The Warrior and the Sorceress (1984) Kain il mercenario

La settimana scorsa, recensendo il fantasy argentino Stormquest (1987), ho scoperto questo produttore appassionato di cinema di genere, Alejandro “Alex” Sessa: spulciando altre sue opere mi cade l’occhio su un titolo che mi costringe ad ampliare il mio saggio Per un pugno di piombo e sangue. Chiamate Kurosawa, che c’è l’ennesimo plagio del suo Yôjinbô (1961)!!!

Prodotto dalla New Horizons di Roger Corman, The Warrior and the Sorceress viene presentato a Cannes nel maggio 1984 e sbarca nei cinema americani il 7 settembre successivo.
La Vestron Video International (Domovideo) lo porta nelle nostre videoteche con il farlocco titolo di Kain il mercenario. Il copyright è del 1986 quindi l’uscita italiana dovrebbe risalire all’incirca a quell’anno. Non ho trovato tracce di alcuna altra distribuzione nostrana.

Per saperne di più sul film vado a chiedere direttamente all’attore protagonista, David Carradine.

Nel suo saggio autobiografico Lo spirito di Shaolin (1991), Carradine racconta di come la Warner Bros stesse prendendosi parecchio tempo per decidere l’inizio della lavorazione della serie televisiva “Kung Fu“: non è specificata una data, ma essendo questa uscita nel 1972 possiamo dire che siamo agli inizi degli anni Settanta.

Mentre rimane in attesa, Carradine si rende disponibile per altri progetti e viene contattato dal suo vecchio amico Roger Corman, con cui ha lavorato bene in passato. Questi gli passa un copione dal titolo Cain of Dark Planet: dalla descrizione è plausibile pensare sia già la sceneggiatura di John C. Broderick. Carradine lo legge, gli piace ma nota una leggerissima somiglianza con il celebre film di Akira Kurosawa: forse “plagio” è la parola che meglio rende l’idea. Lo fa presente a Corman ed ecco il loro dialogo, riportato nel saggio:

CORMAN: «In effetti assomiglia a Yôjinbô

CARRADINE: «Non assomiglia. È Yôjinbô

Al che Corman, maestro del cinema di guerriglia e uomo di mondo, prende Carradine sotto braccio e gli racconta una storia. La storia degli amici di Kurosawa che nel 1965 lo chiamarono e gli dissero “Devi andare al cinema a vedere Per un pugno di dollari: è il tuo Yôjinbô“. Il regista va e al suo ritorno dice agli amici che in effetti il film italiano assomiglia a Yôjinbô, e loro rispondono: “Non assomiglia. È Yôjinbô“. Incitato a fare causa alla produzione italiana, Kurosawa risponde che non può, perché il suo in realtà…

«Yôjinbô è tale e quale a Red Harvest di Dashiell Hammett.»

A prescindere se davvero Corman abbia raccontato questo aneddoto farlocco, di sicuro c’era la sensazione che si potesse copiare impunemente Yôjinbô, visto che l’hanno fatto sempre tutti senza problemi, ma nel mio speciale ho dimostrato chiaramente come Kurosawa si sia solo liberamente ispirato ad una delle parti che compongono il romanzo Raccolto rosso, mentre tutti gli altri registi, da Sergio Leone a Walter Hill, hanno copiato Yôjinbô scena per scena. Non si sono “ispirati”, hanno preso il film giapponese e l’hanno rifatto identico, adattandolo ovviamente al gusto dell’epoca.

Fate, fate pure, copiate, tanto l’originale rimane sempre imbattibile

Carradine non ci spiega come mai un progetto nato nei primissimi anni Settanta debba aspettare il 1984 per vedere la luce, ma ci informa che il nuovo titolo The Warrior and the Sorceress è stato scelto perché le indagini di mercato compiute da Corman dimostravano che all’epoca avrebbe venduto di più. Siamo infatti in un periodo in cui l’heroic fantasy spacca al cinema, e non a caso questo film vanta una locandina “eroica” che non c’entra una mazza, ma piace tanto ai giovani (come dice Elio).

