfignomanometro (IV rullo)
Un totale di 5,9 metri di pellicola da tagliare per il divieto ai minori di 18 anni, che scende ai 14 anni il 22 febbraio 1994, quando viene concesso il visto.
Ma intanto l’8 agosto 1993 il film arriva già nei cinema italiani – insieme a La metà oscura (1993) e Caccia mortale (1993) – ma non sopravvive all’estate. La Penta Video lo porta in VHS mentre esiste un’edizione DVD della Cecchi Gori: entrambe rarissime.

Pubblicità del 27 agosto 1993
Non avevo mai pensato che il nome del protagonista, e quindi del film, fosse un nomignolo: giggles, risatine. Questo perché ogni volta… spetta che lo ridico, ogni volta… no, meglio che lo spiego bene: ogni fottuta e dannata volta che il diarroico personaggio apre bocca, dice una stupida freddura e fa una risatina. Lo fa ogni tanto? No, ogni maledetta volta. Non do la colpa a Manny Coto, che è ovviamente una persona incapace di intendere e di volere, ma alla Largo prima e alla Universal dopo: possibile che non abbiate degli psicologi che all’epoca potessero accompagnare Coto in una struttura a lui più consona?
Il dottor Evan Rendell (un Larry Drake mai così in basso in carriera) scappa dal manicomio e va a scrivere brutti film. No, tranquilli, non arriva ad abissi così immorali: si limita a massacrare la gente. Fine del film.
In uno sprazzo di lucidità nell’abisso della sua pazza follia, Coto si rende conto che è un po’ poco come sceneggiatura, così aggiunge il famoso pathos di cui cianciava. Il dottore è diventato pazzo perché la mamma aveva bisogno di un cuore ma nessuno gliel’ha dato: ora, mentre va in giro ad ammazzare a casaccio, trova una ragazza cardiopatica… e decide di salvarla. Ammazza che pathos, che scavo psicologico, che chicchi ricchi, che fragranza di cialtronaggine invecchiata trent’anni. Strano che Coto sia scomparso dal cinema…
Nel terribile tentativo di rifarsi agli storici maniaci dell’epoca – che però all’assenza di sceneggiatura provvedevano con splatter a secchiate – la vogliamo sfoggiare una bella filastrocca come si usava ai tempi d’oro dell’horror? Ma sì, dài, facciamo finta che siamo ancora nel 1984 e mettiamo in crisi i doppiatori italiani:
Town’s got a doctor And his name is Rendell. Stay away from his house Because he’s the doctor from hell. He choррed up his patients, Every last one And he cut out their hearts Purely for fun. |
In città c’è un dottore che si chiama Rendell: non entrate in casa sua, se ci tenete alla pelle. Ha fatto a pezzi i suoi pazienti, dai piedi alla testa: gli ha cavato anche il cuore, e poi ha fatto festa |
Una stanza piena di scimmie neanche in mille anni avrebbe partorito una filastrocca più brutta, con rime peggiori, ma occhio che a metà film abbiamo anche il rinforzino:
So if you’re from Moorehigh And you should get sick. Then fall on your knees And pray you die quick. |
Se abiti a Moorehigh e ti dovessi ammalare, mettiti in ginocchio e comincia a pregare |
Ora manca qualcuno che scivoli su una banana e una guerra di torte in faccia così la parata del vecchiume è completa.
«La trama di Dr. Giggles dona nuovo significato all’espressione déjà vu», commenta Anthony Timpone, storico editor di “Fangoria”, anticipando il film come minestrone di spunti presi dalle saghe di Halloween, Re-Animator e Nightmare on Elm Street, ma lasciandosi aperta la strada al cambio di idea: «Potrebbe anche funzionare se ci sarà abbastanza stile e il giusto mix di follia ed umorismo.» Purtroppo la stessa rivista nel maggio 1993 dà spazio a lettere dei fan che non lasciano alcun dubbio su come sia stato recepito il film.
«Avevamo davvero bisogno di un altro stupido film, completamente prevedibile, senza trama e con la solita urticante “damigella in pericolo”?»
Tom Boeker, Williamstown (MA)- «Questo film è, per dirla in modo semplice, orribile. Durante l’ora e mezza di durata abbiamo visto vecchi clichè medici riesumati dalle loro tombe una volta ancora.»
