Chuck Norris 2. L’urlo di Chen (1972)

Vorreste avere il portafogli pieno ma il cuore vuoto? Questa è la situazione di Chuck Norris nel 1972: pronti per una nuova puntata della sua storia?

Seguite questo ciclo a vostro rischio e pericolo!

Nel 1967 Chuck Norris e Bob Wall fondano una scuola di arti marziali. «Con me come capo istruttore e le capacità organizzative di Bob, le scuole ben presto divennero tre»: questa, come ogni altra citazione in cui non sia diversamente specificato, è parola di Chuck presa dalla sua autobiografia Against All Odds. My Story (2013).
Nel 1970 una grande compagnia si offre di rilevare le palestre di Chuck e Bob per farne un franchise, e i due lottatori fanno un semplice calcolo: «Il 2% di centinaia di palestre è di più del 100% di tre palestre», così vendono: ricevono 60 mila dollari a testa e in più una percentuale mensile di circa 3 mila dollari. Diciamo che i due hanno fatto il colpaccio.

Uno dei vari titoli di un film dal successo inaspettato

Per un colpo messo a segno, però, ne arriva uno che entra e fa male. Il rapporto con la moglie Dianne Holechek è ormai incrinato e nel 1972 i due si separano: la donna va via portandosi dietro i due figli.
Chuck è distrutto, ha successo negli affari e nello sport ma l’aver perso la propria famiglia lo getta in una profonda depressione. Cercando di tirarsi su e pensare al lavoro, si ricorda che quattro mesi prima il suo amico Bruce Lee gli ha telefonato, dicendogli che ha fatto un paio di film ad Hong Kong che hanno avuto più successo del previsto ed ora ne ha uno in lavorazione in cui c’è un ruolo per lui: gli interessa?
Va specificato che quello al telefono non era più il Bruce Lee di prima

Raro titolo italiano, direttamente dall’Archivio Etrusco!

Quando nel 1967 Chuck Norris ricevette una telefonata dall’amico per partecipare a The Wrecking Crew, alla cornetta c’era Bruce Lee: personal trainer delle star, attore caratterista e saltuariamente consulente per il cinema. Più di questo, in una terra profondamente razzista, non poteva fare.
Ad Hong Kong invece Lee era un attore noto da anni, per le commedie sentimentali che aveva interpretato da ragazzo, quindi ha subito trovato lavoro come attore protagonista in un piccolo film della Golden Harvest. Come già raccontato, sono gli anni in cui questa piccola casa sta osando l’inosabile: fare concorrenza alla Shaw Bros, potente regina del cinema locale. Quest’ultima ha decine di star, lo prenderebbe pure Bruce ma sarebbe uno fra tanti: la Golden Harvest ha appena dato ospitalità al re decaduto Jimmy Wang Yu, quindi un fenomeno come Lee sa riconoscerlo e sa valorizzarlo.

Il primo “credit” di Chuck

Wang Yu ha appena inventato una bazzecola, cioè il cinema di arti marziali come noi lo conosciamo: con il suo La morte nella mano (27 novembre 1970) ha appena gettato le basi per un genere già in embrione in precedenti titoli ma mai così esplicito. È un prodotto rozzo e ridicolo, ma i produttori si rendono conto che al pubblico piace il genere. Quasi un anno dopo, il 31 ottobre 1971, l’entusiasmo della gente mette a rischio la quiete pubblica, quando gli spettatori vedono The Big Boss. Dopo millenni passati a chinare il capo davanti a tutti, e in un periodo in cui tanti poveri erano costretti ad emigrare per andare a fare gli schiavi all’estero, Bruce Lee fa sul grande schermo quello che nessun cinese ha mai osato sperare di vedere: un povero che prende a calci in culo un potente. Il successo non ha eguali nella cinematografia mondiale del periodo.