Le Vasquez Rocks sono sempre uno sfondo perfetto

Grazie a “The Hollywood Reporter” sappiamo che il film è stato girato in Argentina nella primavera del 1983, nel deserto della Valle della Luna… che però  è in Cile! Boh, forse un pezzetto di quel deserto sfocia in Argentina…
Gli effetti speciali però sono stati lavorati nei Corman Studios in California, da cui arriva l’inquadratura delle celebri Vasquez Rocks con i due soli che apre il film.


In Argentina con furore

Ricorderete nel film Dragon (1993) la scena troppo lunga dedicata a Bruce Lee che, durante le riprese di The Big Boss, viene sfidato da un bullo del posto e i due si mettono a combattere. Ho sempre trovato un po’ grezza quella sequenza, ma di sicuro rappresenta un fenomeno vero, citato da più testimoni: appena diventato famoso come maestro marziale, Bruce non faceva che ricevere sfide, sia da maestri che da gente per strada. Poteva David Carradine essere da meno?

Che simpatici gli argentini, quasi quasi li meno

Il fatto che sin dal primo momento questo film dovesse essere girato in Argentina ci autorizza a pensare che sia stato fortemente voluto dal nostro amico Alejandro “Alex” Sessa, che ne risulta solo produttore ma penso sia stato qualcosa di più. Lo vedremo più avanti.
Sta di fatto che nella primavera del 1983 Carradine sbarca in Argentina per le riprese, e subito viene sfidato. Nel frattempo era uscita la serie “Kung Fu” e l’attore è stato identificato come maestro marziale, quindi un numero importante di persone provava questo curioso desiderio di menarlo. Parola di Carradine!

«Venni costretto ad accettare un certo numero di sfide, ma si trattava più che altro di teppistelli da strapazzo, per cui la situazione non divenne mai grave per me.»

Il racconto autobiografico prosegue con il nostro eroe che ci spiega come gli bastassero due o tre mosse ben assestate per avere la meglio, battere o umiliare questi aggressori, con una narrazione da bullo che lo fa sembrare Mario Brega in Borotalco («Manco er sangue m’hai fatto usci’!») Carradine non ci spiega cosa voglia dire “venni costretto ad accettare”: chi l’ha costretto a quei combattimenti improvvisati? Non si sa, ma stando al suo libro il nostro eroe ha passato tutto il suo soggiorno in Argentina a malmenare sfidanti spavaldi.

Il popolo argentino mi sfidò: gli feci molto male

Le riprese in realtà sono partite già male di loro, per ben due problemi. Il primo si chiama Anthony “Tony” De Longis, che nel film interpreta uno dei cattivi e dietro le quinte è il coreografo dei combattimenti della produzione. Carradine rivela che non è stato piacevole ritrovarselo a bordo, perché con lui aveva dei problemi risalenti alla lavorazione del film Messaggi da forze sconosciute (1978): purtroppo non viene spiegato quali siano questi “problemi” (in originale Carradine usa il termine grudge, “rancore”, che la traduttrice delle Edizioni Mediterranee, Maria Concetta Scotto di Santillo, rende bene con «conto in sospeso»), ma sembra roba seria.

CARRADINE: «Se ammazzo qualcuno in Argentina, che mi succede?»

CORMAN: «In Argentina? No problem.»

Sebbene sia chiaramente una battuta, rientra pienamente nella filosofia americana considerare qualsiasi Paese al di fuori degli Stati Uniti come una landa barbara dove sono in vigore leggi tribali, e infatti Carradine specifica che vuole uccidere Tony De Longis «over a blood feud»: in fondo il termine stesso “faida” entra nelle lingue europee dopo la dominazione degli “uomini del nord” (normanni, vichinghi, ecc.) quindi uccidere qualcuno in una faida è storicamente riconosciuto accettabile dalle culture tribali.

Tony De Longis, l’uomo che Carradine voleva uccidere in Argentina

Finiti gli scherzi, la situazione si risolve per il meglio: De Longis e Carradine appianano le loro divergenze e diventano amiconi. Forse è per questo che Carradine non scrive nel suo saggio cosa mai abbia scatenato la blood feud fra di loro, per non stare a rivangare il passato.

