È esistito un tempo in cui la passione marziale ha spinto alcuni visionari a tentare una strada senza uscita: portare il “cinema di menare” in TV. Per lo più sono esperimenti falliti, ma hanno comunque lasciato tracce importanti nell’immaginario collettivo. Ecco le loro storie.
Questo post fa parte anche del ciclo dedicato alla Z che incontra la K!
Nella sua autobiografia True Strength. My Journey (2011) Kevin Sorbo racconta la profonda delusione di essere stato protagonista di un grande successo televisivo che ha sdoganato il fantasy in TV, cioè “Hercules”, per poi all’improvviso ritrovarsi l’ultimo di una serie di prodotti-cloni che, sebbene suoi “sudditi”, incassavano molto più del “re”. Questo l’ha spinto a rifiutare ogni offerta di proseguire la serie e, per nostra fortuna, è andato a lavorare in quel gioiello fanta-militare che è “Andromeda” (2000).
Certo, la serie principalmente “incriminata” è “Xena”, nata nel 1995, e visto che il produttore di “Hercules” poi ha sposato la relativa attrice è ovvio che le attenzioni erano tutte per la guerriera, con il povero ercolino a reggere il moccolo, ma certo la nascita nel 1998 di “Young Hercules” con il giovane Ryan Gosling è stata un’altra bella pietra sul cuore di Sorbo. (E sappiamo che l’attore ha già i suoi bei problemi di cuore.)
Dubito che Sorbo pensasse ad una serie fuori da quel circolo produttivo, ma sempre in quel 1998 – un anno prima che l’attore decidesse di mollare “Hercules” – la nascita di “Mortal Kombat: Conquest“, cioè un prodotto fotocopia della formula “Hercules” ma con personaggi vagamente ispirati al noto videogioco, mi piace pensare abbia contribuito al profondo dispiacere del nostro Ercolino.
Distribuzione
La CVC porta in videoteca nel marzo 2000 una VHS dal titolo Mortal Kombat. Il mito in cui raccoglie il doppio episodio L’eterno guerriero che fa da introduzione alla serie TV.
Di questa cassetta esiste anche una rarissime versione DVD, targata MHE / CVC.
All’epoca noleggiai questa cassetta in videoteca e apprezzai molto gli splendidi combattimenti, apprezzai Bernhardt in splendida forma e feci la conoscenza di Kristanna Loken che è sempre un bel vedere, in attesa di rivederla spietata ginoide in Terminator 3 (2003).
Poi Italia1 da settembre del 2001 (prima data di cui ho trovato conferma sui quotidiani dell’epoca) comincia a trasmettere la serie con il semplice titolo “Mortal Kombat“, alle 19 di sera, fino al novembre successivo. Ho trovato pochissime tracce di questi episodi, e a memoria dubito che sia stata trasmessa l’intera serie.
Invece Italia1 ha trasmesso tutto (o parecchio) nella replica notturna iniziata nel luglio 2004, di cui ho salvato solo le scene di combattimento su cassetta, com’era mia abitudine.
Il valore che l’emittente dava alla serie era chiaro: “Young Hercules” alle 9,55, “Xena” alle 10,25, “Baywatch” alle 11,25, “Buffy” alle 15,00, “Sweet Valley High” alle 16,00, “Una bionda per papà” alle 17,30, “Ally McBeal” alle 20,10, e “Mortal Kombat” a notte fonda.
Nel novembre 2006 la Sony Pictures presenta un DVD italiano che raccoglie tre film televisivi distribuiti in solitaria negli Stati Uniti, i quali non sono altro che fusioni di episodi con tematiche ricorrenti: il DVD raccoglie dunque un totale di sei episodi della serie TV.