Chuck è arrivato…

Quello che chiama Chuck Norris al telefono nel 1972 non è più lo stesso Lee: ora è la superstar di Hong Kong, è il re del kung fu, è il paladino degli oppressi, l’idolo delle masse, è quello che tutti chiamano Maestro e che tutti i maestri odiano: chiunque ad Hong Kong conti qualcosa, ha motivi per volere male a Lee. Poi ci si stupisce delle infinite leggende che ruotano intorno alla sua morte…

Norris all’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma (meglio noto come Fiumicino)

Dopo aver preso a calci in faccia Dean Martin, il cinema non sta smaniando per avere Chuck sul set, invece lo chiama il dio di Hong Kong che lo vuole in un suo film: solo un pazzo rifiuterebbe. E Norris non è un pazzo.

«Voglio te come avversario. Ci affronteremo nel Colosseo, a Roma: due gladiatori in un combattimento all’ultimo sangue! E quel che è meglio, potremo coreografarlo noi stessi. Ti prometto che il combattimento sarà il momento più alto del film.»

Questa è l’entusiastica proposta di Lee, nel ricordo di Chuck, il quale riporta questo incredibile dialogo:

Chuck: «Splendido… Ma chi vince?»
Bruce: «Io: sono la star!»
Chuck: «Ah, quindi tu batterai l’attuale campione del mondo di karate?»
Bruce: «No, io ucciderò l’attuale campione del mondo di karate!»

Chuck scoppia in una risata ed accetta. E vorrei pure vedere!

Va be’, facciamo che mi batti, va’…

In realtà la storia sembra essere diversa, malgrado non abbia trovato fonti certe. Le biografie di Lee affermano che lui chiese prima a Joe Lewis se fosse interessato al ruolo, il campione che era stato battuto da Chuck nel 1967 e da allora fra i due non corre buon sangue: lo dimostra il fatto che Norris nella propria biografia non accenna minimamente di essere stato una seconda scelta, come invece affermano altre fonti.
Malgrado le biografie di Lee non riportino la fonte delle affermazioni di Lewis, pare che al lottatore non piacesse il fatto che Bruce cercava un occidentale da prendere a calci, e che dal film risultava l’idea che le arti marziali asiatiche fossero migliori delle occidentali, quindi rifiutò. Ci sarà un motivo se Joe Lewis è il grande mito mancato del cinema marziale…

Già nel 1972 Chuck sfoggia tutto il suo talento attoriale!

Norris non è mai stato in Europa e chiede all’amico Bob Wall di accompagnarlo, il quale ovviamente non si fa scappare l’occasione, che sarà molto più promettente di quanto creda. Al loro arrivo all’aeroporto Fiumicino di Roma, infatti, i due lottatori scendono e si ritrovano inquadrati da una troupe cinematografica: scoprono che quelle scene finiranno nel film, perché non è che si può perdere tempo a fare altre riprese dello stesso arrivo in aereo di Chuck!

Per puro caso, Robert “Bob” Wall esordisce con Chuck

C’è però un problema: Bob Wall è entrato nell’inquadratura. E va be’, infiliamo anche lui nel film, che problema c’è? Ad Hong Kong facciamo un po’ come ci pare. Bob non sa che gli si sta aprendo davanti un’intera vita di notorietà… e per puro caso!

Bob Wall: l’uomo giusto al momento giusto

All’epoca Bruce pesa 65 chili mentre Chuck 73: la differenza è un po’ poca, Lee vorrebbe un avversario molto più “grosso”. Con grande gioia di Chuck, per le successive due settimane smette di allenarsi e mangia a sbafo, che tanto paga la Golden Harvest e gli altri co-produttori, e mette su i chili richiesti.

Per favore, mi cacciate via quel gatto?

Intanto insieme a Bob Wall fa il turista per Roma: visita la Basilica di San Pietro, la fontana di Trevi (magari con Totò che cerca di vendergliela!) e Villa Borghese, insomma il pacchetto completo.

