Scanners (1981) 35 anni di scansioni

Da 35 anni l’Italia è stata “scannerizzata” da David Cronenberg, e al regista scrutatore “La Bara Volante” sta dedicando uno strepitoso ciclo di recensioni che non dovete perdervi.
Oggi ovviamente Cassidy ci parla di Scanners, in contemporanea con il Zinefilo.

Scanner è una parola moderna, anzi: è una parola che trasuda modernità. Di quella modernità di una volta, quando il futuro era diverso.
Nell’Ottocento non si parla di “scanner”: in quest’epoca scansion significa in inglese quello che scansione significa in italiano: “scandire un verso”, e non c’è uno “scanditore di versi”. La parola “nasce” negli anni Cinquanta del Novecento con le scoperte medico-scientifiche: così possiamo sentir citare un infrared luminescence scanner, in un articolo di geofisica di A.Y. Sakakura (1957), e un ultrasonic scanner, in un articolo di energia nucleare di W.N. Beck (1958). È nata l’Era degli Scanner.
Nel novembre 1976 a Firenze entra in funzione un centro di medicina nucleare per individuare malattie tumorali, il cui macchinario più affascinante e su cui in pratica ruota tutto il centro si chiama Emiscanner: tutti i mezzi di informazione sono lì ad ammirare uno scanner per il cervello in grado di ricrearne le immagini su un «televisore a colori». Non è un “lettore”: riproduce ciò che vede, perciò è uno scanner. Il futuro è ormai arrivato…
Possibile che all’epoca nessuno avesse ancora trovato la traduzione italiana? Per quanto negli anni Settanta venga sdoganata in Italia la parola scanner, applicata all’ambito medico ma con punte anche in quello fotografico e addirittura spionistico, nel 1979 Editrice Nord porta in libreria A Scanner Darkly (1977) di Philip K. Dick – a quanto pare l’unica opera di narrativa con la parola “scanner” nel titolo! – scegliendo come titolo Scrutare nel buio. Be’… meglio l’originale inglese…

Nata in ambienti scientifici negli anni Cinquanta, dopo vent’anni la parola scanner è di uso comune e alle orecchie dei lettori-spettatori suona come il simbolo di un futuro imminente di alta tecnologia, dove le macchine potranno entrarci dentro ed analizzarci. Proprio come si analizzano minuziosamente dei versi: come si scandiscono dei versi…
L’idea di uno scanner che entra in uno corpo umano è propria degli anni Settanta, e un cantore del corpo manomesso come David Cronenberg non poteva certo rimanere indifferente all'”oscuro scrutare” del decennio: girando sui set del suo freddo Canada fra l’ottobre e il dicembre del 1979, decide di chiudere gli anni Settanta con la sua personale interpretazione di cosa sia uno scanner.

Il film che parla degli scrutatori!

Il film Scanners deve aspettare poi fino al 14 gennaio 1981 per uscire – prima negli USA e due giorni dopo in Canada – e per arrivare nelle sale italiane deve aspettare fino al 25 maggio 1982, distribuito dalla storica IIF (Italian International Film).
Pare che debba aspettare fino al 1987 per conoscere una distribuzione in home video, in VHS Multivision, ma già il 23 dicembre 1984 passa per un piccolo canale televisivo (Euro TV) e il 10 maggio 1985 viene trasmesso in seconda serata da Italia1: nel dicembre 1987 passerà per il mitico canale Odeon TV!
La Eagle Pictures lo porta in DVD dal 21 agosto 2007 e la Legocart lo ristampa il 27 marzo 2016.

Ok, signori: sbrighiamoci che oggi ho uno di quei mal di testa…

Così spiega “La Stampa” del 27 maggio 1982 il “potere” dei protagonisti del film:

«Uno scanner – letteralmente, scrutatore – è un signore dotato di sorprendenti qualità telepatiche, che gli consentono non solo di scrutare il pensiero altrui, ma anche di spiegarlo a suo piacimento e, a metterci tutto l’impegno, di spappolarlo.»