I tre “film” in questione sono:
- Queen, fusione degli episodi La casa del falco (1×06) e A sangue freddo (1×18)
- Kreeya, fusione degli episodi Donne dominatrici (1×16) e Equilibri di potere (1×20)
- Quan Chi, fusione degli episodi Lotta interiore (1×09) e Festival di morte (1×14)
L’eterno guerriero
Una breve introduzione ci rispiega il torneo chiamato Mortal Kombat, dove ad ogni generazione i giovani lottatori dei vari mondi si sfidano in un inter-mondo e se perdono i loro mondo cade nell’oscurità dell’imperatore Shao Kahn. Ma poi che fanno, la generazione dopo se vincono quel mondo esce dall’oscurità? E visto che solo uno può vincere il torneo, significa che tutti i mondi tranne uno sono nell’oscurità? Boh, non è chiaro.
Comunque l’imperatore Kahn ha un campione speciale, lo stregone guerriero Shang Tsung, interpretato da Bruce Locke, la cui carriera è stata lanciata dal divertente ma sfortunato Robocop 3 (1993), in cui soddisfaceva la “voglia asiatica” di Frank Miller interpretando il robo-giapponese-bruce-ti-spacco-il-culo-lee-che-muoio-con-uno-schiaffo. Ah, un giorno Miller dovrà rendere conto delle ferite che ha inferto a Robocop.
La Terra è la gemma dell’universo, per motivi ignoti, ma ha una grande sfortuna: è protetta da Rayden Enel, dio di Luce e Gas, curiosamente interpretato dallo stesso Jeffrey Meek che interpreta Shao Kahn.
Rayden ha trovato un guerriero fenomenale, Kung Lao, da destinare all’imminente Mortal Kombat, e gli fa un discorso motivazionale che suona all’incirca così:
«Questa è la Via… e io te ce Mando!»
Jon Favreau prende appunti: questa me la rivendo per “The Mandalorian“.
Di natali filippini ma cresciuto a New York, Paolo Montalban appartiene ad una famiglia di musicisti e non ci sono tracce di addestramento marziale, eppure nei panni di Kung Lao è assolutamente convincente come eroe “di menare”, anche perché a parte i primi piani poi il personaggio è sempre interpretato da ottime controfigure.
Il suo Kung Lao durante questo doppio episodio percorre una strada già battuta, cioè quella dell’irresponsabile che capisce l’importanza del suo destino ed accetta di diventare eroe. Scelto per salvare la Terra nel prossimo Mortal Kombat, Kung Lao al nostro pianeta non ci pensa mica, perché lui per la testa c’ha la fi…glia del ricco Reyland.
Il personaggio di Reyland (John Reilly) è curioso, disprezza Kung Lao perché non si fa pagare per salvare la Terra e vuole dare in sposa la propria figlia a qualche ricco mercante, mentre il mondo rischia di cadere nelle tenebre: che sia una critica al cieco capitalismo? O più semplicemente una pessima sceneggiatura?
Tutti vivevano felici a palazzo, finché non è arrivato Kung Lao a rompere… l’equilibrio. Dopo un minuto dall’aver messo piede nella casa di Baron Reyland le forze del male si scatenano.
Dalla miniera di Pessime Sceneggiature in cui è finito, Shang Tsung quando non dice cose stupide manda demoni malvagi ad attaccare i nostri eroi, ma per fortuna Kung Lao e la sua Jenna possono contare sull’aiuto della guardia Siro: un Daniel Bernhardt più Bernhardt che mai, in uno dei suoi ultimi ruoli da attore prima di limitarsi alle controfigure.
Baron Reyland è così ricco che ha due sole guardie a palazzo, una buona e una cattiva, quindi basta poco a mandarlo in rovina. Per non parlare della sua servitù, formata interamente da una ladruncola presa per strada: Taja, interpretata dalla giovanissima Kristanna Loken.
Le principesse sono nate per essere rapite, perciò quando le forze del male guidate da Shang Tsung si accattano Jenna, i nostri tre eroi – Kung Lao, l’ex guardia Siro e l’ex ladra Taja – sono gli unici tre che possano partire per Altroquando (cioè Outer World) e liberarla, guidati da Lord Luce e Gas.
