Kickboxer: Retaliation (2018) Meno male ma meno di più

A grande richiesta (ma di chi?) ecco il sequel del reboot-remake, il prodotto che cerca disperatamente di raschiare gli ultimi rimasugli di anni Ottanta rimasti nel mondo marziale.
Dopo l’imbarazzante e inutile Kickboxer: Vengeance (2016) poteva mancare questo decisamente più imbarazzante e inutile Kickboxer: Retaliation, appena uscito in home video nel mondo anglofono?
La 01 Distribution lo porta in DVD e Blu-ray dal 5 aprile 2018.

Il film è disponibile su Netflix.

Il film che tutti NON hanno chiesto a gran voce

Il problema è aritmetico: meno di meno o meno di più? O meno più o meno? Cambiando l’ordine del menare, il risultato cambia? Certo che cambia: cambia in meno.
Le regole dei seguiti sono chiare: fai lo stesso del film precedente ma di più. Nel film precedente meni? Qui meni di più. Nel precedente titolo meni male? Qui meni più male. Nel precedente facevi pena? Qui fai più pena. Quindi mena + male + pena = Kickboxer: Retaliation.
Perché chi mena male vale, chi mena meno è un vile.

E fàccela, ‘na capriola…

Kurt Sloane (il solito inutile Alain Moussi, che si comporta come se fosse qualcuno) combatte contro energumeni armati d’alabarda sull’Orient Express, poi sotto la pioggia affronta una tipa tatuata che finge di saper combattere. Cade nel fiume come 007: Skyfall e parte la sigla, una cafonata buzzurra che col Paintbrush del mio vecchio PC veniva meglio.
Sono passati dieci inutili minuti e la morale è: «la droga fa male, io che mi feci lo so, sono qui per testimoniare, che farsi fa sì che si fa mi re do», come cantava Claudio Bisio dei tempi d’oro.
Non so che acido si siano calati gli autori ma è roba scadente.

Meglio che ti copri gli occhi, che il resto è peggio

Poi senza alcun motivo troviamo Kurt nel ring ottagonale impegnato in un incontro di mma con Renzo Gracie, che è come se Woody Allen menasse Schwarzenegger: puoi anche inventarti questa roba, ma renderla plausibile è tutt’altra cosa.
Per fortuna poi arriva un vecchio sceriffo del Texas ad arrestarlo per il crimine che diciotto mesi prima ha commesso in Thailandia, perché notoriamente quel Paese asiatico rientra nella giurisdizione texana. Ma se pensate che questo delirio non sia abbastanza a mettere alla prova il vostro intestino crasso, tranquilli: Kurt viene rapito e si ritrova al cospetto di Christopher Lambert. Peggio della morte.

Potete non crederci… ma questo è Christopher Lambert

Che belli i tempi in cui Lambert partecipava a grandi film d’autore, prodotti intellettuali come Mortal Kombat (1995), che in confronto a questa melma era Truffaut fuso con Hitchcock.
Questa larva d’uomo obbliga Kurt ad un ultimo incontro – ammazza, roba nuova, trame fresche di giornata come una mozzarella del ’74 – e se batte il campionissimo che fa malissimo avrà salva la vita. Perché i boss mantengono sempre le loro promesse.
Quindi Kurt dovrà affrontare Paranza, l’omo de panza (Hafþór Júlíus Björnsson: qualcosa mi dice che questo tizio è leggermente nordico).

Il montagnoso Paranza, l’omo de panza

Trascinato nella prigione dove dovrà affrontare il panzone, Kurt mica può farlo subito: prima un po’ di bunga bunga. Così parte a sorpresa un inutile schema da prison movie, con tanto di incredibile piano sequenza marziale totalmente folle ma innegabilmente affascinante.
Perché i piani sequenza li fanno solo i filmacci da due soldi? Ma una volta non erano la firma di Brian De Palma? Probabilmente il 90% del tempo di riprese di questo film è stato investito in questa scena complessa e molto bella: sicuramente questi pochi eccezionali minuti valgono l’intero film.