Va’ come m’è aumentato il mal di testa: qualcuno ha un Moment?

Il giornalista sicuramente si è affidato alla traduzione di Sandro Pergameno del romanzo di Dick, ma per fortuna nessun traduttore del film ha osato parlare di “scrutatori”: sono semplicemente schènner, come evidentemente si pronunciava all’epoca. (Poi la parola si è molto italianizzata.)
Per il giovane pubblico dell’epoca era ignoto ogni utilizzo medico-scientifico dello scanner: la parola evocava “scannamenti” e le immagini non contraddicevano questo sentore…

Ops, grazie lo stesso: non c’è più bisogno…

Di sicuro ho visto Scanners durante un passaggio televisivo, e probabilmente è stato quello del 1985 di Italia1: avevo quindi undici anni… e per dirla all’americana, il film fucked the shit out of me: “mi mise alquanto paura”.
Non ho idea del perché in casa vedemmo quel film, forse era il “titolo del momento”, forse se ne parlava in giro, non lo so. So che a pochi minuti dall’inizio del film c’è una testa che esplode… e mia madre che grida!
Ancora mi stupisce che abbiamo continuato la visione, comunque poi diventa tutto tranquillo, e nei film horror il “tranquillo” è la parte peggiore. Quei volti inquietanti e quella maledetta faccia da pazzo di Michael Ironside – che per me sarà sempre il mito di questo film – mi schiacciarono dalla paura. Alla fine… be’, la fine l’ho vista anni dopo.
Quando inizia il duello tra i due protagonisti e le vene ai polsi cominciano ad esplodere, mia madre mi ha portato via: solo mio padre è rimasto a vedere lo scontro finale, per poi raccontarcelo sbrigativamente con poche parole. Ho potuto vederlo solamente intorno al 1990, quando affittai in videoteca Terrore in sala (1984), documentario che presentava spezzoni di celebri film horror.

Il mondo non era ancora pronto per Michael Ironside…

Rivisto oggi il film, secondo me, fa ancora discretamente paura: non vorrei però che sia un mio ricordo che torna a galla.
Di sicuro è preponderante l’aspetto tecnologico, perché il buon vecchio Cronenberg qui non si limita a modificare la carne umana, a parlare della malattia e del suo rapporto con il corpo, ma aggiunge forti dose di tecnologia: di quell’informatica che all’epoca metteva davvero paura.
Siamo lontani dall’epoca dei personal computer, siamo in un periodo in cui i computer si vedono solo al cinema e sono degli enormi scassoni che sembrano poter fare tutto. In fondo è proprio mediante quegli scassoni che gli scienziati stanno “scansionando” il cervello umano…

I computer erano così sfolgoranti che servivano gli occhiali scuri!

Con un ardito twist di sceneggiatura Cronenberg rende i suoi scanner in grado di “dialogare” con i computer, un processo ignoto e che verrà ripreso – con le dovute proporzioni – solo nel 1984 con la nascita della narrativa cyberpunk.
Finora al massimo c’era stato Hal 9000 di Kubrick che leggeva le labbra mentre il capolavoro Generazione Proteus (1973) di Dean R. Koontz parlava di un computer che si accoppiava con una donna… ma parlando a voce. Cronenberg va oltre, e apre la via alla comunicazione mentale tra uomo e macchina: se nella realtà i computer cominciavano ad entrare nel cervello umano, con questo film gli umani cominciano ad entrare nel cervello elettronico.

Con questi computer da 1 k di memoria conquisteremo il mondo!