Così si conclude il doppio episodio che getta le basi della serie, presentando i protagonisti e alcuni nemici principali.
Ovviamente all’epoca non mi ha messo alcuna curiosità di continuare la storia, non morivo dalla voglia di sapere come avrebbero liberato quella mosceria di Jenna, comunque poi (purtroppo) ho avuto modo conoscere l’intera storia.
Conquest con la K
La sceneggiatura della serie è brutta esattamente come il primo e il secondo film: una imbarazzante congerie di asinini luoghi comuni fantasy inframmezzati da minacce di morte a secchiate, nella antica tradizione americana. “Ora ti uccido”, “Mado’, se ti prendo ti uccido così male che morirai di morte morta”, “Rincorrerò tutte le tue reincarnazioni per ucciderti all’infinito”. Ovvio che alla quindicesima minaccia di morte nella stessa frase non si può che sperare nella propria, di morte, così da non dover sentire più ’ste porcate. Sia chiaro che non è un difetto della serie: molti apprezzati fumetti Marvel usano lo stesso identico stile, tipo quando Wolverine e Hulk, impossibilitati a morire, si minacciano di morte cento volte in una sola storia. La serie è solo uno dei frutti di un albero malato.
Assodato che “Mortal Kombat Conquest” (che la VHS del 2000 scrive “Kombat” nel titolo italiano!) è una stupidata imbarazzante, passiamo alla vera forza della serie: la grande parata di combattimenti acrobatici, eseguita da splendidi atleti. L’unico motivo per cui ancora oggi merita di essere vista. (Magari andando avanti veloce nelle stupide parti parlate.)
Per dare subito il “La” alla serie, il primo episodio dopo il doppio introduttivo si apre con l’allenamento di Sub-Zero: interpretato dal titano J.J. “Loco” Perry, controfigura dei primi due Kombat film e qui “promosso” a piccola parte, anche se il suo vero contributo alla serie è quello di controfigura del protagonista Montalban in tipo il 75% delle scene in cui è inquadrato!
Chiamare l’uomo che dieci anni dopo creerà lo stile di combattimento di Boyka è un chiaro segnale che la marzialità nella serie sarà di quelle buone, così avremo un esercito di stuntman d’alto livello – tra cui mi piace citare il giovane vietnamita Johnny Nguyen, futura star marziale di ottimi film – e avremo addirittura demoni che gli danno giù di capoeira.
Ogni episodio ha dai tre ai quattro combattimenti ghiotti, dove Bernhardt può tirare i suoi lunghi calcioni e gli stuntman possono lanciarsi in coreografie volanti deliziose. In un periodo arido, dove la saga di Matrix è il miglior prodotto marziale occidentale, per noi poveri malati “di menare” questa serie era una delle poche consolazioni, proveniente da una TV che in quel periodo storico era molto più marziale del cinema.
Visto che per motivi a me ignoti tutti amano Mortal Kombat e odiano Mortal Kombat 2, malgrado dicano le stesse stupidaggini, non posso consigliare questo “Mortal Kombat Conquest”, perché sicuramente non rispetta gli altissimi standard qualitativi del kubrickiano primo film di Anderson.
Se invece siete di bocca buona e vi piacciono le arti marziali di qualità in video, allora è la serie che fa per voi: la trovate tutta in inglese su YouTube (tanto la sceneggiatura non merita di essere seguita) per gustarsi un po’ di combattimenti vintage, essendo passanti in effetti vent’anni dalla loro uscita.
Che Shang Tsung si prenda l’anima di tutti gli sceneggiatori di “Mortal Kombat”, ma ci lasci i coreografi e le controfigure bravissime.
L.