I pugni di Mike Tyson? Carezze…

Per smerdare tutto e subito, si parte poi con un combattimento credibilissimo e plausibilissimo contro Mike Tyson, che le prigioni thailandesi sciabordano di ex pugili cambioni del mondo.
Ovviamente dieci pugni di Mike fanno il solletico a Kurt, quando se Tyson ti saluta con la mano a distanza ti volano via tutte le otturazioni per semplice risucchio. Kurt è un duro, le sventole di Mike gli fanno il solletico, e questo rende tutto ancora più buffonesco.
Ah no, poi arriva Van Damme: quando pensi che al buffonesco non ci sia mai fine…

Dopo l’Occhio della Tigre e l’Occhio di Lince, ecco l’Occhio della Talpa

Torna il maestro Durand perché ‘sta prigione thailandese è un porto di mare, una porta scorrevole in cui chiunque ci si può infilare: provateci, andate a bussare che vi fanno entrare e vi fanno menare Kurt Sloane pure a voi.
Ora Durand è cieco ma sente col naso, e sente che ‘sto film non odora di rosa e rosa non è…

Tyson e Van Damme, non litigate ma dedicatevi al Pippero!

Intanto Paranza, l’omo panza, si allena. Scende dal camion e chiede “Quanti so’?” “So’ dieci” “So’ pochi” e ritorna sul camion. In pratica non mena mai nessuno.
Eh, magari avessero messo in scena uno degli sketch di Francesco Salvi, il più geniale comico della storia del mondo…
Intanto Kurt s’allena con Ronaldinho, che tanto ormai ce stamo a butta’ la qualunque dentro ‘sta prigione thailendese. Paranza s’allena tirando la panza – panza muro, muro panza – Ronaldinho s’allena tirando i rigori, Kurt s’allena parando i rigori, Lambert s’allena (of)fendendo la spada e Tyson s’allena menando Van Damme (e c’ha pure ragione).

Secondo voi, chi fa il ruolo più stupido in questo film?

Essendo una prigione di massima sicurezza, Kurt e Durand escono quando vogliono e passano la serata a menare Rico Verhoeven, kickboxer olandese che purtroppo non sembra essere parente di Paul Verhoeven: sarebbe stato troppo bello.
Essendo Rico il doppio di lui, Kurt lo batte facilmente: bastano due schiaffi per farlo morire. Anche perché il meglio tocca tenerlo per l’incredibile combattimento finale.

Direi un combattimento onesto, alla pari…

Tornando ai tempi d’oro, il final fight dura venti minuti come se fossimo nel cinema di Hong Kong anni Settanta, ma ovviamente non con la stessa qualità. Kurt combatte bendato come Van Damme in Bloodsport (1986), fa la capriola all’indietro del falso Bruce Lee di Game of Death (1978), cita Tony Jaa e Jet Li: ci manca la Mano di Travertino di Ku Fu? Dalla Sicilia con furore (1973) e poi ha copiato tutto il copiabile.
Il problema è che il risultato è un guazzabuglio indigesto che non fa capire nulla, non c’è comprensione del combattimento, sono solo venti minuti di tecniche tirate a caso che non sortiscono alcun effetto. Tranne far morire Kurt, ma no, non è vero: una siringata alla Pulp Fiction e si torna in pista…

Ti faccio uscire il sangue in faccia!

Il produttore, sceneggiatore e regista Dimitri Logothetis non ci prova nemmeno a fare un prodotto coerente o anche solo vagamente somigliante a un film: è riuscito ad avere star dello sport e le vuole buttare in scena, chissenefrega del perché. Eppure, sembrerà una bestemmia, ma sono state le sceneggiature giuste al momento giusto a far nascere volta per volta il cinema marziale, non le secchiate di atleti.
Va be’, ma qui mica si vuole fare un film di qualità, è solo puro intrattenimento: purtroppo fallisce proprio per eccesso di elementi. Non è che se butto undici tizi in campo ho fatto una grande squadra di calcio. Qui Logothetis fa esattamente questo: butta degli elementi marziali a caso credendo che la somma faccia un film marziale. Così non è: “meno di più” non dà segno positivo, se “meno male”…

E fàccelo, Tony Jaa…

Il film merita d’essere visto per i due stupendi piani sequenza marziali, con Alain Moussi innegabilmente bravissimo dal punto di vista fisico – sebbene totalmente inetto nella recitazione, risultando addirittura peggio del Van Damme degli inizi!
J.C. si diverte e cazzeggia da maestro pazzarello, gli altri atleti sono solo inutili. Le tecniche sono tutte belle ma sono tirate a casaccio, quindi non hanno alcun effetto. Non si sommano mai (sono solo “meno”), non è una coreografia: è solo un tizio che tira calci a caso.
Sembra incredibile, ma questo film mi ha fatto rivalutare il primo reboot-remake di Kickboxer

Ma ve lo ricordate Kamel Krifa?