Vieni, David, diventiamo amici…

Il secondo problema è decisamente più difficile da risolvere: «Dopo solo tre giorni di riprese mi ruppi la mano destra in cinque punti diversi». Noi lettori saremmo autorizzati ad aspettarci un racconto più particolareggiato, ma niente: il nostro eroe non ci rivela la natura dell’incidente che gli ha portato quella ferita grave.
Per ovviare all’impedimento del protagonista si inventano di fargli usare la spada con la mano sinistra. Certo, a spenderci due parole di spiegazione sarebbe stato carino, ma appare subito chiaro che qui l’attenzione alla storia sta così sotto lo zero che quello zero non si vede neanche in lontananza.

E che problema c’è? Ammazzo tutti con la sinistra, sai che me frega?

Ah, e ovviamente Carradine specifica che tutti i facinorosi li ha picchiati con la mano sinistra! So’ tutti boni a menare la gente con la destra…


Per un pugno di sabbia

Un eroe senza nome arriva in città, seguendo fedelmente le orme dell’eroe di Kurosawa, e una volta prese informazioni da un locale – in questo caso il Prelato (Harry Townes) – si appresta a far scontrare le due fazioni rivali che comandano nel paesino: una dominata da Zeg il tiranno (Luke Askew) e l’altra dal pingue Bal Caz (Guillermo “William” Marin).

Gli imperatori cialtroni di un paese grande due metri quadrati

Il sistema già lo conoscete, il nostro eroe – che nessuno chiama Kain – si propone come “guardia del corpo” ad una famiglia, poi all’ultimo si tira indietro e assiste alla faida da una posizione sopraelevata, tanto per ricopiare fedelmente Kurosawa, poi intrighi vari, alleanze opportunistiche e via tutto il resto, fino allo scontro finale con il perfido braccio destro di uno dei signori locali.

Sono un po’ Mifune con la spada e un po’ Eastwood col poncho: si nota?

John Broderick is prende ovviamente delle licenze, visto che ha preso un film storico e l’ha trasformato in uno legato al genere heroic fantasy, ma sono tutte licenze legate da un unico filo conduttore: copiare fedelmente, scena per scena, l’originale di Kurosawa. A parte le poppe al vento…
Durante la sua missione infatti Kain salva una sacerdotessa dalle grinfie del pingue Zeg, e Carradine nella sua autobiografia si chiede come mai abbiano scritto “maga” nel titolo del film, visto che il personaggio non lo è. Comunque Naja è interpretata dalla bonaerense María Socas, appena arrivata al cinema, che ritroveremo in ruolo fantasy nel Deathstalker II (1987) del Re della Z Jim Wynorski.

La particolarità del personaggio è che… be’, il suo costume di scena, indossato per tutta la vicenda, la lascia praticamente nuda: al di là di un piccolo perizoma l’attrice non indossa altro per l’intero film.
Se a questo uniamo il fatto che le poche altre attrici ingaggiate, quasi tutte schiave di Zeg, appaiono sempre completamente nude (niente perizoma per loro!) non ci stupiamo quando Carradine specifica che nessuna commissione di censura del mondo ha accettato di lasciar proiettare in sala questo film. Al massimo potevano considerarlo “porno”, mentre invece era pensato per un pubblico giovane.

Visto che da Stormquest abbiamo capito come l’argentino Sessa ami le eroine a fumetti dell’epoca, che spesso avevano una certa allergia alla biancheria intima, non mi stupirebbe scoprire che nella sua veste di produttore abbia chiesto e ottenuto di avere un’eroina fantasy dal seno perennemente nudo, come la storica Axa dei fumetti.
Dubito che Corman o l’autore Broderick si siano opposti più di tanto alla trovata, anche perché l’idea di distribuire il film esclusivamente in home video nel 1984 era più che vincente, con un mercato chiaramente in grandissima ascesa. «È stato un successo in videocassetta», ricorda Carradine nel suo saggio.

Non esistono inquadrature “presentabili” della co-protagonista

Rimanendo nel campo delle poppe al vento, va notato come con largo anticipo su Star Trek V (1989) e Atto di forza (1990), qui Broderick abbia aumentato la dotazione mammaria standard di un suo personaggio: non è arrivato a tre come gli esempi citati… ma addirittura a quattro!