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Non ricordo di averne visto nemmeno mezzo episodio anche se ne ho sempre sentito parlare, della sua esistenza almeno, perché come hai detto quando si parla di “Mortal Kombat” viene apprezzato solo il primo film, peccato perché tra Daniel Bernhardt e la Loken penso che avrei gradito, ma Italia 1 era troppo impegnata a trasmettere “Una bionda per papà” (gulp!). Cheers
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Le trame non so se consigliartele, erano palesemente la versione MK di “Hercules” (quel tipo di falso fantasy televisivo parecchio sopra le righe), ma i combattimenti erano qualcosa di eccezionale, con grandissimi stuntman, coreografie acrobatiche e tanta roba buona. Non a caso conservavo esclusivamente quelli, dalle registrazioni notturne di Italia1 😛
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Certo era molto più facile riuscire a vedere “Hercules” o “Xena” che non “Mortal Kombat”, considerato l’orario problematico (quello del ghetto di regola riservato dall’emittente alle serie a cui NON credeva) ma, in qualche maniera, io c’ero riuscito comunque. E’ pur vero che le trame, più di una volta, riuscivano a farmi sembrare “Hercules” un capolavoro bergmaniano a confronto ma, soprassedendo su tutto il resto, a contare davvero erano i combattimenti (appunto) 👍
P.S.
Lo sceneggiatore scarso mostra tutto il suo disagio
mettendo in ogni dove un demone malvagio
ma lasci perdere, se non sa cosa inventare
ci basta Daniel Bernhardt, qua, a menare 😉
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La poesia finale andrebbe stampata sulle locandine delle immaginarie edizioni home video della serie 😛
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Di questa ho sentito parlare ma l’ho sempre evitata come la peste. Dai, un’occhiata ai combattimenti su youtube ora gliela do…
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Se ti piace lo stile marziale acrobatico dei Novanta, è un gioiellino 😉
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Hai trovato il miglior modo possibile per farci accettare serenamente il rinvio del post sulla serie dalla barba tinta!
Già all’inizio, con l’autobiografia di Sorbo, mi hai preso all’amo, figuriamoci dopo! 🙂
Concordo con quanto espresso nel pezzo sulla serie, di marzialità ce n’è e questo costituisce l’aspetto più lodevole, mi mangio le mani perché, pur da grande fan di MK e tutto ciò che ne deriva, all’epoca delle proiezioni TV o per orari o per distrazione o per contingenze…non ne ho usufruito!
Però nel tempo mi sono un po’ rifatto beccando qualche combattimento qua e là anche in inglese (come hai segnalato, lode a youtube), tanto il menare…ha un linguaggio universale! 🙂
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Per fortuna le arti marziali sono un linguaggio franco senza bisogno di traduzione, ed è l’unico che meriti di essere ascoltato della serie 😉
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Come serie non mi dispiacque molto però di vedeva che non avrebbe mai sfondato. Oggi infatti è praticamente impossibile rivederla o ritrovarla per intero, a meno che non si faccia una ricerca dettagliata
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Come detto, ufficialmente in home video italiano sono usciti solo due prodotti, uno con il doppio episodio iniziale e uno con sei episodi a casaccio, e visto che Mediaset replica solo tre o quattro serie da quarant’anni, non c’è alcuna speranza di vederla in italiano… a meno di cercare al di là dei distributori ufficiali 😛
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Devo ancora leggere l’articolo, ma intanto do la mia opinione non richiesta sulla questione Hercules: se qua e la veniva superato da altre serie di pari valore (roba mitoclasta di ogni tipo) forse era il personaggio, il problema.
Lo Hercules televisivo era caratterizzato come un misto tra Bud Spencer e san Francesco, quello mitologico aveva elementi più brutali, aveva più hubris.
Xena, nata proprio in Hercules, partiva con un’aura da antieroe in cerca di redenzione che la rendeva più interessante.