Una curiosità. In un inutile cameo di un paio di fotogrammi troviamo Kamel Krifa, mitico caratterista anni Novanta amico di Van Damme, presente in molti dei suoi primi film e costretto ad interpretare Tong Po in Kickboxer 4 (1994).
Ah, e c’è pure Nicolas Van Varenberg, il figlio più giovane di Van Damme. Ma sì, roviniamo tutta la famiglia…

L.

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20 risposte a Kickboxer: Retaliation (2018) Meno male ma meno di più

  1. Willy l'Orbo ha detto:

    Ho letto il tuo commento curioso come non mai! Capisco le critiche, capisco le uniche due sequenze salvabili ma da amante del trash resto curiosissimo di vederlo! Ronaldinho! Tyson! ❤❤❤

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  2. Conte Gracula ha detto:

    Voglio fare il seguito, con pallavolisti e giocatori di ping pong che menano!
    E praticanti di double dutch!

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  3. Cassidy ha detto:

    Purtroppo arrivo a commentare solo ora, ma meglio così, ti ho letto tra le risate sul bus questa mattina, e non sapevo più come smettere di ridere, non so se è stato meglio l’omaggio a Francesco Salvi oppure quello a Bisio, dovessi scegliere ti direi grazie, già solo per la citazione a Grunf del Gruppo T.N.T. 😀

    Di solito non leggo commenti di film che devo ancora vedere, ma ho infranto la regola perché mi manca giusto l’ultimo combattimento di questo “Kickboxer: Retaliation”, dopo aver visto Lambert volevo già smettere di guardarlo, ha tenuto alta l’attenzione giusto la scena in carcere che è davvero bella.

    Per il resto mi è sembrato un campionario di facce note, ma come detto mi manca l’ultimo combattimento, che però non salva il film. Hai detto bene, un seguito di cui non si sentiva il bisogno, il protagonista è davvero un pesce lesse. Cheers!

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  4. Zio Portillo ha detto:

    Tyson? Van Damme? Ronaldinho???? Negli anni ’80 sarebbe stato un sogno di film! Un po’ come gli “Avengers” di oggi sono il non-plus-ultra per chi è cresciuto a pane e fumetti. Peccato però che il risultato finale sia questa ciofeca.
    Ultime due considerazioni. Non è che Lambert sta diventando il nuovo Eric Roberts? Ma sopratutto: questa cag@ta esce in dvd e blue ray in Italia mentre di “Undisputed” ancora nulla. Perfetto… No, no, ma va bene così.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Come, è uscito in italiano “Undisputed IV”, che vuoi di più? Lo sai che in Italia solo il meglio 😀
      Scherzi a parte, temo davvero che Lambert sia l’eminenza grigia o creda di esserlo, senza però mai essere stato l’Eric Roberts dei tempi d’oro…

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  5. Cumbrugliume ha detto:

    A volte succede di trovarsi di fronte a titoli inspiegabili, che coinvolgono cast incredibilmente vari da apoteosi del trash… ma Van Damme + Ronaldinho + Lambert + Tyson… ecco Kickboxer puzza come quei film che DEVO assolutamente guardare, anche solo per lamentarmene a più non posso e per tirare popcorn allo schermo. Must see!

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  6. Giuseppe ha detto:

    Eh, il kickboxer una volta andava via come il pane… ma adesso che il panettiere è Dimitri Logothetis el va no!

    Se qualcuno male mena
    non ne val tanto la pena
    quando in troppi menan male
    questa pena poi a che vale?
    Ma per due piani sequenza
    si può pur portar pazienza
    son ben fatti, non puerili
    Li si ignora? Allor si è vili! 😉

    Comunque posso tollerare tutto, qua dentro, ma NON il fatto che quello lassù sia davvero Christopher Lambert, dai…

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