«Trovai un ristorante dove potevo fare il pieno di pasta e di gelato italiano, il migliore che abbia mai assaggiato. Quasi ogni sera mangiavamo alla Taverna Flavia in Trastevere.»

Dura la vita dell’attore marziale, eh?

Chuck Norris e il produttore italiano del film, Riccardo Billi, durante le riprese

Chuck e Bruce entrano nel Colosseo e lo studiano, entrambi rapiti dalla grandezza del monumento.

Attenzione: avvistato Chuck Norris sul Colosseo!

C’è voluto solo un giorno a creare la coreografia della scena del loro scontro, ma ne serviranno tre per girare la sequenza.

Spero si capisca che non siamo più nel vero Colosseo

«Sebbene fosse un regista esordiente, Bruce sapeva cosa voleva e come la cinepresa dovesse inquadarla. […] Quando mi uccide, alla fine del combattimento, mi copre con la mia uniforme in modo molto rispettoso e cerimoniale. Come aveva predetto, la nostra scena di combattimento è diventata un classico.»

Purtroppo l’unico motivo per cui questa scena è un classico è che The Way of the Dragon è l’unico film marziale sopravvissuto di quell’èra, l’unico conosciuto anche dagli spettatori che non hanno mai visto un combattimento al cinema. Se però lo confrontiamo con le cialtronate coetanee di Wang Yu, ovviamente è mille volte superiore.

Una sequenza “leggermente” famosa

Ad Hong Kong Lee trascina Chuck e Bob allo show televisivo “Enjoy Yourself Tonight”, un classico late show molto in voga all’epoca nella città, e qui i due lottatori occidentali accettano l’invito del conduttore di dare una dimostrazione marziale. Rompono tavolette e si lanciano in un combattimento simulato… che non sa molto di simulazione. Chuck tira un calcio volante che colpisce Bob in pieno petto e lo manda a volare per lo studio. L’atleta si rialza come se niente fosse.

Il primo scontro fra Bruce e Bob

Il conduttore chiede a Bob di fargli vedere la protezione che usa, e l’atleta dice: «Quale protezione?» Si apre la giacca del gi e si vede lo stampo del piede di Chuck Norris! Hong Kong impazzisce e il giorno dopo Lee si presenta con un giornale locale: un maestro del posto ha appena sfidato Chuck!

Bob Wall, Bruce Lee e Chuck Norris allo show “Enjoy Yourself Tonight”

La sfida è un’usanza locale che Lee conosce bene, visto che appena uscito il suo primo film praticamente ne riceve una al minuto. Consiglia a Chuck di lasciar stare, si tratta solo di gente in cerca di pubblicità, ma Bob la pensa diversamente: lui ha solo una minuscola parte nel film in lavorazione, e forse è più in cerca lui di pubblicità del tizio sfidante. Così Bob Wall si presenta allo show televisivo la sera successiva, con questa incredibile dichiarazione:

«Il mio istruttore, Chuck Norris, è stato sfidato da uno spettatore. Chuck è un lottatore migliore di me, quindi io sfido lo spettatore, chiunque sia, a combattere con me per vedere se è qualificato per affrontare lui. Il nostro combattimento avverrà in questo show così che tutti ad Hong Kong possano vederlo, perché lo pesterò a sangue.»

Lo sfidante non si è mai fatto avanti, e nessuno ha più sfidato Chuck ad Hong Kong.

E se becco chi m’ha sfregiato la faccia, glie mando Chuck a casa!

Finite le riprese, Chuck e Bob tornano alle loro vite e si dimenticano del film, che in fondo è stata una divertente vacanza spesata in Europa ed Hong Kong. La pellicola è stata girata unicamente per il mercato locale, perché agli asiatici piace vedere dei tronfi occidentali fare la figura dei buffoni e venir presi a calci. Poi però succede qualcosa di inaspettato: il 30 dicembre 1972 esce nei cinema di Hong Kong The Way of the Dragon e due mesi dopo esplode in Europa una mania marziale come non se ne è mai vista né mai si vedrà. Davanti a tutti c’è l’Italia, dove più gli intellettuali di sinistra accusano di fascismo i “film di menare“, più il successo è travolgente: spettatori di ogni estrazione sociale, di ogni sesso e religione invadono i cinema e decretano il successo immortale di pellicole che definire approssimative è già un complimento.