William Sean Wilson, Norfolk (VA) - «Ho appena visto Dr. Giggles e vorrei ringraziare personalmente Manny Coto per aver fatto tornare il genere horror indietro di dieci anni. Credevo che con l’Oscar a Il silenzio degli innocenti il genere stesse iniziando ad ottenere rispetto: ora invece abbiamo un film così privo di pensiero originale che sentivo le mie cellule cerebrali avvizzire.»
Darryl Peterson, Winnipeg (Canada)
Va be’, ma magari i critici sono più teneri. Sentiamo per esempio il noto John Kenneth Muir che ne pensa, nel suo saggio antologico Horror Films of the 1990s (2011):
«Se l’Halloween di John Carpenter fosse stato interpretato per scherzo, il risultato sarebbe stato molto simile al gusto oltraggioso del Dr. Giggles di Manny Coto. Entrambi i film raccontano le avventure di un maniaco omicida in libertà, nella natte in cui “torna a casa”. Ma mentre Halloween è minimale in modo ammirevole, denso di suspense e terrificante, Dr. Giggles è sopra le righe in modo esuberante, irrimediabilmente stupido e deliziato del proprio esagerato senso di follia. In pratica, il film è una lunga scia di morti sanguinolente punteggiate da battutine mediche assolutamente ridicole. Tutto qua, ragazzi. [That’s all, folks.]»
È andata malino? No, è andata male, male, male… La lapide definitiva la pone la pubblicazione annuale del The Motion Picture Guide dedicata al 1992:
«Ciò di cui questo progetto aveva maggiormente bisogno era uno script doctor.»
A parte la geniale battuta, temo che niente nell’universo potesse salvare questo ciarpame di film. Possibile che la Dark Horse, all’apice del successo del suo stile a fumetti così ispirato, si sia abbassata così tanto da produrre ’sta robaccia? E non mi si dica che Giggles assomiglia a The Mask, neonata creatura Dark Horse, perché c’è modo e modo di fare battutine, anche stupide: quello del film di Coto è il modo sbagliato.
Questo film mi ha distrutto completamente il gusto per le punch line e per le battutine nei film, che già era messo a durissima prova dal gusto infantile dei prodotti televisivi americani. (Ho rifiutato qualsiasi serie di Star Trek dopo Kirk perché la quota “battutine stupide” a puntata era troppo alta!)
Se non altro, ora rivaluto grandemente l’umorismo di Freddy Krueger: un Woody Allen dell’horror, al confronto della marmaglia che lo circondava!
Il fumetto
Essendo la Dark Horse una casa a fumetti, è naturale che che venti giorni prima dell’uscita del film presenti ciò che avevo sempre creduto essere il fumetto originale, invece scopro essere giusto una novelization.
L’autore della riduzione è Steven Grant, una mia vecchia conoscenza che più cerco di evitare più mi casca sotto gli occhi. Ha già adattato Alien 3 (1992) e Robocop 3 (1993), e in quest’ultimo caso gli è piaciuto il nostro cyborg preferito e gli ha regalato storiacce come Mortal Coils (1993) e più recentemente Killing Machine (2004) e Wild Child (2005).
Be’, ma almeno il disegnatore è bravo e regala spesso alla storia… Seeeee, lallero!
La pedissequa per non dire asinina trascrizione della delirante sceneggiatura di Coto non rende certo questo fumetto memorabile, rimanendo un semplice tie in privo di personalità: se non altro ci sono le scene splatter di cui il film è totalmente privo.
Qualche vignetta truculenta non basta a salvare un soggetto morto gestito da un pazzo. Mi spiace, dottor Risatine… c’è poco da ridere!
L.
