L’Era Weissmuller è finita e un nuovo volto arriva ad impersonare il re della giungla: il trentenne newyorkese Lex Barker.
Mollata Princeton per inseguire il sogno del cinema, va in guerra dove conquista i gradi di maggiore e riesce ad ottenere un contratto dalla 20th Century Fox. Però risulta troppo alto per fare il protagonista e si ritrova ad essere una comparsa. La RKO invece gli regala il successo chiamandolo a sostituire Weissmuller: diretto da Lee Sholem, eccolo impegnato in Tarzan’s Magic Fountain.
Uscito in patria il 5 febbraio 1949, fa capolino in Italia in anteprima il 24 aprile 1950 per poi uscire ufficialmente il 10 luglio successivo con il titolo Tarzan e la fontana magica.
Riapparso per decenni nei cinema nostrani, sbarca in TV dal 10 luglio 1982 e conosce una prolifica vita in VHS – M&R, Ricordi, Skorpion, Pantmedia, Domovideo, CDE – prima di scomparire nel nulla: non si hanno sue notizie italiane dopo gli anni Novanta.
Sol Lesser ormai sforna tarzanidi a ripetizione per la RKO e non è che può spendere chissà che cifre, così si fa un bel lavoro di “copia e incolla”: la città della Valle Azzurra è quella già utilizzata per Tarzan e la donna leopardo (1946) e si riciclano spezzoni di girato per Tarzan e le amazzoni (1945), e via dicendo.
Anche perché l’unica grande protagonista del film è solo lei: Cheeta.
Dopo aver assistito a vari scherzi di scimmia – tipo attirare a riva una tartaruga usando del cibo legato ad una corda, per poi venir sputata (giustamente) dalla tartaruga, che è l’unica al mondo a poterlo fare – Cheeta trova un portasigarette che si scopre essere appartenuto a Gloria James (Evelyn Ankers), pilota scomparsa da vent’anni: chissà che fine ha fatto?
Tarzan si fa scuro in volto alla notizia, ma porta lo stesso l’oggetto all’ufficio postale della giungla – perché le Poste arrivano anche lì – dove scopre che dopo vent’anni c’è un uomo che ancora spera di ritrovare la donna: è Douglas Jessup (Alan Napier), ingiustamente incarcerato. Solo Gloria ha le prove per salvarlo.
Tarzan va nella Valle Azzurra, prende Gloria e la manda a salvare l’uomo: con la velocità del lampo e del baleno abbiamo un inizio davvero sbrigativo e straordinariamente superficiale.
Scopriamo che Gloria è ancora giovane perché nella Valle Azzurra c’è una fontana di eterna giovinezza (e salute) che però deve restare segreta, altrimenti troppa gente disonesta cercherebbe di metterci le mani.
Appena liberato, Douglas sposa la sua salvatrice Gloria e i due vorrebbero andare a vivere nella Valle, ma Tarzan – che è l’unico che conosce la strada – si rifiuta: ha giurato che non l’avrebbe rivelata a nessuno e rispetterà la promessa. Così a guidarli ci pensa Jane (Brenda Joyce al suo ultimo ruolo: darà l’addio al cinema e per i successivi 60 anni gli starà lontana.)
La domanda sorge spontanea: se la strada per la Valle Azzurra è nota solo a Tarzan… com’è che la sa anche Jane? Infatti non la sa e si perdono, così Tarzan dovrà seguire a distanza la comitiva per proteggerla.
Ma due che li accompagnano sono dei biechi avventurieri che vogliono sfruttare la fontana magica per i propri scopi: tra loro e alcune solerti guardie della Valle ci saranno molti pericoli per Tarzan e Jane.
Non lasciatevi però ingannare da questa trama, del tutto buttata via a casaccio: tutta la scena è solo ed unicamente per Cheeta!
Faccette buffe, scherzi alle compagne scimmie, linguacce e addirittura un ruttino: non si fa mancare nulla questa piccola grande protagonista, mentre l’intero cast è fermo sullo sfondo con sorrisi ebeti ad applaudire.
Ogni scena è studiata in funzione della gag finale di Cheeta, e visto che già la storia non è che sia gran che brillante – in pratica è un rimaneggiamento tarzanide del romanzo She (1887) di H. Rider Haggard, che anni dopo diventerà il film La dea della città perduta (1965) – il tutto finisce per essere solamente una comica scimmiesca.
Barker è un ottimo Tarzan, muscoloso ma asciutto e slanciato, e le sue pose plastiche sono convincenti, anche se sembra che questo signore della giungla vada in stand by, quasi non capisse cosa succede e si immobilizza nel dubbio. Ma in fondo fa parte del fascino del personaggio.
Da notare che in questo film Tarzan usa tecniche pseudo-marziali per affrontare i cattivi, un simil-judo che fa una bella scena invece delle vaghe scazzottate hollywoodiane viste finora: se però all’attore togliessero le babbucce dai piedi la scena sembrerebbe un po’ più seria.
Il “Cheeta Show” dunque continua, e il povero Tarzan non è altro che una spalla comica di contorno…
L.
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«Applausi per Cheeta!» è sottile ma geniale, solo una delle tante trovate micidiali di questo post, sul serio, esco a compare le sigarette, o la fila alle poste, sono morto dal ridere 😀 Certo che questa Cheets è davvero una gran rompipalle, per una volto sto con la tartaruga ingiustamente molestata 😉 Cheers
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Un po’ di Cheeta fa simpatia, averla sempre in scena a fare la deficiente mette a dura prova il sistema nervoso! Povero Tarzan 😛
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Certo è che se al primo film Cheeta gli ruba il lavoro incomincia bene il Lex, fino al finale in cui la scimmia beve la fiala della fontana magica e regredisce in baby scimmia, mi pare.
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Già dall’epoca Weissmuller si era capito che la vera forza di questi film era Cheeta, e ormai ha preso pieno possesso della scena. Ma a me va bene così, visto che questo lunghissimo ciclo del venerdì è dedicato ai Monkey Movies ^_^
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In risposta alla domanda di Jane: “No, è che qua per risparmiare e riciclare a me, quando non picchio i cattivi, tocca pure fare il fermo-immagine” 😉
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Sì, sembrava proprio che il regista gli avesse detto di stare immobile per le foto di scena 😀
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