E non escluderei che Xena e la compagna Olimpia, come donne, erano più belle di quanto lo fossero Hercules e Iolao come uomini 😛
(Comunque, le puntate comiche e parodistiche di Hercules non erano male XD )
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Ciò che seccava Sorbo, stando alle sue stesse dichiarazioni, non era la qualità delle serie – che erano diverse, studiate per acchiappare pubblici diversi (Ercolino per la mamma, Xena per il papà, Young Hercules per il figliolo) – bensì l’impegno messo. Vedeva che gli autori migliori e gli sforzi maggiori erano impegnati sulle altre serie, e ad “Hercules”, che teoricamente era la prima e più importante, rimanevano gli scarti. Avere poi un produttore coinvolto sentimentalmente con Lucy Lawless fa capire che appena girava una cosa buona, se la beccava Xena. Ed Ercolino muto!
Per girare sei stagioni guadagnando sempre tanto vuol dire che Ercolino Bud Francesco piaceva, e pure parecchio, e visto che Sorbo era ricoperto di offerte per rimanere in serie, dopo tutto quel tempo, mi sembra chiaro che funzionava eccome. Ricorda sempre che parliamo del pubblico televisivo americano, una specie a sé.
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È per questo che, dopo un paio di stagioni, gli interpreti furbi entrano pure in produzione ^^ se non l’ha fatto, Sorbo ha perso l’occasione di tirare dentro scrittori più abili (non che quelli della dolce EuXena – e il Male se la fa sotto dalla paura – fossero poi questi grandi campioni, eh) se l’ha fatto solo mettendoci due spicci, beh… errore!
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Non sembra essere stato produttore, dubito non gli sia venuto in mente: magari era un giro talmente grosso che era difficile entrarci. Però ha imparato dall’esperienza, infatti andandosene e creando “Andromeda” l’ha fatto in modo che fosse chiaro a tutti che la serie era sua, sia come produttore esecutivo che padre nobile. Ci sono state tante scelte sbagliate, ma in compenso sono cinque stagioni gloriose che personalmente considero di gran lunga superiori ad Ercolino, anche perché quella serie ha dimostrato che la space opera era ancora viva in TV, come di lì a poco avrebbe dimostrato anche BSG.
Però Ercolino lo porta nel cuore, così nella cabina del capitano Sorbo c’è una spadona ^_^
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Sentita nominare si, vista no.
Però per il solo fatto che ci sia “Loco Perry” nel cast tecnico, significa che merita di essere vista. Se c’è su YouTube una scorsa veloce gliela dò più che volentieri.
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I combattimenti meritano, tenendo però presente che sono gli anni Novanta.
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Ok, letto.
Sicuramente la serie non era un prodigio, però sembrava in qualche modo più “Mortal Kombat” di entrambi i film messi insieme.
Forse erano migliori gli attori (Lambert non era il solo ciocco di legno inespressivo del primo e anche nel secondo c’erano dei bei cadaveri plastinati) oppure non so, non vedo la serie dai tempi in cui la passavano di notte.
Sappiamo che non era per la storia (né per il finale, una porcata insulsa in cui ti vien da dire “maledetto Shao Khan, se potevi fare questa roba, perché non l’hai fatta subito?”… e nemmeno ricordo cosa avesse fatto di preciso, giusto i risultati.
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Bernhardt sarebbe lusingato di sapere che lo consideri un attore migliore di quelli del cinema, quando nessuno lo faceva 😀
Non ricordo il finale, la serie l’ho vista una volta solo vent’anni fa e vomitavo durante tutta la parte dei dialoghi: mi interessava solo l’alta qualità dei combattimenti e quella ancora oggi è un gran bel vedere.
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Shao Khan batte tutti gli avversari, buoni e cattivi, senza sforzo apparente 😛
L’ha menata in modo inconcludente per un sacco di episodi, quando gli sarebbe bastato sollevare il sedere dal trono e fare qualcosa.
Risibile.
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Per fortuna non lo ricordavo…
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La serie come trama era pezzentissima, ma le scene di combattimento erano spettacolari
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Perfettamente d’accordo.
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