D’un tratto, asiatici e occidentali amano gli stessi film di menare!

Un giorno del 1973 Norris nota qualcosa di strano: ma quel film che ogni singolo cinema della città sta proiettando… non è quella roba di Hong Kong che ho girato con il mio amico Bruce? Costato una sciocchezza come 240 mila dollari – probabilmente molti dei quali usati per pagare i ristoranti a Chuck e Bob! – alla fine il film ha guadagnato 80 milioni di dollari nel mondo. Anche per una particolarità che all’epoca lo rende unico: in mezzo ai soliti lottatori asiatici c’è un tizio americano. Un certo Chuck Norris. È l’inizio del mito.

Cosa dice il Mito? Mira el dito!

Intanto Chuck riesce a riappacificarsi con la moglie Dianne, così da avere una nuova opportunità per recuperare il rapporto con i figli Eric e Mike – entrambi futuri attori non proprio memorabili – che dura ancora oggi.
L’urlo di Chen ha appena lanciato la carriera di Chuck: vedremo come svilupperà.

L.

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19 risposte a Chuck Norris 2. L’urlo di Chen (1972)

  1. Cassidy ha detto:

    Quando hai la possibilità di scrivere del Maestro Bruce Lee hai sempre una marcia in più, altro gran pezzo e confermo la mia impressione della scorsa settimana, finalmente Chuck Norris raccontato come si deve! Quindi, facendo un giro molto lungo, dietro la scena del piedone di Kareem Abdul Jabbar sulla tutina gialla di “Game of death” è iniziata con un calcio di Chuck 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahahah vero, chissà se l’idea dell’orma del piedone è nata da quella trasmissione 😀
      Bruce aveva già invitato un occidentale a fare il cattivo, per “Dalla Cina con furore” aveva chiamato Robert Baker, ma a parte un po’ di circo non gli fa fare molto, e poi non è un volto noto. Chuck era un campione internazionale e Kareem era mille volte più famoso, oltre che una pertica che poteva usare Lee come stuzzicadenti: sono personaggi che hanno impresso a fuoco la loro immagine nel mito, mentre il povero Baker è rimasto noto giusto ai fan più stretti di quel film.

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  2. Kuku ha detto:

    Che storiona pazzesca!
    Sono pazzesche queste lavorazioni raffazzonate per via di tutti questi aneddoti che si portano dietro. Ma dai, non ci credo…Chuck che scende dall’aereo e lo filmano? E se si fosse scaccolato?
    Esiste ancora la taverna Flavia?

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  3. Zio Portillo ha detto:

    Bellissimo post Lucius. Complimenti! Dopo mesi di venerdì da piangere e da mettersi le mani nei capelli, finalmente una rubrica coi fiocchi. Bravo.

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  4. Conte Gracula ha detto:

    Chissà come sarà oggi, coi social, l’usanza di sfidare attori marziali a caso. Che ne so, la nonna di Statham (il nipotino dice che pure lei potrebbe fare gli stunt di un cinecomic) potrebbe sfidare Scarlett Johansson 😛

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  5. Spector ha detto:

    Articolo fantastico come sempre. Complimenti.

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  6. Giuseppe ha detto:

    Che dire: parlando di Maestri non poteva che venirtene fuori un post magistrale, e infatti così è stato 😉
    P.S. Tutto sommato un po’ di horror tornerà comunque anche con Chuck, quando un decennio dopo l’Urlo di Chen sarà costretto a scontrarsi con quel cattivone di Brian Libby… 😉

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