Clicca qui per vedere la ballerina quadripopputa

L’autore ha aggiunto due particolari: sapreste trovarli?


Insomma, è chiaro cosa interessi davvero agli autori, perciò si sono limitati a prendere una storia ricopiata, buttarci lì Carradine a fare le sue mossettine da maestro kung fu e il massimo della creatività è stato concepire la Spada di Urah, che tutti cercano e alla fine stava lì, sotto un sasso: oh, fateci più attenzione, la prossima volta.

Ah, c’era qualcosa che mi dava fastidio, sotto il sedere

Una volta costruite delle finta mura in una location di un paio di metri, hai tutto ciò che ti serve. Compreso lo sgherro a forma di Giovanni Storti.

Bella, Giovanni: dove hai lasciato Aldo e Giacomo?

Il protagonista è un fenomenale spadaccino, e ovviamente Carradine è maestro pure nell’arte della spada: il suo saggio biografico è tutto da ridere, perché queste cose le scrive sul serio!

«Dato che la storia si svolgeva su un altro pianeta, pensammo che le azioni di scherma non dovessero assomigliare a niente di già visto in precedenza. perciò Tony e io escogitammo un nostro stile speciale. Era una combinazione della classica scherma francese, di tae kwon do, kung fu, lotta filippina con il bastone e qualche altra nostra idea personale.»

Boh, a me sembra semplicemente un attore che non sa usare la spada e mima mosse sconclusionate mentre gli stuntman intorno a lui cadono da soli, più che altro colpiti dalla vergogna. Sono sicuro che Carradine credesse davvero a quel che diceva, ma basta guardare il risultato per essere assaliti da più d’un dubbio.

Ecco, David, tieni la spada nel fodero che fai più bella figura

Se volete farvi delle grasse risate in faccia a Carradine, è il film che fa per voi. Se volete conoscere un altro dei tanti plagi dell’opera di Kurosawa, è il film che fa per voi. Non vi ho ancora convinto? Allora lascio la parola al nostro David, con il ricordo che chiude il capitolo dedicato a questo film:

«Nel film uccido cinquantadue persone e ogni volta uso una tecnica esoterica sottilmente diversa.»

Ecco, dopo questo vale davvero tutto.

L.

– Ultimi capolavori di David Carradine:

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27 risposte a The Warrior and the Sorceress (1984) Kain il mercenario

  1. Cassidy ha detto:

    Ho visto la locandina stupenda, che ricalca la posa eroica dell’eroe con la bella ai suoi piedi ho visto il nome di Carradine e ho capito che sarebbe stata la parte migliore del film. In compenso il post è una meraviglia, non conoscevo affatto il film ed ora so tutto quello che serve sarebbe, insomma il tipo di post che amo leggere! Un grosso plagio curato poco nella storia più che altro si sono concentrati sulle ghiandole mammarie 😉 Cheers

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  2. Il Moro ha detto:

    Ma quest’uomo è un mito, basta vedere come si è fatto ritrarre in copertina! con tanto di quadripopputa, che manco è la protagonista!
    Ma come viene giustificata la ballerina quadripopputa poi? ce ne sono altre? C’è una razza di quadrimammellati ai confini del regno, che partoriscono sempre quattro gemelli per volta?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Nulla è spiegato in questo film, è un fantasy di quelli dove tutto è lasciato all’immaginazione, e in effetti l’unica spiegazione che dovrebbero dare è il motivo per cui è nato il film stesso 😀
      Tecnicamente sono un altro pianeta, quindi la biologia può essere diversa, ma tutti sono identici agli umani… tranne la ballerina quadripopputa 😀

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  3. Sam Simon ha detto:

    Splendidi gli aneddoti farlocchi di David Carradine! Migliori del film fantasy sud americano, suppongo… :–D

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  4. Zio Portillo ha detto:

    Recensione che mi ha fatto ribaltare dalla sedia! Sto film sarà pure una ciofeca senza appello ma nel mio cuore sento che devo vedermelo…