Visto che alcuni temi del film erano già nell’aria, merita aprire qui una parentesi di approfondimento.
Già nel 1969 Cronenberg parlava di telepatia nel suo cortometraggio Stereo e nel 1972 getta le basi di Scanners con l’episodio Secret Weapons della serie-contenitore “Programme X”. Stando al saggio David Cronenberg: umano, post-umano (Sovera 2011) di Stefano Ricci, quest’ultimo titolo racconta del futuro 1977 in cui una compagnia farmaceutica si è impadronita del potere, e in cui uno psicofarmacologo che si occupa di esperimenti umani fugge per unirsi alla “resistenza”, che si batte contro il potere della scienza che soggioga la civiltà. In pratica è il primo vagito del film del 1981.
Stando al citato Ricci, Cronenberg già da questo 1972 comincia a scrivere la sceneggiatura di quello che sarà Scanners, anticipando così il romanzo The Fury (1976) di John Farris, il quale scriverà personalmente la sceneggiatura per la riduzione cinematografica omonima del 1978 di Brian De Palma, con il Governo che cerca di controllare i telepati. Insomma, negli anni Sessanta e Settanta i telepati sono nell’aria, ma solo Cronenberg dà loro certi poteri.

Una classica faccia da telepate

Di telepati famosi già c’erano gli inquietanti bambini de I figli dell’invasione (The Midwich Cuckoos, 1954) di John Wyndham, diventato al cinema Il villaggio dei dannati (Village of the Damned, 1960), che nel seguito filmico della vicenda – La stirpe dei dannati (Children of the Damned, 1964) – diventano bambini dai poteri psichici che devono difendersi dal Governo.
C’è poi il romanzo Fossa d’isolamento (The Children of Light, 1960) di Henry Lionel Lawrence che è diventato il film Hallucination (The Damned, 1962) dove abbiamo altri bambini telepati studiati dal Governo, stavolta nati da radiazioni.
Certo che ‘sto Governo ci fa sempre delle figure barbine…

Patrick McGoohan: vero scanner-maker!

Con i suoi schermi a cristalli liquidi e le sue letterine verdi su sfondo nero – lo standard dell’epoca, e io da bambino ho avuto il piacere di scrivere su quei computer rudimentali! – Cronenberg si prende gioco del “futuro dell’epoca”, perché la volontà umana può distruggere in un attimo tutti i computer. Perché la volontà umana è crudele e malvagia, mentre la macchina è solo fredda.

Cronenberg è uno in gamba… e io c’ho occhio per ‘ste cose!

E quindi si torna al tema di Brood (1979), della volontà che si concretizza mediante la potenza della sua malvagità. In fondo gli scanner sono esseri mutati geneticamente mediante farmaci, che può sembrare una roba “chimica” ma è null’altro che un’altra forma di volontà crudele: il dottor Ruth (interpretato dal mito Patrick McGoohan) ha in fondo imposto la sua volontà spietata modificando la carne e creando gli scanner. Nessun computer o macchinario futuristico potrà mai nulla contro la cattiveria umana…

Una delle immagini che hanno tormentato la mia infanzia!

Malgrado la tecnologia massiccia nella storia lo renda datato, Scanners è ancora uno splendido film che ti scava dentro e ti dà fastidio a pelle, perché Cronenberg ci ha davvero messo dentro tutto se stesso… e il suo oscuro scrutare!

L.

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43 risposte a Scanners (1981) 35 anni di scansioni

  1. Pingback: Scanners (1981) | IPMP – Italian Pulp Movie Posters

  2. Cassidy ha detto:

    Super come al solito! Ti ringrazio per il tuo pezzo ma anche per il tuo ricordo d’infanzia, conosco di persone che lo ricordano bene quel passaggi televisivo del 1985, in cui “Scanners” colpì tutti con la sua potenza.

    Malgrado i rudimentali computer, è un film invecchiato piuttosto bene, ha saputo anticipare o innovare come hai ben descritto, e poi mette ancora una discreta strizza, il ghigno beffardo di Michael Ironside è entrato nel mito! 😀 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non ha avuto molti passaggi su reti nazionali, quindi è facile che quella sera tanta tante fosse sintonizzata su Italia1, pronta ad essere “scrutata” da Cronenberg ^_^
      Avere pochi canali significava sfornare miti, dalla fine degli anni Novanta invece centinaia di canali significano dispersione e nulla totale…

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Gran bel pezzo che mi fa venire la voglia di rivedere un film che non vedo da troppo, troppo, tempo!
    p.s.off topic: ho visto Tempo limite. Avevi ragione: meglio se mi dedicavo ad altro!!!