Bibliografia
- Lucius Etruscus, Storia dei fumetti di Alien e Predator. 1988-2018: un universo raccontato per la prima volta (2019)
- Kim Howard Johnson, Bad Medicine with Dr. Giggles, da “Fangoria” n. 118 (novembre 1992)
- Kim Howard Johnson, Dr. The Director, da “GoreZone” n. 5 (1992)
- John Kenneth Muir, Horror Films of the 1990s (2011)
- Postal Zone, da “Fangoria” n. 122 (maggio 1993)
- Shake & Quake News, da “Shivers” n. 6 (marzo 1993)
- The Motion Picture Guide: 1993 Annual (The Films of 1992)
– Ultimi dottori pazzerelli:
- Stalked by My Doctor 5 (2021) Just What the Doctor Ordered
- [Asylum] Il dottore vi ucciderà subito (2019)
- Stalked by My Doctor 4 (2019) Capolavoro finale
- Stalked by My Doctor 3 (2018) La vendetta di Sophie
- Stalked by My Doctor 2 (2016) Ossessione di ritorno
Le uniche, sadiche, risatine me le hanno regalate le lettere dei fan! 😂😂😂
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Il vero nome del dottore doveva essere Lacrime, perché si piange parecchio durante il film… per la sua bruttezza!
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😂😂😂
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Ma non era alle 23 il Dr. Giggles? Lo leggo subitissimo!
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Uh, all’epoca avevo capito 21 ed è rimasta quell’ora… Va be’, è andata così 😛
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nessuno si lamenterà e io posso postare prima le notti mai viste di zio tibia!
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Pingback: Le notti mai viste di Zio Tibia: Cabin fever 3 (Patient Zero) | Malastrana VHS
Dr Giggles 💙
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Visto un’unica volta durante Notte horror di Italia1 e non ricordo assolutamente niente se non lo spioncino di una porta e una casa ripresa da fuori al buio. Comincio a sospettare quasi di aver visto solo il trailer e poi di essermi addormentato durante il film, perché non ho davvero altre memorie e di solito questo è un pessimo segno, vuol dire che il film era la peggior mediocrità mai vista su schermo. E poi, scusate, ma quell’attore… come fa a far paura il tizio che compariva in Darkman che faceva le smorfie quando la maschera cominciava a deteriorarsi alla luce?
Grazie per la rivisitazione Lucius, speravo vivamente che ci fosse qualcosa da rivalutare o almeno fosse di quelli “divertenti” ma qua me pare che, come dice l’addetto al cimitero in “Bianco, rosso e Verdone”, c’è poco da ridere.
Quando dicevi che il DVD è raro, porca miseria, mica scherzavi. 150 euro su eBay?? Ma tenetevelo, LOLz!!!
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ahaha manco 15 centesimi vale!!! 😀
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come urlava Michael Douglas con la voce di Pino Colizzi in Un giorno di ordinaria follia: NEI DENTI! NEI DENTI!
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Il povero Larry Drake era un attore -ruoli negativi compresi- niente male, mentre purtroppo questo film lo è (male)… Per il resto, il Manny Coto legato all’horror cinematografico per me non è mai esistito (o, se preferisci, è “morto” con questo Dr. Giggles): quello legato alla sci-fi televisiva invece non lo posso proprio criticare visto che, tra le altre cose, è stato responsabile dell’ultima e miglior stagione in assoluto di Star Trek: Enterprise (grazie anche a un interessante e non banale collegamento esplicito con la TOS e l’Universo dello Specchio) 😉
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Ho visto che in TV ha lavorato in ottime produzioni, forse aveva bisogno di una ventina d’anni di maturazione 😛
Di sicuro l’horror non fa per lui…
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Primo giro di complimenti: Un ode alla casa di produzione del cavallino nero, roba che tanti presunti appassionati di fumetti, non avrebbero saputo tirare giù così bene.
Secondo giro di complimenti: Con il titolo del post ha sfornato la frase promozionale del film alla grande, anche perché immagino che in originale fosse qualcosa tipo “The doctor is insane”, anche perché “The doctor is in” è un’espressione popolarissima fin dai tempi dei Peanuts.
Per il resto per me Larry Drake sarà sempre il cattivo da fumettone di “Darkman”, in versione “Dottre facce ridè” però proprio no 😉 Cheers!
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Ti ringrazio ma non posso prendermi i complimenti: non ricordo più dove ho letto la tag-line inglese che mi sono limitato a tradurre 😛 (Non ricordo se era su qualche locandina o rivista dell’epoca)
Larry Drake è incolpevole, è stato solo creta nelle incapaci mani di Coto: per fortuna il film è stato subito dimenticato quindi non gli ha rovinato la carriera.