    Apro e chiudo una parentesi però. Mia moglie mi ha costretto a vedere quella mezza porcata di “Nine perfect stranger” e ci sono due passaggi della serie e della tua rece che mi ha messo la pulce. Uno dei personaggi (Tony/Bobby Cannavale) è un ex-giocatore professionista di football che racconta di come una sera era in un bar a bere “causa caduta nel tunnel di alcool e antidolorifici post-infortunio stronca carriera” (la fiera della novità!) e fu sfidato da un altro avventore ubriaco che per farsi bello con gli amici voleva attaccar briga con l’ex campione e metterlo KO. E dal racconto di Tony pare che almeno in America sia una pratica parecchio diffusa quella di “sfidare” uno sportivo importante per bullarsi di averlo battuto. Quindi, Carradine sarà stato pure un cazzaro di prima grandezza, ma hai visto mai che sta cosa delle sfide a botte ha un fondo di verità.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Premettendo che ho davvero odiato quella serie, che mi ha fatto compagnia a colazione per una decina di sabati, da questa estate, una serie che prometteva solo cose che non ha poi mantenuto, e di cui andrebbe visto esclusivamente l’episodio 1×03, con il magistrale monologo di Michael Shannon – l’unico motivo per cui l’ho vista! – sicuramente lo sfidare persone note per la fisicità è una pratica comune, succedeva a Bruce e sono sicuro accadrà a tutti quelli diventati famosi per qualche dote fisica (atleti, lottatori, attori d’azione): in fondo lo raccontava Maurizio Milani in un suo geniale sketch, su come Bud Spencer non riuscisse a fare un passo senza dover affrontare qualche sfidante 😀

      L’avere l’intero cast femminile nudo temo che impedirà al film di riapparire in una qualsiasi forma italiana, dopo quel lontano 1986 della VHS. Il fatto che in serie HBO si intravedano dei nudi non fa dell’Italia un Paese “libertino” 😛

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      • Zio Portillo ha detto:

        Oh meno male! No perché pareva che il pazzo fossi solo io! E mi sono limitato a definirla “mezza porcata”. Pensa che gli ultimi due episodi li ho procrastinati per settimane. Non ce la facevo a metterli su…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Era partita tirandosela da psico-thriller, alta tensione e addirittura un pizzico di paranormale, tutta roba falsa studiata per ingannare gli spettatori.
        Semplicemente durante la pandemia serviva una storia a cacchio per far stare un gruppo di attori all’aperto con poca gente, e Nicole si è prestata (visto che è pure produttrice). Una serie assolutamente truffaldina e demenziale.

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  5. Evit ha detto:

    Sto cercando di capire…
    1) Se l’ho già visto (sembrano tutti uguali questi film)
    2) Dove l’ho già visto
    3) Se ne ho una copia
    e 4) Dov’è la mia copia

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  6. Madame Verdurin ha detto:

    Cinquantadua omicidi con tecniche esoteriche diverse?? Grazie Lucius per questa chicca, è impagabile!

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  7. Willy l'Orbo ha detto:

    Recensione mitica! Di quelle che mi fanno adorare ancor di più lo zinefilo! Arricchita per lo più dagli interventi di Carradine che hanno contribuito ad elevare il tutto allo status epicamente Z, soprattutto l’ultimo intervento! 🙂
    Peccato per l’intervento censorio dello zinefilo in una foto, lo spirito del fu zinnefilo si starà rivoltando in qualche hard disk! Ahahaha! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ti ringrazio, sono film come questo che ci fanno sentire orgogliosi della Z che abbiamo incisa nei cuori ^_^
      Il blog ha un pubblico più vasto e non vorrei che qualche sensibilità si sentisse offesa. Ci sarà occasione di approfondire l’argomento 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Casomai dovrebbe essere l’esistenza di un film del genere (e, contemporaneamente, de-genere) a offendere la sensibilità 😛
        Comunque, entrando nel dettaglio, credo che l’incidente alla mano destra di Carradine sia perfettamente spiegabile: siccome aveva appianato da poco le divergenze con De Longis, lui (De Longis) deve aver pensato bene di lasciargli un promemoria così, giusto per sottolineare l’importanza di mantenere la ritrovata amicizia 😀

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahhah ecco perché David nel suo saggio non spiega come si sia rotto la mano 😀

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