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  4. Conte Gracula ha detto:

    È una vita che non vedo Scanners. Ricordo che non mi aveva convinto il finale, da ragazzino… ma non ricordo perché, dato che bon ricordo nemmeno il finale! 😛
    Un ripasso sarebbe gradito (giusto per capire se fosse una questione di immaturità mia ho un problema di sceneggiatura). Cronie non è certo un venditore di pere cotte…

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  5. cumbrugliume ha detto:

    Film capolavoro, uno dei miei primi Cronenberg preferiti… probabilmente è quello che mi ha fatto innamorare della filmografia del maestro!

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  6. Giuseppe ha detto:

    Ottimo e dettagliato post, innanzitutto! Poi… no, non cadiamo nella facile tentazione di considerare ogni volta (o quasi) i nostri ricordi e sensazioni come deformati o filtrati dalla nostalgia: Cronenberg ci sapeva dannatamente fare già da diversi anni lasciando negli spettatori impronte indelebili, ragion per cui Scanners fa discretamente paura ancora oggi ECCOME, altroché (idem per Brood). E quel bastardone di Darryl Revok non poteva avere altra fine, per lui certo infinitamente peggiore di quella che aveva fatto fare -solo materialmente- al non poi così indifeso (nemmeno quando usava “telepaticamente” un telefono pubblico) Cameron Vale 😉
    Io credo di averlo visto per la prima volta proprio sul circuito Euro TV (su di una vecchia piccola televisione in camera, proprio per evitare il più possibile interruzioni “familiari” del tuo tipo), ai tempi in cui qualcuno provava ancora a tradurre molto liberamente Scanners come “scannatori” 😉

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  9. Sam ha detto:

    Film invecchiato malissimo: a parte l’inizio col bott ( in tutti i sensi) per il resto del film non succede gran chè ( ma proprio niente ) , e il ritmo lento non aiuta certo a tenere gli occhi aperti. Geniale il finale .

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sicuramente è un film d’altri tempi, nei primi anni ’80 quello era il ritmo dei “film seri”, perché il finale doveva montarti dentro. Da ragazzo mi annoiava parecchio ma poi ho imparato ad apprezzarlo. Per capire quanto sia grandioso e perfetto questo primo film basta vedere gli altri sequel 😀

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  11. arwenlynch ha detto:

    Questo film mi è piaciuto tantissimo, e c’è Cronenberg, forse non è un capolavoro ma ogni volta che lo vedo colpisce positivamente ^_^

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  31. Vasquez ha detto:

    Non so se è attinente, comunque nel 1972 Michael Crichton scriveva “Il terminale uomo” (c’è anche il film “L’uomo terminale” con George Segal, e secondo me hanno sbagliato in italiano ad invertire i due termini, perché “terminale” è inteso come “unità periferica di un calcolatore centrale”) dove ad un malato psichiatrico vengono introdotti degli elettrodi nel cervello, che con opportune stimolazioni dovrebbero prevenire i suoi attacchi psicotici. Ma essendo l’uomo appunto malato, che crede che le macchine stiano prendendo il sopravvento sull’uomo, alla fine tutto andrà male.
    Crichton parla anche di “una settimana spartiacque” nel luglio del ’69 la capacità di manipolare informazioni da parte di tutti i computer del mondo superò quella di tutti i cervelli umani. Non so perché non ti ho consigliato questo libro di Crichton, anziché “Preda” 😅

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ancora da ragazzino era ampiamente usata la parola “terminale” nel senso informatico che citi, ma poi non l’ho più sentita: forse l’avvento di “postazioni complete” ha fatto sparire il concetto.
      Di sicuro erano temi caldi dell’epoca con l’aumento dell”informatica e le consequenziali paure per il futuro umano.
      Quel libro di Crichton credo girasse per casa, quand’ero giovane, o forse lo confondo con altro. Comunque di sicuro devo leggerlo ^_^

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