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Inizio a pensare che le fregnacce sparate dagli autori e produttori servano solo a vendere i film, ma che non ci credano per davvero ^^
Riguardo al videogioco, sembrerebbe davvero Dr. Mario, una specie di Tetris, con Super Mario che elimina i virus.
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Sicuramente un inside joke con il “Dr.”.
Sfogliando vecchie riviste per tradurne brani nei cicli horror ho scoperto una inquietante ripetitività di affermazioni, tutte false, tutte stupide, tutte obbligate.
Da Halloween a Nightmare, da Hellraiser a Venerdì 13, ogni regista ha dichiarato di non amare lo splatter e di voler ricreare l’empatia dei mostri di una volta e soprattutto che va be’, i precedenti epispdi sono quello che sono questo sarà meglio.
Temo fossero gli uffici stampa delle case produttrici ad imporre certe baggianate.
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…ma il gioco è effettivamente Dr. Mario per il NES
https://en.wikipedia.org/wiki/Dr._Mario
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Grazie della conferma 😉
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Non c’entra nulla con i dottori malefici (che mi risparmio, perché ne conosco già troppi), ma potrebbe interessarti sapere che sei stato citato:
http://lecoseminime.home.blog/2019/08/28/film-26-daredevil-m-s-johnson/#comment-1121
Insieme a Dio, nientemeno.
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Pensa che ti stavo leggendo mentre è arrivato il messaggio 😛
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😀
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Mediocre filmetto replicato all’infinito nelle Notti più o meno Horror di Italia1 ai tempi d’oro, ricordo la delusione la prima volta che lo vidi ma ammetto che mi riporta alla mente un bel periodo della mia infanzia…insalvabile, ma che amarcord ^^
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Anche a me è capitato spesso questo fenomeno: un film che oggettivamente non mi piace, insalvabile, ma che ho visto in un momento particolare della mia vita e anni dopo mi dà una sensazione di tenerezza. Spesso questi ricordi sono migliori dei film che li evocano 😉
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Come sempre, sottoscrivo ogni parola 😉
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Non se capita anche a te, ma stranamente mi sono rimasti più impressi – o comunque mi scatenano più ricordi – i film visti in periodi brutti o problematici. Questo Giggles non l’avevo mai visto prima, ma quel periodo (’92-’93) è stato fra i più brutti della mia vita: eppure da lì mi arrivano un sacco di film, libri, fumetti e quant’altro il cui ricordo mi dà piacere. Forse perché mi appoggiavo a loro più di quanto ho fatto in seguito…
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Con riso e risata e frasi come “Ammazza che pathos, che scavo psicologico, che chicchi ricchi, che fragranza di cialtronaggine invecchiata trent’anni” per cui sto ancora ridendo, hai vinto tutto.
Sono molto contenta di non essermi mai imbattuta in siffatti film osceni.
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Almeno così ci facciamo una risata in faccia a Dottor Risatine 😛
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Film mai visto, ma quelle tavole che hai postato mi fanno accendere un luce lontana… specialmente quelle spaltter… Può essere che siano arrivate anche in Italia?
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Nel 1992 le edicole nostrane sciabordavano di fumetti, di fumetti horror, di fumetti tratti da film e ogni altro tipo di fumetti, quindi non escludo che sia arrivato anche questo fumetto, che avrei comprato di gran gusto. Però non ne ho trovato traccia…
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A distanza di molto tempo l’ho rivisto e ti confermo che è Dottor Marion il gioco che vediamo alla TV, ha anche la musica del gioco quindi vuol dire che la Nintendo ha detto sì a far comparire quel grande classico in questa grande stronzata!
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(dottor Mario, maledetto autocorrettore)
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All’epoca la Dark Horse ci credeva, probabilmente alla Nintendo l’ha venduto come il nuovo Jason, uno slasher splatteroso che piace ai giovani. Quando alla Nintendo avranno visto il film finito era troppo tardi per ritirare la concessione 😀
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Secondo me ce l’hanno messo a loro insaputa, immaginando che nessuno alla Nintendo avrebbe mai visto questa ciofeca 🤣
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Oppure che, mossi a compassione, non avrebbero fatto causa perché tanto la produzione era già disastrata così 😀
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